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Capitolo 19 - Ritrovo D'Amici

Tenebris si agitò mentre l'uomo misterioso si avvicinava, Clizia guardò il cavallo e corse verso di lui per prendere qualcosa che potesse aiutarla. La figura maschile fissò il suo movimento e le lanciò una delle due asce, bloccandole la corsa. L'arma passò davanti agli occhi di Clizia, conficcandosi direttamente su un tronco di un albero. La giovane osservò l'arma che divideva lei dal cavallo. L'uomo mascherato indossava un mantello fatto di una comoda pelliccia bianca, sotto di esso c'era una maglia in pelle con dei pantaloni marroncini; attorno al collo c'erano delle collane azzurre e gialle, le mani grandi erano coperte dai dei guanti. L'uomo minacciò la ragazza con l'altra ascia. Clizia deglutì per la paura, gli occhi spaventati osservarono le due asce, i manici delle armi erano ricoperte da delle piccole incisioni che raffiguravano strani simboli, mentre le lame taglienti erano dipinte con colori d'avorio. L'uomo piegò di lato il capo e la guardò, mentre faceva roteare su se stessa l'ascia. 

Clizia - Ascoltatemi... siamo venuti qui per cercare il capotribù di questo villaggio. Non vogliamo disturbare nessuno - lo fissò con coraggio e alzò la voce.

La donna percepì la sua attenzione, ma i suoi occhi scivolarono dietro alle spalle del nemico, notando con estrema cura la fisionomia del Demone Minore. Rubellius aveva notato l'accaduto dietro ad alcuni alberi e si era avvicinato lentamente per prendere l'uomo misterioso di sorpresa, posò l'indice sulle sue labbra per zittire Clizia.
Quando il demone fu dietro all'uomo, il giovane cercò di colpirlo con un pugno, ma la figura misteriosa roteò su se stessa, cercando di colpire l'addome del demone. Rubellius saltellò all'indietro appena in tempo, non voleva morire per colpa di una dannata ascia. L'uomo misterioso fece scendere e salire la lama della propria ascia con maestria, il demone schivò tutti gli attacchi tranne uno. La lama trafisse il fianco del demone, creandogli una ferita lunga ma non fatale.
I due stavano lottando al centro della piazzetta del villaggio, intorno a loro c'erano alberi e recinzioni di legno dove i paesani tenevano le galline. Il terreno fangoso era un ostacolo ai due combattenti.
Il nemico continuò a colpire e a sferrare delle veloci asciate contro il demone, Rubellius schivò i colpi e indietreggiò avvicinandosi ad un abete. Il mascherato lo guardò con cura e lanciò la sua arma verso il demone, l'ascia roteò su se stessa tagliando il vento, Rubellius la fissò e si spostò di lato, la lama dell'arma si conficcò nel tronco dell'abete. Gli occhi del demone osservarono l'arma, le sue ginocchia si piegarono per la tensione, l'uomo corse verso di lui e cercò di colpirlo con dei pugni. Rubellius si alzò dando le spalle all'abete, guardò l'attaccò e parò
i colpi con le proprie braccia. Le sue mani erano veloci e forti, contrastarono l'attacco e presero con decisione il braccio destro dell'uomo, facendo leva per distruggere la sua difesa. Rubellius cercò di piegare il braccio, inclinando il gomito dell'uomo, un urlo di dolore uscì dalla maschera. L'uomo però non si arrese, diede con potenza un pugno sul volto del demone facendogli lasciar la presa, Rubellius indietreggiò di qualche passo. Il nemico si piegò in avanti e prese con le braccia il corpo del demone, facendolo sbattere contro il tronco di un abete. Il demone sentì il dolore sulla sua schiena e urlò, i due continuarono a combattere a mani nude, finché il mascherato lo colpì sul volto, il demone scivolare di lato. Rubellius piegò le gambe e sfiorò il terreno fangoso.
Clizia guardò la scena e restò paralizzata, mentre il nemico continuava a picchiare con calci e pugni il corpo del suo protettore. La giovane strinse i pugni e digrignò i denti, si voltò notando l'ascia vicino al suo volto ben incastrata nel tronco e prendendo il manico in legno cercò d'estrarla. Quando ci riuscì alzò la lama e iniziò a correre verso il nemico, la sua voce era tinta di disprezzo.

Clizia - Lascialo stare!

