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CAPITOLO 16: "IO MI FIDO DI TE"

Mi recai alla mia casa che era tra quella di Greg e quella di Jack. Fantastico, pensai ironica. Salii tre scalini e sul pianerottolo c'era un tavolo con quattro sedie e una sedia a dondolo da quattro posti.

Entrai poi dentro posando le valigie; c'era un ampio soggiorno con angolo cottura a destra, un bagno e una camera da letto a sinistra. La parete di fronte l'entrata era vetrata e dava sulla veranda, dove fuori si poteva guardare il mare. Era una "reggia" per una ragazza che doveva vivere da sola.

- Ciao, Debby – entrò Lady Lit.

- Ciao – le risposi – è fantastica la casa.

- Ti piace, eh?

- Si, diciamo che per venti giorni può andare – sorrisi, ma poi tornai seria perché realizzai che non sarebbero stati solo venti giorni.

- Non essere in pena per tua madre – mi disse seria – avete bloccato il tempo, non accadrà niente.

Annuii.

- Stasera ceneremo tutti insieme – disse per tirarmi su il morale – per festeggiare il vostro Benvenuto.

Misi le valigie sul letto in camera e le svuotai. Misi tutto a posto nella mia nuova casa.

Quella sera apparecchiammo i tavoli fuori, nella zona estiva del giardino e appendemmo delle luci sui rami degli alberi vicini. L'aria era fresca come le sere d'estate e l'ambiente era calmo.

- Così era Cornflower un tempo – disse Lady Lit durante la cena – pacifica, con tante persone, tutte quelle che c'erano nel villaggio... ovviamente si trattava di feste e c'era confusione, un grande calore affettivo. Mi manca tutto questo...

Sospirò.

Essendo undici persone la confusione, anche se piccola, c'era poiché ognuno parlava con qualcuno: mi mancavano delle serate di quel genere, era da parecchio che non le facevamo. Ero aperta ai discorsi di cui stavamo trattando ridendo e scherzando e Jack, a capotavola, poco distante da me, ogni tanto mi lanciava qualche occhiata divertita, ricambiandolo anche io. Non era un tipo che parlava molto, infatti se ne stava lì nel suo spazio a mangiare carne, senza inserirsi molto nelle chiacchiere.

Finita la cena Lady Lit ci incitò a andare a divertirci un po', giù al mare.

- Domani si lavora – ci disse – potete andare a rilassarvi al mare.

Ci indicò una strada illuminata che portava alla spiaggia, così tutti entusiasti ci incamminammo.

- Come stai? – si avvicinò Jack.

Cuore a mille.

- Io bene – gli risposi – tu piuttosto come stai?

- Mi sono ripreso abbastanza bene.

Poi accennò un sorriso e continuò:

- Ti sei preoccupata per me.

Tendeva ancora a essere vanitoso e la sua risposta era del tutto maliziosa.

- Ti vedevo solo sofferente – risposi impassibile.

- Capisco...

Lasciò che lo precedessi nel cammino. Arrivati sulla spiaggia, tutti si cambiarono l'abito con un costume e andarono a fare il bagno; era ottobre, ma non sembrava così a Cornflower.

Io, Jack, Walter e Melanie rimanemmo vestiti con gli indumenti di prima. Mi misi la giacca, poiché l'aria si stava rinfrescando.

Il cielo era meravigliosamente stellato, così andai a sdraiarmi su una roccia per guardare le stelle; da bambina capitava spesso che mia madre mi portasse alla finestra della mia camera per guardarle insieme. Mi diceva sempre di esprimere un desiderio quando vedevamo una stella cadente o di guardare attentamente anche le stelle più piccole, e fantasticavo ad unire tutti quei puntini per fare un disegno immaginario nel cielo. Era una cosa bellissima.

- Niente bagno?

La voce di Jack interruppe i miei pensieri.

- Ehi – risposi – no, non ne ho voglia – sorrisi – tu?

- No, nemmeno io. Posso unirmi anche io a contemplare le stelle? – sorrise.

- Si, certo.

Gli feci spazio e si sdraiò vicino a me. Per pochi secondi ci fu silenzio, poi lo spezzò:

- Grazie per oggi, comunque – disse senza spostare gli occhi dal cielo.

- Dovevamo avvertirti – gli sorrisi.

E lui fece altrettanto.

- È venuta Lucy a trovarti – gli dissi poi.

- Ah... - rispose – è una ragazza molto possessiva, non ci starei mai insieme. Non si arrende nemmeno davanti l'evidenza.

- Quale evidenza?

- Beh, gliel'ho detto che non è il mio tipo.

Avevo sentito bene?

