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Capitolo Extra II - Ribellione

Erano passati ormai sei mesi da quel rifiuto, l'autunno era arrivato. Alita era nervosa per le parole che Bardus ogni volta le diceva. La giovane era testarda e determinata, ma aveva il difetto di essere troppo orgogliosa. Voleva superare quella fobia, voleva dimostrare a sua sorella che poteva benissimo gestire tutto ciò che voleva. I suoi genitori cercarono di convincerla che era una follia, un Demone Minore non aveva la minima pazienza per badare a una ragazzina di ventiquattro anni.

Ma anche se i due litigavano e urlavano la loro rabbia, in alcune occasioni parlavano e dimostravano un piccolo legame che calmava la loro impulsività.

Il Demone Minore aveva uno strano modo per aspettare e comunicare il suo legame con Alita. In alcuni giorni si fermava all'interno del villaggio, rimanendo in silenzio senza parlare con quegli abitanti innocui. L'uomo attendeva come una sfida silenziosa l'arrivo della donna, Alita era l'unica che si avvicinava, al contrario degli gli uomini e delle donne del villaggio che temevano il demone.

Quella fredda comunicazione tra Alita e Bardus arrivò in un pomeriggio. La giovane uscì dalla sua dimora, prendendo il suo arco e la sua faretra colma di frecce. La fanciulla voleva andare a caccia, ma i suoi stessi passi si avvicinarono al demone. Il Demone Minore era seduto su un tronco abbattuto, vicino alla piazza del villaggio, le sue grandi e callose mani stavano pulendo una delle sue asce. La giovane mise la cintura della faretra su una spalla e si fermò accanto a Bardus.

Alita - 'Giorno.

Il Demone Minore non rispose, la giovane sbuffò e si sedette di fianco a lui, osservando il suo lavoro.

Alita - Mi stavo chiedendo, per le...

Bardus - No.

Alita -Aspetta. Non ho finito di parlare.

Bardus - Lo so. Ma la mia risposta è no.

La giovane guardò il cielo coperto dai rami dei pini che circondavano il suo villaggio.

Alita - Fammi finire. Volevo chiederti una cosa.

Bardus sospirò pesantemente, posò lo stracciò sul tronco e strinse il manico dell'ascia. Alita accarezzò l'arco e lo posò sulle ginocchia, fece un piccolo sorriso e mosse un piede.

Alita - Stavo pensando... siccome sei qui, tutto il santo giorno, tra pulizia alle tue asce e piaceri per le mie amiche. Pensavo, dico... pensavo di...

Bardus - No.

Alita - La finisci di interrompermi?! Volevo chiederti se volevi venir a caccia con me. Ti va?

Il demone la guardò e accennò un sorriso tinto d'ironia.

Bardus - Una donna che caccia? Questa è bella. Che assurdità.

Alita si alzò in piedi e strinse il suo arco con la mano sinistra, alzò un sopracciglio e lo guardò con nervosismo.

Alita - Non è assurdo! Ho una buona mira, sai?!

La faccia di Bardus era dubbiosa, rise un po' e socchiuse gli occhi.

Bardus - La mira non serve a nulla, se non hai l'agilità e l'ira di un arciere. E tu ovviamente non l'hai, sei solo una bambina.

Alita incrociò le braccia e batté un piede sul terreno, accennò un sorriso e alzò il mento con orgoglio.

Alita - Vuoi scommettere, demone guerriero?

La voce di Bardus era profonda, l'uomo indossava una tunica in lana che copriva le sue ginocchia, mentre sulle spalle aveva un mantello di cervo.

Bardus - Io non scommetto se so già che vincerò. Non ci sarebbe nessun gusto a vincere senza fatica e onore, soprattutto se si tratta di una donna.

Alita prese una freccia e la incoccò nel suo arco, tenne la punta della freccia verso il basso.

Alita - Oppure non vuoi scommettere perché hai paura, vero Bardus?

Bardus sfiorò con il pollice il filo dell'ascia e guardò la fanciulla. Non aveva molta pazienza se veniva sfidato, ma con Alita era un caso a parte.

Bardus - Cosa vuoi scommettere? Se pretendi che mi unisca a te, beh hai sbagliato i tuoi piani.

Alita scosse la testa e indicò con un dito l'ascia che aveva in mano.

