Dai, vieni con me.
«Dai, vieni con me. Questa giostra deve essere divertente!» ridacchio. «Ah, e ricorda: una volta entrati non potremo parlare, perché là dentro c'è già troppa confusione.» ti indico il cartello in cui ci sono scritte le regole, mentre prendiamo posto sul vagone dell'Alexys Express.
Ci addentriamo lentamente nel magico tunnel, mentre un sorriso rilassato si dipinge sul tuo volto.
Ti piace la musica in sottofondo, vero? Effettivamente quelle della Disney sono le mie preferite, perché mi fanno sognare ad occhi aperti.
Non appena noti che la mia voce proviene da delle casse attaccate al muro viola - il mio colore preferito - mi mostri una faccia stupita. È un apparecchio che trasmette vocalmente ciò che penso, reagiscono tutti così la prima volta!
La musica sfuma, lasciando spazio al rumore della natura; veniamo invasi dal fruscio di grandi alberi e dai versi dei felini. Penso che siano gli animali più eleganti che esistano, insieme ai lupi. Sono così puri e maestosi da far venire la pelle d'oca al sol pensiero che esistano persone capaci di ucciderli per ricavarne denaro.
Vedi quella bambina che saltella in mezzo a loro? Ecco, ha quelle sembianze da ormai quindici anni. Siamo nate nello stesso momento, ma lei continua ad avere la stessa corporatura e la stessa mentalità perché non vuole crescere. Se ci guardi bene siamo molto simili! Anche io da piccola avevo i capelli biondi, mentre le nostre iridi sono così nere che assomigliano al carbone.
Questa davanti a noi, invece, è la casa della danza. Da qua puoi sentire l'odore della pece e ascoltare delle meravigliose melodie.
Vengo sempre qua quando sono triste, sia per ballare liberamente, sia per ascoltare le note che provengono dal pianoforte.
C'è una cosa che, tuttavia, devi sapere: una volta dentro, tutti i tuoi arti inizieranno a muoversi autonomamente e ti costringeranno a ballare.
Apro la porta e, lentamente, tra un passo di danza e l'altro, attraversiamo la stanza. Arrivate al centro della camera urto accidentalmente delle pile di libri lasciate in disordine sul pavimento. Sono molto goffa, effettivamente! Il mio sguardo finisce velocemente sulle costole di essi: la saga di Harry Potter, Lo strano caso del Dr. Jeckyll e Mr. Hyde... Proprio quelli che mi hanno coinvolta di più.
Devi sapere che leggere per me è fondamentale; non farlo significherebbe strappare una parte di me e venderla al Diavolo.
Mentre ridiamo per i buffi movimenti che stiamo compiendo, tutto diventa silenzioso e buio. Il pianoforte emette un suono così sgradevole che siamo costretti a tapparci le orecchie.
Vieni, dobbiamo uscire subito! Urlo. Ormai non danziamo più, bensì stiamo correndo affaticati.
Una volta fuori, ci accasciamo a terra ansimanti.
Lo senti anche te il dolore alle ginocchia? Il mio viso è contratto in una smorfia per il malessere che provo, perciò cerco di trovare sollievo nel sapere che anche tu stai male.
Stai annuendo.
Ora mi sento meglio.
Bene, allora continuiamo! Risaliremo sul vagone tra un po', poiché prima dobbiamo tuffarci proprio laggiù, nel mare. Dai, prova a prendermi!
Inizio a correre per i metri che mi separano dall'acqua e, non appena sto per buttarmi, mi afferri per i fianchi, guadagnandoti uno spintone da parte della mia persona.
Ehi, hai barato! Nessuno può essere il vincitore, se non me. Sbuffo orgogliosa, infastidita dalla tua vittoria.
Senza aspettare una tua risposta mi tuffo nel mare e nuoto, nuoto così tanto che non mi accorgo della tua presenza vicino a me. Nuotare mi rende talmente felice che dimentico la scena avvenuta poco fa. Sentire l'acqua scontrarsi e accarezzare la mia pelle mi rilassa il cuore e la mente, facendomi volare in un mondo che non ha nome.
Le vedi quelle belle conchiglie? Stanno trasmettendo il nostro viaggio da quando siamo entrate e continueranno fino alla fine, nel Castello delle Ombre.