- Alla fine è solo venuta a trovarti.

- Era un modo di dire.

- Ma se siete anche usciti insieme... - azzardai.

- Non siamo mai usciti insieme – mi fece una faccia interrogativa mista al sorriso – te l'ha detto lei?

Adoravo quell'espressione. La sua capacità di essere arrogante era pari alla sua gentilezza, alla sua delicatezza. Quello era il vero Jack. Cambiava spesso il suo umore, ma sentivo che era una persona buona.

- No, l'avevo solo sentita che ne parlava con delle sue amiche – risposi.

- Non siamo mai usciti insieme, comunque – ripetè.

Evvai! Dentro di me stavo festeggiando.

- Non ti devi giustificare! – dissi per mascherare il mio sollievo.

- Si, certo, era per parlare.

Silenzio.

- Sai, c'è una cosa che non capisco – continuò dopo un po', cambiando discorso – come mai mi sono ripreso così in fretta?

Deglutii.

- Secondo te cosa potrebbe essere successo? – continuò.

- Non ne ho idea.

- Sicura?

- Si... - mentii.

- Non hai nessuna idea?

Scossi la testa.

- È strano, comunque. Mi sono ripreso proprio quando Vanessa ha detto di non perdere tempo... ci ho fatto caso.

Deglutii ancora: era il momento in cui tra me e lui c'era stato un contatto, gli avevo sfiorato il braccio e Lady Lit mi aveva detto di pensare bene alla cosa.

- Non lo so – ripetei.

Silenzio.

- Tieni!

Aveva una margherita in mano e me la mise tra i capelli.

- Ti dona! – sorrise – vedrai che domani si aprirà con il sole.

- Grazie! Ma dove l'hai presa?

- Guarda qua!

Mi avvicinai a lui e guardai oltre il suo corpo sdraiato: su una superficie più bassa vi era erba cresciuta su enormi sassi con sopra margherite chiuse ovunque. Sentivo il suo sguardo sorridente su di me, poi sulle margherite, poi di nuovo su di me. Mentre io facevo finta di niente, Melanie e Walter si rincorrevano giocosi per tutta la spiaggia. Poi lui la prendeva e la sollevava. Correvano ancora e lui la riprendeva e la faceva girare. Le loro risate si sentivano anche da lontano.

- Secondo me tra quei due c'è qualcosa... - sorrise Jack.

- Non potrebbe essere amicizia? – dissi tornando dalla mia parte di spazio.

- Non credo. Stanno giocando come dei bambini e si sa che quando ci si comporta così è perché i bambini dimostrano sempre l'amore che provano per le persone. Sono talmente innocui... sono sempre pieni di vita, di sorriso, sanno sempre di verità.

Aveva detto una cosa bellissima sui bambini. Non credevo che avesse una parte così sensibile.

- Ti piacciono?

- Cosa?

- I bambini.

- Ah... si, molto – disse serio.

- Non lo avrei mai detto – scherzai.

Il suo volto si rattristì.

- Scherzavo, Jack – dissi.

Silenzio.

- Avevo un fratello – mi disse dopo un po'.

- Avevi?

- Aveva dieci anni e si chiamava Loris. Ero felicissimo di avere un fratello, è sempre una parte di te, in qualche modo. Poi si ammalò... e non ci fu modo di curarlo perché i miei genitori non avevano abbastanza soldi; chiesi al mio migliore amico di aiutarmi, visto che aveva vinto al gioco; i soldi glieli avrei ridati, ma doveva fare un viaggio e i soldi che avrebbe speso non sarebbero bastati per curare mio fratello. Non lo volli più vedere.

- È terribile.

- Eravamo cresciuti insieme.

- Jack, mi dispiace, non immaginavo...

- Tranquilla, non lo potevi sapere.

- Quanto tempo fa è successo?

- Sette anni fa.

- Perché mi hai raccontato di tuo fratello? Non eri costretto a farlo...

- Esatto – mi interruppe –non ero obbligato, ma ho voluto. Non ne ho mai parlato con nessuno.

Lo guardai pensierosa e lui lo capì subito:

- Io mi fido di te – disse infine.

Il mio cuore fece un tuffo. Quelle parole toccarono il mio cuore fino a farlo vibrare. Suo fratello era una parte molto importante della sua vita che aveva deciso di mostrarmi, senza esitazioni. Smisi per un attimo di respirare; tutto avrei immaginato, ma mai che lui provasse fiducia nei miei confronti.

Mi sentii debole all'improvviso, come se non avessi più forze per camminare. Mi diede una timida occhiata veloce ma non si mosse di un centimetro. Non mi aspettavo né baci, né scene eclatanti.