L'uomo sentì la corsa della giovane dietro alle sue spalle, la fanciulla era a pochi passi da lui, pronta a difendere il Demone Minore. Il nemico respirò con affanno notando Clizia a pochi metri, senza pensarci due volte si volto di scatto e diede con il braccio destro un colpo sul volto della giovane, facendola cadere a terra. Le sue mani lasciarono l'arma che si deposito vicino al suo volto. La fanciulla cercò di alzare il volto, ma i suoi occhi erano appannati e la testa le faceva terribilmente male. Sembrava come se una mucca le fosse passata davanti, colpendola e calpestandola.
Rubellius che era in ginocchio sul terreno coperto dalle foglie, guardò la scena, le sue orecchie a punta sentirono gli spasmi di dolore della ragazza. La figura misteriosa riprese l'ascia conficcata nell'albero e guardò la giovane.

Il demone digrignò i denti e si gettò sul corpo dell'uomo, le sue mani cambiarono di nuovo, mostrando i suoi artigli neri, Rubellius lo prese di petto facendolo cadere a pancia in su. Il Demone Minore andò sopra all'uomo, cercando di colpire la maschera, ma l'uomo parò gli artigli affilati del demone mettendo l'ascia orizzontalmente come uno scudo.
Gli occhi di Rubellius cambiarono colore mostrando il loro viola scuro, mentre i capelli rossi diventarono ancora più lunghi e sottili. Sul suo capo stavano crescendo due lunghe corna blu.

L'uomo colpì con una ginocchiata l'addome di Rubellius e lo spostò di lato, facendolo rotolare alla sua destra. Il mascherato si alzò velocemente, guardando il demone, Clizia fissò la scena e si alzò barcollando per il dolore. Il nemico respirò con affanno osservando Rubellius. La figura misteriosa era in piedi di fronte al demone, era pronto a colpirlo di nuovo, il demone lo fissò con ira. Le mani dell'uomo presero il manico dell'ascia affilata e l'alzarono verso l'alto, come se dovesse tagliare un pezzo di legno. L'uomo era pronto a dar  il colpo di grazia. La fanciulla guardò la scena e si coprì la bocca con la mano, la sua voce risuonò in quel luogo.

Clizia - No! Rubellius!

Clizia corse verso i due e si gettò sul corpo di Rubellius, abbracciandolo e facendogli da scudo. La giovane si avvinghiò al suo collo e lo strinse, mentre piangeva. L'uomo che era di fronte ai due fermò l'attacco, lasciando l'arma a mezz'aria. Il demone si alzò leggermente con la schiena e guardò il suo nemico, sbuffando per l'ira. La mano dell'uomo tremò e gettò l'ascia a terra, rinunciando alla lotta. La figura maschile si tolse la maschera, buttandola sul terreno fangoso.

Fulke - Diavolo! La prossima volta lascia quella ragazzina in disparte!

Rubellius non staccò la presa di Clizia, guardò Fulke con rabbia per ciò che stava per fare.

Rubellius - E tu finiscila di picchiare la gente! Tuo padre non ti ha insegnato nulla?! Certo che no! Lo sai che odiava gli uomini che maltrattavano le donne! Quindi abbassa quelle dannate ali e stai zitto, Fulke!

L'uomo dal volto ovale si mise di fianco ai due e si inginocchiò guardando la giovane.

Fulke - Sì, lo so.  Mi dispiace. Non volevo farle del male e solo che... si era messa in mezzo.

Rubellius - Sei il solito prepotente. Non riesci a controllarti!

Clizia guardò con ira e paura il volto rude di Fulke, quei grandi occhi grigi sembravano chiederle pietà per ciò che aveva fatto. La giovane iniziò a piangere mentre tremava e il suo stesso volto si appoggiò sul petto di Rubellius.

Fulke - Mi dispiace signorina. Non volevo colpirla in quel mondo. Non era mi intenzione, ma sa... quando Rubellius viene a trovarmi ci sfidiamo sempre per un combattimento.

Clizia - Non m'interessa! Potevi ucciderlo! La prossima volta ci penserò io a te!

Rubellius alzò lo sguardo al cielo e sospirò, piegò una gamba e la mosse. Fulke appoggiò una mano sul petto e la supplicò, era veramente dispiaciuto.