Sai che significato hanno? Guarda, leggi questa targhetta dorata:
"Simbolo di esibizionismo, ma allo stesso tempo di timidezza. La voglia di prevalere e restare in disparte contemporaneamente. Trasmettono, ma nascondono."
Il tempo scorre velocemente e, dopo aver nuotato fino alla riva del mare, giungiamo nuovamente sulla terra ferma.
Sai, ho voglia di portarti in un posto per me molto importante.
Durante il tragitto rido a crepapelle per qualsiasi cosa, che sia un uccellino o che sia un sasso, proprio come sono solita fare. Molte persone mi hanno detto che ridere troppo è da buffoni, ma a me non importa. Preferisco essere sorridente e spensierata, piuttosto che mostrarmi depressa e triste. Certo, i momenti oscuri capitano sempre, ma è normale. L'importante è saper accendere il fuoco dentro di noi per riscaldare ciò che si è raffreddato.
Il terreno è ricoperto dalla neve, qua.
A te piace? Io la adoro. È magica, morbida e, a modo suo, calda. Le scarpe affondano delicatamente dentro di essa, facendoci provare una sensazione di morbidezza, ed improvvisamente tante caramelle cadono sulle nostre teste, finendo anche a terra. Assaporiamo con gusto le prelibatezze che il cielo, insieme alla neve, ci ha donato, proseguendo verso I tre specchi, abbuffandoci.
Camminiamo per minuti che sembrano ore, a causa della lieve salita presente per giungere in quella località parecchio strana, dove tutto è luminoso, ma anche buio; questo dipende da come decidi di osservarlo.
Non appena giungiamo davanti al primo specchio, ti sporgi ad osservarne la cornice dorata e decorata da gemme. Avvicini la tua mano ad una di esse, ma ti accorgi subito che si tratta semplicemente di cioccolato a forma di pietre preziose, un po' come i soldi.
Immagino che vorrai delle spiegazioni. Bene, questi siamo noi. Come vedi siamo molto belli, forse grazie alla luce molto accesa che c'è, ma se ti avvicini ancora un po' potrai notare delle macchie nere su tutto il vetro. Sono piccole, sì, ma così importanti.
Io, questo, l'ho paragonato a un periodo abbastanza importante per me, ovvero quando mi sembrava di avere tutto, ma ciò che possedevo era soltanto molta falsità e finzione.
Un macigno si posa sul mio cuore, affaticando la respirazione.
Questo, invece, è il secondo.
Sì, il vetro è rotto e di conseguenza anche la nostra immagine lo è. La cornice, come vedi, è lineare e semplice, niente di che. Vedi quanto il riflesso è privo di luce? Vedi quante macchie, oltre all'inclinazione, ci sono sul vetro?
Bene, questo lo paragono al periodo successivo a quello precedente.
Quando la solitudine si impossessa della tua persona è difficile strappargliela via. Devi avere la forza di farlo, ma soprattutto devi trovarla, almeno che tu non riceva l'aiuto di una persona, una di quelle che ti fanno sentire così tremendamente bene da scaldarti il cuore.
Ed ecco che arriviamo al terzo specchio. Sorrido senza preoccuparmi del mio aspetto come sono solita fare.
Una cornice floreale e fresca, con un vetro perfetto e una visione calda. Hai presente quei periodi in cui ti senti così bene che tutto intorno a te sparisce?
Ecco, immaginati questo e avrai capito ciò che sento specchiandomi in quest'ultimo.
Il macigno che portavo si è dissolto nell'aria, così come ogni preoccupazione, ma è solo la cosiddetta Quiete prima della tempesta.
Ora dobbiamo correre, nonostante odi farlo! Ormai è quasi mezzanotte e arriverà il venticinque settembre, dunque la magia durerà ventiquattro ore. Mi raccomando, non voglio perdermi neanche un secondo, chiaro? Adoro il mio compleanno, perché nel Castello delle Ombre ti è concesso fare incantesimi per un giorno.
Saliamo sull'aereo che ci porterà là.
Da quassù possiamo vedere delle città bellissime, come Parigi in Francia, Sharm El Sheik in Egitto, Minorca in Spagna e molte altre.
A te piace viaggiare? Il mio sogno nel cassetto, oltreché diventare un medico, è quello di visitare più angoli di mondo possibili.
L'aereo atterra, perciò scendiamo.
Eccolo qua! Il luogo più oscuro che vedrai in tutta la tua vita, nel quale troverai cose oscure e spaventose, la parte inconscia della tua mente, ciò che tormenta la tua anima.
