Capitolo 58 - Patti conclusi
La notte non era finita, le stelle del cielo erano visibili nella stanza della giovane. Un silenzio placido coprì la camera della fanciulla, le candele bianche nei candelabri creavano una luce soffusa all'ambiente. Le lenzuola e i vestiti dei due amanti erano per terra. I due non si erano risparmiati a mostrare la loro passione in quella stanza. Lo specchio rifletteva i loro corpi distesi e assonati nella loro nudità, entrambi dormivano sul materasso. Il demone stava dormendo con tranquillità, il suo corpo atletico era disteso a pancia in su, mentre alla sua sinistra c'era la fanciulla. Clizia era distesa di lato, la mano sinistra sfiorò i suoi pettorali. Gli occhi color miele osservarono con tenerezza il volto del suo amato. Il demone deglutì muovendo il pomo d'Adamo, la sua bocca sottile era socchiusa e la fronte era bagnata. Clizia appoggiò un braccio sul cuscino di seta e sfiorò con la mano il volto del suo compagno. La giovane si alzò leggermente con la schiena, tenendo il peso del suo corpo sul gomito destro. Le sue dita toccarono le guance colme di lentiggini del demone. Rubellius mugugnò nel sonno e mosse istintivamente le orecchie a punta, Clizia accennò una piccola risata e parlò nella lingua di suo padre.
Clizia - Il mio demone dorme... e la Nefilim lo guarda ammaliata.
La giovane lo baciò facendo scendere i lunghi capelli sul suo volto. La fanciulla toccò con il naso quello del demone e restò in silenzio, le sue guance arrossivano per l'emozione. Rubellius tossì con la bocca chiusa e si stropicciò un occhio, si stiracchio e sfiorò con la mano la schiena della giovane. Il demone rosso aprì leggermente gli occhi e la guardò, la sua mano ruvida spostò una ciocca castana e alla fine sorrise.
Rubellius - Dovresti dormire - sussurrò.
Clizia gli fece la linguaccia, Rubellius toccò con l'indice il naso e schioccò la lingua.
Rubellius - Ho capito, la signorina fa l'arrogante con me e non vuole dormire.
Clizia prese le sue guance con la mano sinistra e lo baciò scherzosamente.
Clizia - Non ho voglia di dormire. Vorrei... - si morse le labbra.
Rubellius roteò gli occhi e rise piano.
Rubellius - Ho capito - rise - ti sto viziando troppo.
Clizia - Mi stai viziando bene - rise.
La giovane si sistemò e posò il viso sul suo petto, il demone le accarezzò una spalla. Rubellius mostrò la mano destra e la giovane posò la sua. Il demone socchiuse gli occhi, il suo tono di voce era serio.
Rubellius - Se avessi la possibilità, ti vizierei ogni giorno.
Gli occhi ametista guardarono con dolcezza quelli color miele della fanciulla. Il demone le sfiorò il mento e sussurrò.
Rubellius - Ruberei qualsiasi gioiello per avere i tuoi occhi, conquisterei terre, manieri per vederti felice. Se solo... decidessi di fuggire con me.
Clizia chiuse gli occhi avvertendo la sua carezza, guardò il suo petto e sospirò.
Clizia - Tutto ciò che dici è tremendamente bello. Ma lo sai che non è da me vivere di peccati e vizi. - Deglutì - Fuggire come due ladri... non è la mia vita. Ho preso... la mia decisione.
Il demone guardò il tessuto del letto a baldacchino, la giovane chiuse gli occhi e si appisolò dopo qualche minuto. Rubellius si sfiorò le labbra con la mano e la osservò. Il giovane chiuse con dolore gli occhi e le baciò la fronte, le sue spalle tremarono mentre i pensieri non lo lasciavano in pace.
Rubellius - "Hai ragione, Angelo mio."
Il giovane l'abbracciò di lato e continuò a baciarle la fronte, digrignando i denti.
Rubellius - Perdonami - sussurrò.
