CAPITOLO 14: JACK
Lady Lit era appena uscita, così noi ragazzi ci radunammo intorno a un tavolo e discutemmo.
- Walter, non rivolgerti più in quel modo a Lady Lit – gli dissi calma – ci è rimasta molto male; è una cosa molto importante per lei... e anche per noi.
- Va bene, ho capito – mi interruppe – mi dispiace, ho chiesto scusa. Ma provate a immaginare...
- Non c'è niente da immaginare – si intromise Greg – siamo i Prescelti e non possiamo ritirarci.
Walter scosse la testa e Melanie allora gli prese la mano e gli disse:
- Abbiamo tutti paura, ma abbiamo forti poteri e ce la possiamo fare.
Lui annuì. Melanie aveva una straordinaria capacità nel consolarlo. Non sapevo come facesse.
- L'unica cosa che mi dispiacerà è dover salutare tutti – disse Dave.
- Soprattutto Ily – lo interruppe Greg.
- Beh, in fondo – disse Walter se bloccassimo il tempo e lo riavviassimo, per gli altri non sarebbe una sorpresa: sarà come se non fosse successo niente.
Già...
- Per noi invece cambierebbe – rispose Greg – se accadesse qualcosa di brutto non rivedremo più nessuno e io non vedrei più Ily... quindi è necessario salutare.
- Non dare conclusioni affrettate.
- Beh, le considero.
Mi ricordai di Jack: non sapeva nulla di tutto ciò che aveva detto Lady Lit; era solo e indifeso in un letto di un ospedale dove Moror poteva entrare liberamente, visto che la prima volta c'era riuscito a scuola. E non sapevo nemmeno come stava.
- Ragazzi – li interruppi – dobbiamo andare a prendere Jack. Moror è nel mondo esterno,
potrebbe arrivare a lui.
- Come facciamo se è in ospedale? – rispose Vanessa.
- Ha bisogno di essere curato... - disse Dave.
- Ha ragione Debby – disse Philip – non possiamo rischiare che Moror lo trovi.
- Ma i giorni di tempo non sono ancora trascorsi! – disse Laurie – non può rompere l'accordo facendogli del male.
- Ma può indebolire i poteri di Jack, se lo trovasse – disse Dave.
Si scambiarono un'occhiata veloce. Mi scappò un sorriso impercettibile.
- Dobbiamo assolutamente andare a prenderlo – disse Greg – adesso!
- Come facciamo con i bagagli, saluti e trasferimenti? – chiese Vanessa.
Laurie controllò l'orologio:
- Beh... abbiamo sei ore di tempo: ce la faremo di sicuro a fare tutto – disse.
- Dividiamoci – dissi – io, Greg, Walter, Philip e Vanessa andremo da Jack. Gli altri vanno a prepararsi. Mettete tutto a Cornflower e raggiungeteci.
- I cellulari saranno attivi tra Cornflower e New York? – chiese Laurie – come facciamo a metterci d'accordo?
Merda. Non ci avevo pensato.
- Lasciate stare – dissi – tornate qui dopo che avete fatto tutto e rimaneteci.
- Non se ne parla! – sbottò Laurie – veniamo anche noi! Non possiamo lasciarvi soli.
- È necessario essere pochi per non dare nell'occhio. Fidatevi.
Si arrese. Ognuno andò ai suoi posti di ritorno nel mondo esterno.
- Ragazzi! – dissi – attenzione da questo momento.
***
Uscimmo da Cornflower per poi trovarci davanti alla scuola.
- Pronti? – dissi.
- Si, ci siamo tutti – rispose Vanessa.
Andammo verso l'ospedale dove era in cura Jack. Eravamo nervosi, stavamo per fare non un reato, ma quasi. Ma tanto, nessuno più ci avrebbe trovato. Camminando veloce, ma non troppo per non dare nell'occhio, speravamo di non trovare brutte sorprese o eventi simili a quello accaduto a scuola. Il cielo era grigio e i tuoni rimbombavano nella città. Arrivati davanti l'entrata principale ci fermammo, pensando a qualche strategia per entrare.
- Siamo arrivati in tempo – disse Greg – questo è l'orario delle visite.