Alita - Assolutamente no. La mia scommessa è molto semplice, tu deciderai la distanza del bersaglio e se lo colpirò verrai a caccia con me. In caso contrario non ti disturberò più, non mi vedrai più e anzi... se verrai al villaggio farò qualcos'altro per non arrecarti nessun problema.

Bardus la guardò con freddezza, alzò un sopracciglio come se non credesse alle sue parole.

Bardus - Se vinco la scommessa non mi disturberai più? Né l'unione né per ogni singola sciocchezza che vuoi propormi?

Alita annuì confermando le sue parole.

Alita - Esatto. Ma se vinco, verrai con me a caccia.

Il demone fece un sorriso dipinto d'ironia e si alzò, facendo roteare su se stessa l'ascia che aveva in mano. L'uomo fece un cenno con il capo alla giovane per farsi seguire, lei sorrise e lo seguì. Quando Bardus arrivò su una piccola zona boscosa, dove non c'erano le capanne del villaggio, si osservò intorno. Davanti al demone e alla ragazza c'erano alcuni cespugli e parecchi abeti, Bardus mugugnò camminando lentamente, osservò un pino distante cinquanta metri. L'albero era coperto da alcuni cespugli, sarebbe stato un ottimo bersaglio per la giovane. La vegetazione rendeva difficile quella prova e il demone lo sapeva perfettamente.

Bardus rise un po' e prendendo correttamente la mira si posizionò davanti albero che aveva scelto. Il demone respirò con calma e con tutta la forza che aveva in corpo, lanciò l'ascia verso l'albero. L'arma roteò su se stessa tagliando l'aria, non c'era magia o strani metodi ma soltanto la pura precisione. La lama dell'ascia si conficcò nel tronco del pino, facendo cadere alcuni pezzi di legno. Il demone incrociò le braccia e accennò con il capo il bersaglio, Alita guardò la distanza e si stupì.

Bardus - Se la tua freccia riuscirà a infilzarsi vicino alla lama della mia ascia, allora domani mattina verrò con te.

La giovane era seria, si preparò come una degna arciera e puntò la freccia verso il suo bersaglio. La fanciulla tirò la corda, senza staccare la presa. I suoi occhi grigi erano socchiusi e le orecchie percepirono il cinguettio degli uccelli che abitavano in quella foresta. Bardus la guardò attendendo la sua vittoria, la giovane deglutì e controllò i vari ostacoli. La ragazza rilasciò un altro respiro e alla fine scoccò la freccia, Bardus si spostò leggermente e sentì un rumore che pronunciò la sua sconfitta.

Alita guardò la freccia infilzata nel tronco, la quale era vicina alla lama tagliente dell'ascia. Le due armi erano l'una di fianco all'altra, la giovane spalancò gli occhi ed esultò alzando l'arco.

Alita - Ho vinto!!

Alita rise e si mosse con entusiasmo, prese l'arco con le mani e osservò Bardus. Il Demone Minore era leggermente stupito, non credeva che una donna superasse quella prova. La fanciulla rise e si morse le labbra per la felicità, la voce limpida e vivace distrasse per qualche secondo il demone.

Alita - Allora ci vediamo domani. Va bene?

Bardus sbuffò e andò a prendere la sua ascia, il demone era veramente seccato da quella sconfitta. La giovane lo seguì e lo sentì imprecare, Alita evitò i cespugli.

Alita - Bardus... che c'è?

Quando i due arrivarono davanti al pino, il demone estrasse l'ascia dal tronco, si voltò e guardò la giovane. Alita rimase in silenzio, osservando la sua rabbia.

Bardus - Ti fa onore questa vittoria, Alita.

Alita - Lo so.

La giovane sorrise e saltellò come una bambina.

Alita - Allora domani verrai? Promesso?

Bardus si spostò passando di fianco a lei, Alita lo seguì con velocità.

Bardus - Sì, sì. Domani all'alba.

Il demone se ne andò senza passare per il villaggio, mentre Alita entusiasta della sua vittoria corse verso casa. Quando la giovane entrò nella sua dimora Dasha stava sistemando alcuni pentolini vicino alla piccola cucina, osservò con curiosità la felicità della figlia. Alita prese una cesta di vimini e la riempì con tutto il necessario per la caccia di domani. Sua sorella Nada stava ricamando un vestito, mentre era seduta sul letto.

Dasha - Vedo che sei contenta. Hai disturbato di nuovo Bardus?

