Capitolo 73 - EPILOGO
Diciassette anni dopo.
Nel Villaggio dei Buii, il popolo stava sistemando le pelli degli animali appena cacciati. Il vento spostava le fronde dei pini e dei pioppi, gli uccelli cinguettavano e alcuni scoiattoli salivano sugli alberi nascondendo le noccioline. Nel corso di quei anni il villaggio s'era ripopolato e la pace era tornata come un tempo.
Fulke uscì dalla dimora accompagnato dal figlio Götz. Il capotribù era maturato, la barba e i capelli s'erano allungati in quei anni e alcuni tratti del viso assomigliavano a quelli del padre. Gli occhi osservarono la figlia Alida che stava chiacchierando con alcune ragazze, mentre Götz si avviava verso gli amici. I capelli castani del giovane erano intrecciati con delle perline in avorio e gli occhi verdi erano grandi come quelli di Idis.
Fulke - Alida! Vieni, tua madre ti vuole.
La giovane si voltò guardando suo padre, muovendo i biondi capelli sciolti; la pelle ambrata era coperta dall'abito lungo e con le maniche svasate. Gli occhi grigi erano sottili e il carattere deciso assomigliava a quello dei suoi nonni paterni. Alida salutò una donna con una bambina, e lo stesso fece Fulke.
La figura femminile aveva un abito con una gonna ampia ed elegante; i capelli lunghi e ondulati erano decorati con dei fiori blu, gli occhi color miele fissarono la bambina e le labbra carnose erano dipinte di rosso. Lentamente si inginocchiò mettendosi all'altezza della bambina. Il colletto a barchetta faceva vedere la pelle bianca e collana con un pendente a forma di chiave.
Clizia - Tesoro, puoi farmi un piccolo favore?
La bambina annuì osservando la donna, i capelli a caschetto di un castano chiaro erano morbidi; il vestitino color panna era ricamato con dei minuscoli fiori.
Clizia - Fra poco dovremmo partire, puoi andare a chiamare il "burbero rosso"?
la bambina annuì e si avviò verso una capanna, salutando alcuni bambini della sua età; arrivò alla soglia d'ingresso e l'aprì, entrando e osservando l'arredamento rustico. Un tavolo rotondo era in mezzo alla sala da pranzo e il camino era spento, dei letti erano accanto a delle sedie e dei bauli. Vicino a una finestra, coperta da una tenda in pelle, c'era Rubellius.
Il demone stava sonnecchiando seduto su una poltrona di pelle. La bambina si avvicinò e osservò il suo volto, le corna blu erano evidenti sulla nuca, i capelli rossi erano legati con un nastrino viola e in una mano aveva la pergamena blu.
La bambina prese coraggio e, posando le mani sul suo braccio sinistro, cercò di svegliarlo, Rubellius borbottò qualcosa. Stanca di aspettare, strinse i pugni e lo guardò con ira; dei libri posti su una mensola caddero, il demone si stropicciò gli occhi svegliandosi a causa del rumore. Era da quattro mesi che non veniva invocato dalla gente che aveva chiesto i suoi servigi.
Rubellius - Ma cos... - fissò la bambina dagli occhi color miele - Ah. Khloe, mi hai svegliato.
Khole sorrise, muovendo le orecchie a punta e agitando le mani decorate con i tribali bianchi e i polpastrelli neri; le corna viola erano nascoste nei sottili capelli castani.
Khloe - La mamma ha detto che dobbiamo partire.
La piccola si mosse sul posto, Rubellius posò le braccia sulle ginocchia e piegò il volto.
Rubellius - Di già?
Khloe - Sì. Papà, mi hai preso il giocattolo che ti ho chiesto?
Rubellius - Ma te ne ho comprato uno quattro mesi fa.
Khloe abbassò lo sguardo e annuì mascherando la furbizia. Il padre si alzò e arrotolò la pergamena e la mise sulla cintura dei pantaloni.
Khloe - Sì, lo so, ma l'ho rotto. Sai... mi sono arrabbiata con Nepius e...
Rubellius - ... e hai usato la telecinesi per farlo a pezzi. Vero?