Il demone si rimise disteso e schioccò le dite. Un fumo violaceo comparve, mostrando nella sua mano la pergamena blu. Rubellius lesse velocemente i nomi dei mal capitati e trovò quello di Erastos. L'inchiostro dapprima rosso era diventato nero, confermando la fine del Patto. Il demone socchiuse gli occhi e strofinò con le dita quel nome. Il giovane parlò nella sua lingua e una piccola scintilla blu cancellò il nome di Erastos sulla pergamena. Quando il gesto era terminato, Rubellius arrotolò la pergamena. La mente lo portò alle parole di Clizia, a quelle parole che lo supplicavano di non andare via. Il demone aveva preso la sua decisione, aveva rinunciato all'Essenza di Erastos e alla sua magia. Una piccola luce dorata uscì dalla pergamena e galleggiò nel vuoto, posizionandosi su un angolo della camera. Rubellius si voltò e la osservò. Clizia continuava a dormire mentre sorrideva, Rubellius si guardò la mano destra e notò con tristezza della polvere nera che sgretolava lentamente i suoi polpastrelli. Sapeva di aver poco tempo prima tornare della sua Dimensione. Il globo di luce non si mosse, Rubellius parlò piano e schioccò le dita facendo scomparire la pergamena.
Rubellius - Il mio compito si è concluso, Erastos. Ho mantenuto il Patto, ma... per la libertà che ti ho concesso, ricorda - lo indicò con un dito - non l'ho fatto per te, ma per lei - accennò Clizia con il capo.
Il globo di luce emise delle scintille e con velocità uscì dalla camera, attraversando una delle due finestre. Il demone deglutì e chiuse gli occhi, si spostò dalla Regina e la coprì con la coperta. Le baciò il capo e tremò per il dolore, si vestì senza far rumore e prese un biglietto giallo.
Le ore passarono e l'alba nacque con fragilità quella mattina. Clizia si stropicciò un occhio e tastò il materasso, aprì gli occhi e notò che il demone non c'era più. Si alzò con la schiena e si guardò intorno, sul cuscino c'era un biglietto.
Stai accanto a Electre, Angelo mio. Perché sarà l'unica di cui potrai fidarti. Non odiarmi ma perdonami. Ho lasciato due doni, uno per la tua Essenza e l'altro per la tua dolcezza. Non ti dimenticherò.
Rubellius.
La giovane stropicciò quel biglietto e iniziò a piangere dal dolore. La sua voce emise un urlo di disprezzo per ciò che aveva fatto il demone. L'aveva abbandonata e aveva rinunciato alla Magia di suo padre per lasciarla sola. Clizia posò le mani sul capo e sbatté i piedi sul letto, le sue spalle tremavano. La fanciulla si asciugò le guance bagnate dalle lacrime e si spostò dal letto, prese la sua vestaglia e si vesti.
La mattina non aveva dato la possibilità al Demone Minore di vivere gli ultimi momenti con Clizia. Rubellius era nella sua stanza, mentre spargeva su una borsa in pelle una polvere nera. Quell'oggetto scomparì magicamente per tornare nella sua Dimensione. Il giovane prese da una sedia: le lettere, il portafortuna di Clizia e un mantello marrone. Il demone lo indossò e coprì il capo con il cappuccio nero, guardò per alcuni minuti la sua stanza e alla fine uscì. Dopo dieci minuti il demone arrivò nella Sala degli Ospiti e osservò da lontano alcuni nobili Signori. Molti di quelli erano Angeli che nascondevano la loro natura. Le Dame indossavano degli abiti sgargianti, impreziositi con piccoli diamanti, mentre gli uomini indossavano delle tuniche con colori tenui. La Sala era grande e ovale, sulle pareti c'erano degli stendardi mentre le finestre erano dipinte di rosa, rosso e azzurro. Rubellius socchiuse gli occhi e si avviò lentamente verso il Tempio del castello. Quando arrivò vicino all'entrata del Tempio, il demone si fermò all'interno del corridoio con le pareti in oro e argento, osservò dietro ad una colonna le porte e la Sala interna del Tempio. I suoi occhi si socchiusero mentre notava la marea di gente che aspettava la Regina e il suo sposo. Rubellius rimase in silenzio, mancavano alcune ore prima dell'entrata della sposa.
