III
Mauro e Vinicio erano in piedi di fronte al loro primo albero di Natale da coppia, tutto addobbato con palline di un bel rosso vivace, decorate con stelline dorate, così come le luminarie che avevano già acceso, donandogli un aspetto magico. Tra le loro mani erano rimasti soltanto due angioletti dorati, che avevano lasciato per ultimi perché volevano inserirli insieme. Allungarono entrambi il braccio nello stesso momento, sorridendosi, addirittura un po' impacciati, e li sistemarono vicini.
«Sai cosa manca? Il puntale» disse Vinicio, anche se non ne era dispiaciuto. «Potremmo fare un salto il ventiquattro, se riusciamo! E scegliere una bella stella.»
«Uhm... va bene» disse Mauro, sentendosi un po' teso al pensiero che, da un momento all'altro, il compagno avrebbe potuto proporgli di nuovo di leggere la sua lettera e l'uomo si sentiva un po' a disagio, non sapendo cosa aspettarsi né come avrebbe dovuto reagire. Non era ancora del tutto abituato a quelle carinerie, e credeva che sempre avrebbe continuato a vederle come doni preziosi del suo amore; tuttavia, stentava ancora a lasciarsi andare del tutto, timoroso di una propria reazione errata alle dolci sorprese dell'amante, terrorizzato all'idea di poterlo ferire involontariamente. Non era abituato a tutto quello, anche se ogni istante con Vinny gli riempiva il petto di una gioia immensa.
Vinicio si schiarì la gola. Aveva sperato che Mauro tornasse sull'argomento relativo alla lettera, ma forse aveva un po' esagerato a tirare fuori quella questione prima di Natale. Era chiaro che l'aveva messo in imbarazzo e neanche lui sapeva come cavarsi d'impaccio. «È venuto proprio bello, comunque. Mi piace un sacco» disse, riferendosi all'albero.
Le lucine si stavano alternando in una profusione di colori che metteva allegria e donava un aspetto più natalizio all'intera stanza.
«Tu sei più bello» sussurrò il poliziotto, baciandogli la punta del naso, e anche Neve sollevò il musino e abbaiò, come a volere confermare le parole dell'uomo.
«Io devo... dovrei...» balbettò Vinny, cercando di ricordare dove avesse messo la lettera.
L'aveva scritta quella mattina, mentre era ancora all'Angolo del libro, la libreria dove lavorava, e aveva persino chiesto un consiglio al signor Bramante, il suo capo. Quello gli aveva suggerito di essere spontaneo e di non farsi troppi problemi, così Vinicio aveva messo i suoi sentimenti nero su bianco, senza pensare troppo alla forma o alle parole da usare.
Stanco di tormentarsi, scivolò piano fuori dall'abbraccio del suo amore per raggiungere la propria borsa, da cui estrasse la lettera. Era già pronta per essere consegnata, ma nonostante ciò il giovane rimase immobile con la busta in mano, sotto lo sguardo attento dell'amante, e il cuore gli balzò in gola per l'emozione di trovarsi già sul punto di regalargliela. Azzardò uno sguardo timido agli occhi di Mauro, trovandolo, almeno all'apparenza, impassibile, a differenza di lui.
«Ti va di...?» sussurrò, piano, sollevando un poco la mano, ma senza riuscire a terminare la frase o a riavvicinarsi.
L'uomo annuì e gli fece cenno di consegnargliela. Vinicio inspirò lentamente per farsi coraggio e tornò verso di lui. Mentre gliela affidava le loro dita che si sfiorarono gli causò un brivido. L'uomo fece scorrere le dita sulla carta della busta, con estenuante lentezza. Deglutì sonoramente e, senza avere coraggio di ricambiare lo sguardo colmo di impazienza dell'altro, si decise ad aprirla, per leggerne il contenuto.
