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Capitolo 56 - La lettera del peccatore

Il ballo era terminato e i nobili stavano tornando nelle loro splendide dimore. Varsos accompagnò Clizia nella sua stanza, l'Angelo accennò un sorriso dolce mentre la giovane continuava a parlare. I due camminarono nel lungo corridoio del terzo piano del torrione, mentre le torce illuminavano quel luogo.

Clizia - Vorrei... invitare Electre e Galene.

Varsos annuì osservando la freddezza della sua futura compagna, chiuse gli occhi verdi e mise le mani dietro alla schiena.

Varsos - Sono certo che ameranno il nostro matrimonio. Dopotutto gli Angeli dei Sacri Doni devono pur vedere la figlia di Erastos sposarsi con un Angelo. Sarà meraviglioso - agitò una mano - farò addobbare ogni singola colonna e ovviamente ci saranno i vostri fiori preferiti.

Clizia abbassò lo sguardo e si toccò i capelli.

Varsos - I fiori blu che amate tanto saranno anche nel Bouquet.

I due arrivarono di fronte alla porta della stanza di Clizia e si guardarono per alcuni secondi. Varsos era entusiasta, la giovane aveva scoperto in quei mesi ogni cosa di lui.

L'uomo discendeva da una famiglia di Generali e Comandanti. Aveva dimostrato il suo valore in molte battaglie ed era l'ultimo di sei fratelli. L'Angelo era molto paziente e non insisteva mai con Clizia, la fanciulla aveva fatto un paragone tra Varsos e Rubellius e lì capì che i due erano molto diversi.

Varsos aprì la porta e restò fermo, Clizia sospirò e fissò la sua camera. Gli occhi dell'Angelo si socchiusero mentre un leggero rossore dipinse le sue guance.

Varsos - Clizia...

La ragazza lo guardò con serenità, l'Angelo posò una mano sul petto e sospirò.

Varsos - Vi giuro sul mio cuore che non oserò insistere sulle vostre scelte. Nemmeno se... - deglutì - ecco...

Clizia - Ho compreso ciò che volete dirmi, non vi rammaricate.

L'Angelo annuì e sorrise, una sua mano sfiorò quella di Clizia e la strinse dolcemente. I suoi occhi verdi si posarono su quella mano morbida.

Varsos - L'unica cosa che posso costringervi a fare è venire con me nella Dimensione Sirona, non appena avremo... tre figli. Ogni Nefilim vive lì, d'accordo?

Clizia spalancò gli occhi e staccò la presa dalla sua.

Clizia - Pensavo che avrei vissuto qui con voi.

Varsos - Posso capire il vostro stupore, ma non è così. Il vostro ruolo vi porterà nella Dimensione Sirona. Non c'è altra scelta. Lì riceverete tutto ciò di cui un Nefilim ha bisogno: istruzione, cura della prole, cultura delle tradizioni, addestramento con la spada, preghiere e... accoglienza.

Clizia - Io non posso lasciare questo... mondo. Ci sono vissuta qui.

Varsos - Capisco, ma potrete visitarlo quando sarete meno occupata nella vita matrimoniale. Non negherò il vostro desiderio di visitarla.

La ragazza deglutì e abbassò lo sguardo, Varsos le sfiorò il viso e alzò il suo volto per osservarla meglio. La sua mano ruvida le diede una carezza mentre sorrideva.

Varsos - Andrà tutto bene, vi aiuterò io. D'accordo?

La giovane annuì, il Generale le diede un bacio sulla fronte e se ne andò, dandole la buonanotte. Clizia entrò nella sua stanza e la chiuse, appoggiò la schiena sulla porta di legno e si coprì la bocca con la mano mentre iniziò a piangere. La fanciulla si svestì e prese dall'armadio una veste di cotone, la indossò e si toccò le labbra ricordando ancora il volto sconvolto del suo amato. La ragazza si guardò attorno e prese una candela posta in un piccolo candelabro di bronzo. Avvicinò l'oggetto ad una torcia e accese la candela bianca. La giovane prese dal letto un velo nero e si coprì la nuca, attese qualche minuto e aprendo la porta uscì di nascosto.

