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Capitolo 65 - Amore Materno

SECONDA PARTE del Capitolo

Gli uomini di Varsos erano comandati da Tarasios, l'Angelo era in prima fila con accanto il Generale. I soldati indossavano delle scintillanti armature in acciaio e ferro, Varsos era l'unico che indossava un armatura d'argento e d'acciaio. Il padrone del maniero prese le redini del suo cavallo è partì, seguito dal corteo dei suoi fedelissimi combattenti. Coloro che vivevano all'interno del maniero osservarono la partenza. Non c'era gioia, poiché i paesani sapevano perfettamente che Varsos amava usare tutto il suo potere per sottomettere gli altri feudi. La piazza del castello rimase vuota, le guardie reali erano appostate in ogni torre e corridoio. Quando Varsos e i suoi uomini superarono la prima schiera di colline, Tarasios parlò con voce arrogante. L'Angelo indossava un'armatura di ferro con delle decorazioni in rame.

Tarasios – Quando pensate di tornare indietro nel tempo?

I due uomini cavalcarono l'uno di fianco all'altro, Varsos accennò un sorriso.

Varsos – La prossima settimana attiverò la Meridiana e la Chiave. Voglio organizzare le mie truppe, nel caso che Electre possa interrompere quel momento.

Tarasios – Voi pensate che non ci siano conseguenze? Se il vostro piano funzionasse, ogni Nefilim che è in circolazione scomparirebbe.

Varsos – Non succederà. Dovrò portare agli Antenati le giuste informazioni sui fattori biologici che ho prelevato dagli studi di Hippokràtes. Consiglierò di tenere i Nefilim solo per le casate dei Sacri Doni, così da non intaccare lo scorrere del tempo. Così Clizia non sparirà.

Tarasios – Pensate che sia giusto lasciarla sola stanotte?

Varsos – Se tentasse di scappare lo saprei in un battibaleno. Ora starà curando quel moccioso di mio figlio – rise.

I due rise e continuarono la loro cavalcata verso il primo villaggio.

In quel preciso momento la situazione era ben diversa nella camera padronale. Le voci dei due amanti echeggiarono in quel luogo, la mano di Clizia sfiorò i capelli rossi del compagno, mentre le loro labbra si unirono con passione. La fanciulla era seduta sulla scrivania di legno, Rubellius era di fronte al suo corpo, le mani ruvide e calde sfiorarono le sue cosce, mentre lei alzò il mento. Le mani del giovane avvinghiarono le gambe di Clizia al suo bacino. Il demone mordicchiò il collo della sua amata, mentre lei ansimava. La scrivania si mosse ritmicamente. Rubellius posò la fronte sul petto della ragazza e graffiò la coscia, la senti gemere. I loro corpi erano sudati e caldi, la schiena e le braccia della Nefilim erano coperte dai tribali bianchi. Al contrario la schiena del demone aveva delle chiazze blu. Gli occhi e le corna della creatura mostravano la sua vera natura, i capelli rossi si stavano allungando fino ad arrivare all'addome. Il giovane aprì gli occhi e si staccò, Clizia respirò a fatica mentre posava la schiena sul muro. I due si guardarono per un paio di secondi, Rubellius posò le mani sulla scrivania e deglutì. La giovane notò le macchie blu coprire il suo addome e i suoi pettorali, non l'aveva mai visto così.

Clizia – S-stai cambiando – tossì.

Rubellius fece qualche passò indietro e la prese in braccio. Lei gli baciò una guancia.

Rubellius – Sento la tua Essenza... - tossì – sento che sei un Nefilim e non riesco a gestirmi con la mia vera natura. Scusami – sussurrò.

Il demone la posò sul letto, mettendola a pancia in su. Il giovane si posizionò sopra di lei e la baciò, Clizia lo spinse via e si morse le labbra. Rubellius prese i suoi polsi con le mani e si mise a cavalcioni su di lei. Piegò la schiena in avanti e le baciò un seno, Clizia mugugnò e aprì la bocca. I loro corpi non erano uniti, ma sentivano la voglia di continuare quell'atto.

Clizia – Questa è... una f-follia – ansimò.