– Mio dolce Mauro,
mi sembra ieri che ci siamo incontrati in quel bar. Eri così bello e affascinante che non mi sembrava vero di piacerti. Da quando ti ho aperto il mio cuore sono molto più felice e la mia vita è migliorata. Sì, è più bella grazie alla tua presenza.
Amo la tua dolcezza, amo il fatto che ogni settimana mi regali una rosa per farmi sentire amato. Amo svegliarmi tra le tue braccia e sentire il tuo calore, il suono della tua voce e delle tue risate, la tua faccia soddisfatta quando mangi qualcosa che ho preparato per te o dopo che facciamo l'amore.
Abbiamo faticato un po' a capirci all'inizio, ma in questi mesi di convivenza siamo stati benissimo, così bene come non avrei mai creduto possibile. Avevo smesso di credere all'amore, ma tu, sì, proprio tu, hai riacceso in me la convinzione che il Vero Amore esiste ed è più forte di qualsiasi difficoltà. Ti ringrazio anche per il tatuaggio, perché ora sono sicuro che vivremo il presente e il futuro con più sicurezza. So che l'hai fatto soprattutto per le mie insicurezze, scusami per questo! Ma sono felice che mi ami nonostante queste.
Scusa se ho la grafia un po' traballante, ma mi trema la mano per l'emozione, per l'agitazione di farti capire quanto ormai io non possa fare a meno di te. So che è banale, ma sei la prima cosa a cui penso ogni mattina e anche il pensiero che mi accompagna per tutto il giorno, che mi dà forza di affrontare ogni momento.
Ti amo da impazzire.
il *tuo* Vinny –
Il giovane si stava tormentando le mani mentre gli occhi di Mauro scorrevano sulle poche righe che aveva messo giù. Il suo respiro accelerò e aprì la bocca per inspirare più aria, aspettando che l'altro finisse di leggere.
Mauro non disse nulla, ripiegò la lettera con cura e la ripose all'interno della busta. Si sentiva travolto da decine di emozioni diverse, soprattutto gioia, ma anche un pizzico di incredulità. Ancora una volta si domandò come avrebbe dovuto reagire per dimostrare all'altro la tenerezza che le sue parole gli avevano suscitato, ma, alla fine, si limitò a sorridere.
«Ci sono anche cose che non potevo scrivere nella lettera» disse Vinicio, ormai certo che da un momento all'altro sarebbe svenuto. «Volevo farlo a Natale, ma poi mi è sfuggito...»
«Ti amo» lo interruppe Mauro. Ci aveva rimurginato forse un po' troppo a lungo, ma aveva compreso che non avrebbe potuto rispondergli diversamente da così: era esattamente quello che sentiva, con una potenza devastante, in ogni più singola fibra del proprio essere.
Vinicio sorrise, mordendosi le labbra. «Ti amo anch'io, Mauro Moras» rispose, quindi si abbassò sulle ginocchia, guardandolo dal basso. «Mi vuoi sposare?»
L'uomo parve impallidire e i suoi occhi grigi sembrarono farsi lucidi.
«E poi... riuscirai a sopportarmi ogni giorno? Così... non so. Se poi ti stancassi di me? Mi sembra che io stia invecchiando un po' male...» borbottò l'uomo.
«Se tu sopporterai me, sono sicuro che saremmo ancora più felici di adesso, ogni giorno sempre di più. Io amo la tua bellezza interiore, lo sai. Voglio amarti ogni giorno della mia vita. E poi ricordati che ho promesso di farti da badante» terminò con tono scherzoso, per cercare di stemperare la tensione. «Cosa mi rispondi?»
Mauro si lasciò sfuggire una risatina imbarazzata e attirò il giovane a sé, invitandolo ad alzarsi da terra, per poterlo abbracciare. Subito Vinicio si sentì accolto.
«Una promessa è una promessa» disse e lo baciò. «Sì. Assolutamente, sì.»
Mentre Neve se ne stava accucciata ai piedi dell'albero di Natale, i due si strinsero forte, pronti ad affrontare insieme una vita che si prospettava carica di calore e amore.
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