Le preparazione della sposa non era semplice, Clizia era seduta di fronte alla scrivania nella sua stanza. La fanciulla era immobile, mentre una serva dalla pelle olivastra aveva tra le mani un paio di forbici, una Dama le stava facendo compagnia mentre chiacchierava. La giovane socchiuse gli occhi, mentre la serva le tagliava i lunghi capelli castani. Le ciocche scivolarono sulle sue spalle per poi cadere sul pavimento rossiccio. La stanza di Clizia era colma di serve, alcune estraevano dai cofanetti dei gioielli, spille e piccoli merletti. Nessuno sospettava dell'atto d'amore tra Clizia e Rubellius, poiché la giovane aveva fatto velocemente il letto e sistemato i suoi abiti nell'armadio. La Dama che era in sua compagnia aveva gli occhi a mandarla e i capelli neri, la pelle bianca era coperta da un abito rosa.
Clio - Sarete meravigliosa. Appena uscirete da questa stanza, la Dama del Conte Della Fortezza vi accompagnerà da vostro marito.
La donna camminò nella stanza spiegando la cerimonia.
Clio - Poi andrete dal Notaio di Corte. Lo troverete nella Sala dei Documenti e vi indicherà la dote che dovrete porre a vostro marito. Dopodiché vi scambierete gli anelli coronare il vostro fidanzamento. - Agitò una mano - Il Generale Varsos vi lascerà un attimo da sola per andare direttamente al Tempio del castello. Ma non vi preoccupate, da dove vi lascerà ci sarà il corteo di musicisti, danzatrici e Dame che vi accompagnerà dal vostro sposo. - Mugugnò - Dopo la cerimonia potrete uscire e festeggiare con il vostro popolo la lieta unione. - Agitò un dito - Mi raccomando, ricordatevi di far l'elemosina ai più poveri prima di celebrale il banchetto nuziale. - Sorrise osservando la fanciulla - È tutto chiaro, Vostra Grazia?
La giovane annuì rimanendo in silenzio, la serva finì di tagliarle i capelli e mostrò la sua opera con uno specchio. Clizia si sfiorò le ciocche e osservò con tristezza la nuova acconciatura. Il caschetto non le si addiceva, poiché non aveva mai osato tagliarsi i capelli in quella maniera. Un'altra serva si avvicinò per acconciarle i capelli, Clizia fu invitata ad alzarsi e a spogliarsi, per poi indossare l'abito nuziale.
Le ore continuarono a passare e tutto ciò che aveva detto Clio si avverò. La dote di Clizia passò grazie al notaio a Varsos, gli anelli erano stati indossati e il fidanzamento aveva legato la loro unione. Il corteo era spettacolare, una trentina di persone accompagnava la futura sposa, passando per gli atri principali del castello. I musicisti e le danzatrici accompagnarono Clizia all'interno del Tempio, Varsos era accanto al Sacerdote Benedetto. Rubellius sentì in lontananza il rullo dei tamburi e il suono dei flauti, i Signori dell'alta nobiltà si fecero da parte facendo passare la sposa. Il demone cercò di spostarsi per vedere Clizia, ma la gente che copriva l'entrata non gli diede la possibilità di osservarla. Il giovane sbuffò e si aggrappò sulla una colonna, finché i suoi occhi riuscirono a guardarla con meraviglia. Un silenzio placido coprì la Sala del Tempio, i musicisti e le danzatrici finirono di suonare e ballare. I nobili erano in silenzio. Varsos era alla destra di Clizia, l'Angelo indossava: una tunica blu con dei ricami bianchi, sul capo aveva un cappello azzurro e sulle spalle aveva un mantello turchese. Rubellius aprì leggermente la bocca e osservò la fanciulla. L'abito bianco con un strascico d'avorio le delineava il corpo con grazie e semplicità, il corpetto era impreziosito dai diamantini e il velo sul capo le copriva i capelli corti. Era uno spettacolo, tanta innocenza e purezza era una dannazione per il demone. Le labbra rosse di Clizia mostravano un freddo sorriso, le braccia erano coperte dalla maniche svasate e gli occhi color miele erano meravigliosi. Rubellius sentì le parole di Ticone uscire dalla sua bocca e la cerimonia iniziò. Il Sacerdote Benedetto iniziò a leggere le promesse degli Angeli, le sacre scritture e dogmi della religione, La Bianca. Un fanciullo porse un nastro bianco al Sacerdote Benedetto, Ticone lo prese e legò i polsi degli sposi. La veste del Sacerdote era bianca, una cintura in oro stringeva la sua vita mentre attorno ai polsi aveva dei bracciali in argento.
