Capitolo 64 - La Verità della Natura
Lupus osservò Rubellius con incredulità, il Demone Minore si era seduto di nuovo sul letto dell'amico. Gli occhi verdi erano spalancati. Aveva ascoltato ogni minimo dettaglio della conversazione di Rubellius. Lupus si grattò il capo sfiorandosi le corna rosse, e alla fine emanò una grottesca risata.
Lupus - Tu un figlio? - Rise dando una sberla sul ginocchio peloso - Questo è il colmo. Per giunta ti sei unito con una Nefilim - rise - Oh aspetta che lo sappiano gli altri.
Rubellius socchiuse gli occhi e incrociò le braccia.
Rubellius - Che c'è da ridere?
Lupus - Ti conoscono da quando Bardus ti prese come suo allievo e so bene come reagisci con i mocciosi. Tu non li sopporti, dici sempre che pisciano, cagano e si lamentano per ogni cavolata.
Il demone viola continuò a ridere mentre Rubellius appoggiò la schiena sul muro della grotta, accennò un sorriso beffardo.
Rubellius - Lo so. E di certo non ho cambiato idea. Devi solo avvisare gli altri sul da farsi.
Lupus mostrò i denti appuntiti e lo indicò con un dito tozzo.
Lupus - Pensi che agli altri possa andar bene il tuo comportamento? Per le tette di una Sacerdotessa Benedetta, ma sei diventato pazzo?
Rubellius fece spallucce e si toccò il mento con un dito. Il mantello squamato scendeva sul suo fisico atletico, le scagli nere che coprivano le gambe e la pelle blu notte erano ben evidenti grazie alla luce delle pietre. Le corna blu erano in contrasto con i lunghi capelli rossi e gli occhi viola erano rilassati. I piccoli tribali neri posti sul volto del demone lo rendevano molto inquietante.
Rubellius - Può essere... ma non è questo il punto. Ho bisogno del consenso degli anziani. So bene che Nepius non può varcare né la Dimensioni Sirona né la Dimensione Deiouona. Vivrebbe su Astrea, sempre se qualche demone o Angelo non tentasse di ucciderlo.
Lupus diede un'occhiata alla scrivani di legno piena di libri e pergamene.
Lupus - Il problema potrebbe sorgere, Rubellius. La Nefilim non è così importante, vero? - con tono preoccupato.
L'anziano era serio, poiché gli Angeli erano possessivi riguardo ai mezzi-angeli. Rubellius si strofinò le dita della mano destra e socchiuse gli occhi. Il demone osservò senza nessun motivo il baule appoggiato vicino all'entrata della grotta. Dopodiché si spostò, avvicinandosi al calderone di ferro ormai vuoto da qualche mese, le ampolle poste sulla mensola di pietra erano impolverate.
Rubellius - Diciamo che sì, anzi... no. - Si grattò il capo - Diciamo che è la figlia... di Erastos. Uno degli Angeli dei Sacri Doni.
Lupus restò di sasso e spalancò gli occhi verdi, imprecò e si alzò dal suo posto.
Lupus - Di tutte le creature che esistono in questo universo, dovevi uniti proprio con la figlia del Angelo del Tempo?! Lo sai cosa succederà? Quando gli Angeli sapranno che ti sei unito a lei, sollevano il suo abito colmo di ricchezza - agitò le mani - e in più vedranno tuo figlio, loro...
Rubellius - Lo sanno già. Ma non hanno preso nessuna decisione.
Il demone dalle corna rosse e dalla pelle viola rilasciò un sospiro di delusione, si toccò il mento e chiuse gli occhi.
Lupus - Beh la situazione è peggiore di quanto pensassi. Mettiamo in caso che questo Generale morisse, c'è sempre il problema di tuo figlio. Se alcuni dei nostri tentassero di ucciderlo, gli Angeli potrebbero dichiararci guerra, poiché nel suo sangue c'è quello di Erastos. La stessa cosa vale per gli Angeli, se loro lo uccidessero, i nostri compagni prenderebbero la briga di dichiarargli guerra.
Rubellius - Ma avevi detto che gli ibridi vengono uccisi sia da noi che da loro. Nepius potrebbe...
Lupus - Giusta osservazione, ma i tempi sono cambiati. Dopoché la tua generazione fu massacrata con il Grande Sterminio, i cuccioli sono diminuiti. In più i Demoni Maggiori ne hanno decimato in questi anni.