Il demone si avvicinò alla cucina e prese una brocca d'acqua, si servì e bevve. La piccola lo seguì prendendo una sua manica. Khloe era ibrida come Nepius, non aveva le ali ma poteva usare la telecinesi sia per distruggere che aggiustarle.
Khloe - Sì, ma ti prometto che non lo farò più.
Rubellius - L'hai detto anche con i dieci giocattoli che ti ho preso a Ebe. Ti sto viziando - rise.
Khloe - Non è vero!
La piccola mostrò un broncio e incrociò le braccia, Rubellius posò il bicchiere sul tavolo del fornello e la prese in braccio.
Khloe - Quanto rimarrai con noi? - giocherellò con i capelli rossi del padre.
Rubellius - Il tempo di concludere il Patto a Ebe - sospirò e uscì dalla capanna e scese i tre scalini dell'ingresso.
Un vento primaverile spostò le fronde degli alberi, Khloe si avvinghiò al collo del padre e mugugnò per trattenere un capriccio. Rubellius le baciò la fronte per consolarla e si avvicinò a Clizia.
Khloe - Non voglio che vai via.
Rubellius - Lo sai che il papà deve andare. Se non può fare i Patti, non ti può prendere tutte quelle cose belle che hai visto a Ebe. Inoltre con i Patti posso comprare o rubare le nuove armi per l'esercito della mamma, i gioielli e i vestiti che desidera.
Clizia - Se la finisci di viziarci ogni volta saremmo tutti contenti. Soprattutto tua figlia - incrociò le braccia e lo guardò male.
Rubellius - Oh andiamo, è una diavoletta dopotutto. Già che non condivida i suoi giochi con i bambini mi rende orgoglioso - rise.
Clizia - Suppongo che sia avida come il padre. - sospirò - Aspetta che cresca e ti chiederà degli uomini nei tuoi Patti.
Rubellius - Se si nasconderà come abbiamo fatto noi nel lago, ne sarò felice - rise.
Khloe - Cosa vuol dire? - guardò con curiosità i genitori.
Il demone rosso la posò per terra, Clizia le accarezzò i capelli.
Clizia - Nulla amore, vai a giocare con i cugini di Alida.
La bambina diede un abbraccio alla madre e poco dopo si avviò verso gli amichetti della sua età. Clizia si toccò la fronte per un terribile mal di testa, Rubellius le prese il volto e la guardò con attenzione.
Rubellius - Le terapie con Hippokràtes ti stanno consumando. Sei sicura di voler continuare e dirgli tutto ciò che hai subito con Varsos?
Clizia - Sì. Dice che mi aiuterà ad attenuare gli attacchi d'ansia. In più la gestione dei Nefilim e dei Sacerdoti Benedetti mi sta distruggendo. Ho bisogno del suo aiuto.
Il demone rosso aprì il suo borsellino, legato sulla cintura in pelle. La tunica viola che indossava, snelliva il suo corpo tonico e forte. Rubellius estrasse dal borsellino una collana di zaffiri e la mostrò all'amata, Clizia incrociò le braccia e alzò un sopracciglio.
Rubellius - Questa volta non la venderai per dare soldi ai poveri. Questa collana la terrai tu. Va bene?
Clizia - Dove l'hai presa? È la quinta collana che mi prendi da quando sei tornato. Te l'ho detto che non mi servono gioielli. Ho quattro figli da badare e...
Il demone sorrise con ironia mettendole al collo la collana, poi posò la fronte sulla sua e accarezzò addome voluminoso dell'amata.
Rubellius - Ti correggo amore, cinque. Inoltre i piccoli non dicono niente se la loro madre ha qualche gioiello in più.
Clizia accarezzò il suo petto, chiuse gli occhi e sorrise. Il calcetti del cucciolo vennero percepiti dalla mano del padre. Non si sapeva il sesso poiché era un ibrido, ma la donna capiva che se la pancia prendeva la stessa dimensione di quando aspettava Khloe, di sicuro era una femmina.
