Capitolo 6
ANNABELLE
Stringo le braccia al petto.
Ho fallito, ancora. Ho sempre messo me stessa al primo posto, ma quando mi sono trasferita a Milano qualcosa in me si è rotto.
La danza è sempre stata la mia salvezza, ora mi sta lasciando, mi sta abbandonando e la colpa è solo mia.
Frequentazioni sbagliate, baci dati alle persone che non se li meritavano, mi hanno portata al crollo.
Sto crollando e non riesco a crederci, io che sono sempre stata forte , che ho sempre sopportato tutto, adesso non ce la sto facendo più.
Lo stress mi ha portato solo rumore.
Io faccio rumore e non lo posso sopportare, questo silenzio assordante.
Quando la maestra Romeo mi ha convocata pensavo mi avrebbe espulsa, invece mi ha dato una seconda occasione.
Non avrei mai creduto, però, che questa opportunità si chiamasse Michele.
Michele che vive nel silenzio.
Molti lo deridono, a,etto di averlo fatto anche io.
Ora che lo guardo negli occhi,ora che vedo il suo sguardo sfuggente, mi rendo conto di essere stata una pessima persona.
Poi lo vedo fuggire in preda all'imbarazzo.
Michele mi ha sempre dato l'impressione di uno che sfugge alla vita. Forse però lo faccio anche io ma in maniera diversa.
«Che gli succede?» Domando alla Romeo. Mi pento di avere posto questa domanda,
«Se ne è andato, pazzesco!» Esclama la maestra.
Io mi guardo attorno e penso di dover fare qualcosa, qualunque cosa.
Non voglio essere superficiale .
Sono stanca di questo appellativo perché le sofferenze le ho anche io, sono stata timida, sono stata derisa e io ho reagito diventando una bestia, approfittandomi degli altri.
Osservo ancora la maestra, mi avvicino alla vetrata e la sfioro. Mi ricorda tante cose questa vetrata, mi ricorda i miei chili di troppo,dei gironi passati a non mangiare, delle dita in gola.
Mi ricorda i ragazzi con cui sono stata e mi sento uno schifo. Sono un totale fallimento, ho sprecato anni di studio e sacrifici , sto sprecando la mia vita,
Corro fuori dall'aula in cerca di quel ragazzo così strambo. Non avrei mai pensato di rincorrere proprio lui, non avrei mai creduto di prendere lezioni private dal ragazzo che ho sempre preso in giro davanti a tutti.
Esco fuori dalla scola, ma di Michele nessuna traccia.
All'improvviso vengo inghiottita dal caos milanese e mi manca il respiro.
All'improvviso io, mio cuore si ferma, il petto si comprime. Era da tanto che non capitava, da quando a scuola mi deridevano, da quando ho cominciato a rifiutare il cibo.
Mi appoggio su una parete e mi accascio a terra con il cuore che ha ripreso a battere, coni polmoni che accettano l'ossigeno.
La vista si appanna e mi costringe a chiudere gli occhi. Le mani sudano e me le porto sugli occhi.
Forse penso che non dovrei pensare, penso sempre troppo A faticami rialzo e mi avvicino ai passanti che camminano senza curarsi di me.
Non vedo Michele. Mi dirigo verso la scuola e lo trovo in sala. La maestra Romeo è ancora dove l'ho lasciata
Sta parlando al telefono ed è visibilmente arrabbiata con Michele.
«Perche è sei sparito? Che non si ripeta mai più! Ti ho dato questa possibilità perché credevo in te!» Dopodiché riattacca, si volta verso di me mi sorride.
«Tutto a posto Annabelle, domani pomeriggio alle due ti incontrerai con Michele.»
«Perfetto!» Dico balbettando.
«Puoi andare, Annabelle.»
Mi sento sollevata, sono ancora scossa dall'attacco di panico. Prendo le mie cose e me ne vado.
Deglutisco e un'irrefrenabile voglia mi assilla.
La voglia di evadere, di fuggire da questo mondo isterico e malato.
Estraggo il cellulare dalla tasca e compongo il numero di Michelle, la mia migliore amica.
«Ci sarò. Sarò alla festa stasera»
L'amica mi risponde tempestivamente. Menomale che ti sei convinta ci sarà anche Marco.
Già Marco. L'ultimo ragazzo che ho frequentato, l'ultimo con cui sono andata a letto. Lui mi ha usata e io ho usato lui.
Sospiro e scuoto la testa.
«Ci risiamo..» Sussurro mentre mi dirigo a casa della mia amica.
Ho voglia di un vestito succinto e di alcol. Ho voglia di fuggire, di andarmene almeno fino a domani.
Così torno in me, torna Annabele stupida e accondiscendente.
Ma adesso non me ne importa. Berrò e scoperò. Forse mi fumerò qualche canna.
Mi farò del male e mi sentirò subito bene
E all'improvviso Milano fa rumore, alla'improvviso faccio rumore.
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