Il demone staccò le mani dai polsi, posandole sulle ginocchia piegate della ragazza, scivolò con i baci sull'addome e sull'inguine. La ragazza alzò il mento e strinse con le mani il cuscino di seta, incurvò la schiena mentre il suo compagno sfiorò la sua intimità. La ragazza rilasciò un gemito e sfiorò i capelli rossi, il demone mugugnò e lentamente si staccò. Rubellius si mise in ginocchio davanti a lei e accarezzò una sua gamba, si morse le labbra e sorrise con ironia. Lui si avvicinò per baciarla, ma lei lo spinse e lo mise a pancia in su. La giovane si posizionò a cavalcioni sopra di lui, i due non erano ancora uniti. Le mani della ragazza sfiorarono i suoi pettorali e la collana che portava al collo. I capelli di Clizia scivolarono verso il basso, coprendo un seno. La mano di Rubellius sfiorò le sue labbra carnose, mentre la mano destra di Clizia fece dei grattini lenti sull'addome del demone. Il giovane sussultò e posò le mani sul cuscino, deglutì a fatica quando quelle carezze scivolarono sull'inguine. Rubellius chiuse gli occhi e imprecò quando sentì il tocco nella sua intimità, la ragazza lo baciò e gli morse le labbra. La mano sinistra della giovane sfiorò il suo volto e il suo naso toccò quello del demone. La fanciulla lo stava provocando e il demone lo sapeva. Rubellius fissò la tenda del letto a baldacchino e gemette, Clizia osservò il suo piacere e fece salire la mano destra sull'addome. La giovane posò le mani sull'addome del compagno, alzò il mento e si unì al suo corpo. Rubellius sfiorò le natiche della sua compagna. La fanciulla ansimò con gli occhi chiusi, facendo scivolare i capelli castani verso il basso. Rubellius posò una mano sul seno destro e la incitò con forza, la giovane iniziò a gemere mentre delle lacrime scesero sul suo volto. Il demone si sollevò con la schiena e baciò le sue guance. I loro corpi ondeggiarono con frenesia. Rubellius prese i capelli della ragazza e alzò il suo mento, Clizia posò le mani sui pettorali del demone e aprì la bocca. Il demone parlò nella sua lingua, i due si baciarono e caddero sul materasso per poi rotolare verso sinistra. I loro corpi si staccarono per la seconda volta, la ragazza si posizionò a pancia in giù e si spostò una ciocca bagnata dal sudore. Il demone si inginocchiò e posò le mani sulle natiche della ragazza. Blocco con le gambe piegate quelle di Clizia e si mise dietro di lei, si morse le labbra. La ragazza piegò le gambe, sollevando leggermente il corpo con i gomiti, Rubellius deglutì a fatica. Clizia strinse con le mani il cuscino, doveva aveva appoggiato il viso e alzò il mento, rilasciando un gemito quando il suo compagno si unì di nuovo. La ragazza seguì i suoi movimenti decisi, mentre i loro corpi ondeggiarono. Rubellius sorrise e posò una mano sulla schiena. Clizia alzò il mento e aprì la bocca, gemendo a balzi. L'atto era impetuoso, il volto del demone era rosso, Clizia posò una mano sulla testata del letto. La giovane continuò a gemere mentre iniziava a sentire un po' di dolore. La ragazza si morse le labbra e chiuse gli occhi, girando il viso verso destra. La fanciulla aveva sopportato per un anno e mezzo gli atti prorompenti di Varsos da renderla apatica. I suoi occhi si aprirono quando fissò la testata del letto e pensò a Rubellius, un piccolo sorriso nacque in lei. Si sentì libera, poiché l'unico ad eccitarla e amarla era il suo compagno. La giovane alzò il mento e aprì la bocca, gemendo con foga. I capelli rossi ondeggiarono sul volto del demone, Rubellius ansimò mentre continuava. Clizia urlò chiamandolo per nome. Il demone si morse le labbra e prese un suo braccio, la issò mettendo la schiena nuda della fanciulla sui suoi pettorali. La ragazza incurvò la schiena e posò il capo sul suo petto, sfiorò con la mano destra i suoi capelli e si morse le labbra. Rubellius le sfiorò un seno e le baciò il collo, mentre l'altra mano accarezza la coscia sinistra della giovane. Il demone appoggiò la fronte sulle scapole della ragazza, aprì la bocca e urlando di piacere concluse l'atto. Il demone lasciò la presa dal corpo e posò le mani sul materasso, Clizia deglutì a fatica mentre era unita a lui. Delle corpose lacrime scesero sul suo volto e un sorriso dolce dipinse le sue labbra. Lei cadde all'indietro e tossì, lui l'abbracciò con un braccio e le baciò la nuca. Il demone aprì gli occhi e le asciugò le lacrime con il pollice. I due si guardarono per alcuni secondi, erano stanchi e sudati. Lui la osservò verso il basso e la baciò, lei si staccò leggermente dalle sue labbra.