Rubellius - Giustamente - sorrise - i cuccioli sono imprevedibili, sfidano quelli Maggiori per poi morire nelle loro fauci.
Lupus - Già.
Il demone rosso chiuse gli occhi e si picchiettò con un dito il labbro inferiore.
Rubellius - Ascolta Lupus... voglio che informi gli altri sulla situazione. Dì che c'è mio figlio in mezzo e vedremo il da farsi.
Lupus annuì e si avvicinò all'amico, dandogli una pacca sulla spalla.
Lupus - Sarà fatto.
Rubellius schioccò le dita facendo comparire la pergamena blu, la posò sulla scrivania e mugugnò osservando i nomi che aveva racimolato in quell'anno e mezzo. Il demone viola osservò il ciondolo con la boccetta e la spilla di ferro.
Lupus - Dimmi un po', ma quel liquido è ciò che penso?
Rubellius notò il suo sguardo e prese la boccetta con la mano.
Rubellius - Diciamo che il mio asso nella manica nel caso che quel pazzo non morisse immediatamente.
Lupus - Lo sai che se la berrai non potrai più tornare indietro.
Rubellius annuì e scrisse qualcosa sulla pergamena, utilizzando una piuma posta sulla scrivani.
Rubellius - Devo pensare alla mia compagna e a mio figlio. È l'unica cosa che conta.
Un globo di luce uscì dalla pergamena, era un'invocazione da parte di un Angelo. Prese la pergamena e l'arrotolò facendola scomparire con uno schiocco delle sue dita. Rubellius salutò Lupus e manipolò il globo per poi gettarlo a terra. Un vapore grigio coprì il demone facendolo scomparire.
La Foresta Nera era illuminata dai raggi del sole, un poderoso vento spostò le cime degli alberi mentre un fumo nero si espanse dalle radici di una quercia fino a salire ai rami. I piccoli passerotti volarono via mentre il Demone Minore comparve su un nodoso ramo, Rubellius camminò lentamente sul legno e si guardò intorno. Il cielo azzurro era coperto dalle corpose nuvole bianche, i rami più alti dei pini e delle querce coprivano la visuale del demone, mentre degli scoiattoli correvano e salivano sui tronchi. I suoi occhi viola guardarono il paesaggio e il suo animo rimase stupito quando notò con incredulità, a settecento metri di distanza, il Villaggio dei Buii. Le sue orecchie a punta si mossero quando sentì delle voci vicino al villaggio, cercò di avvicinarsi passando da un ramo all'altro di quella quercia. Il suo stupore aumentò quando vide le tende bianche e azzurre degli Angeli appostate ai confini con il Villaggio. Rubellius non comprese la scelta di Fulke di dar ospitalità a quella razza. Una voce femminile e abbastanza acuta lo distrasse, il suo sguardo cadde sull'Angelo che lo aveva invocato.
Melite - Salve, Demone Minore.
Rubellius piegò le ginocchia e posò le braccia su di esse. L'Angelo aveva dei capelli mori e crespi, gli occhi color nocciola erano coperti dagli occhiali quadrati, mentre la sua veste turchese copriva il suo corpo. Le ali marroni erano semiaperte, mentre su un orecchio aveva un orecchino a forma di conchiglia. Melite si spostò di qualche passo a piedi nudi sull'erba.
Rubellius - Sei tu quella che mi ha invocato?
Melite - Sì. Electre mi ha detto di invocarti. Sono Melite, l'Angelo della Natura.
Rubellius la squadrò male e con un saltello atterrò sull'erba.
Rubellius - Siete gli Angeli dei Sacri Doni che si fanno di erbe e bacche, giusto? - Rise.
La donna dalla pelle bianca si mise alla sua destra e lo accompagnò alle tende dei suoi compagni alati.
Melite - Oh beh... non ci droghiamo come voi. Cerchiamo l'Essenza della natura e delle sue creature - sospirò con aria sognante.
Rubellius la guardò male, Melite prese dei fiori su un cespuglio e se li mise sul capo.
Melite - Dunque...
La donna si voltò verso il demone e a mani giunte lo fissò con curiosità. Rubellius si fermò davanti a lei, sembrava non capire i suoi gesti.
Melite - Noi Angeli dei Sacri Doni sappiamo ogni cosa, lo sai? Anzi Hippokràtes, ci ha detto tutto.
