| Capitolo XXV | - Umano
* NAAY *
"Lo stanno portando via."
Non ci fu bisogno di altre parole. Fianco a fianco, iniziammo a correre nella sua direzione, schivando combattimenti e massi volanti, con gli Aesir che ci aprivano la strada. La caviglia mi doleva ancora, ma non sembrava piú esplodere ad ogni passo e l'adrenalina pompava forza nelle mie gambe.
A dispetto di ogni pronostico, stavamo costringendo gli Aesir della crosta alla ritirata, ma non significava nulla se non avessimo trovato Lore.
Avrei potuto librare a mezz'aria per il sollievo nell'incrociare Drax. Lo vidi combattere, finendo gli ultimi nemici, che si sgretolarono ai suoi piedi. Levó lo sguardo dal cumulo di roccia sbriciolata, individuandomi. La sua espressione si raddolcí un poco e la sua mano-spada ricambió il mio cenno.
Come lo superammo, ci si affiancó, non prima di aver squadrato con sorpresa e sospetto Diego.
"E questo chi è?" chiese lui con il fiatone e la sua voce si mescoló a quella di Drax, il quale domandó quasi in un ringhio:
"É questo l'umano?"
"Diego, questo é Drax, il mio gemello. Drax, Diego." presentai, incerta su come definire quest'ultimo. Di certo non come avrei fatto soltanto un mese prima. "Lui é con noi, ma non è l'ostaggio. Sappiamo dov'è Lorenzo, stiamo andando da lui!"
"Gemello, eh?" commentó Diego, trascinandomi di lato: un Aesir minore era sbucato da una roccia, artigli sguainati. Era assolutamente bestiale, molto simile a un toro roccioso e scatenato.
A stento lo evitai prima che mi impalasse con le corna. La creatura ci superò e frenò la propria corsa, per poi volgersi ad affrontarci una seconda volta.
Come la carica iniziò, Drax lo finì prima che potessi anche solo muovere un dito, lasciando saettare la frusta. Lo tranciò in due a mezz'aria sotto lo sguardo incredulo di Diego. Io mi occupai del successivo, proveniente dal lato opposto, colpendolo al muso con la spada. Calore si riversò nel mio braccio e investì in pieno la creatura, la quale si frantumò in una cascata di rocce incandescenti.
Contemporaneamente, fui assordata da un colpo di fucile estremamente vicino: Diego aveva sparato al petto a un Aesir maggiore nemico, che a una ventina di metri di distanza aveva inchiodato a terra uno dei fratelli di Cail. Lo fermò appena in tempo, quando il gigante roccioso era sul punto di finirlo.
La creatura riuscì a voltarsi, con espressione di pura sorpresa, prima di andare in mille pezzi.
Ormai non facevo neppure piú caso alle esplosioni energetiche a distanza ravvicinata, ma quella mi rimase impressa.
Fu una morte pulita, istantanea. Indolore.
Io e Drax non fummo gli unici a osservare per un istante Diego, increduli di fronte alla semplicità con cui un umano, con un colpo solo, aveva abbattuto una millenaria creatura semi-immortale.
"Che avete da guardare?" si scherní questi, distogliendo il mirino dall'occhio "Andiamo!"
"Comincio a capire perché ti piace, sorellina." commentó Drax con un ghigno, riprendendo a correre alla nostra destra. E come accidenti era riuscito a intuirlo in due minuti netti!? Parte del mio innaturale calore si concentró sulle guance in fiamme, ma non c'era tempo per l'imbarazzo; Lore era sempre piú lontano e con quella caviglia non potevo correre piú veloce di cosí.
"Dobbiamo viaggiare sottoterra!" ringhió Drax, quasi leggendomi la mente "Naay, credi di farcela?"
Lo fissai spaesata e lui comprese, porgendomi la mano. Ci avrebbe pensato lui, ma... Dal modo in cui squadrò Diego, intuii che non fosse affatto entusiasta di portare un secondo passeggero.
"Non lo lascio indietro." dichiarai ad alta voce, e due occhi verdi mi sorrisero, senza bisogno di parole. "Drax, dici che un umano marchiato possa sopravvivere...?"
"È una rottura, ma sì,può. Non sarà piacevole per lui però, ti avverto" tagliò corto Drax.
"Di che cavolo state parlando?" inquisì Diego, irritato e preoccupato dalla parola 'sopravvivere'.
