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Capitolo 55 - La mano dell'Angelo

Erano passate altre due settimane e la sera del ballo, in onore di Gregorio Della Roccia, arrivò con ogni sorta di decorazione. Il Demone Minore non avrebbe partecipato come ogni cerimonia, ballo e festività. La Sala Grande delle Feste era addobbata per l'occasione: le pareti bianche erano coperte dai lunghi stendardi del feudo Della Roccia, le finestre erano decorate con nastri e fiori, le torce che illuminavano la sala ovale erano piccole e sulle colonne portanti c'erano rose e girasoli. Il soffitto ad ombrello era decorato con dipinti azzurri e verdi.

I servi continuarono a sistemare le ultime decorazioni, mentre Varsos osservava con felicità la preparazione. Il Generale indossava una tunica blu con un mantello di volpe posato sulle spalle. Il dread era decorato con una perlina azzurra, i capelli castani erano legati con un nastro rosso. Le labbra accennarono un sorriso, mentre la cicatrice sul labbro inferiore era bianca.

Varsos – Credo che piacerà molto alla Regina Clizia.

Davide Del Ferro era un nobile che lo stava accompagnando in quella magnifica Sala. La barba bionda era curata e gli occhi azzurri erano sereni. La tunica del nobile era gialla e sul capo aveva un cappello turchese.

Davide – Credo anch'io, i dipinti sono straordinari.

Varsos – Merito di una degna pittrice.

I due uomini sorrisero alle opere di Galene, Varsos socchiuse gli occhi e mise le mani dietro alla schiena, sembrava molto pensieroso.

Varsos – Forse non dovrei soffermarmi molto... ma credo che questa sera sarà molto importante per tutti noi.

Davide – Posso domandarvi il perché?

L'Angelo spostò le mani sfiorandosi il mento, fissò il pavimento e restò in silenzio per alcuni secondi.

Varsos – Lo scoprirete stasera.

Davide – Se posso permettermi, c'entra qualcosa la Regina Clizia? Ho sentito voci che la state corteggiando. Vi siete infatuato di lei?

Il Generale sorrise e accennò una leggera risata.

Varsos – Precisamente. È dolce, tenera e sa quello che vuole dalla vita. Mi ricorda molto suo padre, non riesco a... esprimere ciò che sento. L'altro giorno le ho donato dei fiori, la Regina li ha accetti e mi ha ringraziato con un bacio sulla guancia – sospirò.

Era tutto vero, Clizia aveva ricevuto il dono e l'aveva ringraziato con un bacio innocente. Mentre i due uomini parlavano la giovane si stava preparando per il grande ballo. Le serve uscivano ed entravano nella sua stanza, portandole vestiti e collane. La ragazza scelse un abito blu con un corpetto a cuore impreziosito di piccoli diamanti, si sedette di fronte alla scrivania e si lasciò pettinare i capelli da una serva. Le mani della serva sciolsero i nodi più corposi e con la spazzola ammorbidì quelle ciocche. Ludovica era molto brava nei suoi compiti e molto spesso si fermava a parlare con la Regina.

Ludovica – Vedrete mia Signora, sarete meravigliosa.

La ragazza dell'età di Clizia sistemò una collana d'argento sul collo della Regina, i capelli neri della serva erano coperti da un velo grigio mentre gli occhi marroni erano socchiusi. La fanciulla con l'abito sontuoso aveva il volto colmo di preoccupazione, non vedeva da due giorni il suo amato, l'ansia non le consentì di mangiare in quelle sere. Ludovica finì la sua opera e posò le mani sulle spalle della sua padrona, poi si staccò e sistemò i vestiti appoggiati sul materasso. Clizia sfiorò con le dita la collana e chiuse gli occhi con dolore.

Clizia – Rubellius – sussurrò.

In mezzo ad una strada di campagna il Demone Minore era impegnato a risolvere una discussione. Tenebris mangiucchiò un po' d'erba mentre osservava il suo padrone. Il demone era stato seguito da due Cacciatori Bianchi mentre si avviava al castello Della Roccia.