Rubellius - Di cosa stai parlando?
Melite si avvicinò ancor di più, Rubellius indietreggiò e sbuffò con aria irritata.
Melite - Dell'ibrido. Dimmi, com'è? Ha la pelle come la tua, ha le corna? Oppure ha le ali bianche e le corna?! Oh cielo! Adoro gli ibridi, rappresentano l'Essenza vera della natura. - Gesticolò con le mani - Io pensavo che foste sterili, ma invece... deve esserci qualche fattore chimico oppure...
Rubellius si morse le labbra e la guardò con disprezzo, sapeva benissimo che gli Angeli dei Sacri Doni della Natura erano molto curiosi. Il demone sospirò e la superò di lato. Melite lo seguì mentre sorrideva per la felicità. Quando i due si avvicinarono alle tende degli Angeli, una marea di Cavalieri alati si stavano preparando per la battaglia. Ogni tenda aveva la propria bandiera che rappresentava la casata degli Angeli dei Sacri Doni, inoltre c'erano delle tende blu dove lavoravano falegnami, fabbri, maniscalchi per i cavalli. Melite indicò Macaone accanto ad una tenda bianca, mentre scriveva degli appunti su una pergamena. La donna agitò le braccia per attirare la sua attenzione, l'Angelo si voltò sistemandosi gli occhiali tondi.
Melite - Macaone! Grandi notizie, l'ho invocato! Ora possiamo fare tutte le domande che vogliamo.
Macaone alzò gli occhi al cielo, i capelli corti con le ciocche azzurre erano bagnati dal sudore. La veste bianca che indossava era stretta da una cintura in pelle.
Macaone - Spiegami il perché dovremmo interrogarlo proprio ora? Grande Cielo! Ti pare il momento di parlare di specie, razze e ibridi?!
Melite si avvicinò e posò le mani sul braccio destro dell'Angelo dell'Invenzioni. La donna fece un ampio sorriso e saltellò sul posto, Macaone sospirò mentre Rubellius si guardò intorno.
Melite - Oh ti prego! È un'occasione unica che rara. Ma non capisci? Questa svolta è epocale, sono trascorsi millenni da quando un Angelo e un Demone Minore hanno creato quelle creature. I nostri Antenati...
Macaione - Eh no! Sono i tuoi Antenati che erano fissati con queste cose. I miei Antenati onoravano la pura meccanica e l'ingegno! - Indicò con un dito la pergamena.
Rubellius si sedette su un masso e se ne stette in disparte, osservando la scenata dei due scienziati.
Melite - I tuoi Antenati pensavano agli esperimenti e alla ricerca. Io ti sto parlando di prodotti evolutivi che si sono sviluppati nei secoli - agitò le mani.
Il demone fischiò per attirare la loro attenzione, i due si voltarono verso di lui.
Rubellius - Ehi siete talmente pesanti che mi stanno cadendo i testicoli per terra. - Indicò i due con un dito - Invece di blaterare di studi scientifici, perché non andate in una tenda e vi divertite lì? - Rise - Dai Macaone, so che Melite te lo sta chiedendo da quando mi ha invocato - rise con gli occhi chiusi.
Melite si coprì la bocca con le mani e arrossì per la vergogna, Macaone sbuffò e posò un pugno chiuso su un fianco.
Macaone - Un'unione non soddisferebbe nessun genio!
Rubellius - Oh certo, verginello - imitò la voce nasale dell'Angelo - ma se non la soddisfi diventerà isterica.
L'Angelo dell'Invenzione calpestò l'erba con ira, Melite cercò di fermarlo prendendolo per un braccio.
Macaone - Insolente! Come puoi dir una cosa così ignobile come questa? Io... - alzò la voce.
Melite - Macaone, fermo!
L'Angelo dell'Invenzioni si fermò quando sentì la voce di Electre chiamarlo a qualche metro di distanza. La donna si avvicinò e sorrise ai litigi che Rubellius aveva provocato, posò una mano sul pomolo della spada che aveva legato intorno alla vita.
Electre - Come al tuo solito, muovi sempre gli animi degli Angeli.
Il demone piegò la gamba destra e posò il braccio sul ginocchio.
Rubellius - I demoni provocano sempre gli Angeli. Dunque... sommo Angelo della Sapienza - canzonò con voce profonda - perché mi hai invocato?