Era stata dura accettare questa nuova gravidanza, soprattutto per Clizia. Dopo il primo anno di vita di Khloe, Clizia aveva perso un bambino. Hippokràtes indicò alla coppia la causa naturale di quella perdita. Il sangue delle due creature diverse aveva causato una malformazione portando il cucciolo alla morte.
Clizia - Ogni volta che vieni mi ritrovo sempre incinta. Devo riprendere a mangiare le erbe che mi hai dato - rise - sono abbastanza stanca di allattare questi piccoli pargoli.
Rubellius rise e la baciò con tenerezza, i due si voltarono sentendo delle voci maschili. Due ragazzi di sedici anni corsero da loro, Rubellius brontolò e abbracciò la donna.
Rubellius - Beh... che ci fate qui? Non dovevate andare da vostro fratello?
I due gemelli dai capelli rossi e dagli occhi ametista osservarono Rubellius, il loro corpo era identico, ma la loro natura no. Il demone rosso guardò un gemello e si stupì per la ferita che aveva.
Rubellius - Perseus... che hai fatto al braccio?
Il giovane con i capelli sciolti e ondulati guardò la ferita al braccio, indossava una tunica blu con dei pantaloni neri. Le ali bianche all'esterno e grigie all'interno erano chiuse, delle macchie azzurre decoravano le piume. Attorno alla vita aveva una cintura con legata la spada di Erastos. Il volto ovale era bagnato dal sudore, sulle braccia c'erano i tribali bianchi.
Perseus - Varius ed io ci stavamo allenando con la spada, non è nulla - rise.
Varius sospirò e posò le mani sui fianchi, i capelli ondulati erano raccolti con due codini. Le piccole corna blu si notavano sul capo. Quando mostrava la sua forma umana, la pelle era bianca come quella del fratello. Nella sua vera natura, la pelle era grigia e coperta dalle scaglie azzurre. Le ali che possedeva erano squamate come quelle del padre, ma di due colori ben distinti, l'azzurro scuro e il nero. Perseus aveva ereditato la pazienza e la riservatezza di Erastos, ma la testardaggine l'aveva presa da Rubellius. Il suo potere che indicava la sua natura Angelica era quello di gestire il tempo. Al contrario Varius aveva preso la parlantina pungente del padre. L'unica cosa che Clizia gli aveva ereditato era la pazienza.
Varius - Per la verità ti ho spaccato le natiche. - Allargò le braccia con l'espressione beffarda - Ammettilo che sono più forte di te, fratellino.
Perseus si lamentò e alzò gli occhi al cielo.
Perseus - Non è vero! Almeno io so preparami per uno scontro, tu eri impegnato con quella ragazza al lago! Le stavi mettendo la lingua in bocca e...
Clizia alzò un sopracciglio con curiosità.
Clizia - Quale ragazza?
Varius guardò male il fratello e posò le mani sulle sue spalle.
Varius - Cosa ti avevo detto pochi minuti fa? Di non dire niente - sussurrò.
Perseus - Me ne sarei stato zitto se mi avessi dato due monete d'oro - rise.
I due continuarono a bisticciare e si spinsero a vicenda. Clizia sospirò e Rubellius si staccò da lei.
Rubellius - Finitela! Se non volete pulire il porcile del villaggio.
I due gemelli si fissarono e si indicarono con le mani come ha nascondere quella situazione divertente.
Perseus - Ha iniziato lui!
Varius - Ha iniziato lui!
Rubellius si allontanò dai suoi cari, Clizia si avvicinò ai figli e sistemò i loro abiti, mentre fissava il compagno.
Clizia - Dove vai?
Rubellius - A chiamare Nepius, sempre se il lupo solitario vuole farsi trovare.
Varius posò un braccio sulla spalla destra di Perseus e guardò il padre con ironia.
Varius - Io scommetto tre monete d'oro che i due si mettono a litigare.
Persues - Io cinque che Nepius lo insulterà.
I due sorrisero e batterono i pugni per confermare la scommessa. Il pancione di Clizia era ben evidente, una sua mano sfiorò l'addome, mentre l'altra l'indicava.