Gli spiegai in poche parole cosa stava per succedere, invitandolo ad afferrare, come me, la mano di Drax. Una vena gli pulsò nel collo, esternando il suo sforzo di concentrazione, e la terra tremò lievemente.
"Naay, questa volta dovrai orientarci tu nella direzione giusta."
"Eh? E come accidenti dovrei...?"
"Affidati all'amuleto, pensa a lui! Che diavolo ne so io di come funziona quell'affare?"
Molto d'aiuto, bro, grazie.
Inaspettatamente, Diego con la mano libera mi sfioró la spalla, attirando la mia attenzione.
"Respira, Naay." mi sorrise, e in quel semplice atto acquietò in parte la mia ansia imbizzarrita. "Ora pensa a nostro fratello e portaci da lui."
Lo disse con tranquillità e sicurezza, come se non avesse avuto alcun dubbio che io ne ero in grado. Per qualche ragione, gli credetti.
Sforzandomi di trovare in me la stessa certezza, mi aggrappai alle mani di entrambi i ragazzi e mi concentrai, mentre mille spire metalliche si sprigionarono dalle braccia e dalla schiena di Drax e ci si avvolsero intorno. Dovevo farcela!
La terra si aprí sotto di noi. A differenza della prima volta, provai una determinazione che soverchiava la paura. La pietra al mio collo lavica mi orientava come l'ago di una bilancia e mi sussurrava di lava e battaglie.
* * *
* LORE *
Trentasei minuti prima.
Avevo la sensazione di conoscere il cecchino che mi aveva salvato la vita e avevo capito che gli impossibili esseri traslucidi che scendevano in picchiata dal cielo non erano intenzionati ad uccidermi.
Diego e Naay dovevano essere vicini.
Il pensiero - piú una speranza che altro - fece breccia nel panico, costringendo le mie gambe a muoversi. O forse fu il pulsante marchio nella mia mano. La distrazione generica mi consentí di cogliere di sorpresa gli Aesir e correre in una direzione casuale.
Non avevo modo di resistere alla loro forza, di rivaleggiare con il loro potere inumano. Correre era la sola azione che riuscivo a trovare sensata.
La mia caotica e terrificante fuga dall'epicentro della battaglia tra spiriti della terra e del cielo ebbe vita piú lunga di quanto avessi osato sperare: di colpo ero divenuto l'ultima delle priorità dei miei rapitori. Cionondimeno, non osavo rallentare, portando i miei polmoni allo stremo.
Compresi in cosa si fosse concentrata la fortuna assente in tutta la mia vita, quando discesi a rotta di collo un pendio tortuoso senza infortunarmi, né venire schiacciato dalle centinaia di proiettili di pietra che ricadevano sul fianco della montagna, né congelato sul posto da sporadici raggi azzurrini lanciati dagli Aesir volanti. Non ero un grande fan della criogenia anticipata.
Dopo quella che mi parve un'eternità, lo stretto canyon ghiaioso che stavo discendendo si immise in un sentiero piú grande e percorribile. Non avevo fatto in tempo a sospirare di sollievo, che la terra implose di fronte a me.
Con il solo preavviso di una piccola scossa di terremoto, si spalancò una voragine, irregolare e assai più ampia dei resti del cerchio perfetto lasciati dal foro di Naay a Pompei. Una decina di esseri rocciosi ne emerse, balzando fuori dall'oscurità e torreggiando su di me.
Non ero riuscito a indietreggiare di un passo prima che il buco si era richiuso e, nell'arco di tre secondi, i loro occhi verdi e gialli individuarono me. Tentai di fuggire, invertendo la rotta, solo per trovarmi la strada sbarrata dalla più minuta, sexy, eppure terrificante tra loro: la psicopatica mezza Aesir in persona.
"Dove... pensi di andare... umano?" scandí lentamente, inclinando il capo. Non aveva il fiatone: la sua era la lentezza del felino che sa di avere il roditore in trappola; la dolcezza di una mantide sul punto di mangiarmi la faccia, con un solo bacio a compensare la mia cruenta fine.
La furia e il dolore di lei ribollivano appena sotto la superficie di un fragile controllo, in una guerra interiore senza vincitori.
Con tempismo magistrale, il mio stomaco scelse di ricordarmi che non mangiavo da più di 24 ore.