La donna dalla pelle scura appoggiò una mano sulla spalla di Macaone e guardò il demone, Melite era accanto a lei.
Electre - Come aveva pianificato domani sera sarà il grande giorno per portare via Clizia da quel posto. Varsos dovrà andarsene con i suoi uomini, dovrai intrufolarti nella stanza dei Signori e portarla via. Nulla di più, nulla di meno.
Il Demone Minore si toccò il mento con due artigli e mugugnò.
Rubellius - Prima di attuare il tuo piano, ho alcune domande che mi ronzano nella testa. Come mai siete a pochi metri dal Villaggio dei Buii?
I tre Angeli dei Sacri Doni si voltarono e osservarono le capanne.
Electre - Giusta osservazione. Devi sapere che sarebbe stata dura portare Clizia fino al nostro accampamento. Quindi l'Angelo della Battaglia ci ha dato l'idea di accamparci vicino alla Tribù dei Buii. Mio marito ed io avevamo ascoltato la destinazione di Clizia quando eravate partiti per andare da Varsos. - Chiuse gli occhi con dolore - Abbiamo utilizzato i cubetti di Macaone per dirigerci qui.
Macaone alzò il mento con nervosismo, non amava che le sue invenzioni venissero usate dai nemici. Rubellius alzò un sopracciglio e la guardò con curiosità.
Rubellius - E Fulke ti ha dato il permesso di varcare i suoi confini? Dopo quello che ha fatto Tarasios si fida di voi?
Melite alzò un dito per intervenire sul discorso, Electre e Macaone la guardarono rimanendo in silenzio.
Melite - Per la verità ci ha minacciato se osavamo entrare al villaggio, ma ci ha dato il permesso di stare ai bordi del villaggio.
Macaone - Esattamente. Si fida poco.
Rubellius posò le mani sulla pietra e mosse una gamba, accennando un sorriso beffardo.
Rubellius - Si fida poco perché il vostro bell'Angelo traditore ha sterminato metà della sua gente e ha ucciso sua nonna materna. Inoltre ricordatevi che è un mezzo-demone e per giunta, suo padre aveva duemilacinquecento anni.
Electre si sistemò la tunica grigia e annuì, i capelli ricci si mossero mentre il suo volto mostrava serietà.
Electre - Lo sappiamo, Rubellius. Per questo abbiamo accettato la sua richiesta. Inoltre per dar la prova del nostro appoggio, abbiamo messo una barriera protettiva, così se Tarasios volesse colpire di nuovo le capanne sarebbe tutto inutile. - Deglutì - Volevamo creare con Fulke un Patto d'amicizia e...
Il demone rosso la fissò male e alla fine rise, colpendosi con la mano il ginocchio. Il mantello nero del demone si mosse mentre le ciocche rosse sfiorarono il suo addome blu notte.
Rubellius - Un Patto?! Voi Angeli pensate che sia così facile Pattuire con un mezzo-demone? - Rise.
Il Demone Minore si spostò e camminò accanto a loro, muovendo le mani teatralmente.
Rubellius - Pensate che sia stupido quell'uomo? Fulke appartiene metà alla mia razza. E se oserete fargli del male, i miei compagni non ci penseranno due volte a creare un'altra guerra contro di voi. - Si toccò la testa con l'indice - Bardus era conosciuto e onorato nella mia gente, quindi... sarà meglio che vi sbrigate a sistemare questa faccenda, prima che le cose peggiorino.
Melite e Macaone si guardarono e annuirono, al contrario Electre era tesa su alcuni pensieri.
Melite - Lo sappiamo e parlando d'ibridi, Galene e Electre hanno pensato come tutelare... tuo figlio.
La donna che era molto più bassa dei suoi compagni si avvicinò, il suo volto rilassato infondeva fiducia e dolcezza.
Melite - Devi sapere che io e Electre abbiamo parlato degli ibridi in questi anni. Come Angelo della Natura, il mio compito è proteggere ogni singolo frutto che nasce da essa. Dopotutto perfino noi abbiamo bisogno di loro. - Sorrise - I Nefilim sono ibridi e vengono tutelati, ma non per questo gli altri devono venir di meno.
La donna cercò di arrivare al punto della situazione, ma il demone capì che c'era qualcosa che non andava sul suo discorso così vago.