- Si, ma ci permetteranno di entrare uno alla volta, se tutto va bene – gli rispose Vanessa.
- Non possiamo far passare tutto questo tempo – disse Walter.
Guardai Philip che immediatamente ricambiò lo sguardo, e che mi disse:
- Idee brillanti?
Ci pensai un po' e poi mi venne l'idea.
- Ragazzi, ce l'ho io! Venite.
Scendemmo in una discesa vicino l'entrata principale: al piano sotterraneo, si trovava una porta secondaria, sul retro dell'ospedale, che dava l'ingresso al magazzino più avanti lungo il corridoio: lì cercammo dei camici tra cestoni e scaffali, ma non trovammo niente. Poi mi ricordai del potere di cambiarci i vestiti con la forza del pensiero, così lo facemmo, senza perdere altro tempo.
Sembravamo dei veri infermieri e le mascherine erano necessarie per coprirci il viso, in modo che avremmo mascherato l'età che avevamo; Philip sembrava un paziente vero. Ci vestimmo tutti tranne Vanessa: il piano era perfetto. Saremmo entrati senza che nessuno avrebbe detto niente.
Salendo al primo piano, in un angolo trovammo una sedia a rotelle: la prendemmo e vi si sedette Philip, mentre Greg e Walter la spingevano avanti. Io invece andai alla macchinetta del caffè e feci finta di prendere una bevanda. Con la coda dell'occhio vidi Vanessa che si stava avvicinando tranquilla alla caposala dietro il bancone, alla reception.
- Salve! – disse Vanessa.
- Buona sera – rispose fredda la caposala, senza alzare gli occhi sui documenti che aveva tra le mani.
- Sono venuta a trovare Jack Tennison, è stato ricoverato qui stamattina...
- È una parente? – la interruppe.
- No... sono la sua fidanzata.
La caposala alzò la testa e guardò Vanessa, rimanendo perplessa:
- Signorina, possiamo fare passare solo i parenti per i primi giorni. I genitori hanno deciso così... sa, per evitare la confusione.
- La prego – insistette Vanessa – era molto ferito, vorrei vedere come sta.
Ma...è un'ottima attrice!
La caposala esitò per un attimo, poi disse:
- Va bene. Attenda un momento.
Sospirai di sollievo.
Cercò sul registro il nome e poi disse:
- Stanza 115, secondo piano, fila B. Sta bene, deve solo riposare. Al massimo dopo domani lo dimetteremo. E... faccia in fretta, signorina.
- Grazie, è stata molto gentile.
Vanessa mi guardò per dare cenno. Le feci altrettanto cenno con la testa e andai dai ragazzi.
- Fate un'altra strada – dissi – ci vediamo su.
Passai davanti alla caposala e sentii che parlava con una sua collega:
- Vengono tutti a fare visita a questo Jack Tennison, chissà perché...
Mi bloccai. Mi abbassai facendo finta di allacciarmi la scarpa, avendo il cuore a mille: oltre ai genitori, chi poteva andare da lui?
- Ah, si – rispose la collega – quella ragazza bionda... abbastanza maleducata.
Lucy. E meno male che dovevano andare i parenti!.
- Si, ma non è salita, perché l'ho fatta accompagnare fuori. – le rispose la caposala – io intendevo l'altro signore, lo zio... o almeno aveva detto così.
Un brivido mi scese lungo la schiena. Affrettai il passo, andando verso l'ascensore per raggiungere gli altri. Era bloccato. Cominciai a correre per le scale, tanto che mi scontrai con un medico, facendogli cadere tutti i fogli che aveva nella sua cartella.
- Scusi, mi dispiace! – esclamai.
- Infermiera, dove sta andando? – mi rispose urlando – almeno mi aiuti!
Ma corsi via e lo sentii urlare dicendo che voleva parlarmi nel suo studio: evidentemente era il direttore. Che fortuna, pensai ironica.
Corsi a perdifiato. Stanza 115. Entrai nella camera e gli altri erano già arrivati. Vidi Jack disteso sul letto: non rispondeva né ai nostri richiami, né alle nostre scosse. Dovevamo affrettarci o ci avrebbero scoperti.
