Capitolo 53 - Maledetta Soluzione
I raggi dell'alba entrarono silenziosamente nella stanza di Clizia, il tubare dei piccioni accompagnò quella silenziosa mattina. La veste e la spazzola della giovane erano per terra, i due amanti stavano ancora dormendo. La giovane era distesa a pancia in giù mentre abbracciava il cuscino di seta, i capelli bagnati dal sudore erano aggrovigliati, mentre la schiena bianca era umida. Le lenzuola bianche coprivano soltanto il suo bacino, il braccio destro di Rubellius le sfiorava la delicata schiena. Il demone era disteso nella stessa posizione della giovane, alla sua sinistra. Il volto stanco e sudato era appoggiato sulla scapola sinistra della sua protetta. Nessun lenzuolo copriva il corpo del Demone Minore, i capelli rossi erano umidi e le piccole corna blu si potevano notare perfettamente. Il braccio sinistro del demone era sotto al cuscino rosso, mentre le gambe erano avvinghiate a quelle della fanciulla. La giovane mugugnò nel sonno, Rubellius la sentì e istintivamente l'abbracciò posando il viso sulla sua schiena. Le orecchie a punta si mossero sentendo alcune voci nel corridoio principale delle Stanze dei Signori. Gli occhi ametista di Rubellius si aprirono lentamente, osservarono i capelli fluenti della sua compagna. Il demone le baciò le scapole e alla fine la nuca senza svegliarla. La sua mano destra si appoggiò sul cuscino e si alzò leggermente con la schiena, si guardò attorno e si spostò dal giaciglio, mettendosi seduto sul bordo del letto. Il giovane si grattò il capo e tossì, si alzò e si avvicinò all'armadio di Clizia. La fanciulla nascondeva sempre degli abiti per lui quando la veniva trovare di nascosto. Il demone aprì l'armadio in mogano e prese in una cesta i vestiti maschili, si spostò i capelli dal volto e socchiuse gli occhi, rimanendo in silenzio mentre si vestiva. Rubellius si spostò e prese per terra il portafortuna di Clizia, ma quando si alzò la vista si appannò facendolo scivolare di lato, facendo sbattere il ginocchio sulla sedia della scrivania. La giovane si svegliò a causa del rumore e si stropicciò un occhio. Rubellius cercò di stare in piedi ma non ci riuscì, appoggiò le mani sulla scrivania e respirò con affanno. Clizia spalancò gli occhi e si spostò dal letto, andando verso l'amato. Appoggiò le mani sulla schiena e lo aiutò a mettersi seduto sul letto.
Clizia – Amore!
La giovane sfiorò il suo volto bianco e lo fissò, il demone tolse quelle mani e accennò un sorriso.
Rubellius – S-sto bene.
Clizia – Tu non stai bene! Da quanto è che non mangi?!
La giovane era di fronte a lui, il demone sbuffò e la guardò con serietà.
Rubellius – Sto bene, ti ho detto! Avrò perso... s-solo qualche chilo.
Clizia si morse le labbra e si avvicinò ad una brocca d'acqua posta sulla scrivania, prese poi un panno su un cassetto e lo bagnò. La fanciulla si avvicinò al suo compagno per appoggiare il tessuto bagnato sulla fronte. Rubellius chiuse gli occhi, mentre le sue mani tremarono.
Clizia – Allora?
Rubellius – Da una settimana... c-credo.
Clizia – Ora ti sistemi e vai nelle cucine. Hai capito? Devi mangiare.
Rubellius – Che sciocchezze! Sono un demone, posso vivere senza cibo per mesi! – Sorrise - L'unica cosa che mi sfamerebbe sarebbe il ripasso di ieri sera – rise.
Clizia – Rubellius, sono seria!
Il demone brontolò e fece scivolare i capelli sulle spalle, sentì le mani delicate della fanciulla e un brivido sfiorò la sua schiena.
Rubellius – Dimmi che ci rivedremo... t-ti prego.
Clizia – Lo sai che oggi verrà Electre, non so se...
Rubellius staccò le mani della giovane e imprecò con ira, Clizia fece qualche passo indietro e lo fissò con dolore. Il demone si grattò il capo muovendo i capelli umidi e alzò la voce.