La giovane scosse la testa, posò l'arco e la faretra sul tavolo di legno in mezzo all'unica sala della capanna. La giovane spiegò ogni dettaglio e riempì la cesta con ogni strumento che le poteva servire, Dasha la guardò mentre cucinava una zuppa di farro.

Alita - ...Ed ecco il tutto. Domani mattina verrà. Dovevi vederlo mamma! Era rosso in volto, era arrabbiato perché una donna l'ha sconfitto.

Dasha spostò la pentola sul tavolo di pietra accanto al fornello e guardò la figlia, la giovane era concentrata.

Alita - Di solito mi manda via. Ma dovevi vederlo, era irritato e... finalmente mi ha ascoltato.

Nada fissò sua madre e rise piano, Dasha posò il pentolino della zuppa sul tavolo di legno.

Nada - Quando vai a disturbarlo e ritorni a casa, parli sempre di lui. Di cosa fa, di come reagisce e delle poche volte che discute con te. Sembra che a te... piaccia questo rapporto.

Alita fissò la sorella, la sua mano sinistra strinse un pezzo di stoffa.

Alita - Che vuoi dire?

Nada mosse le spalle e continuò il suo lavoro, Dasha guardò la figlia più grande e cercò di sfiorare la sua mano destra, i suoi occhi erano preoccupati.

Dasha - Anch'io l'ho notato, sembra che a te... piaccia.

Alita - Oh beh, è un bravo guerriero e lo stimo, ma...

Dasha scosse la testa e piegò in avanti la schiena, Alita la fissò con curiosità.

Dasha - No tesoro mio, io intendo che tu sembri... infatuata di lui.

Alita tolse la presa dalla madre e posò le mani sulle spalle, guardò la sorella con paura.

Alita - C-cosa?

Nada si spostò dal suo giaciglio e si avvicinò alla sorella con in mano il suo lavoro.

Nada - Ma non ti vedi? Quando parli di lui sei sempre che balbetti e quando lo fissi, te lo mangi con gli occhi.

Alita guardò sua madre e sua sorella, le parole dei suoi cari erano vere e le guance rosse erano la testimonianza dei suoi sentimenti.

Alita - No. Vi state sbagliando.

Dasha sospirò e posò le mani sul tavolo, cercando di attirare l'attenzione di Alita.

Dasha - Tesoro, lo sai che lui è un Demone Minore? Sai anche che non provano quel tipo di... sentimento.

Alita - Ma non ho detto nulla! State facendo un casino per nulla!

La giovane prese la cesta di vimini e si spostò mettendosi sul suo letto, Nada e Dasha si guardarono.

Alita - Domani andremo a caccia e non succederà nulla, le vostre parole non sono vere.

Nada rise e alzò lo sguardo verso il soffitto di legno.

Nada - Domani lui non verrà, è un demone. I Demoni Minori non vengono mai. Ovviamente se non usi la polvere nera per invocarli.

Alita - Stai zitta! Domani mattina verrà, me l'ha promesso.

Nada rise mentre Dasha guardò Alita con preoccupazione, la giovane finì di prepara la cesta e sorrise, non vedeva l'ora che il sole sorgesse preannunciando la caccia di domani.

Il giorno dopo l'alba arrivò, Alita si svegliò immediatamente senza svegliare i suoi cari. La giovane prese tutto ciò che aveva preparato la notte precedente e uscì, senza far il minimo rumore. Quando chiuse la porta di legno della sua capanna osservò il cielo nuvoloso e carico di pioggia, le sue emozioni erano vivaci, molti pensieri percorrevano la sua mente e molti di questi si riferivano al demone. La giovane posò la cesta di vimini sotto al porticato della capanna e si sedette su un piccolo sgabello che usava suo padre per sedersi sotto a quel riparo.

Alita attese per molto tempo, passarono le ore e finalmente la gente del villaggio si svegliò e uscì dalle loro capanne. Il demone non era ancora arrivato. La giovane continuò ad aspettare, pensando a qualche intoppo o pericolo ma Bardus non arrivò. Il tempo continuò il suo percorso finché non arrivò l'ora di pranzo. Alita strinse il suo arco tra le mani e si morse le labbra, un senso di tristezza e d'angoscia percorse il suo animo. Il suo volto era colmo di delusione,gli occhi grigi erano pieni di lacrime, odiava le illusioni nelle promesse e odiava le parole dei suoi famigliari. Dasha uscì dalla capanna per chiamarla per il pranzo, la donna notò nel volto della figlia la disperazione. Dasha si inginocchiò accanto ad Alita e le sfiorò con tenerezza il volto, le due donne erano in silenzio, soltanto le lacrime della giovane scendevano su quella pelle ambrata. La voce di sua madre era lieve e dolce.