Passarono una ventina di minuti quando il demone arrivò nella sua camera. Aprì la soglia e sbatté violentemente la porta. Il Demone Minore respirò con affanno mentre le sue corna blu si stavano allungando per la rabbia. Emise un urlò d'ira e calciò una pila di libri vicino ad un baule di legno. La stanza era ben ordinata, le mensole in legno erano colme di boccette, ampolle, libri di Magia Nera, sacchetti con varie erbe e cimmeri. Le sue mani presero delle ampolle d'argilla, le quali vennero lanciate a terra, il demone spostò con le braccia i suoi libri sulla scrivania, facendoli cadere. Il giovane appoggiò le mani sulla tempia e stropicciò i capelli, Rubellius lasciò la prese e strinse i pugni, le sue spalle si alzarono e si abbassarono per colpa della rabbia. Il demone alzò lo sguardo verso il soffitto grigio e si inginocchiò per la disperazione. Rubellius digrignò i denti e inarcò la schiena mentre appoggiava le mani sulle ginocchia. Le sue orecchie a punta si mossero mentre sentì qualcuno bussare davanti alla soglia della sua stanza. Si alzò e si avvicinò con rabbia alla porta, l'aprì con forza e guardò la figura misteriosa.

La giovane entrò e posò il candelabro su una mensola di legno, Rubellius si voltò lentamente e con freddezza osservò Clizia. Le mani della giovane tremarono mentre si mordeva le labbra per il dolore, la ragazza fece qualche passo verso il letto singolo e osservò le varie ampolle poste sulle mensole in legno, le pareti grigie erano illuminate da due torce. La voce di Clizia era distrutta e un senso d'angoscia la pervase.

Clizia - Mi... dispiace. Ho pensato che era l'unico modo per... proteggerti. Non c'erano altre vie. Me l'avevi detto anche tu. Volevo avvisarti... ma non ho trovato il t-tempo per...

Rubellius si spostò e prese dal pavimento un piccolo baule di legno, lo aprì estraendo dal suo interno un pugnale Angelico, conservato dalle sue precedenti battaglie contro quelle creature. La pelle del demone iniziò a bruciare al contatto con quell'oggetto d'oro-argento. Rubellius consegnò il pugnale a Clizia, la quale gli scivolò tra le dita, il demone prese la mano della ragazza e puntò la lama sul suo cuore.

Rubellius - Fallo! Uccidimi!

La ragazza guardò il pugnale e poi il demone. La fanciulla scosse la testa mentre delle corpose lacrime scesero sulla sua guancia.

Clizia - No...

Il demone insistette e strinse la presa.

Rubellius - Uccidimi dannato mezzo-angelo, uccidimi!!

La ragazza continuò a piangere e scosse la testa, Rubellius digrignò i denti e la prese al collo, le sue mani erano nere.

Rubellius - Se non lo fai ti ucciderò! Fallo ti ho detto! Non voglio più vivere! Fai vedere chi sei, dimostra che sei la figlia di un Angelo!

Rubellius urlò con ira, la mano nera tremò per l'ansia. Clizia si morse le labbra e scosse delicatamente la testa.

Clizia - Non posso...

Rubellius strinse la presa, i suoi occhi erano disperati. Il demone abbassò lentamente lo sguardo dopo alcuni minuti e lasciò il collo della ragazza. La sua voce era un sussurrò di dolore, Clizia sentiva ancora la sua mano reggere il pugnale.

Rubellius - D-dammi la morte... t-ti prego. N-non ha senso... vivere s-senza di te - sussurrò.

Clizia emise dei gemiti di dolore e lo guardò, posò la mano libera sul suo capo. Il demone la staccò e indietreggiò, la ragazza fece cadere il pugnale. Rubellius si voltò dandole le spalle, si toccò il mento e parlò velocemente, tremando per il dolore emotivo.

