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CAPITOLO 5: L'INCUBO

Quella notte mi addormentai tardi, non riuscivo a prendere sonno: troppi pensieri insieme. Era notte fonda e cercai in tutti i modi di prendere una posizione per poter dormire in pace.
Improvvisamente un rumore netto proveniente dalla scrivania interruppe i miei pensieri; scattai seduta sul letto. Cos'è stato? Sembrava che si fosse mosso qualcosa. Mi rimisi sotto le coperte pensando che fosse solo una mia impressione, ma dopo qualche secondo ci fu di nuovo lo stesso rumore. Come se si spostasse qualcosa. Mi alzai e andai a controllare da vicino. Diedi un'occhiata fuori la porta cercando di vedere se mia madre stava bene nella stanza di fronte. Tornai nella mia stanza. La scrivania. Ero con gli occhi fissi su di essa e per poco non mi prese un colpo: era molto spostata dalla parete laterale. Non è possibile, pensai. Confusa, deglutii: come si era spostata? Mi avvicinai ancora e mi resi conto che nello spazio che si era creato c'era un sentiero che probabilmente portava da qualche parte. Incuriosita, mi incamminai. Mi ritrovai in una sorta di bosco, in piena serata: sembrava un luogo incantato. Troppo incantato, pensai. C'era una casetta di vetro sulla destra e una schiera di casette in legno, vicine tra di loro. Sembrava essere un posto pacifico, tranquillo. Tutto era in silenzio. Ma ciò a cui improvvisamente pensai era come si fosse creata improvvisamente quella situazione, così feci per tornare indietro, ma non trovai più la via del ritorno; non c'era via d'uscita. Poco dopo intravidi un'ombra nera che veniva verso di me con le braccia incitandomi ad andare con essa: cominciai a correre, ma più muovevo le gambe, più restavo ferma. Urlai in preda al panico e ... mi svegliai, rendendomi conto che era stato solo un sogno. Era mattina e la sveglia stava suonando; mia madre mi gridava di alzarmi e io scattai subito a vedere la fessura della scrivania, che era perfettamente al suo posto. Eppure sembrava tutto così reale. Rimasi ferma non so per quanti secondi a vuoto.
Mi preparai cercando di non pensarci. Salutai mia madre e mi incamminai da Laurie per andare a scuola insieme.
Le raccontai del sogno e rimase incredula.
- Anche io ho sognato qualcosa di strano stanotte, ma non ricordo cosa... - mi disse alla fine.
Durante la mattinata ero assente mentalmente. Gli altri parlavano, ma nemmeno li ascoltavo.
Probabilmente stavo diventando matta, pensai.
All'uscita di scuola non raccontai del sogno a nessuno e tornai a casa da sola.
- Ma che cos'ha? – sentii dire allontanandomi.
Varcai la soglia di casa e salutai mia madre che mi raggiunse nella mia stanza, dicendomi:
- Sei pallida, sai? E' da stamattina che ti vedo così.
Già.
- Non è niente, mamma – le risposi – sono solo un po' stanca.
- Se vuoi parlarmi, io sono in cucina, tesoro.
- Certo – sorrisi.
Non volevo farla preoccupare inutilmente: alla fine era solo un sogno. Cercai di tranquillizzarmi.
Una ricerca su internet avrebbe risolto il problema, pensai. D'altronde Freud ne doveva pur sapere qualcosa, no? Altrimenti perché mai scrisse L'interpretazione dei sogni? Ma Google non mi dava nessuna opzione di risposta che cercavo, così accantonai quel pensiero e mi concentrai sul resto della giornata.
Un'ora dopo ero al corso di fotografia, seduta dietro un banco.
Jack non era ancora arrivato e non sapevo se sperare che arrivasse o meno, visto la sua uscita con Lucy. E visto che a scuola quella mattina non venne. Probabilmente dovevo dimenticarlo. Strano che lei non avesse pubblicato nulla su face book.
Poi improvvisamente, eccolo. Di corsa posò il casco vicino a un banco e velocemente mi fece un cenno di saluto con la testa che non feci in tempo a ricambiare, poiché corse a consegnare un foglio all'insegnante. Si mise in fondo all'aula e cominciò a scrivere su un block notes. Lo guardai impercettibilmente e, anche se probabilmente si frequentava con Lucy, non riuscivo a negare a me stessa il semplice fatto che era perfetto, non un difetto su quel viso limpido, lineare, fine.
- Allora!
La presa di parola di Mr. Rox mi fece tornare a guardare avanti, costretta a vedere le slide preparate da egli stesso.

***

Quella notte il sogno si ripeté: mi ritrovai sempre nello stesso luogo e l'ombra nera che veniva verso di me e io che non riuscivo a muovermi. Nello stesso istante mi svegliai. Ero nel mio letto e la fronte mi grondava di sudore. Probabilmente avevo urlato, perché mia madre venne a soccorrermi, mentre io ero agitata.
- Cosa è successo? – mi disse.
Mi girai immediatamente a vedere la fessura della scrivania: era chiusa, stretta al muro; comunque volli andare via dalla mia stanza. Mi calmai e andai in cucina, mia madre mi seguì per accertarsi che stessi bene. Bevvi un bicchiere d'acqua e mi accasciai sul divano, in soggiorno.
- Deve essere stato proprio brutto questo sogno! – mi disse mamma.
- Si – risposi – un incubo.
Erano appena le due di mattina e, dopo essermi stesa sul divano, mia madre rimase con me fino al sorgere del sole.

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