Rubellius – Non m'interessa di Electre! Voglio vederti, ho bisogno di vederti! Ma forse preferisci la loro compagnia, vero?! – Aprì gli occhi.
Il demone si alzò con debolezza e si avvicinò alla porta, Clizia tentò di prendergli un braccio ma lui si staccò dalla sua presa.
Clizia – Io non preferisco nessuno! Ma non ti rendi conto che se ti avvicini a me in questi incontri, gli Angeli di Varsos potrebbero ucciderti?! Perché non capisci!? Lo faccio per il tuo bene!
La mano del demone si posò sulla maniglia della porta, le sue spalle tremarono mentre dava le spalle a Clizia.
Rubellius – Perché sono stanco di tutto questo.
Il demone aprì la soglia e uscì, Clizia rimase senza parole, la fanciulla si coprì il viso con le mani e si sedette sul bordo del letto. Rubellius fece attenzione a non dare troppo nell'occhio mentre usciva da quel corridoio. Le porte erano ancora chiuse e soltanto alcuni servi camminarono in quel luogo. Il giovane si avvicinò ad una scalinata e scese con fatica. Quando arrivò al pian terreno camminò sotto ad alcuni archi e guardò il giardino interno del torrione. Il demone continuò a passeggiare finché non si infilò in un corridoio interno che lo avrebbe portato nelle sue stanze. Rubellius restò nella sua camera per tutto il pomeriggio.
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Il pomeriggio arrivò con l'arrivo di Electre, portando stupore e meraviglia per i paesani. I stalloni bianchi che accompagnavano l'Angelo della Sapienza erano comandati da una decina di Cavalieri alati. Gli Angeli che non mostrarono le loro ali agli umani entrarono nella piazza del castello, mentre i servi e i due stallieri cercarono di preparare l'accoglienza dei destrieri. I soldati di Varsos accolsero gli ospiti con serietà, ma molti servitori del castello porsero agli Angeli una degna accoglienza. Varsos era uscito dal torrione e al suo fianco c'era il Sacerdote Benedetto. Ticone indossava una veste azzurra con una cintura in argento, si toccò l'anello che aveva al dito e sorrise alla cavallerizza che comandava quei Cavalieri. Gli Angeli che gestivano con impeto quei cavalli, indossavano delle scintillanti armature d'argento. Alcuni uomini alati portavano delle bandiere bianche con dei ricami d'oro ed altri avevano delle spade. Electre posò le mani sull'elmo e se lo tolse mostrando il suo volto. I capelli corti e ricci si mossero, gli occhi neri guardarono l'entrata del torrione e il viso della donna era stanco. L'Angelo femminile scese da cavallo con i suoi Cavalieri e si avvicinò a Varsos. I Cavalieri parlarono tra di loro nella loro lingua, mentre la donna si avvicinò al Generale e al Sacerdote Benedetto.
Electre – Generale Varsos – guardò poi il Sacerdote – Fratello Ticone.
I due uomini chinarono il capo e sorrisero alla donna.
Varsos – Sono onorato di vedervi, Electre.
Electre – Lo stesso vale per me.
Varsos mostrò con la mano destra l'entrata del torrione e accompagnò l'Angelo della Sapienza. I tre entrarono con calma, Ticone parlò con gioia mentre spiegava le preghiere e i racconti dei contadini che il Generale aveva aiutato. Varsos rimase in silenzio, mentre i tre si avviarono nel giardino interno del palazzo. Quando Ticone finì il suo discorso, Electre parlò con calma verso i due uomini.
Electre – Sono felice dei progressi ma credo che abbiamo molto di cui discutere. Dunque è vero?
Varsos – Sui i giovani Angeli che vorrebbero la mano di Clizia? Sì.
L'uomo socchiuse gli occhi con dolore, la situazione non era delle migliori in quei mesi. Electre sospirò e posò la mano sul fianco, Ticone parlò velocemente.
Ticone – Abbiamo insistito così tanto. La giovane parla con loro, ma non accetta... i loro doni.
Electre – Rifiuta i doni che i pretendenti portano?
Ticone – Sì.
Il Generale e Electre si fissarono per un secondo, avevano capito il problema e non era una cosa molto semplice da risolvere. I tre percorsero il porticato del palazzo e si avvicinarono nel meraviglioso giardino.