"Uh... al Mac più vicino? Sai com'é, la cena di ieri era oltre ogni aspettativa, ma... tutte queste emozioni affamano un povero umano! T-torno subito!"
Sia chiaro, non nutrivo la benché minima speranza che il mio geniale monologo improvvisato la convincesse, ma speravo almeno di riuscire a spiazzarla. Rianne, tuttavia, non registrò neppure le mie parole. Come la mia schiena sbatté contro il petto roccioso di un altro Aesir, lei mi fu addosso, sollevandomi per la collottola.
"Tu... Hai rovinato tutto, miserabile umano! Tu li hai portati qui!"
Divincolarsi era inutile; ottenevo soltanto si ferirmi contro la roccia.
La mia visuale si riempì di stelline e i miei polmoni protestarono, contraendosi. Eppure, la guardai dritta negli occhi furibondi, realizzando una cosa: con la forza che si ritrovava, avrei dovuto essere già morto. Poteva facilmente spezzarmi il collo, ma aveva scelto di non uccidermi su due piedi.
"So che vuoi un colpevole." gracchiai, racimolando le mie ultime molecole di ossigeno, "Io non volevo... Questo! Non volevo che morissero! Non ho ucciso io tuo padre, ma... mi dispiace. Mi dispiace, Rianne!"
Questa volta le mie parole fecero breccia. Le addolorate iridi di pietra di lei rilucerono di lacrime assolutamente umane. E, come smosse da una volontà propria, le sue dita si allentarono a sufficienza da lasciarmi ricadere. Il che fu un bene, perché ero a un soffio dal perdere i sensi.
Fu un altro Aesir a infierire su di me. Rianne era come congelata a fissare il vuoto, incapace di non palesare l'agonia che provava. Aveva perso il proprio padre e decine di compagni per chissà quanti secoli... non solo la battaglia.
"L'egocentrismo della vostra razza é inverosimile... credi interessi a qualcuno che cosa volevi, sacco di sterco!?" sibilò la Cosa con tre occhi, al che il mio costato parve esplodere.
Mi aveva sferrato un calcio con studiata forza, arrecandomi il maggior dolore possibile, ma senza rompermi le costole. D'accordo, forse una o due non erano ridotte molto bene.
Tossii a lungo, incapace di connettere le parti del mondo invase dalle stelline, ma compresi che gli Aesir stavano discutendo su cosa farne di me.
Tentai di rialzarmi, ma fui rudemente spinto a terra, ai loro piedi.
"Impara il tuo posto, umano." disse con disprezzo uno di loro, prendendo dolorosamente con un piede sulla mia schiena. Gridai e loro ne risero.
Non mi ero mai sentito tanto umiliato, tanto impotente.
Rianne mormorò qualcosa con voce spenta, riscuotendosi un poco dall'apatia, ma fu ignorata. Incrociò il mio sguardo e lo distolse, celando troppo tardi un'emozione differente dall'odio.
Fu allora realizzai che poco prima, persino mentre incolpava me, nel profondo stava biasimando sé stessa.
Alcuni spiriti della Crosta si stanziarono tra me e lei. Rimasi appiattito al terreno per un tempo che parve infinito, pregando mentalmente di non essere calpestato, finché le creature non giunsero a una decisione.
"Tu vieni con noi."
Fui afferrato rudemente per i capelli e la felpa e non riuscii a trattenermi dall'insultare lo stronzo come meritava.
Costui, curiosamente, non gradì.
"Come mi hai chiamato!?"
La creatura mi sollevò, furibonda, finché i nostri occhi non furono alla medesima altezza. Urlai silenziosamente, avvertendo le sue unghie di pietra incidermi nel fianco.
Fu allora che la terra prese a tremare una seconda volta.
Una nuova voragine si spalancò, questa volta proiettando terra e rocce in ogni direzione, forse per la forza prorompente con cui tre figure furono proiettate all'esterno. Fortunatamente gli Aesir funsero da barriera naturale, schermandomi dalle rocce, ma la pioggia di terriccio mi costrinse a chiudere gli occhi.
Come li riaprii, il primo raggio sole accarezzava il furibondo viso di mia sorella e scintillava sulla spada che lei brandiva. Lei, Diego e un ragazzo massiccio che le somigliava come una goccia d'acqua si ergevano sopra tutti noi, dall'alto di una sorta di cumulo metallico.
"Non osate toccare mio fratello, bastardi."