Rubellius socchiuse gli occhi e scese dalla colonna, si sistemò il mantello e indietreggiò senza avvicinarsi agli umani e agli Angeli. I suoi occhi non riuscirono a vedere la sua compagna, la voce di Ticone continuò a produrre quell'eco fastidioso che tanto odiava. Il demone abbassò lo sguardo, strinse le lettere e posò la mano libera sul petto, dove aveva appeso il portafortuna di Clizia. Il demone rosso lo sfilò e l'osservò con malinconia. Le sue spalle tremarono, non sarebbe mai riuscito a superare questo tormento. Dei passi si avvicinarono verso il suo corpo, Rubellius si voltò e notò Electre. La donna accennò un sorriso e si mise accanto al demone. Il giovane mostrò le lettere, Electre le guardò e ascoltò.
Rubellius - Queste sono le lettere e la prova che incastra l'assassino di Erastos. Vedi di far qualcosa, d'accordo?
Electre le prese e annuì, si coprì le spalle con il suo mantello in porpora e guardò la Sala del Tempio. Rubellius diede un ultimo sguardo ai nobili e chiuse gli occhi con amarezza, Electre notò la mano destra del demone scomparire a causa della polvere nera. La donna spalancò gli occhi e aprì la bocca.
Electre - H-hai... rinunciato alla magia di Erastos?
Rubellius aprì gli occhi e guardò la mano, accennò un sorriso.
Rubellius - Ho liberato Erastos dalla sua condanna e ho rinunciato alla sua magia. Diciamo... che è un dono per il matrimonio di Clizia.
Electre socchiuse gli occhi e lo fissò, Rubellius mugugnò e si coprì il viso con il mantello.
Rubellius - Devo andare... non mi è rimasto molto tempo. Se riesco ad arrivare nella Foresta Nera prima del pomeriggio avrò la possibilità di sistemare gli oggetti nella mia grotta.
Il demone accennò un saluto a Electre e le diede le spalle. La donna si voltò e lo fermò.
Electre - Rubellius.
Il giovane la guardò e si fermò, l'Angelo Della Sapienza si avvicinò lentamente e osservò le lettere.
Electre - Tutto ciò che hai fatto per Clizia è stato... strano. I Demoni Minori non fanno niente per niente, ma tu... hai fatto molto per lei. Credi che queste lettere potranno risolvere questo danno? Pensi che gli Angeli credano a queste prove?
Rubellius rimase in silenzio e si strofinò le dita non ancora scomparse, accennò un sorriso.
Rubellius - Come ti dissi tempo fa... io l'ho fatto per lei. Se fosse per me potete morire davanti ai miei occhi. - Sospirò - Se vorrai credere a quelle lettere, scoprirai la verità. Ma se non lo farai... condannerai l'intero universo. - Guardò la Sala del Tempio - Per ciò che vale, Electre, il mio debito l'ho pagato. Ora scusami, ma devo andare - deglutì - non amo i matrimoni e il loro falso amore.
Il demone fece un cenno con la mano e se ne andò, percorrendo il corridoio e scendendo una scalinata. Quando il giovane se n'era andato Electre osservò le lettere che aveva tra le mani. La donna sospirò e chiuse gli occhi, accartocciandole ricordando le parole di suo padre "mai fidarsi di un Demone Minore. Mai fidarsi delle parole di un demone, Electre. Nemmeno se ti mostra la verità!".