Clizia - Finitela di scommettere su vostro fratello! Quante volte ve l'ho detto che...
I due guardarono la madre e risero per poi correre verso la piazza del villaggio.
Clizia - Dove andate?! Guardate che tra qualche minuto dobbiamo partire!
Perseus - Varius ha detto che mi vuol far vedere la sua abilità - corse all'indietro e indicò il fratello gemello.
Varius - Sì, ma'! Che vuoi che sia? Sciogliere qualche pietra o arbusto non farà male a nessuno!
L'unica abilità di Varius era sciogliere con l'acido dei suoi artigli gli oggetti. La donna li guardò correre verso una zona coperta dai pini. I due risero spingendosi scherzosamente. Fulke li fissò con simpatia, mentre Alida uscì di nuovo dalla capanna per prendere un po' d'acqua al pozzo. Il capotribù alzò un sopracciglio, mentre Varius fece delle smorfie ammiccanti ad Alida. Lei roteò gli occhi verso l'alto, Perseus spinse il fratello.
Fulke - Dove andate?
Perseus - Andiamo ad allenarci, zio.
Varius - Oh sì. - Guardò la ragazza - Ehi Alida, vuoi venire con noi?
La ragazza spostò i capelli biondi sulla spalla e alzò il mento, osservandoli con orgoglio.
Alida - C'è Nepius?
Varius si fermò mostrando un sorriso beffardo, Perseus posò le mani suoi fianchi e osservò i due.
Varius - No, ma se ti serve compagnia può aver la mia magnifica presenza.
Perseus prese il colletto di suo fratello e lo trascinò, Alida sbuffò con indignazione e se ne andò.
Alida - Mi spiace, ma la tua presenza è inutile se non c'è tuo fratello Nepius.
Varius allargò le braccia, guardandola con stupore.
Varius - Oh andiamo! Mica che ha solo lui il pen...
Perseus - Stai zitto! Su... andiamo - diede una gomitata al fratello per farlo zittire.
Il gemello Angelo salutò la giovane e cercò di spostare suo fratello. I due si misero dietro ad alcune capanne, nascosti dai pini e dai cespugli. Varius prese un bastoncino e giocherellò, Perseus sfilò la spada dal fodero.
Perseus - Devi lasciarla stare, lo sai che ha detto Nepius se ci proviamo con Alida.
Varius - Che è sua e guai a noi se la tocchiamo. Sì, sì. Ma diamine! - Gesticolò - Ha due seni così e poi è talmente bella che... - rise maliziosamente.
Varius si sedette sul terreno e agitò il bastoncino, Perseus mosse la spada tagliando l'erba.
Perseus - Varius è maleducazione pensare o dire una cosa del genere a una signorina. Electre dice sempre a nostra madre che una donna deve essere trattata con riguardo, rispetto e dolcezza.
Varius - Sì, sì certo, certo. Tutte belle cose. Parla colui che è il servetto di quella piumata - sbuffò e posò le mani sul terreno, si leccò i denti e sorrise con ironia.
Perseus chiuse gli occhi muovendo una mano. I due fratelli erano inseparabili e molto spesso si davano una mano. Varius era l'unico Demone Minore nato da una Nefilim, poteva restare su Astrea senza un invocazione. Molto spesso andava con il padre nella Dimensione Deiouona. Al contrario Perseus riusciva a viaggiare con sua madre nella terra degli Angeli.
Persues - Almeno io se tratto bene una fanciulla me ne prendo la responsabilità! Tu - lo indicò con le mani - ti imboschi ogni volta e...
Varius - ...e sono un mago a farle urlare, lo so. - Voce teatrale - "Adoratemi miei Signori, giaccio con le vostre figlie con onore e piacere".
Perseus - Sei ripugnante - sbuffò.
Varius - Lo so, Verginello - sussurrò con tono ironico
Il Demone Minore si alzò e sfidò suo fratello, l'Angelo gli puntò la spada e sorrise. I due iniziarono a giocare tra di loro, facendo attenzione a non farsi male. In quel momento i minuti passarono, Rubellius camminò nel sentiero delle bacche viola per arrivare al lago. Il demone rosso osservò i pini e le querce del paesaggio, i raggi del sole riflettevano sulla superficie dell'acqua. Alcuni corvi si appollaiavano sui rami, mentre i massi bianchi decoravano quel luogo.