Uno dei due Cacciatori cadde a terra e rotolò per qualche metro. Rubellius atterrò vicino all'umano e camminò lentamente, stiracchiando le ali. Il Cacciatore Bianco che era rimasto ancora vivo, osservò con terrore il suo compagno, il quale non aveva più gli occhi e il suo petto era stato trafitto dagli artigli del demone. Una pozza di sangue bagnò il suo corpo e la sua tunica nera. Rubellius si voltò avvicinandosi al suo corpo, posò con forza il piede sul suo petto e lo fermò. Il Demone Minore si inginocchiò e appoggiò un avambraccio sul ginocchio, piegò di lato la testa e sorrise, facendo scendere i lunghi capelli rossi. Le corna erano lunghe e la pelle blu notte era illuminata dal tramonto di quella sera.

Rubellius – Quanto siete stupidi. Morire per avere la mia pelle – rise.

Il Cacciatore Bianco deglutì un po' di saliva, Rubellius chiuse le ali e le mutò nel solito mantello squamato. L'uomo tentò di liberarsi dal suo peso, ma il demone allungò gli artigli e lo trafisse ad una spalla. Il Cacciatore urlò dal dolore, Rubellius estrasse gli artigli dalla carne e guardò il sangue uscire a fiotti.

Rubellius – Inoltre trovo ridicolo il vostro attacco. Pensavate che due Cacciatori potevano fermarmi?

Il Cacciatore Bianco con gli occhi a mandorla sorrise.

Fumio – Ci credi così stupidi? N-non ti s-sei nemmeno chiesto perché il mio compare ha scoccato quella freccia infuocata nel cielo.

Rubellius lo guardò con stupore e mosse le orecchie a punta, il demone si voltò guardando dieci uomini arrivare da una collina e fermarsi in quella strada coperta dai salici piangenti. Tenebris nitrì e impennò per lo spavento, Rubellius non fece in tempo ad aprire le ali che uno dei uomini a cavallo lanciò una rete d'oro-argento. La rete cadde sul corpo del demone intrappolandolo e stendendolo a terra. I dieci Cacciatori circondarono il demone e scesero ridendo e scherzando dai loro destrieri, uno si avvicinò con una corda d'oro per legare i suoi piedi. Rubellius imprecò nella sua lingua, Tenebris impennò di nuovo, due uomini cercarono di calmarlo. Fumio venne aiutato da un suo compagno, gli altri presero dei pugnali e punzecchiarono la loro preda. Rubellius mosse di nuovo le orecchie a punta e sentì un trotto di un altro cavallo provenire da quella strada isolata. Il demone cercò di divincolarsi ma era tutto inutile, la rete gli stava prelevando ogni singola forza vitale. Gli occhi del giovane demone fissarono l'ultimo cavaliere che era arrivato a quel maledetto ritrovo, la figura misteriosa scese dal suo destriero e si congratulò con i suoi uomini. L'uomo spostò il cappuccio marrone, mostrando il suo volto triangolare. I capelli rasati e completamente biondi erano bagnati dal sudore, gli occhi blu guardarono il demone mentre le ali argentate erano coperte da un mantello nero. I Cacciatori Bianchi lo lasciarono passare mentre l'Angelo estrasse la spada dal suo fodero. La punta della spada sfiorò il viso del demone, Rubellius guardò Tarasios con odio. I suoi artigli neri graffiarono il terreno mentre malediceva l'Angelo.

Tarasios – Finisci sempre così, Rubellius. Sempre sottomesso da un Angelo.

I Cacciatori Bianchi risero elogiando il loro padrone, il Demone Minore mostrò i denti e si divincolò. Tarasios si morse le labbra con impazienza e diede un calcio sul volto del demone. Il viso di Rubellius sbatté sul terreno, facendo sporcare i capelli rossi nel fango. Il demone iniziò a ridere mentre muoveva le spalle, guardò il suo rivale e parlò lentamente.

