Capitolo 32 - Invisibile al Cuore
PRIMA PARTE del Capitolo
Clizia camminò velocemente sul corridoio del secondo piano dell'ostello, entrò nella sua stanza chiudendo la porta dietro di se. Posò il pacco sul letto con le lenzuola rosa e prese l'abito. I suoi occhi erano colmi di gioia e una fugace risata uscì dalla sua bocca. La fanciulla si svestì velocemente e indossò il suo nuovo abito. Clizia camminò sul pavimento con le piastrelle marroni, la gonna si apriva elegantemente. La giovane si sedette sul bordo del letto e si sfiorò con le lunghe dita i capelli castani, i suoi occhi si socchiusero osservando un punto fisso senza nessun motivo. Le sue guance divamparono e si colorarono di rosso, il suo cuore aumentò i battiti per l'emozione.
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I suoi pensieri divagarono nei ricordi più puri della sua infanzia e adolescenza. Lei sapeva che Rubellius l'aveva vista soltanto quando aveva cinque anni, ma il demone non conosceva minimamente le strategie che Clizia utilizzava per vederlo di nascosto.
Clizia dal canto suo lo trovò di nuovo all'età di dieci anni insieme a sua cugina. La giovane Palmira la provocò in una piccola sfida, le due chiacchieravano sempre dei vari nobili che venivano al castello. Il loro discorso si propagò, finché non si fermò sul Consigliere. Le due fanciulle erano all'interno del giardino reale.
Palmira – Quindi voi non avete mai visto il vostro futuro Consigliere?
Clizia – Lo vidi soltanto quando avevo cinque anni. Mia madre non vuole che lo veda.
Palmira – Che ne dite se gli facciamo uno scherzo? Dove si trova di solito?
Clizia – Uno scherzo? Ah... credo ai due meli, da ciò che ho sentito dalle mie ancelle.
Palmira – Perfetto!
La giovane con l'abito viola si alzò dalla panchina in pietra e strinse i pugni osservando la cugina. Palmira era l'opposto di Clizia: aveva due splendidi occhi azzurri e i capelli neri le scendevano sulla schiena, il suo fisico magro era diverso dal corpo a clessidra di Clizia. Palmira prese le mani della cugina e l'alzò da dove era seduta, la Principessa la osservò mentre la trascinava fuori dal giardino. Le due percorsero un sentiero che conduceva ai due grossi meli.
Clizia – Ma mia madre ha detto...
Palmira – Lo so, lo so. Ma possiamo fargli uno scherzo di nascosto.
Clizia – Oh cielo.
Quando le due arrivarono in quella chiazza verde, osservarono i due meli circondati dalle betulle. Clizia e Palmira si avvicinarono lentamente notando alcune guardie e nobili passeggiare in quel luogo. Palmira cercò un nascondiglio perfetto mentre rideva. Clizia sbuffò osservandosi intorno, ma poi si fermò di colpo nascondendosi dietro ad una betulla. A pochi metri di distanza, vicino a uno dei due grossi meli c'era Rubellius. Palmira la guardò con sospetto non capendo la sua reazione, la giovane Principessa parlò sottovoce.
Palmira – Che vi prende, cugina?
Clizia – C'è lui. Rubellius è quell'uomo con i capelli rossi.
Palmira si sporse leggermente per vedere l'uomo seduto vicino al melo e sorrise.
Palmira – Quello con i capelli rossi? Davvero?
Clizia si sedette per terra e posò la schiena sul tronco dell'albero, si coprì la bocca con le mani e annuì con timore, conosceva la sua natura.
Clizia – Quell'uomo fa paura. Non ci conviene provocarlo.
Palmira rise sotto i baffi e prendendo un po' di terra l'appallottolò per poi guardare la cugina.
Palmira – Non succederà nulla. Ora proviamo a distrarlo un po'.
Rubellius che era seduto vicino all'albero sfogliò un libro, silenziosamente. Palmira prese la mira e lanciò la palla di terra, colpendo il demone sulla spalla, poi si nascose ridendo. Il demone sentì la leggera botta e si guardò attorno, sorridendo e sfogliando il libro. Palmira continuò a ridere, la sua voce era molto più alta di Clizia.