Rubellius - Tu non capisci nulla di ciò che sento! Nemmeno la morte vuoi darmi - si voltò dandosi delle pacche sul petto - io odio questo tormento! Non posso vedere Varsos stringerti nelle sue braccia, non riesco a sopportarlo, nemmeno ora che Tarasios è qui a Callisto!!

Clizia - T-Tarasios? L-lui è arrivato qui?

La giovane si stupì per quelle parole, si asciugò le guance bagnate dalle lacrime e cercò di avvicinarsi al demone.

Rubellius - Sì. Mi ha teso una trappola ma sono riuscito a liberarmi, ha detto che Ticone sta facendo il doppiogioco, come fece Filippo. Volevo avvisarti! Volevo dire al tuo principe azzurro tutto quanto! Ma invece - calciò la scrivania - ti stavi dichiarando per diventare sua moglie!! Moglie di un uomo che non ami - urlò.

Il volto del demone presentava delle chiazze blu notte, i capelli rossi si stavano allungando a causa della rabbia. Clizia socchiuse gli occhi e si morse le labbra, Rubellius la prese per un braccio e aprì la porta della sua stanza, trascinandola di peso.

Rubellius - Hai preso la tua decisione! Non abbiamo nulla da discutere! Vattene!

La ragazza lo guardò con stupore e si lasciò trascinare, il demone la buttò fuori dalla camera e chiuse la porta. Clizia restò immobile, paralizzata da quell'atteggiamento. La ragazza deglutì mentre le lacrime scesero sul suo volto, posò la mano sulla porta in legno e singhiozzò, chiamandolo per nome. Tutto ciò che Clizia temeva di più si stava avverando e non avrebbe mai perdonato se stessa per questa decisione.

Da quella decisione passarono alcuni giorni, un brusio di voci impregnò l'interno palazzo, tutti erano sorpresi e felici della splendida notizia. Il Sacerdote Benedetto Ticone ricevette da un Messaggero la decisione di Varsos e ordinò immediatamente di recare agli Angeli dei Sacri Doni gli inviti. L'organizzazione del matrimonio stava iniziando e al termine della settimana le nozze avrebbero unito quella elegante coppia. Molte Dame furono invitate quella settimana per dare consigli alla giovane, quelle creature non erano umane. Clizia era in compagnia con due Angeli femminili, la giovane era in una stanza piena di armadi e mobiletti colmi di vestiti, gioielli. Uno specchio ovale era accanto alla finestra, mentre il pavimento bianco luccicava grazie alla luce del sole autunnale. La giovane era in piedi mentre posava sul suo petto un vestito rosa, una donna Angelica le mostrò un vestito giallo, la stanza aveva la porta aperta. Raffaela era una donna robusta ma graziosa, il suo vestito lilla le rifiniva il corpo, mentre Sandra che era accanto a lei mostrava delle collane d'oro.

Raffaela - Direi che questo vestito può andarle bene per il ricevimento.

Sandra guardò la sua amica e sospirò, sfiorò i capelli lunghi di Clizia e appoggiò la collana sul suo collo.

Sandra - Credo che il vestito lo sceglierà il Generale Varsos. Nella sua famiglia è tradizione scegliere il vestito della sua futura moglie.

Clizia si spostò e si sedette su una sedia di mogano vicino ad un grande armadio di quercia, Sandra le accarezzò il capo e guardò i capelli castani e ondulati.

Sandra - Dovremmo pensare a questi meravigliosi capelli. Un taglio delicato la renderà stupenda.

Raffaela - Son d'accordo.

Clizia fissò le due donne e deglutì, i capelli era ciò che amava di più del suo aspetto. Un servo tossì vicino alla soglie e fece un inchino, tra le mani aveva un pacco bianco. Raffaela si avvicinò e prese il pacco, mandando via il servo. Lo mostrò alla giovane facendo un sorriso dolce.

Raffaela - E direi che puntale com'è nella sua famiglia. Prego mia Signora, apritelo.