Quando la cerimonia terminò al pomeriggio, tra canti, balli e musicisti, il banchetto nuziale venne servito nella Sala Comune. I tavoli rettangolari erano ordinati nella Sala Comune, i servi portavano su dei piatti d'argento: zuppe di verdure, minestroni di legumi, stufati d'agnello, arrosti di caprioli, verdure stufate e una moltitudine di dolci. Al centro della Sala c'erano i musicisti e i giullari. Alcuni cani mangiavano i resti gettati per terra. La Sala era addobbata con bandire, stendardi e fiori di qualsiasi genere. Gli sposi era posti su un tavolone centrale, accanto a loro c'erano nobili Angelici e nobili umani. Varsos rideva mentre beveva un po' di vino e mangiava delle verdure stufate. Clizia punzecchiò con una forchetta di legno un pezzo d'agnello. La giovane strinse un tovagliolo nell'altra mano e restò per tutto il pranzo nuziale in silenzio. Alcuni nobili cercarono di coinvolgerla in alcuni discorsi, Clizia li ascoltò ma dopo un paio di minuti ritornò nel suo silenzio. Varsos la guardò per alcuni secondi e le porse un bicchiere di vino, la giovane guardò i suoi gesti. Le sue mani presero il calice e osservarono il liquido.
Varsos - Non hai toccato cibo, mia cara. Qualcosa ti preoccupa?
Clizia scosse la testa. Varsos mugugnò e posò una mano sul mento, un giullare giocherellò con delle palle di stoffa intrattenendo gli ospiti. Una marea di risate, canti e commenti inappropriati toccò la sala.
Varsos - Vedrai andrà tutto bene. Domani mattina farò venire una Dama Angelica, ti aiuterà. Ti educherà nel comportamento e sarà la tua fonte d'informazioni. - Agitò una mano parlando piano - Inoltre stanotte... avrò modo di rilassarti nella nostra intimità.
Clizia si morse le labbra e posò il calice sul tavolo. La giovane lo guardò con ira e si alzò, tutti si voltarono per osservarla. Varsos rimase stupito dal quel comportamento.
Clizia - Sarò pure tua moglie, ma non mi piegherò al tuo volere!
Varsos accennò un sorriso beffardo.
Varsos - Oh lo farai, Clizia. Dopotutto mi appartieni.
La giovane strinse i pugni e sussurrò con odio.
Clizia - Mai.
La giovane si spostò e camminò nella Sala, alcune serve cercarono di fermarla mentre i nobili parlarono del suo comportamento. Quando Clizia uscì, i suoi passi attraversarono l'atrio principale del torrione, la ragazza cercò di asciugarsi le guance dalle lacrime. Quando arrivò all'uscita del torrione, scese le scale e guardò la piazza. La fanciulla guardò il cielo coperto dalle nuvole. Dopo alcuni minuti un ragazzino si avvicinò, trascinando a fatica un cavallo nero. La giovane sentì la sua voce mentre la chiamava.
Giovanni - Mia Signora! Mio padre, lo stalliere, ha ricevuto un ordine di consegnarle questo dono.
La piazza era piena di uomini e donne che compravano nelle varie botteghe. La fanciulla si avvicinò al ragazzino con la pelle mulatta e osservò il cavallo, Clizia si coprì la bocca riconoscendo Tenebris. Rubellius aveva tolto ogni singola goccia della sua magia e rendendolo libero. Il secondo dono che la ragazza stava ricevendo era quel magnifico destriero.
Clizia - T-Tenebris - singhiozzò.
La giovane si avvicinò e sfiorò il muso di Tenebris, posando la fronte. Il cavallo nitrì e mosse la coda, stando fermo alle carezze della sua nuova padrona. Clizia strinse le redini e continuò a piangere, cercò di asciugarsi la guancia ma non ci riuscì. Un vento leggero spostò l'abito della sposa, mentre i capelli corti scivolarono sul collo. Odiava se stessa per quella decisione, odiava l'abbandono del demone e odiava Varsos. Tutto ciò che desiderava era stare con il suo amato, ma il destino e la vittoria del suo nemico l'avevano resa debole.
FINE TERZA PARTE DEL LIBRO
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Avviso: la storia è stata ripubblicata, controllate se l'avete in elenco di lettura *^*
Dopodiché si partirà per il finale. *^*
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