Electre – Ora capisco perché i pretendenti non vogliono la presenza di Clizia per la seconda volta.
Ticone – Cosa intendete?
Varsos chiuse gli occhi e mosse le mani, spiegando la situazione.
Varsos – Se un Angelo porta un dono alla sua futura moglie ed ella lo rifiuta, lui s'indignerà del gesto e non vorrà più sposarla. La nostra razza è orgogliosa su questo punto, poiché non ama i rifiuti. Clizia sta rischiando di non aver nessuno.
Electre sospirò amaramente e sentì dei passi provenire sotto al porticato del palazzo, i tre si voltarono e guardarono l'interessata. Clizia alzò leggermente la gonna mentre correva, era in ritardo. I capelli castani erano raccolti con una treccia morbida, indossava un vestito verde smeraldo con dei ricami in argento. La giovane guardò Electre e le sorrise, si fermò di fronte a loro e fece una riverenza, la donna rise piano e l'abbracciò come farebbe una madre con sua figlia.
Electre – Giovane Erede Del Tempo, che meraviglia vederti.
Clizia ricambiò l'abbraccio e rise, poi si staccò osservando con un decoroso contegno Varsos e Ticone.
Clizia – Sono onorata di vedervi. Scusatemi per il ritardo ma dovevo consegnare un documento ad un Ambasciatore.
I quattro camminarono nel giardino parlando tra di loro. Ticone era di fianco a Clizia, mentre Electre era accanto a Varsos. I due Angeli erano leggermente distanti dai loro compagni, la donna dalla pelle nera guardò il Generale e si fermò sotto ad un pioppo.
Electre – Non so che altro fare.
I due Angeli guardarono Ticone e per ultima Clizia, Varsos sospirò e incrociò le braccia.
Varsos – Siete sicura che non ci sia un altro modo di farla sposare?
Electre accennò un sorriso mentre ricordava Erastos negli atteggiamenti di Clizia.
Electre – Sai meglio di me che Clizia è identica a suo padre. È giovane, scaltra e ha la stessa indole di suo padre riguardo ai matrimoni.
Varsos – Lo so.
L'Angelo guardò la ragazza e socchiuse gli occhi verdi, i capelli castani erano legati con un solito nastro verde, mentre il fisico era coperto da una tunica blu che arrivava alle ginocchia.
Varsos – Ogni volta che vedo Clizia, mi ricorda Erastos. Ha la stessa timidezza, la stessa riservatezza ed è curiosa come lui.
L'uomo che aveva la stessa età di Rubellius accennò un sorriso, posò le dita della mano sul mento e continuò a fissare la ragazza come se fosse incantato. Electre seguì il suo sguardo più e più volte, si morse le labbra e a mani giunte le venne un'idea.
Le ore passarono, Ticone salutò con onore gli Angeli e se ne andò verso il piccolo Tempio del castello. Electre fece avvicinare Clizia a Varsos e parlò piano, dicendole che il Generale doveva dirle parecchie cose. In quel preciso momento il Consigliere dai capelli rossi uscì da un corridoio, attraversando un'arcata e si avvicinò al giardino. Il demone notò la presenza degli Angeli e della giovane, Rubellius fissò una panchina di marmo e si sedette sotto al porticato del castello. I suoi occhi ametista guardarono la giovane mentre seguiva Varsos vicino a un roseto, i due erano lontani e il demone non capì ciò che si stavano dicendo. Electre si spostò lasciandoli soli, l'Angelo alzò lo sguardo e notò Rubellius. Clizia e Varsos erano l'uno di fronte all'altro, sopra alle loro teste c'erano i rami ormai spogli un pioppo. Il demone chiuse gli occhi e sentì i passi di Electre avvicinarsi sempre di più, l'Angelo si sedette alla sua destra e posò l'elmo sulla panchina. Rubellius aprì gli occhi e appoggiò le braccia sulle ginocchia, la donna accennò un sorriso e lo guardò.
Electre – Vedo che alla fine... ti sei affezionato a lei.
Rubellius accennò un sorriso tinto d'ironia e fece spallucce, i capelli rossi scivolarono sulle sue spalle.
Rubellius – Sono cose che capitano, Electre.