Una volta varcata la soglia, ci assale il silenzio più assoluto. L'oscurità ci circonda e trapassa i nostri corpi logorando lentamente le ossa e le membra. Mi sento vuota e infelice, ansiosa per ciò che mi attenderà una volta accesa la luce, nonostante io sappia bene quello che vedrò.
Attraversiamo la stanza lentamente e a passi felpati, senza sapere dove stiamo andando, ma ad un certo punto una luce molto accecante si accende, rendendoci impossibile vedere chi c'è intorno a noi. Il batticuore si impossessa di me e la paura di non poter vedere mai più quello che mi circonda mi fa tremare le gambe.
Delle voci. Tante voci che ridono a squarciagola, ma tu non ci sei più. Non sento più la tua presenza accanto a me, ma perché? Non posso affrontare da sola le mie paure.
Ne uscirei morta.
Mi sento così sola.
Stanno ridendo di me, ho bisogno di aiuto. Devo raggiungere quella maledetta porta, anche se non riesco a vedere nulla. Ti prego, dimmi che sei ancora accanto a me, che non mi hai abbandonata anche tu. Credevo che avessimo stretto amicizia, ormai.
La mia mano tocca finalmente il pomello della porta e pian piano riacquisto la vista. Tuttavia, una volta osservato ciò che c'è dietro di essa, mi si gela il sangue.
Un tavolo, un tavolo in legno scuro apparecchiato. Delle persone che si godono un pasto a base di sanguisughe, la causa del mio conato di vomito, attutito soltanto dal cuore che si ferma non appena guardo in viso le persone sedute.
Mamma? Papà? Anche i miei fratelli!
Cerco di urlare per chiedere aiuto, ma la gola è diventata come un grande buco nero, di quelli che si vedono nello spazio. Risucchio aria, ma questa non arriva ai polmoni, e la sensazione peggiora non appena delle mani gelide si posano sulle mie spalle. So di chi sono, ma non voglio voltarmi.
Cerco di urlare, ma non appena ci riesco me ne pento. Ho gridato così forte che sento un liquido fuoriuscire dalle orecchie. Porto la mano sopra di esse e trovo del sangue.
Mi sto autodistruggendo.
Non so dove tu sia, sconosciuto, ma spero che prima o poi ti rivedrò. Sono circondata da anime disperse, ormai non mi trovo più dentro quella stanza. Dove sono? Sei rimasto lì? Perché non mi hai accompagnata nella stanza finale?
Mi schiaccio al muro ansimando e udendo degli spari intorno a me, con i corpi dei miei familiari che cadono a terra privi di vita.
Ma tranquilla, Alessia, tanto poi tocca anche a te.
La vista si annebbia, non vedo niente.
Non so cosa sia successo.
Il silenzio, poi un altro sparo.
La quiete prima della tempesta.
«Basta!» delle lacrime scorrono sul mio volto, senza sapere cosa stia succedendo intorno a me, nascondendo il sangue che sgorga dal petto.
Delle grida.
«No, ti prego, non possono essere morti così.» infilzo le unghie nel braccio per cercare di svegliarmi, ma non accade niente.
Sto morendo, ma ciò che sento è soltanto il dolore per le persone a cui voglio bene.
L'impatto col terreno.
No.
I rumori intorno a me si confondono, così come le immagini.
Il buio.
E poi ricordo.
La paura di morire, il terrore che le persone che amo possano staccarsi dalla mia vita. Eccolo qua, il sotterraneo del castello, dove la paura prende una forma reale e ti uccide.
Mai scendere qua giù, almeno che tu non voglia morire.
Non puoi svegliarti dai pensieri e dalle paure che risiedono nella tua mente.
Una pallottola ha attraversato il mio cuore, facendomi cadere a terra con il fiato ormai morto.
Prima di chiudere gli occhi per sempre, però, ti saluto, ovunque tu sia.
Forse non mi sentirai, ma voglio solo farti sapere che il viaggio dentro la mia mente con te è stato piacevole.
È finita male, ma spero che ci rivedremo, prima o poi.
La morte cerebrale è finalmente giunta. Proprio come una nobile signora, scende dal cielo e viene ad accarezzarmi la guancia. Mi sorride sotto al cappuccio nero che le copre quasi tutto il volto.
Ciao, qualunque sia il tuo nome.
A presto.
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