Capitolo 12
ANNABELLE
La coreografia mi riesce.
Michele, sei davvero speciale , scivolo lungo il tuo corpo con fluidità, mi sorprendono le tue mani.
Ma poi qualcosa accade.
Di nuovo tu ti allontani da me, blocchi la coreografia. Ti sento affaticato, ti inginocchi e poi lo sguardo sul pavimento.
Cosa succede, Michele? Cosa ti fa del male?
Ti osservo e scuoto la testa.
Forse sono solo indispettita, qualcosa di te mi dà sui nervi. Forse, in cuor mio, ti invidio.
Invidio la tua timidezza.
«Ho fatto qualcosa che non va? Su, dimmelo cosa ho fatto di male!»
Voglio capirti, Michele, ma tu fuggi sempre.
Torni a guardarmi e mugugni qualcosa di simile a :
«Scusa...»
Sei lo zimbello della scuola, fai paura, Michele.
Ho paura di te e della tua gentilezza, ho una fottuta paura che tu, infondo, mi possa rispettare. Allontano sempre le persone sincere perché sono le più vere perché provo sempre quel dannato bisogno di essere sbattuta su un letto e di essere scopata.
Tu non lo faresti mai.
«Dillo.» Baletti.
«Sei....» Ho la gola secca e ruvida. Il respiro affannoso. No, non ho il coraggio di andare avanti.
Sono codarda anche io.
Tu ti rialzi, mi guardi un'ultima volta e poi te ne vai sbattendo la porta.
«Michele, aspetta!»
Ti rincorro, non ti voglio perdere, questa volta ci affronteremo.
Tu sei veloce, ti metti a correre e io faccio fati a starti dietro.
«Michele, ti prego!»
Inspiro aria, ma faccio fati a buttarla fuori.
Poi ti scatto ti volti verso di me, sei in lacrime. E tue lacrime mi feriscono. Sono pungenti e mi trafiggono il petto.
«Io.... Io.... Non volevo, Michele...» Tento di sfiorarti un braccio ma di scatti ti ritrai,
«Non funziona così, Annabelle,» Sei terribilmente serio.
Te ne vai così lasciandomi a piedi mortificata.
Ho rovinato tutto.
Rovino sempre tutto.
E così torno a pensare che non mi merito un amico te, non mi merito la tua timidezza, la tua gentilezza, la tua semplicità.
Mi merito solo il peggio, mani ingorde che indugiano sotto i miei vestiti.
Mi metto le dita in gola fino a trafiggermi lo stomaco.
Merito solo il peggio del caos.
Mi porto una mano alla bocca, questa volta è difficile bloccare i singhiozzi.
Ho perso la dignità.
Ho perso l'amore.
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