Rubellius – Parla colui che è nato da due Angeli ed è pazzo. – Rise - La tua sporca madre doveva ucciderti nella culla, almeno si sarebbe risparmiata questo scempio di figlio – rise.

L'Angelo si morse le labbra e diede un calcio sul fianco del demone, la mano di Tarasios prese i capelli di Rubellius e lo guardò con disprezzo, piegandosi in avanti.

Tarasios – Osi insultare la mia splendida madre, tu... che mi hai rovinato un'ala e volevi uccidermi! Nessuno mi deve toccare, creatura inferiore!

L'Angelo sbatté la testa del demone sul terreno e poi la lasciò, Rubellius avvertì la dolorosa botta, le corna blu erano sporche di fango. L'Angelo si mise dritto e mosse la sua spada, camminò accanto al demone facendo ondeggiare la sua tunica arancione.

Tarasios – Ho saputo che stasera ci sarà un ballo. Hai già conosciuto il mio fidato amico?

Rubellius cercò di estendere un'ala, e quando ci riuscì Tarasios la pesto facendolo urlare di dolore.

Tarasios – Un Amico che mi è stato molto utile. Sai com'è – pestò di nuovo l'ala – i Sacerdoti Benedetti venderebbero l'Essenza pur di avere i nostri prestigi.

Il demone urlò di dolore, la membrana interna dell'ala era molto sensibile agli urti. Tarasios spostò il piede sentendo i respiri intensi del rivale.

Rubellius – S-sei stato tu a d-dare l'Anello Eterno a Ticone?!

Tarasios allargò le braccia e guardò il demone mostrando con la mano libera due dita.

Tarasios – Oh ti correggo, demone dei Patti. Non sono stato io a convincere Ticone e Filippo ad avere quegli Anelli.

Rubellius – F- Filippo?!

Tarasios – Sì, lui. Aveva ricevuto l'ordine di fare la spia e di trovarvi nel caso che arrivaste nel Monastero. In cambio avrebbe ricevuto l'Anello Eterno. Lo stesso gioco lo sta facendo Ticone – rise.

Rubellius digrignò i denti e guardò con odio il suo nemico, Tarasios osservò i suoi uomini.

Tarasios – Tutto ciò che succederà in questo momento sarà una grande vittoria per me. – Mugugnò - Dicono che se uccidi un Demone Minore o Maggiore, la sua Essenza finisce direttamente nella Dimensione Deiouona. I miei compagni dicevano che potete mutare in due forme, dopo la morte. Vero Rubellius? – Rise - Se il demone non ha stretto nessun legame con i suoi simili diventa un Umbras, al contrario diventa un cristallo giallo che si crea nella casa dell'amico demone. - Si inginocchiò vicino a Rubellius – Ti piacerebbe stare con la Tulia e con tuo figlio?! Ah!? Potresti restare con loro per tutta l'eternità. Sentire i loro lamenti, le urla e i loro pianti.

Rubellius socchiuse gli occhi e guardò il fango. Tarasios si toccò il mento e posò la punta della spada sul terreno, la sua voce era lagnosa come quella di un bambino.

Tarasios – Ti posso concedere la morte, ti posso concedere tutto ciò che hai sempre desiderato. Morire e unirti a quelle immonde creature. Non hai nulla da perdere... nemmeno il mezzo-angelo.

L'Angelo si alzò e piegò il volto, osservando il viso dolorante del demone.

Tarasios – Che c'è? Non vuoi vendicarti? – Rise – Ti ho portato via ogni cosa! Eppure ti sei rimbambito per quella ragazzina. – Sospirò sorridendo - Ti dispiace che debba sposarsi e vivere con un Angelo? Oh povero piccolo.