Clizia – Ti a- amo – deglutì.

Rubellius – Ti amo – mugugnò.

Il demone staccò i loro corpi e la sistemò sul letto, la coprì con il lenzuolo e si mise di fianco a lei, mettendosi alla sua destra. La ragazza tossì e chiuse gli occhi per riposare, Rubellius sfiorò con il naso quello di Clizia e le accarezzò il viso. Ma qualcuno interruppe il momento, bussando sulla porta.

Silvia – Mia Signora, il padroncino è pronto.

Rubellius si spostò dal letto e si coprì il bacino con un lenzuolo. Il demone girò la chiave e aprì la soglia, la serva lo guardò con stupore. Rubellius si grattò il capo e prese con forza suo figlio.

Silvia – Chi è lei?!

Rubellius posò l'indice sulle labbra per far zittire il piccolo, il bambino si ciucciò un pugnetto. Il demone appoggiò velocemente la mano sulla fronte della serva e parlò nella sua lingua, usando un incantesimo. La serva spalancò gli occhi e come se fosse una marionetta, si incamminò verso le cucine del castello. Rubellius chiuse la porta e appoggiò il piccolo nella culla, lo coprì togliendo il cappellino. Incrociò le braccia, appoggiandole sul bordo della culla. Le orecchie a punta si mossero osservando il piccolo, il bambino agitò l'orsetto bianco e rise.

Rubellius – Meglio non svegliare la mamma, Nepius. Che se tutto andrà bene, il prossimo anno avrai un fratellino con cui giocare – rise.

Rubellius gli diede una carezza sul visino paffuto e guardò la sua amata. Clizia si svegliò e si voltò verso la culla, il demone la osservò con un sorriso compiaciuto. La giovane aveva ascoltato le sue parole. Il demone si avvicinò alla sua compagna e si sedette sul bordo del letto.

Clizia – Uno non ti basta?

Rubellius – Diciamo che ho bisogno di demoni forti e possenti come me.

Clizia – Demoni e Angeli vorrai dire. Comunque si vedrà.

La ragazza tossì e sentì la carezza del suo compagno.

Rubellius – Come hai saputo che eri incinta di Nepius?

Clizia si sistemò una ciocca dal volto.

Clizia – Quando te ne sei andato, dopo che abbiamo fatto l'amore, attesi i menarchi che però... non arrivarono. Il mio corpo è sempre stato puntuale su quell'aspetto, pensai che il ritardo fosse la causa delle percosse e dell'unione con Varsos. – Sussurrò - Lasciai trascorre un'altra settimana, finché non vomitai ogni sera. I mesi trascorsero e i sintomi peggiorarono tra nausee, vomiti e irritazione alla pelle. Al quinto mese il medico confermò che ero incinta.

La ragazza diventò cupa per ciò che aveva subito.

Clizia – Pensavo che fosse di Varsos. Ma per fortuna mi sbagliai, avevo capito che era tuo figlio.

Rubellius – Come mai eri così sicura? Gli Angeli sono molto fertili rispetto a noi.

Un silenzio placido coprì i due per alcuni secondi, Clizia prese la sua mano e parlò con voce tremante.

Clizia – Una mattina d'inverno un Cacciatore Bianco portò al castello un Demone Minore. Quell'essere imprecava pesantemente verso la madre del Cacciatore, lo disse nella vostra lingua.