La donna socchiuse gli occhi e si spostò una ciocca riccia dal viso, i suoi occhi neri fissarono il demone con preoccupazione. Electre non l'aveva mai visto così debole.
Electre – Tu sai cosa comporta essere un Nefilim. Sai perfettamente che ogni suo passo potrebbe portarti alla morte. Un sentimento come il tuo posto nei suoi confronti è un peccato.
Rubellius diventò serio mentre guardava Varsos prende le mani della fanciulla. Sembrò non interessarsi delle parole di Electre, la gelosia era una brutta bestia per un demone.
Rubellius – So bene che certi sentimenti da parte di un demone sono inaccettabili per la vostra razza, ma non sono affari tuoi su ciò che mi porterà alla morte. Fate la predica a me... ma ciò che volete veramente da Clizia è un futuro figlio, un nuovo Erede Del Tempo.
La donna sospirò socchiudendo gli occhi.
Electre – Perché devi vederla in maniera oggettiva, Rubellius?
Rubellius – Perché è la verità.
I due si fissarono per un secondo, Electre guardò l'erba secca del giardino per il dolore e la promessa che fece ad Erastos sul trovare un degno marito per la fanciulla.
Electre – Penserai che l'unico scopo che mi porta a proteggere Clizia sia questo. Ma non è così. Erastos era il mio migliore amico, un fratello d'Essenza. Quando seppi di sua figlia, promisi a me stessa che nessuno le avrebbe fatto del male, né Tarasios né un demone. - Gesticolò con le mani - Le leggi sono dure nel nostro mondo e invidiamo i Nefilim per ciò che avvertono rispetto alle nostre decisioni. L'Amore non è un sentimento che ci viene concesso... anche se lo proviamo. Nel nostro mondo si stanno discutendo varie cose... ma soprattutto il ruolo degli antichi Oggetti del Tempo. La Chiave che porta Clizia e l'antica Meridiana che la famiglia di Erastos custodisce.
Rubellius – Pensavo che esistesse un solo Oggetto del Tempo nella famiglia di Clizia.
Electre – Per nostra sfortuna, no. Dopo che Erastos fece il Patto con te, scoprimmo che aveva racchiuso in una teca di diamante la Meridiana del Tempo. Essa è collegata alla Chiave del Tempo, la stessa che Clizia porta al collo. Erastos aveva capito che qualcuno voleva quell'oggetto sacro e quindi... lo protesse nell'unica maniera possibile.
Rubellius – Forse Tarasios voleva quell'oggetto. Ma fammi indovinare... non può accedere alla Meridiana Del Tempo perché non ha la Chiave, giusto?
Electre –Esattamente. Solo la Chiave Del Tempo può aprire e gestire la Meridiana. Ma non è così semplice. – Sospirò – Quegli oggetti possono essere tutelati dalla famiglia di Clizia, ma non gestiti. Nessuno potrebbe controllare quell'antico potere. La famiglia di Clizia è vista come un antico guardiano. - Deglutì - Clizia... porta con sé... il ruolo di suo padre ma al dovere di dar un erede per tutelare quegli oggetti. - Sospirò - C'è una particolarità che secondo noi Tarasios vuole da lei. Distruggendo ogni forma di rispetto.
La donna appoggiò le mani sull'addome e guardò la giovane. Rubellius restò in silenzio per ascoltarla.
Electre – La Chiave e la Meridiana del Tempo possono a loro volta proteggere i loro guardiani. Come mi disse Clizia nella lettera che mi mandò, in cui la chiave la protesse da una trave di legno. La cosa che secondo noi Tarasios vuole da lei non è questa.
Rubellius – Cosa vorrebbe Tarasios?
La donna lo guardò con preoccupazione.
Electre – Ogni Angelo del Tempo può richiedere alla Chiave o alla Meridiana, in una sola occasione nella sua vita, un aiuto o meglio un controllo. L'Angelo che richiede l'aiuto agli oggetti sacri, può... tornare in dietro nel tempo e gestire quel potere. Provocando danni inesorabili alle nostre Dimensioni e all'universo.
Rubellius – Vuoi dirmi... che se Tarasios possedesse Clizia potrebbe non solo richiedere a lei quel potere, ma avrebbe la possibilità di creare dei figli e gestire a suo piacimento la chiave. Per questo... la voleva, per questo la voleva viva!?