- Avanti Jack! Svegliati! – disse Greg.
Ma non dava segni di vita.
- Ragazzi dobbiamo scappare! – dissi – adesso!
- Che è successo?
- Un inconveniente. Dobbiamo andarcene subito! Prendiamo Jack e andiamo!
- Ma come facciamo? Non riusciamo nemmeno a diventare invisibili.
- Ma arrampicarci, si.
Improvvisamente sentimmo dei passi veloci dietro la porta.
- Via! – esclamai.
In un attimo prendemmo Jack, uscimmo dalla finestra e arrivammo al cortile sul tetto, sentii le urla dei dottori entrati nella stanza:
- Era entrata qui! Dove è il ragazzo?
- Dobbiamo andare via di qui – disse Philip.
Jack mosse le palpebre e riuscì soltanto a dire:
- Che succede?
Ma era stanco, debole e moribondo.
- Meno male che stava bene! – disse ironico Walter.
- Già – disse Philip – la caposala aveva detto che doveva solo riposare.
- Ragazzi, ho sentito che qualcun altro è venuto a trovarlo – dissi.
- Beh, i genitori – disse Walter.
- A parte loro... un uomo che ha detto di essere suo zio.
- Jack non ha zii! – disse Dave – i genitori sono figli unici!
- Moror?! – disse Walter.
- È probabile. Molto probabile.
Tutti erano increduli.
- È in pessime condizioni – continuai – solo lui poteva indebolirlo in poco tempo. Dobbiamo dirlo a Lady Lit.
Guardai Jack e appoggiai la mia mano sul suo braccio.
- Dai, non perdiamo tempo ora... – disse Vanessa – portiamolo via di qui.
- Io non lo porto per tutta la strada che dobbiamo fare – disse Philip.
In quel momento Jack sussurrò:
- Ce la faccio da solo.
Si stava riprendendo incredibilmente a vista d'occhio, con calma si rialzò. Possibile che...?
- Stai bene, Jack? – chiese Vanessa perplessa. Ma lo eravamo tutti a quella sua reazione.
- Credo di si – rispose guardandomi.
Distolsi lo sguardo. Ripensai a ciò che mi disse Lady Lit: era la mia presenza a migliorare le sue condizioni?
- Allora andiamo – disse Jack perplesso.
- No, aspettate! – dissi – ho combinato un casino.
Effettivamente i medici stavano cercando Jack. Gli raccontai ciò che Lady Lit aveva detto e, approfittando del suo incredibile recupero, gli dissi come risolvere l'inconveniente che era appena accaduto prima che entrassi nella sua camera: doveva farsi trovare normalmente in piedi dicendo che era uscito per una boccata d'aria e che si sentiva molto meglio per poter andare a casa. Avrebbe salutato i suoi genitori e tutto sarebbe tornato a posto.
- Ok, ci penso io – disse infine Jack – ci vediamo a Cornflower.
- Stai attento – gli dissi.
- Stai attenta tu – mi rispose.
- Resto io con lui – disse poi Greg – verremo insieme.
Vanessa si avvicinò a me e mi disse:
- Come è possibile che stia così improvvisamente bene?
- Non ne ho idea – mentii – dopotutto abbiamo dei poteri, non siamo come gli altri esseri umani. Rimane un tale mistero anche per me.
- Vi siete incantate? – ci urlò Greg – andate!
Cercai Lady Lit nel pensiero e lei mi rispose subito:
"Ho visto solo adesso l'accaduto", mi disse.
"Non capisco, Lady Lit".
"Moror ha indebolito Jack entrando nei suoi sogni: si trova più vicino di quanto potevamo immaginare, Debby."
"Lady Lit, come ha fatto Jack a riprendersi così velocemente? Non sarà Moror che..."
"Il vostro legame. Prova a risponderti da sola."
Il tono di Lady Lit era leggermente divertito. Ero stata io: anche solo sfiorandolo salvai Jack inconsapevolmente. Era così forte la nostra unione tale da far accadere anche l'impensabile? O si trattava di qualcos'altro? Cosa, allora? Decisi di non parlarne con nessuno in quel momento: volli trovare le risposte da sola.
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