Rubellius – Aspetta! Tu non dovresti conoscere la nostra lingua.

Clizia – Vero. Ma... Nepius mi dava la capacità di capirvi. Inoltre mi poteva mostrare gli spiriti maligni che cerano al castello. I nove mesi che lo tenni con me, capii sia il potere di un Angelo sia ciò che voi demoni vedete e udite. Ma dopo il parto tutto questo finì. – Rise – Alcune volte muoveva i suoi giocattoli per comunicare con me. 

Rubellius – Telecinesi... sì – sorrise socchiudendo gli occhi – è molto comune nella mia razza.

La giovane sorrise mentre la sua voce era colma di gioia.

Clizia – Ero così felice. Sapere che avevo un pezzo di te, mi rendeva la madre più gioiosa del mondo.

Lei gli baciò la mano e si distese, scoprendo il petto. Il volto di Clizia era curioso.

Clizia – Tu invece? Da quanto non facevi l'amore con un donna? – Lo indicò scherzosamente – Guarda di essere sincero.

Rubellius – Da qualche mese.

Clizia abbassò lo sguardo.

Clizia – Quindi non hai perso tempo a tradirmi.

Rubellius le sollevò il volto con serietà.

Rubellius – Lo sai che è la mia natura. Pensavo di averti persa e volevo dimenticarti. Ma il pensiero di un tuo ricordo era massacrante nella mia Essenza.

Clizia lo guardò, posando il capo sul cuscino. Rubellius giocherellò con i suoi capelli.

Clizia – Beh... non ti posso biasimare. Io ho condiviso un atto con un uomo che non amavo. Ognuno alle sue colpe.

Rubellius – No... tu non hai colpe per quell'atto. Il problema più grande è questo.

Clizia – Quale?

Rubellius – Ogni atto che facevo, nominavo il tuo nome. La mia testa diceva: "donne belle e prosperose", la mia Essenza reclamava: "Clizia".

I due si voltarono mentre sentirono qualcuno bussare, sta volta era una guardia reale.

Rodrigo – Mia Signora! Le devo parlare, una serva ha detto che doveva consegnarle il padroncino, ma e pensa che ci sia qualcuno con lei. Non si ricorda come ci è finita nelle cucine.

Rubellius imprecò e prese i suoi abiti, Clizia si alzò dal letto e si vestì con il primo abito che le capitò nell'armadio. Il trambusto venne percepito dalla guardia.

Clizia – Ah... sì. Non so nulla, la stavo aspettando ma...

Nepius sentì la confusione e iniziò a piangere. Rubellius si avvicinò alla culla e lo prese tra le braccia. Le guardie borbottarono qualcosa e corsero verso i Messaggeri. Rubellius si avvicinò al finestrone e guardò la piazza, un uomo era partito a cavallo per informare il suo Signore.

Rubellius – Merda! Clizia prendi immediatamente tutto quello che ti serve e andiamocene!

La ragazza legò la borsa e la spada sul suo corpo. Rubellius coprì suo figlio con la copertina e aprì la porticina segreta. La guardia continuò a sbattere sulla porta, la coppia e il piccolo chiusero la porticina. Il demone fece strada nel cunicolo stretto e buio, Nepius continuò a piangere per la paura. Quando aprirono la porta segreta, i tre arrivarono nelle fogne. Rubellius coprì il viso del piccolo per non fargli sentire l'odore, poi lo diede alla madre e velocemente si svestì. Clizia lo fissò mentre mostrava la sua natura. I tre passarono nel cunicolo fognario e giunsero alla grata di ferro. Rubellius diede un calcio alla grata facendola cadere nel fossato di fronte a loro. Il demone si voltò e la sollevò di peso, uscì dal cunicolo mettendo i piedi nel fango. Clizia posò un braccio sulle sue spalle e guardò l'altezza, strinse suo figlio, Rubellius aprì le ali e spiccò il volo attraversando il fossato. Si posò sull'erba e fece scendere Clizia. 