Dasha - Alita, mi dispiace... ma lo sai come sono fatti.

Alita - Me l'aveva promesso, mamma - singhiozzò - faccio così schifo che neppure i Demoni Minori mi vogliono?

Dasha - Oh no, tesoro. Loro sono creature particolari, non promettono e non vogliono far nulla con noi. L'unica cosa che desiderano sono le nostre donne e le nostre merci. Piccola mia...

Dasha asciugò le lacrime della figlia e la guardò, Alita si mordicchiò le labbra a cuore e le sue guance diventarono rosse.

Dasha - Tu sei una bellissima ragazza, Alita. Meravigliosa, hai tutta la vita davanti. Il prossimo anno verrai corteggiata da un uomo e non saranno le braccia di un demone a volere il tuo cuore. Ho visto come lo guardavi mentre rimaneva seduto su quel tronco, vedevo il luccichio nei tuoi occhi, ma lui è... diverso. Non è umano, lo capisci?

Alita deglutì un po' di saliva e aprì leggermente la bocca, fissò la sua mano sinistra e staccò la presa da sua madre. Prese le sue cose e si alzò, tornando all'interno della casa, Dasha sospirò osservando la tristezza della figlia. La giovane prese una comoda borsa di pelle e la riempì con tutto ciò che le potesse servire. Dasha rientrò e la guardò cercando di capire il suo atteggiamento.

Dasha - Che fai?

Alita si asciugò le guance e chiuse la borsa, prese l'arco e la faretra, mise tutto sulle spalle e si avvicinò alla porta di legno.

Alita - Vado via per una settimana, ho bisogno di stare da sola.

Dasha - Alita, aspetta!

La giovane aprì la soglia e uscì, andando verso il cuore della Foresta Nera. Sua madre non poté fermarla, sapeva che non era la prima volta che sua figlia faceva un atto del genere. La decisione di quella solitudine era il simbolo della sua sofferenza e della sua cura. Da quell'atto passarono ben due giorni, la famiglia di Alita non la cercò.

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Quando il demone dai capelli biondi arrivò di nuovo nel villaggio, si sedette sul suo posto e si guardò attorno, attendendo Alita. Il suo volto sembrava incerto e gli occhi ambrati erano leggermente stanchi, posò le mani sulle ginocchia e mise via una delle asce nel fodero in pelle. La sua pazienza non durava mai più di un'ora, ma quella strana sensazione e attesa gli diede il motivo di aspettare la giovane. Le ore passarono finché non arrivò la sera, Bardus era stanco e così si alzò dal suo posto e si avvicinò alla capanna di Dasha. Il demone bussò alla porta e aspettò, alcune volte fissava il terreno come a cercare una soluzione, quando Dasha aprì la soglia della dimora osservò il demone con ira. I due erano l'uno di fronte all'altro, Bardus si toccò la barba e guardò la donna con freddezza.

Dasha - Cosa vuoi?

Il demone incrociò le braccia e fissò la donna, i due sembravano sfidarsi con lo sguardo.

Bardus - Oggi pomeriggio Alita non l'ho vista. Dov'è?

Dasha tentò di chiudere la porta, ma lui mise una mano sul bordo della soglia e fermò il gesto. La sua voce era tinta di rabbia, il volto era dipinto da quell'emozione negativa. La donna strinse la maniglia in legno e alzò il mento mostrando il suo disgusto, ella non rispose a quella domanda. Un silenzio terrificante coprì i due, Bardus strinse il bordo della porta, la sua mano iniziò a colorarsi di vermiglio, mentre le unghie diventarono più lunghe. Le sue spalle si alzarono e  abbassarono, Bardus era pronto ad uccidere pur di avere quella maledetta risposta.

Bardus - Dov'è? - Scandì le parole.

Dasha sospirò e all'ultimo fissò la foresta che confinava con il villaggio. Bardus seguì il suo sguardo e lasciò la presa dalla porta, aveva capito dov'era la ragazza.


Bardus e Alita




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