Volevo solo che lui restasse lì vicino a me per tutto il resto del tempo.

- Non lo dirò a nessuno, tranquillo – dissi infine.

- Lo sai che – sorrise – quando si dà una margherita, chi la riceve deve mantenere un segreto?

- E questo chi lo dice?

- Il significato della margherita... è un caso che sia capitata sia la margherita, sia un mio segreto, non trovi?

- Già...

Sentimmo dei passi: Melanie e Walter si stavano avvicinando.

- Ragazzi, guardate che cosa abbiamo trovato – disse Melanie.

Era un sasso a forma perfetta di cuore. Non avevo mai visto niente di così spettacolare.

- Il sasso è la prova di ciò che stavo dicendo – disse Jack, quando si allontanarono.

- Quale prova?

- Che tra quei due c'è qualcosa – sorrise.

- Forse hai ragione – gli sorrisi.

- Quando mi darai ragione almeno una volta?

- Quando la riterrò tale – risposi divertita – e poi ho detto forse.

Mi sorrise; era chiaro che stesse scherzando ed era bello come sempre, come quando aveva lo sguardo perso nel vuoto, come in quel momento.

- A cosa stai pensando? – gli chiesi.

- Lady Lit mi ha spiegato come si diventa invisibili. Quali sono le emozioni che ti rendono invisibile?

- Non capisco.

- Ti ho vista a scuola, prima di essere ferito.

Rimasi in silenzio e deglutii. Jack mi guardò insistentemente per ottenere una risposta, ma non potevo dirgli che la mia emozione più grande era lui.

- Beh, effettivamente non ci ho mai pensato – risposi – quali sono invece le tue?

- Effettivamente non ci ho mai pensato.

Era abbastanza prevedibile da parte sua una ripicca di quel genere, ma non vi diedi importanza.

I maschi uscirono dall'acqua e Jack balzò in avanti.

- Buonanotte – mi disse.

Ma non feci in tempo a rispondere perché andò a scherzare con Greg, Philip, Walter e Dave, per la strada del ritorno.

- Di cosa avete parlato? – mi chiese Laurie, facendomi sobbalzare. Ci raggiunsero anche Vanessa, Melanie e Fanny.

- Ma voi non eravate andate a fare il bagno? – dissi loro sorridendo ironica.

- Abbiamo solo dato una sbirciatina da lontano.

- Immagino... - dissi. E ridemmo tutte insieme.

- Ora abbiamo capito perché non sei venuta con noi – disse Fanny.

- Non ne avevo voglia – risposi – lui si è avvicinato e abbiamo iniziato a parlare.

Poi mi ricordai di Walter e Melanie.

- Ehm... ragazze? – le chiamai.

- Si? – mi risposero.

- Cosa avete da dire invece riguardo Walter e Melanie? – sorrisi.

Cominciammo a scherzare e a schizzarci con l'acqua e poco dopo ci disse che era innamorata di lui.

I nostri urli erano talmente alti che i ragazzi ci videro e tornarono indietro per scherzare anche loro.

- E così non ti volevi fare il bagno, eh? – mi disse Jack.

- No, Jack, per favore! – risi.

Cominciai a correre poiché voleva buttarmi in acqua.

- Ti ho ripreso, Debby! – mi disse – arrenditi!

Mi buttò in acqua.

Philip gli disse scherzando:

- Ehi, attento, le fai male!

- No, la ragazza è forte, ce la fa! – rispose ironizzando.

- Hai ragione! – gli dissi.

Lo buttai in acqua non aspettandosi che l'avrei colto di sorpresa. Eravamo in mezzo a tutti gli altri che stavano facendo la stessa cosa e iniziammo a giocare in squadre.

Sul tardi tornammo e andammo ognuno a dormire.

- Come stai? – mi chiese Philip sulla strada del ritorno.

- Bene, tu?

- Eh, abbastanza bagnato, non trovi?

Ridemmo. È sempre stata una persona sorridente e riservata, Philip: sempre al suo posto, delicato, mai aggressivo. Era sempre disponibile con tutti e spesso le persone se ne approfittavano. A chi non poteva piacere? Il problema è che era veramente, ma veramente tonto... tranne per la scuola.

Prima di infilarmi sotto le coperte pensai a ciò che era accaduto con Jack; alzai gli occhi al cielo stellato dalla veranda e un filo di vento fece rabbrividire le mie spalle: capii che potevo emozionarmi anche al solo pensiero che lui mi potesse sfiorare.

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#spazioautore:
Oh, eccoci😄😄 Aaaallooraaa, quante cose abbiamo scoperto di questo misterioso Jack! Che ne pensate di questa Jabby?
Vi aspetto❤

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