Palmira – Ora ne tiro un'altra e vedrete come reagisce.
La ragazzina lanciò un'altra palla di terra, ma Rubellius sentendo la voce della fanciulla, si voltò prendendo con la mano destra la palla di terra. I suoi riflessi erano più veloci e scaltri rispetto a quelli umani. Clizia guardò la cugina, Palmira era ferma e allo scoperto. Rubellius schioccò la lingua e la fissò dalla testa ai piedi, poi con una risata rilanciò la palla di terra contro la ragazzina, colpendola sul viso. Palmira si piegò di lato e si pulì gli occhi.
Rubellius – Nessuno vi ha mai detto che non si lancia il fango ai Signori? Siete una signorina molto maleducata.
Palmira lo guardò con rabbia, Clizia sentì la sua voce rimanendo in silenzio e ben nascosta. Aveva paura perché pensò che le punisse, ma l'unico atto che fece il demone fu alzarsi dal terreno e andarsene salutando con un cenno Palmira.
Palmira – Che maleducato!
Quando il demone se ne andò senza tener conto di Clizia, la Principessa spostò leggermente il capo per guardarlo. La sua curiosità non era morta in tutti questi anni. Il tempo di quel fragile incontro passò velocemente e un altro evento sfiorò la mente di Clizia, precisamente quando la giovane aveva quindici anni. La giovane Principessa non amava cavalcare per colpa delle vertigini, ma adorava i cavalli. Molto spesso andava nella stalla senza che i suoi genitori lo scoprissero. Era inusuale che una Principessa si occupasse dei cavalli, solo lo stalliere di corte poteva gestire quelle bestie. La fanciulla insistette così tanto che ordinò allo stalliere di non dir nulla ai suoi genitori.
La giovane oltrepassò la piazza del castello e si diresse verso la stalla, gli artigiani e i contadini l'ammiravano con curiosità. Quando arrivò alla stalla, salutò con un cenno lo stalliere e si avvicinò ai vari box. I destrieri dei vari nobili erano meravigliosi, degli splendidi stalloni di pura razza che facevano invidia agli altri regni. La ragazza sorrise con la sua innocenza e camminò sul terreno paglioso, prendendo un po' di fieno e dando da mangiare a un cavallo marrone. Il cavallo sbuffò mentre gli altri nitrirono e scalpitarono nei loro box. Clizia rise e accarezzò quel stupendo stallone. La giovane li conosceva uno per uno, poiché lo stalliera la informava sui vari nomi e padroni.
Clizia – Sei il solito goloso, Astro.
Il cavallo nitrì, mentre Clizia prese un altro po' di fieno. In quel momento lo stalliere arrivò e canticchiò mentre trascinava un nuovo destriero, Clizia fissò l'uomo dalla folta barba bianca e dal corpo robusto.
Michele – Vediamo dove metterti.
La giovane spostò lo sguardo sul cavallo, mentre Michele lo mise dentro ad un box libero. Il cavallo pestò con gli zoccoli il terreno ricoperto dalla paglia. La giovane si sistemò il vestito verde e si avvicinò a Michele, osservando il cavallo nero.
Clizia – È un nuovo cavallo? Mi pare di averlo già visto.
Lo stalliere si pulì la fronte bagnata dal sudore e sorrise alla Principessa.
Michele – Sì, Principessa. Il suo padrone è quell'uomo con i capelli rossi.
Clizia si coprì la bocca con le mani e sorrise osservando il cavallo, prese un po' di paglia e saltellò dalla felicità.
Clizia – Allora so come si chiama. È Tenebris, il cavallo del mio futuro Consigliere. È docile come un angioletto.
Michele la guardò non credendo alle sue parole, poiché il cavallo nero si era imbizzarrito non appena l'uomo lo aveva preso con se.
Michele – Mah! State attenta Signorina è molto vivace.
Lo stalliere si pulì le mani sui pantaloni marroni e si avviò per sistemare i suoi attrezzi. Clizia annuì e diede un po' di fieno a Tenebris, il cavallo mangiucchiò con indecisione muovendosi nel suo box.
Clizia – Sei sempre uguale, Tenebris. Ti ricordi di me? Ero quella piccola bambina di dieci anni fa.