Rubellius - Vieni al punto!
La giovane si coprì le labbra con una mano e restò qualche secondo in silenzio, Macaone la guardò con preoccupazione, Electre tenne la guardia alta per l'ira di Rubellius che era visibile sul suo volto.
Melite - Ecco... pensavamo di tutelare tuo figlio come simbolo d'equilibrio dell'universo e della natura. I motivi sono molto semplici: in primo luogo è diretto discendente degli Angeli del Tempo, ma ovviamente non potrebbe prendere il posto di suo nonno. Un'altra guerra contro di voi per la sua dipartita sarebbe troppo sconvolgente, poiché non godiamo di molti giovani a disposizione. In secondo luogo... potrebbe vivere qui, finché Clizia non trova un nuovo Angelo, dopo la morte di Varsos.
Rubellius - Aspettate, volete la morte di Varsos e poi dar a Clizia un nuovo marito?
Rubellius guardò Electre con ira, l'Angelo sembrava pronto a estrare la spada dal fodero. Macaone si avvicinò e prese delicatamente un braccio di Melite, poiché voleva spostarla da lì.
Electre - Esatto. Te l'ho ripetuto un anno fa il rischio.
Il demone avanzò e alzò la voce, le ali nere si aprirono mostrando la loro apertura alare. Il suo volto era colmo dall'ira, un simile affronto non poteva accettarlo, non ora che Clizia era a pochi passi da lui.
Rubellius - Un anno fa mi hai avvisato che se Clizia mostrava il suo amore per me, voi stupidi piumati l'avreste uccisa a sangue freddo. Proprio voi angeli dei Sacri Doni! Ora che mio figlio è presente sua madre dovrebbe essere già nella gogna a morire dissanguata, ma non è così! Che gioco sta giocando Electre?! Perché non l'avete uccisa subito?! Perché se ora sapete ogni cosa la lasciate vivere con uomo che non ama?!
La donna si avvicinò e sospirò, era diventata pallida a causa della tensione, aveva detto troppe bugie, troppe.
Electre - Devo dirti la verità, Rubellius. Ti ricordi... quando ti dissi che gli Angeli dei Sacri Doni potevamo giudicare Clizia per il suo sentimento, e alla fine metterla al rogo? Beh... ti ho mentito.
Il demone la guardò con incredulità e le sue mani tremarono.
Electre - Vedi... se un Nefilim ha un amante o un sentimento non concesso, come è successo a Clizia, l'unico che può decidere è il marito o la moglie. L'Angelo tiene il diritto sul Nefilim. Quando ti ho detto che gli Angeli dei Sacri Doni potevano condannarla... non era vero - sussurrò alla fine.
Un silenzio tagliente circondò i presenti, Electre si avvicinò con lentezza e continuò il discorso.
Electre - L'ho fatto per distruggere il vostro legame. È vero... Varsos poteva ucciderla immediatamente per le voci che correvano al castello, ma non l'ha fatto perché voleva un bambino da lei.
Il demone rosso avanzò, sbattendo due volte le ali, respirò con affannò e alla fine si scagliò contro di lei.
Rubellius - Tu! Sporca sgualdrina!
Electre estrasse la spada e parò i colpi del demone, quando i due si staccarono un'arma tagliente li divise, tagliando l'aria. Un'ascia si conficcò in un tronco vicino a loro, i quattro si voltarono e notarono a qualche metro di distanza Fulke. I suoi passi pesanti pestarono l'erba e i vari cespugli, i suoi occhi non erano grigi ma completamente gialli. Indossava una camicia di cotone e dei pantaloni di lana, sopra alla camicia aveva un mantello di lupo e dietro alla schiena c'erano i foderi delle asce.
Fulke - Ve l'ho detto di non provocarlo. Non qui.
L'uomo si avvicinò all'albero ed estrasse l'ascia, guardò Electre con severità.
Fulke - Avevamo pattuito che non dovevate varcare il mio villaggio. Beh... una dei tuoi è andata a prelevare dell'acqua nel nostro pozzo.
Electre - Mi dispiace... - sussurrò.
La donna infilò la spada nel fodero e si scusò per poi allontanarsi con Macaone e Melite verso le tende bianche. Fulke si avvicinò all'amico e l'osservò con serietà, Rubellius cercò di calmarsi mentre notava la somiglianza tra Fulke e Bardus.
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