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Capitolo 47 - I Sacri Doni

Dalla battaglia passarono tre giorni, il popolo della Tribù dei Buii si riprese dal dolore. I caduti di quello scontro erano stati posti nel loro antico cimitero, ogni famiglia aveva portato ai loro cari dei fiori e dei ciondoli. Clizia rimase accanto a Idis e ascoltava con serietà ogni singola spiegazione delle loro tradizioni. I vari sopravvissuti erano stati curati con degli impacchi vegetali e le loro ferite stavano pian piano guarendo.

Nel terzo giorno di preghiere tutti si riunirono davanti al cimitero, i più anziani si sedettero vicino ai bambini, mentre i più giovani erano in piedi a semicerchio. Al centro del semicerchio umano c'era Fulke, l'uomo aveva gli occhi socchiusi e le sue mani si mossero verso il basso, il capotribù indossava una tunica verde con dei pantaloni bianchi. Sul capo c'era una corona di foglie, perle gialle e piume azzurre.

Idis fissò Clizia e le posò un braccio sulle spalle, le due donne erano l'una di fianco all'altra. La moglie di Fulke accarezzò il capo del figlio cercando di calmarlo, poiché Götz voleva andar da suo padre. Clizia abbassò lo sguardo e si asciugò un occhio, il ricordo di Dasha era indelebile nel suo animo. Götz sbuffò di nuovo e si staccò dalla presa della madre, Idis lo chiamò per non interrompere la cerimonia.

Idis – Götz vieni qui!

Il bambino stropicciò la sua camicia verde e si fece strada tra la gente. Il piccolo si mise davanti a loro, guardando suo padre con dolcezza. Idis cercò di prenderlo ma non ci riuscì, Clizia si avvicinò osservando la scena.

Clizia – Testardo, vero?

Idis sbuffò e guardò Clizia con un sorriso, posò le mani sui fianchi.

Idis – Sì. Fulke dice che ha preso da me e da Alita.

Il bambino che aveva una foglia in mano si avvicinò al padre e si mise al suo fianco, Fulke finì le preghiere e abbassò lo sguardo. Il piccolo rise e mostrò la foglia al padre, l'uomo lo sentì e lo guardò. Il capotribù sorrise lievemente e si inginocchiò prendendolo in braccio.

Dopo alcuni minuti la cerimonia finì e tutti ripresero i loro lavori, sistemando le varie capanne. Fulke posò il figlio sulle spalle, Götz appoggiò le manine sulla testa di suo padre e guardò la madre. Idis lo rimproverò con severità, Fulke le diede ragione e accompagnò le due donne verso una capanna ancora intatta. Quando i tre entrarono nella struttura, Fulke prese suo figlio e lo posò su una panca di legno. L'uomo si tolse il copricapo e alla fine si sedette, Clizia e Idis presero dei piatti, dei bicchieri e due brocche d'acqua. La donna con l'abito turchese e i capelli neri sospirò, riempì i bicchieri e guardò Clizia. Il mezzo-angelo si morse le labbra riflettendo su ciò che Fulke le aveva detto riguardo al demone.

Idis – Stavo pensando. Prima che cala il sole, posso accompagnare Clizia da Rubellius. Che ne pensi?

Clizia si sedette accanto a Götz e gli fece delle boccacce, il bambino rise. Fulke si toccò il mento e guardò la moglie, la quale si mise seduta di fronte a lui.

Fulke – Non lo so. Conoscendolo sarà ancora nel suo aspetto demoniaco e... potrebbe reagire male.

Idis indicò un baule vicino ai letti e guardò la sua amica.

Idis – Potrebbe portagli dei vestiti nel caso tornasse umano e se non sbaglio tuo cugino mi ha dato alcuni abiti maschili.

Fulke guardò le due donne e socchiuse gli occhi, Idis gli sorrise attendendo una risposta.

Fulke – Va bene. Ma se vedi che si sta arrabbiando – guardò Idis e Clizia – torna subito, va bene? Quando è nel suo vero aspetto non controlla i suoi istinti.

Clizia posò le mani sulle ginocchia e annuì, la ragazza indossava il vestito che il demone gli aveva regalato.

Clizia – Va bene, grazie Fulke – gli sorrise.

Idis si avvicinò al baule e lo aprì prendendo gli abiti. La fanciulla con il vestito blu si spostò raccogliendo una borsa di pelle, la quale la riempì con i vestiti e una coperta.