Il cavallo si avvicinò sbuffando, Clizia si morse le labbra e tentò di accarezzarlo. Stranamente il destriero non si ribellò e mostrò una certa calma alle carezze di Clizia.
Clizia – Sei un mangione – rise.
La fanciulla lo coccolò per un paio di ore, finché non tornò al palazzo salutando Michele. Aveva ripromesso a se stessa di ritornare i giorni a seguire. Le settimane tra coccole e cibo ai vari cavalli continuarono senza nessun problema, la fanciulla dava sempre una succosa mela a Tenebris poiché era il suo preferito. Un giorno però tutto cambiò, Michele si avvicinò alla Principessa e l'avvertì dell'arrivo del Consigliere. Clizia gli aveva raccontato gli ordini di sua madre.
Michele – Principessa è meglio che se ne vada. Sta arrivando il padrone del cavallo nero.
La fanciulla annuì e uscì dal portone secondario della stalla. Quando varcò la soglia, nascondendosi dietro alla parete di legno della stalla, sbirciò in silenzio l'interno del luogo. La giovane vide Michele mettere via alcuni attrezzi e salutando con un cenno Rubellius. Il demone ricambiò il saluto e si avvicinò a Tenebris. La ragazza continuò a spiarlo incuriosita da quell'uomo, i suoi occhi color miele osservarono un libro e una mela nella mano destra dell'uomo. Rubellius parlò con lo stalliere e alla fine si sedette su una piccola palla di fieno. Clizia cercò di vedere quel libro con curiosità, ma non ci riuscì. I suoi occhi si soffermarono su quella figura maschile che tanto l'affascinava e incuriosiva. Alcune volte Rubellius chiacchierava con lo stalliere sui vari argomenti come: il commercio di Ebe, le strane creature viste ai confini della Foresta Nera e sulle Dame che venivano al castello. Clizia ascoltò tutto ciò che potesse colmare la sua curiosità. Quando il demone finì di parlare con Michele, lo stalliere lo lasciò stare, continuando il suo lavoro. La giovane restò ad osservarlo per qualche minuto poi se ne andò. Rubellius continuò ad esserci ogni giorno in quel posto. Clizia cercò di non farsi trovare nella stessa ora in cui passava il demone. La fanciulla lo vedeva sempre in quel punto, seduto a leggere un libro e a mangiare accanto a Tenebris, la solita mela rossa. Una piccola idea varcò la mente e senza pensarci troppo il giorno dopo, prima che Rubellius arrivasse nella stalla, prese due mele rosse. Una per Tenebris e una per Rubellius. La giovane posò la prima mela sulla palla di fieno dove il demone si sedeva e l'altra la diede a Tenebris. Ogni volta che il cavallo la vedeva nitriva per la felicità, Clizia gli sorrise e velocemente le diede una carezza.
Clizia – Sì anche a me fa piacere vederti, Tenebris. Ma ora stai buono, l'altra mela è per il tuo padrone. Ci vediamo domani, va bene?
La giovane lo coccolò e poi se ne andò nascondendosi dietro al suo solito nascondiglio. Quando Rubellius arrivò non sentì la presenza di Clizia, ma notò la mela rossa posata sul suo posto preferito. Il demone la prese con curiosità e diede qualche morso per poi sedersi a leggere vicino al suo cavallo. Clizia rimase per qualche minuto a guardarlo, ma la cosa che l'affascinava di più erano le strane Magie che faceva senza lo sguardo vigile di Michele. Il demone leggeva qualche pagina per poi provare gli incantesimi che erano al suo interno, la pelle delle sue mani diventava nera ogni volta che un fumo violaceo fuoriuscì dalle sue dita. Le luci della Magia cambiarono di volta in volta, Clizia spalancò gli occhi con ammirazione, osservando il viso dell'uomo e quelle meravigliose scariche elettriche che uscivano dalle sue mani. Tutto questo continuò per un bel pezzo, finché l'inverno arrivò e la giovane al compimento dei sedici anni si innamorò di un Cavaliere, ignorando Rubellius.
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Ho dovuto dividere il capitolo poiché le parole erano 4700. x'D
Ps: Buone Feste
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