Clizia prese il pacco e lo aprì lentamente, al suo interno trovò un vestito. Il tessuto bianco era di seta, le piccole rifiniture erano in argento mento le piccole perline sul corpetto erano in oro. Le maniche svasate avevano delle sottili cuciture in pizzo e la scolatura a barchetta era impreziosita di minuscoli diamanti.

Sandra - Che meraviglia... assomiglia molto all'abito nuziale di vostra nonna paterna.

Raffaela - La madre di Erastos si è sposata alla vostra età. Lo sapete?

Clizia guardò le due e spalancò gli occhi negando con la testa. Sandra annuì e a mani giunte commentò ogni singolo dettaglio.

Sandra - Era la vivacità fatta a Nefilim. Un vero e proprio tornado, anche se alcune volte parlava da sola.

Clizia - Ma se aveva la mia età quando si sposò con mio nonno paterno... com'è possibile che la sua vita durò così a lungo?

I due Angeli femminili si guardarono e risero, Sandra accarezzò una spalla di Clizia e spiegò. La giovane era stanca da quel chiacchiericcio e i giorni che aveva speso nella preparazione non le giovavano la salute che stava pian piano trascurando.

Sandra - Electre non ve l'ha detto? Anche se i Nefilim sono per metà umani invecchiano molto più velocemente degli Angeli, ma... la loro parte Angelica li fa vivere per un bel po' di secoli. Alcuni superano facilmente i duecento anni.

Clizia sbiancò per quella piccola rivelazione, strinse l'abito e si morse le labbra. Avrebbe voluto rifiutare ogni cosa, il matrimonio, l'unione con un Angelo che non amava e vivere con il suo Demone Minore. Molte volte si chiese se Rubellius l'avrebbe accettata anche nella vecchiaia e spesso si colpevolizzava di avere una vita così frivola. Ma sapere quella notizia le creò un po' di gioia. La giovane accennò un sorriso amaro e socchiuse gli occhi mentre ricordava dell'Angelo che presto sarebbe diventato suo marito.

Clizia - Comprendo perché viviamo come voi. In fondo serviamo per continuare la nostra razza. Varsos è molto più vecchio di me. Milleduecento anni sono paragonabili a un quarto della vita di un Angelo.

Sandra si avvicinò ad un armadio e lo aprì, Clizia piegò il volto e si spostò una ciocca dal volto.

Clizia - Chi celebrerà le nozze? Non so nulla sul Sacerdote Benedetto che dovrà unirci.

Le due donne Angeliche si guardarono con gioia.

Sandra - Ticone.

Raffaela - Ticone.

La giovane si alzò in piedi e fece cadere il suo abito da nozze sul pavimento, si avvicinò alla finestra e si coprì la bocca dando la schiena alle due.

Al suono di quel nome il Sacerdote Benedetto non sembrava tranquillo nella sua stanza. I libri sacri e le varie pergamene caddero sul pavimento grigio, le finestre erano state coperte dalle tende viola, mentre la scrivania e la sedia in legno erano da una parte all'altra della stanza ovale. La confusione regnava sovrana, le candele che venivano utilizzate di notte erano sparse sul pavimento, mentre i vestiti del Sacerdote Benedetto erano in un angolo della camera. La porta era chiusa a chiave e nessun poteva entrare in quel luogo. Il Sacerdote Benedetto era seduto in un angolo della camera, si coprì il viso con le mani e tremò alla figura che aveva di fronte. Il volto era sporco di sangue, il naso rotto e l'occhio nero gli facevano terribilmente male. La sua veste argentata era strappata in un angolo e le mani erano coperte dalle escoriazioni. Rubellius camminò su e giù all'interno della stanza, aveva in mano un libro e l'Anello Eterno che Ticone possedeva. Il Demone Minore mugugnò e alzò lo sguardo sul soffitto a volta, il colletto della sua tunica era slacciato e i pantaloni neri erano stropicciati. Rubellius si spostò le ciocche rosse dalla fronte e lanciò il libro per terra, mise nell'indice l'Anello Eterno e piegò di lato il volto.