Rubellius - Nepius!
Il demone alzò la voce per farsi sentire, il giovane che era appollaiato su un ramo di una quercia fissava l'acqua cristallina del lago. La gamba destra penzolava dal ramo, mentre la gamba sinistra era piegata e il suo braccio sinistro era appoggiato su quel ginocchio. Il giovane ibrido posò la nuca e la schiena sul tronco dell'albero, chiuse gli occhi color miele e sospirò. Il fisico tonico e magro era identico a quello del padre. Il volto invece era come quello di sua madre. Le ciocche rosse e ondulate coprivano le orecchie a punta, la bocca carnosa era rosea e le piccole corna viola erano nascoste dai capelli rossi. Una spruzzata di lentiggini copriva il naso e le guance. Le braccia erano dipinte dai sottili tribali bianchi, mentre le unghie e i polpastrelli erano neri. Il giovane di diciassette anni indossava una tunica blu con una cintura nera legata attorno alla vita. I pantaloni marroni e gli scarponi dello stesso colore lo tenevano caldo.
Rubellius posò le mani sui fianchi, si guardò attorno e mosse le orecchie a punta quando sentì un rumore. Alzò lo sguardo verso i rami degli alberi e camminò fino ad arrivare alla sorgente del suono. Piegò il volto e sorrise, suo figlio era lì.
Rubellius - Eccoti.
Nepius lo guardò con severità, le ali bianche erano chiuse. Le piume erano coperte da delle minuscole scaglie. Il ragazzo amava la solitudine e la riservatezza, ma era molto testardo e impulsivo quando si arrabbiava.
Rubellius - Ti sono venuto a chiamare. Tra qualche minuto dovremmo partire.
Nepius posò le mani sul tronco e fissò suo padre con ira, il ragazzo adorava sua madre e sapeva il suo doloroso passato, ma molto spesso litigava con suo padre per la solitudine che egli portava.
Nepius - La mamma lo sa che andrai via quando arriveremo a Ebe? La farai piangere come al tuo solito! Perché non puoi restare con noi? Pensi che sia stupido?! E ovviamente quando resti con noi, ti porti sempre in giro Varius, perché è un Demone Minore!
Rubellius - Lo sai che gli umani m'invocano per le loro cavolate. Che dovrei fare? Ti ho spiegato il motivo. Non fare il burbero come al tuo solito, ora scendi che dobbiamo andare - chiuse gli occhi con amarezza e incrociò le braccia.
Il giovane borbottò qualcosa e all'ultimo scese dall'albero aprendo le ali. I due si misero in cammino verso il villaggio, l'uno di fianco all'altro. Rubellius posò un braccio sulle spalle del figlio, Nepius stette in silenzio per la rabbia.
Rubellius - Ascolta lo so che ti dà i nervi questa situazione e so anche che sei invidioso di Varius, ma...
Nepius fissò l'erba, la sua espressione era colma di rabbia, il carattere di quel sentimento rispecchiava quello di Clizia. Il giovane incrociò le braccia e calciò il terreno, come molto spesso faceva suo padre.
Nepius - Ovvio è il tuo prediletto.
Rubellius - Cos'è siamo gelosi? - rise - Ah, vedo che la mamma ti ha ereditato il suo caratteraccio.
Nepius - Meglio il suo che il tuo - sbuffò.
Rubellius socchiuse gli occhi e lo fermò, mettendosi davanti e posando le mani sulle sue spalle. I due avevano la stessa altezza, Rubellius si sentiva in colpa per non essere molto presente, ma amava profondamente i suoi figli.
Rubellius - Io non ho preferenze e tu lo sai. Ti ho portato con me a Ebe tre anni fa e ti ho spiegato il motivo di questa situazione. Sei il più grande dei tuoi fratelli e dovresti sapere cosa abbiamo passato io e tua madre per stare insieme. Sto cercando di fare ciò che posso, forse Varius capisce la mia natura, ma tu capisci meglio me e tua madre. Siete in cinque in famiglia e tutto ciò che conta siete voi. Lo capisci?