Electre – Esattamente, Rubellius. Erastos usò quel potere una sola volta, credo... per fermare il tempo e per invocarti prima di morire. - Deglutì - Erastos sapeva che sua figlia era in pericolo, sapeva dell'enorme potere e della fiducia che era stata calpestata dal suo nemico.
Il demone restò basito su quella spiegazione, Electre guardò la ragazza mentre rideva.
Electre – In quei venti giorni che sono stata con lei l'ho istruita, raccontandole le gesta dei suoi Antenati e la bontà di suo padre. Sa tutto... sa il potere e il ruolo che ha... ogni cosa. Per questo voglio che si unisca ad un Angelo. Se un Angelo la sposasse sarebbe al sicuro.
Il demone si mise dritto con la schiena, posò le mani sulle ginocchia e strinse il tessuto dei pantaloni neri. Electre seguì il suo sguardo, notando Varsos parlare piano, mentre la giovane annuiva.
Electre – In questi mesi Clizia si è approcciata bene con il Generale e ho notato in lui un certo interesse. Ho chiesto privatamente cosa prova per la fanciulla, lui non mi ha detto niente ma ha arrossito. Ho compreso ciò che prova, ho capito ciò che sente. Quindi... l'ho convinto a farsi avanti per corteggiarla. Credo che sia la persona adatta per Clizia.
Rubellius abbassò lo sguardo e si toccò la fronte con la mano, le sue spalle tremarono. Il gomito del braccio sinistro era posto sul ginocchio sinistro, la schiena era inarcata. L'Angelo socchiuse gli occhi e posò le mani sul marmo della panchina.
Electre – I tuoi sacrifici sono stati essenziali per la sua tutela, ma ciò che senti non è il tuo destino. M-mi dispiace – sussurrò.
Il demone guardò la ragazza e si bagnò leccò le labbra, il suo viso era sconvolto e gli occhi ametista erano pieni di dolore. Electre era dispiaciuta per lui e sapeva che Rubellius provava non solo amicizia ma qualcosa di più.
Electre – Se fosse stata completamente umana... non ti avrei mai detto tutto questo, non ti avrei mai convinto a rinunciare. Perché so che tu... l'ami.
Il demone chiuse gli occhi e strinse i pugni, rilasciò un sospiro colmo di rabbia.
Rubellius – Maledico me stesso per quella volta che Tarasios non mi uccise insieme a Tulia. – Aprì gli occhi guardo Electre – Mi avete portato via tutto, tutto quanto.
Il demone si alzò dal suo posto e continuò a fissare la giovane. Varsos rise mentre porgeva alla fanciulla dei fiori autunnali che aveva raccolto nel giardino. Rubellius socchiuse gli occhi e posò una mano sul cuore.
Rubellius – Voglio che sia felice e al sicuro. Non farle mancare niente perché qualcuno sta pianificando qualcosa in questo luogo.
Electre – Che intendi?
Rubellius – Intendo che c'è una spia che inganna voi Angeli. Ma le miei idee per ora sono soltanto delle ipotesi. Io voglio... - guardò Electre – che lei sia felice, l'avrei portata con me in qualsisia luogo, ma non posso. Se lo facessi... morirebbe per mano vostra.
Electre – Hai fatto la scelta giusta, Rubellius.
Rubellius – Ho fatto la scelta per lei non per voi. Se ho fatto un favore a Clizia di certo non l'ho fatto per voi. Sono cambiato dall'ultima volta che mi hai visto.
Il demone si spostò per andare nel corridoio che l'avrebbe portato nelle sue stanze. Electre lo fermò con la sua voce.
Electre – Stai diventando saggio Rubellius. Come i demoni Anziani che decisero del Grande Sterminio. E questo ti fa onore.
Il demone fece un cenno con la mano e se ne andò, lasciando gli Angeli da soli.
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Avviso: Spero di non dire delle fesserie, ma... ho fatto alcuni conti dei capitoli e in teoria, il finale si aggirerà al capitolo 70. Pensavo che fossero di più (tipo: capitolo 80 o 85) invece... saranno molto di meno. *^*/ Siete contenti?
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