Tarasios ordinò ai suoi uomini di prendere di peso il demone e di avvicinarlo ad un salice piangente. Dopodiché i Cacciatori Bianchi seppellirono il loro compagno morto e accesero un falò per la notte. Rubellius aveva ancora la rete sul suo corpo e anche Tenerbis era stato legato vicino ad un albero. Dopo qualche minuto Tarasios si unì alla discussione dei Cacciatori ridendo e scherzando con loro. Quegli uomini davano le spalle alla creatura, mentre i suoi occhi viola fissarono le gambe ricoperte dalle scaglie nere. Il volto dipinto dai piccoli tribali neri era logorato dal dolore per le parole di quel pazzo Angelo.

Mentre le ore passavano i balli continuarono, Varsos e Clizia danzavano senza sfiorarsi le mani. I nobili fecero la stessa identica cosa, ma lasciarono un po' di spazio ai padroni di quel maniero.

Varsos – Vi state divertendo?

Clizia gli sorrise e annuì, il Generale posò una mano dietro alla schiena. I musicisti erano in un angolo mentre suonavano con chitarre, liuti e flauti.

Varsos – Scusatemi sono rigido.

Clizia scosse la testa e sorrise con gentilezza.

Clizia – Non vi preoccupate, anche mio padre Gregorio non amava ballare ed era molto rigido quando danzava.

I due rotearono con eleganza seguendo la musica. Varsos si fermò e prese la mano della giovane, il Generale fissò le sue dita. Clizia finì di danzare e osservò il Generale con curiosità. Le mani di Varsos tremarono mentre il suo volto diventò roseo per l'emozione, la sua voce non era più decisa e sicura.

Varsos – I-io... non vi farei mai del male. Vi elogerei sia per l'onore di Erastos sia... perché... mi piacete.

I due si guardarono l'uno di fronte all'altro, Varsos cercò di trovare le parole adatte ma non era molto abile a esprimere i suoi sentimenti. La giovane socchiuse gli occhi e lo ascoltò con delusione.

Varsos – Non pretendo il vostro amore... ma... posso rispettarvi se solo voi... lo desiderate.

La ragazza chiuse gli occhi e sentì l'Angelo sempre più vicino, gli occhi verdi si posarono sul volto della fanciulla. Varsos posò il naso sulla nuca della giovane e sentì il profumo di vaniglia. L'Angelo accarezzò il volto di Clizia e le alzò il viso morbido, il Generale era serio.

Varsos – Non posso più aspettare, mi capite?

La giovane deglutì e con delusione annuì.

La decisione che la fanciulla aveva preso non toccò i pensieri del demone, poiché in quella strada isolata Tarasios era seduto e gli stava lanciando dei sassolini. Rubellius aveva il volto incupito, i suoi occhi viola fissavano il terreno mentre i capelli rossi coprivano metà del suo viso.

Tarasios – Perché non reagisci? Non è divertente se lo sterco come te non reagisce.

Il demone alzò lentamente lo sguardo verso di lui e respirò con affanno.

Tarasios – Sei in questo stato perché la tua protetta dovrà sposarsi?

L'Angelo posò il volto sulla mano e rise, i suoi occhi blu erano inquietati.

Tarasios – Non ti va che il suo bel corpicino cada nelle mani di un altro. Che patetico.

Rubellius abbassò di nuovo lo sguardo e chiuse gli occhi. Tarasios si mangiucchiò le unghie e sorrise con ambiguità.

Tarasios – Mi sarebbe piaciuto divertirmi con lei, in tutti i sensi. Unirmi, picchiarla, usarla come una serva. E ovviamente usare quel magnifico potere racchiuso in quella chiave, ma... non posso.

Rubellius accennò un sorriso e lo guardò con disprezzo.

Rubellius – Non ho nulla da perdere, Tarasios. Vorrei ucciderti con le mie mani e alla fine morire.

Tarasios – Morire? Non vuoi vivere in eterno – agitò una mano – divertirti con i tuoi simili e creare nuovi Patti?

Il volto del demone esprimeva apatia su quelle parole, Tarasios spalancò gli occhi e capì tutto ciò che Rubellius stava mostrando.