Rubellius - Te lo ripeterò per l'ultima volta, dimmi chi c'è dietro a tutta questa storia. So tutto ciò che Tarasios mi ha detto, ma voglio saperlo da te!

La voce tremante di Ticone uscì per la paura, scosse la testa e deglutì a fatica.

Ticone - T-ti ho detto tutto! T-ti prego... n-non so altro.

Rubellius sbuffò con nervosismo e si mise di fronte a lui, prese il colletto della tunica e lo strattonò.

Rubellius - Menti ancora?! Quando mi sono impossessato di te per venire qui, ho visto nei tuoi ricordi che insieme a Tarasios c'era un'altra figura incappucciata! La stessa che ti diede l'Anello! Dimmi chi è! O sarai tu a morire per primo!

Ticone tremò per il terrore, gli occhi erano colmi di lacrime. Rubellius digrignò i denti e lo sbatté sul muro, poi prese il suo collo con la mano nera e lo sollevò da terra. Ticone mosse i piedi mentre stava soffocando. Il Demone Minore rise e lo guardò con il suo solito sorriso, gli occhi viola da rettile erano colmi di gioia. Ticone cercò di tossire ma non ci riuscì.

Rubellius - Se non mi dirai chi è il capo di tutto questo bordello, ti ucciderò e mangerò le tue interiora! Oh sì che lo faccio! E poi ti taglierò la testa in piccoli pezzettini e la darò ai Cuccioli della mia Dimensione. Ti piace come idea?! - Rise con forza.

Il Demone Minore urlò e lanciò Ticone contro ad un comodino di legno, facendolo gemere di dolore. L'uomo rotolò di lato e tossì, piagnucolando per tutte quelle botte. Rubellius si sistemò le maniche della tunica verde e si morse le labbra.

Rubellius - So che hai una sorella nella tua vecchia dimora, che ne dici se la vado a trovare? Potrei giocare con lei... divertirmi e...

Ticone cercò di alzare la voce e guardò con occhi gonfi il demone, era distrutto sia nell'animo che nel fisico.

Ticone - V-va bene. T-ti dirò tutto ciò che s-so... t-ti prego - tossì - n-non toccare mia sorella.

Rubellius batté una volta sola le mani e si inginocchiò di fronte a lui.

Ticone - Tutto ciò che v-vuoi sapere sono nei miei libri e nelle mie lettere. N-non posso dirti... - tossì - chi è il capo di Tarasios, ma posso... - tossì - indicarti le informazioni che h-ho. S-se lui... - tossì - scoprisse che l'ho tradito, mi ucciderebbe - piagnucolò.

Il demone si issò per prendere le lettere e il libri caduti a terra. Quando li prese tra le mani sfogliò ogni pagina, avvicinandosi al Sacerdote Benedetto.

Ticone - L-lettere gialle contengono... la v-verità... - tossì - è lui... che uccise, Erastos. È lui che r-rapì con l'aiuto - singhiozzò - di Tarasios la Regina. Io e F- Filippo... sapevamo ogni cosa - tossì - volevamo essere c-come loro.

Ticone strisciò sul pavimento per fuggire, Rubellius lo guardò e gli diede un calcio sulla schiena. Il Sacerdote si fermò e urlò dal dolore. Gli occhi del demone controllarono le lettere. Il demone rosso spalancò gli occhi e aprì la bocca per lo stupore, i tasselli del Patto e della verità erano davanti ai suoi occhi viola.

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Mini avviso:

Quando arriverò alla Terza parte il libro sarà di nuovo ripubblicato. Sembra che il libro sia di nuovo bloccato nella classifica. -.-' Ho sistemato anche gli avvisi, il cast e le fanart per rendere il libro più ordinato. :) Inoltre nel capitolo Camera e Avvisi troverete tutte le novità (ricordate di aggiornare o i uscire dal vostro profilo per vedere quel capitolo).

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