Idis – Avrà bisogno di qualche coperta e degli scarponi.

Il mezzo-demone si toccò la fronte e si alzò dal suo posto, osservando l'addome di sua moglie. Clizia alzò un sopracciglio non capendo la sua espressione emozionata. Idis avvisò il marito di andar a prendere degli scarponi da suo fratello e uscì, la giovane dagli occhi color miele mugugnò con curiosità.

Clizia – E da quando siamo tornati che fissi la panciona di Idis. Sembri felice – sorrise.

Fulke si morse le labbra e si avvicinò al piccolo fornelletto della capanna, prese una mela dalla cesta di vimini.

Fulke – Idis di certo non lo sa, ma credo che le mie sensazioni demoniache abbiano percepito qualcosa nel piccolo.

Clizia – Sai che sesso è?

Götz si voltò guardando il padre, Fulke si avvicinò e si inginocchiò di fronte a lui, mosse la mela e sorrise guardando all'ultimo l'amica.

Fulke – Ora che è ben maturo sì.

Il bambino paffutello sbatté le mani e sorrise, la sua voce goffa e dolce uscì dalle sue piccole labbra.

Götz – È un fratellino?

Padre e figlio si guardarono, Fulke scosse la testa e sorrise ancor di più.

Fulke – No piccolo mio. Credo che in inverno avremmo una sorellina.

Il bambino sbuffò e guardò il tetto.

Götz – Ma io  voglio un fratellino! Se nasce però tu e la mamma fate di nuovo la magia danzante per un f-fratellino?

Il piccolo tentò di prendere le mani del padre e lo guardò con furbizia, Fulke ricambiò i suoi teneri gesti.

Fulke – Vediamo dopo che sarà nata tua sorella, va bene?

L'uomo fece una pernacchia sulla guancia di suo figlio e il piccolo rise, muovendo le gambe. Clizia fissò l'uomo con curiosità e rise.

Clizia – La magia danzante?

Fulke – Sì. È un vecchio detto che diciamo ai bimbi per nascondere... sai... mentre mamma e papà si fanno le coccole, vero Götz?

Il piccolo mosse le mani e annuì, guardò con gli occhi verdi Clizia.

Götz – Anche... anche... Clisia fa la magia danzante con zio Rubelliu?

La giovane si coprì il volto con la mano e arrossì, Fulke scompigliò i capelli del figlio e scosse la testa.

Fulke – No tesoro. Ma si danno tanti baci, quello di sicuro – rise.

Quando Idis ritornò con gli scarponi li mise nella borsa di pelle e guardò il marito. Fulke si morse le labbra e si avvicinò alla moglie abbracciandola da dietro, l'uomo le diede un bacio sulla spalla e posò le mani sull'addome voluminoso.

Fulke – Vi conviene andare, la notte arriverà tra qualche ora.

Idis – Non ti preoccupare faremo in un lampo.

Clizia si alzò dal suo posto e si avvicinò alla porta, Idis baciò il suo uomo e si staccò prendendo la borsa in pelle, uscì dalla capanna con l'amica.

Dopo pochi minuti Idis portò Clizia nel sentiero delle bacche viola, dove sarebbero giunte al lago. Intorno a loro c'erano le imponenti querce della foresta, i piccoli passeri e le cornacchie cantavano, mentre una lepre corse via alla vista delle due donne.

Idis – Stanotte avevi il sonno agitato. Pensieri?

Clizia alzò lo sguardo notando un piccolo scoiattolo arrampicarsi su un tronco.

Clizia – Molti... ho sognato Dasha. – Guardò la donna – Io dovevo fare di più per lei. Electre mi ha addestrato nei venti giorni che sono rimasta nel campo degli Angeli. Mi aveva avvertito che prima o poi i miei poteri si sarebbero liberati. Io volevo – deglutì – aiutarla.

La ragazza si toccò la fronte e si morse le labbra, Idis le accarezzò la schiena e la consolò.

Idis – Tu sei stata coraggiosa, Clizia. Affrontare un Angelo di mille anni non è da poco. Hai salvato me e hai vendicato Dasha. Ciò che ha fatto Tarasios non resterà impunito, prima o poi quell'Angelo ne pagherà le conseguenze.

Clizia si toccò i capelli castani e socchiuse gli occhi.