Rubellius – Clizia crea una sacca per contenere Nepius e appoggiala sulle spalle. Come t'insegnò Idis al Villaggio dei Buii.

La giovane annuì e prendendo la copertina cercò di creare la sacca. Un rumore di cavalli e uomini si avvicinarono, Clizia sbiancò quando vide una decina di Cacciatori Bianchi e alla fine Varsos. Tre Cacciatori puntarono le balestre contro il Demone Minore, mentre gli altri tennero delle torce per illuminare il luogo. Varsos fermò il proprio cavallo e posò le mani sulla sella.

Varsos – Lo dicevo che il Messaggero è il miglior amico di un sovrano. Rubellius, vecchio mio rivale in amore e a letto. – Rise – Vuoi fuggire con la mia donna?

I Cacciatori Bianchi risero, Varsos guardò il piccolo e notò dei ciuffi rossi fuoriuscire dalla copertina. Gli occhi dell'Angelo erano colmi d'ira, la sua mano estrasse la spada dal fodero.

Varsos – Ora capisco perché mia moglie teneva sempre quel dannato cappellino!

L'Angelo scese dal suo destriero e si avvicinò pericolosamente ai due, Rubellius allungò gli artigli neri.

Varsos – Per tutto questo tempo mi avete ingannato! Quello non è mio figlio!

Rubellius sorrise con ironia e piegò la schiena in avanti, muovendo le ali nere.

Rubellius – Con quel coso che ti ritrovi, non metteresti incinta nessuna donna – rise.

Varsos era rosso di rabbia, urlò con ira e correndo cercò di colpirlo. Rubellius si piegò in avanti e parò i fendenti. Clizia guardò un Cacciatore Bianco maneggiare una balestra e mirare al suo compagno. La giovane estrasse la spada, legata attorno alla vita e tenendo suo figlio con un braccio, colpì il Cacciatore con il pomolo dell'arma. Il Cacciatore scoccò il dardo ma sbagliò, fissò la donna e le diede un calcio sul braccio. Clizia cercò di farsi forza, ma due Cacciatori Bianchi le lanciarono una rete, la quale cadde su di lei e su suo figlio. La fanciulla cercò di tagliare la rete con la spada e quando ci riuscì, creò un piccolo varco. I suoi occhi fissarono il suo compagno che combatteva con il nemico. Il bambino continuò a piangere con foga, lei cercò di calmarlo ma non ci riuscì.

Clizia – Rubellius, scappa! Vattene con Nepius! Portalo da Electre – urlò.

Il demone si piegò di lato e indietreggiò, osservò per un secondo la sua compagna e spalancò gli occhi. Si liberò di Varsos e corse verso di lei, evitò alcuni dardi e colpì due Cacciatori Bianchi che erano vicino a Clizia. Il demone cercò di tagliare la corda ma non ci riuscì, poiché era d'oro-argento e solo una spada angelica poteva tagliarla.

Rubellius – No, no!

Clizia passò il piccolo al padre grazie al piccolo buco e lo spinse via. I due si guardarono con dolore, lei gli accarezzò il viso.

Clizia – Portalo via.

Rubellius – Non me ne vado senza di te!

Altri tre Cacciatori si prepararono per colpirlo, Clizia li fissò e lo spinse con la mano.

Clizia – Vai!

Il demone guardò Varsos che si stava avvicinando. I suoi occhi si chiusero e alla fine spiccò il volo, si librò nell'aria e urlò verso la sua compagna.

Rubellius – Ritornerò! Te lo prometto!

Due Cacciatori Bianchi mirarono al demone e scoccarono i dardi, ma lui li evitò e volò lontano da quel ritrovo. Varsos era colmo di rabbia, strinse l'elsa della spada e appoggiò la lama tagliente sulla gola di Clizia. La giovane deglutì a fatica e lo fissò con odio.

Varsos – Ucciderò tutto ciò che ami! Stupida sgualdrina!

Il Generale ordinò ai suoi uomini di portarla via e di metterla in una cella del castello. Due uomini la sollevarono da terra e la spostarono, Varsos prese la spada di Erastos e la mise sulla borsa del suo destriero.

Piccola FanArt tra Nepius e Rubellius

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