Nepius abbassò lo sguardo con gli occhi socchiusi e alla fine annuì. Rubellius gli diede delle pacche sul volto e sorrise.
Rubellius - Anche se amo far i Patti, ti prometto che alla prossima invocazione starò di più e se non lo farò avrai il diritto di picchiarmi. D'accordo?
Il demone rosso mostrò la mano, Nepius la fissò con incertezza.
Nepius - Perché dovrei fidarmi?
Rubellius - Perché è il mio mestiere pattuire, se c'è una cosa che odio e non mantenere una promessa verso mio figlio - lo guardò con ironia e rise.
Nepius mugugnò e si toccò il mento con le dita, alla fine prese la mano del padre e annuì. Rubellius rise mordendosi le labbra, sfiorò i suoi capelli con la mano e gli scompigliò.
Rubellius - Bravo il mio ragazzo. Ora andiamo da tua madre, quando è incinta è insopportabile, se non l'amassi non avrei pazienza con lei - rise.
I due percorsero il sentiero per il ritorno. Nepius fissò la pergamena di suo padre e la indicò, dei globi di luce fuoriuscirono dal foglio.
Nepius - Pa'... la pergamena.
Rubellius si fermò e prendendola la srotolò, guardando le bolle magiche delle varie invocazioni. Il demone rosso si toccò il mento e sorrise, osservando il figlio.
Rubellius - Ho avuto un'idea. Ti piacerebbe venire con me?
Nepius -Cosa?
Rubellius prese un globo magico e lo mostrò al figlio, Nepius deglutì e si grattò il capo.
Rubellius - Un viaggio padre e figlio, vediamo che richiesta è, e poi torniamo qui. Se è accettabile dopo il Patto a Ebe, possiamo gestire questa insieme. Ci stai?
Rubellius diede la pergamena al figlio, Nepius la prese tra le mani rimanendo stupito.
Nepius - Posso? Davvero? L-lo sai che non posso prendere la parte dei Demoni Minori né degli Angeli e poi...
Rubellius - Che ci interessa! Basta che stai con me, al lavoro ci penso io - rise - e poi non riusciresti a convincere nessuno con quel faccino d'Angelo che ti ritrovi - gli fece la linguaccia.
Rubellius controllò la richiesta di un disgraziato che richiedeva la sua presenza. In quell'istante arrivò Clizia per richiamarli, la donna fissò i due, mentre Rubellius le parlò a voce alta.
Rubellius - Io e Nepius andiamo a controllare un altro Patto!
Clizia - Ma avevi detto...
Il demone rosso mosse la palla di luce facendola alzare verso l'alto, Nepius fissò i suoi movimenti e sorrise dalla gioia.
Rubellius - Oh dovresti conoscermi che non rifiuto mai un Patto - le fece l'occhiolino.
Clizia alzò gli occhi al cielo e sbuffò, mandandolo a quel paese. Il demone dei Patti lanciò il globo di luce sull'erba, le scintille di quella Magia coprirono i due corpi. Nepius indicò suo padre con un dito e con tono scherzoso parlò.
Nepius - Un Patto è un Patto.
Rubellius rise e scompigliò i capelli del figlio, un vento poderoso spostò gli arbusti, un lampo li colpì per poi farli scomparire da quel luogo.
Il demone rosso non era cambiato in questi anni. Soprattutto quando si parlava di Patti e clausole da gestire. Adorava le malsane suppliche che i malcapitati mostravano. Ed ogni richiesta che accettava, veniva gestita con serietà. Non si poteva cambiare la propria natura né il proprio compito.
Dopotutto come diceva Rubellius: "Un Patto è un Patto".
FINE QUARTA PARTE DEL LIBRO
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Vi porgo un ringraziamento, a breve caricherò i ringraziamenti, dove potete dir la vostra e confrontarvi per questa storia. Grazie a tutti. *^*
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