Clizia – Lo spero tanto, spero che il Generale Varsos possa darci una mano contro Tarasios quando arriveremo da lui. –Fissò Idis – Da ciò che mi disse Electre, quell'Angelo era il migliore amico di mio padre.

Idis si toccò il mento, osservando il lago a qualche metro di distanza dal sentiero.

Idis – Pensi che Electre abbia in mente qualcosa di più per farti incontrare da questo Generale?

Clizia – Ecco... le leggi degli Angeli sono particolari – si grattò un braccio – non so precisamente cosa vuole fare da questo incontro se non darmi la sua protezione. Mio padre Erastos parlò molte volte con lei sul mio futuro e di quando la mia famiglia paterna fosse importante. Insomma noi Nefilim siamo la classe più bassa della gerarchia degli Angeli. – Sospirò - Come ti ho raccontato le posizioni della Dimensione Sirona sono tre.

Idis – Già. Se ben ricordo alla base della piramide ci siete voi Nefilim. Nel piano intermedio ci sono i Sacerdoti e Sacerdotesse Benedette e in cima alla piramide ci sono gli Angeli. E come pensi la prenderà Rubellius su questa situazione?

La giovane si morse un labbro, le sue mani tremarono mentre il suo sguardo si posò sul lago.

Clizia – Non lo so. L'unica cosa certa è che ha molta rabbia. Quando ha scoperto che sono figlia di un Angelo dei Sacri Doni, il nostro rapporto si è incrinato. Essere discendente di un Angelo dei Sacri Doni dell'universo non è facile. Electre mi disse che gli Angeli che tutelano i vari doni come ad esempio: le Arti, il Tempo, la Guarigione, l'Invenzione. Sono coloro che gestiscono l'intera Dimensione Sirona e comandano i Generali e i Comandanti. Ma ovviamente – sospirò guardando i rami degli alberi – devi essere un Angelo puro per comandante, ai Nefilim come me non è concesso molto questo compito. Non posso... - deglutì – gestire le redini di mio padre e l'unica soluzione che Electre mi ha detto, è avere un figlio puro, un Angelo.

Idis – Ma per averlo devi...

Clizia – ...sposare un Angelo. Ma io – voce tremante – non desidero ciò, io vorrei solo l'uomo che si ostina a rifiutarmi, io vorrei soltanto Rubellius.

Quando le due arrivarono alla riva del lago, Idis posò la borsa in pelle vicino ad un masso. Le fanciulle si guardarono attorno aspettarono per una mezzora il demone rosso. Il quel momenti di chiacchere e di sorrisi, il sole iniziò a calare, il tramonto si stava avvicinando. Idis camminò su e giù e guardò il cielo, Clizia si sedette su un masso e mosse le gambe.

Idis – La sera sta arrivando. Vuoi rimanere ancora un po' o vuoi tornare con me? Fra qualche minuto dovrò preparare la cena con le altre donne del villaggio.

Clizia – Vorrei rimanere qui.

Idis – Va bene. Se vuoi tornare al villaggio basta che segui i cespugli che ti ho indicato.

Clizia annuì e le sorrise, Idis si stiracchiò e dandole una carezza sul braccio tornò indietro. Il mezzo-angelo guardò le prime stelle decorare il cielo, l'acqua cristallina era dipinta dai colori del tramonto, mentre la luna e il pianeta viola iniziarono a comparire. La giovane scese dal masso e si sedette sulla riva sassosa, aspettando il demone per una ventina di minuti. Alcune volte guardava il suo ciondolo e cercava di capire il suo potere. Clizia si distese a pancia in su, mettendo le mani sotto al capo. Gli occhi color miele fissarono le varie stelle con meraviglia, Electre le aveva raccontato che le costellazioni più importanti rappresentavano gli Angeli morti. Al contrario le Essenze degli umani riposavano nella loro Dimensione. La giovane sospirò socchiudendo gli occhi leggermente umidi, aveva sempre onorato suo padre Gregorio e anche se conosceva la verità non lo odiava affatto. Al contrario per Erastos aveva costruito nella sua mente un certo legame affettivo.

Clizia – Vorrei... tanto che fossi con loro, papà.

La giovane si stropicciò gli occhi e deglutì, le sue orecchie sentirono un battito d'ali e un scroscio d'acqua. Clizia si alzò e si avvicinò all'acqua, le sue mani tremarono per la paura di quel buio e del rumore.

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