Tarasios – Ti stai lasciando andare per un mezzo-angelo? Oh Angeli miei! – Rise battendo le mani – Ti sei innamorato, Rubellius? Di nuovo?! – Mugugnò con voce infantile – Ne abbiamo già parlato nel Grande Sterminio! No, no – agitò un dito – non puoi amare un Nefilim, va contro natura.

Tarasios mise le mani giunte.

Tarasios – Sta volta ci sei andato pesante, Rubellius. Ma non ti preoccupare, ci penserò io.

L'Angelo si alzò ed estrasse la sua spada, tagliò le corde e spostò la rete dal corpo del demone. I Cacciatori Bianchi lo guardarono con preoccupazione, Rubellius non si mosse.

Tarasios – Ti salverò dal tuo tormento – canzonò.

Rubellius posò una mano sul terreno e prese un po' di terra restando immobile.

Tarasios – Farò della tua amata ciò che tu non hai mai osato fare. Ma non ti preoccupare, lei non ti potrà sentire mentre geme sotto alla mia virilità. – Sussurrò – Ti darò ciò che vuoi, così potrai unirti di nuovo a quella donnaccia e quell'abominio di tuo figlio!

Tarasios mosse la spada e cercò di infilzare il petto di Rubellius, ma il demone prese la lama con la mano destra e fermò il gesto. La sua pelle nera stava bruciando al contatto con la spada, Tarasios si stupì e lo guardò. Il demone fece leva verso il suo rivale, digrignò i denti con ira.

Rubellius – Se un giorno dovrò morire da solo, allora ti porterò con me!

Tarasios cercò di dagli un calcio, ma il demone parò il calcio con la mano sinistra. Aprì le ali squamate e si lanciò contro il suo nemico, mordendogli il collo. I Cacciatori Bianchi cercarono di aiutare il loro padrone, Tenebris si agitò mentre il suo padrone disarmò l'avversario e lo lanciò contro ad un albero. Il Demone Minore si avvicinò a Tenebris e lo liberò, salendo immediatamente sulla sua groppa. I Cacciatori presero dai loro cavalli le balestre e mirarono al demone. Rubellius cavalcò con velocità aiutandosi con le ali a dirigere il cavallo, Tarasios si alzò e imprecò mentre i suoi uomini non riuscirono a scoccare i dardi per colpa della distanza.

Dopo una ventina di minuti le danze finirono. Varsos portò al centro della Sala Clizia, mostrandola ai nobili. La musica si interruppe e un silenzio glaciale sfiorò la Sala. Il Generale iniziò un decoroso discorso mentre teneva la mano della giovane. Tutti i nobili ascoltarono e molti si stupirono dei favolosi complimenti da parte dell'uomo, Clizia continuava a fissare il pavimento. Sapeva perfettamente che tutto sarebbe cambiato nella sua vita e che non avrebbe mai gioito dell'unione con il suo vero amore. Il tempo stava passando, i suoi occhi si alzarono verso l'ingresso della Sala e il suo cuore vacillò.

La figura che aveva nascosto il suo vero aspetto era arrivata. Il giovane si era vestito in gran velocità nascondendosi nella zona delle lavandaie del castello, per poi rimettere Tenebris nelle stalle. Rubellius guardò Clizia con intensità, il suo corpo era coperto da una tunica azzurra. Il demone voleva dir tutto ciò che aveva sentito da Tarasios, ma non poteva entrare in quel luogo di gioia. Clizia chiuse gli occhi e si coprì con la mano la bocca.

Varsos sorrise e mostrò la ragazza, la voce era intensa e quella maledetta frase uscì dalle sue labbra.

Varsos – ...e dunque, miei Signori. – Osservò i nobili - La Regina Clizia Della Roccia ha accettato le mie richieste. Ha accettato di... - sorrise – diventare mia moglie.

Tutti gioirono e applaudirono la lieta notizia, Rubellius sbiancò osservando il Nefilim. I suoi occhi si chiusero mentre abbassava il capo, lentamente e con dolore si avviò nelle sue stanze, lasciando un vuoto agghiacciante nel suo cuore. 

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