Un lampo incandescente vorticò nell'aria, in direzione dell'Aesir che mi minacciava. La mia mascella toccò terra, come realizzai che si trattava di una frusta di magma, maneggiata con sicurezza dall'energumeno al fianco di Naay.
Rimasi paralizzato, osservandola saettare a una spanna dalla mia testa. Ne percepivo il letale calore, eppure esso non mi feriva, alimentando invece il pulsare del marchio, il quale a sua volta schiarì la mia mente e indirizzò una stilettata di energia nelle mie gambe. Ero reattivo, forte, pronto a vendere cara la pelle.
"Naay!" gridai con sollievo e lei ebbe appena il tempo di rivolgermi un sorriso di scuse.
Gli Aesir della Crosta ebbero infatti tutt'altra reazione. Si scansarono da me gridando di furia e dolore e si prepararono a combattere. Tutti tranne uno, il quale in uno scatto ferino mi fu alle spalle, graffiandomi la carotide con una roccia appuntita.
"Indietro, figli di Atris, se avete cara la vita di questo insulso mortale."
Riconobbi la sua voce rauca. Era lo spirito dei colli di Milano, l'unico oltre ai mezzi umani a indossare dei pantaloni.
L'espressione di mia sorella si fece terribile. Diego imprecò e fece per sollevare il fucile, ma Naay gli posò una mano sul braccio.
"Se gli torci anche solo un capello, sei morto. Lascialo. Ora!"
La voce si abbassò di un'ottava, tanto da non sembrare neppure più sua.
Una risata crudele riverberò nelle mie costole.
"Non credo che lo farò. Il fatto che tu abbia vinto questa battaglia non cambia nulla, Atride. Ora tu e il tuo gemello scenderete nel Mantello e non tornerete senza rinforzi. Riavrai il mortale quando la guerra sarà finita e questa terra risanata... Come ricompensa per la collaborazione del tuo popolo."
Il volto di lei si contorse per l' incredulità e una nascente furia.
"Sei un vigliacco! Tutti voi lo siete! Questo é il modo in cui pensate di vincere una guerra? Riparandovi dietro a un umano per costringere altri a combattere per voi?"
"Il che non succederà mai." soggiunse con disprezzo lo sconosciuto alla sua sinistra. "Avreste fatto meglio a farvi amici gli altri visitatori della superficie, invece di organizzare battute di caccia come passatempo."
Sibili proruppero da diverse direzioni, ma lo spirito dei colli di Milano non parve turbato. Tutt'al più, affondò nel mio collo la roccia affilata, perforando la pelle sino a far uscire qualche goccia di sangue.
"Quanto siete ingenui, Atridi. Credete veramente che l'opera di distruzione degli umani sia un problema nostro!? Quanto credete che passerà, prima che attacchino anche le vostre case?"
"Ti sei reso conto che in prevalenza non sappiamo neanche che esistete, sì?" intervenne Diego, il quale si liberò dalla presa di Naay e rafforzò la presa sul fucile. Quindi, sillabò a fior di labbra: "Lo... non muoverti."
E chi si muoveva? Oh, Cristo, stava per sparare!? Dunque, non mi ero sbagliato: doveva essere sempre stato lui il cecchino... mi aveva salvato dal padre di Rianne.
Un momento... Imprecando tra me, riuscii a voltarmi per quel poco consentitomi dalla pietra affilata, a sufficienza per vedere la medesima conclusione farsi strada sul viso della mezzosangue.
"Tu..." mormorò in un soffio. Un soffio che annunciava la tempesta. "Assassino!"
No, no, no! La pulsazione della mano impazzì e un'ondata di calore si apprestò a riversarsi fuori di me. Fu sconvolgente, soverchiante. Gridai, afferrando il braccio di pietra che mi tratteneva con il palmo marchiato, e l'Aesir ustionato mi lasciò andare immediatamente, balzando indietro.
Contemporaneamente, in un balzo ferino, Rianne si slanciò per uccidere mio fratello e tutto intorno esplose l'inferno.
~~
Ciao, bellissimi!
Questo capitolo qui si chiude ma non temete, non conclude!
Pubblicherò il prossimo appena pronto, anche prima di lunedì prossimo se possibile!:)
Che tutto taccia, piovano le ☄️⭐ o grandinino insulti, vi sorbirete comunque la notifica del seguito prima o poi muhuahaha
Baci,
Marti ~ Fioredeldeserto
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