Fulke - Le giuro che è tutto nella norma. Lo facciamo sempre quando lui viene qui. Lo so che sembra assurdo, ma è un modo per testare la nostra forza. - Sospirò - Non farei mai del male a Rubellius, le posso assicurare che preferirei difenderlo che ucciderlo. Mi dispiace per lo schiaffo che le ho dato... io non volevo. Quando combatto non ci ragiono più.

Al suono di quelle parole Rubellius alzò la voce e agitò una mano, indicando con gli artigli il suo amico.

Rubellius - Se ci riprovi a colpirla, ti stacco quella dannata faccia! Hai capito?!

Fulke - Sì. Ho capito! Mi dispiace!

La fanciulla vide la sua espressione dispiaciuta e accettò le scuse. Calmando l'ira del demone.

Clizia - Va bene, ora basta. Mi ha chiesto scusa, fine del discorso.

Fulke sorrise e le mostrò la mano aiutandola ad alzarsi. Clizia era indecisa se prendere la sua mano o stringere ancora di più il suo abbraccio. Rubellius mosse le mani e fece scomparire i suoi artigli, la sua pelle tornò di nuovo bianca. Il demone sbuffò e staccò la presa di Clizia dal suo collo, poi si spostò di lato lasciando in ginocchio la sua protetta. Il giovane si alzò  e si avvicinò a Tenebris, la bestia si era calmata dopo una manciata di minuti. Clizia guardò la mano dell'uomo e la prese, i due si alzarono e guardarono il Demone Minore.

Fulke - Come mai sei qui? Devi fare qualche Patto nel mio villaggio o per le donne?

Rubellius calciò un sassolino e si toccò il capo sfiorando con la mano le due corna poste sui lati del capo. Erano sottili e lunghe venti centimetri, sembravano quelle di un capricorno.

Rubellius - Mi serve il tuo aiuto.

Fulke - Il mio aiuto? Su cosa?

Rubellius - Te lo spiegherò stasera. Dov'è la tua tribù?

I due uomini si guardarono, Clizia si asciugò le lacrime e si avvicinò ad una capanna. Fulke osservò i due e mugugnò mentre rifletteva.

Fulke - Ho fatto svuotare il villaggio stamattina. Un Demone Maggiore stava girando sulla nostra zona. - Agitò una mano - Non mi hai trovato perché ero andato a chiamarli, fra pochi minuti saranno qui.

Rubellius - Aspetta! Hai detto un Demone Maggiore?

Fulke - Sì. Sai che alcune volte i Demoni Maggiori entrano in questa terra e poi se ne vanno.

Rubellius - Capisco. Ma è tutto risolto, vero?

Fulke - Sì, certo. Insomma... ha distrutto qualche albero ma è tutto nella norma.

Clizia si sedette per terra vicino all'ingresso di una capanna, Fulke si pulì il volto bagnato dal sudore e tossì, indicando la giovane.

Fulke - Tutto bene con la tua compagna? Mi sembri... nervoso.

Rubellius - Lei non è la mia compagna - scandì le parole.

Fulke - Ah. Pensavo...

Rubellius si avvicinò all'amico e imprecò di nuovo, Clizia non sentì la voce dei due poiché era molto lontana.

Rubellius - Lei è la mia merce. Un Angelo mi ha chiesto di farle da suo "protettore". Non c'è nulla tra me e lei, anzi se vuoi presentarla a qualche tuo cacciatore mi va più che bene.

L'uomo rise e mise una mano sulla spalla del demone, accennando con il capo una capanna.

Fulke - Sarebbe un onore, ma voglio attendere una dovuta spiegazione da parte tua, prima di presentarle qualche bel cacciatore.

Rubellius - Ne hai tutti i diritti.

I due si guardarono e si presero le mani ridendo come due vecchi fratelli. In quel preciso momento il popolo di Fulke ritornò nel villaggio. Le donne avevano dei cesti in mano e sulle loro schiene c'erano dei sacchi. Gli uomini invece maneggiavano delle lance e degli archi. La piazzetta del villaggio si riempì di risate e festeggiamenti, Fulke invitò Rubellius e Clizia nella sua capanna. Al suo interno c'era un anziana signora, il suo fisico basso e corposo era coperto da un vestito tradizionale, il tessuto era decorato con piccoli ricami tra il giallo e l'arancione. La fanciulla guardò il suo capo e notò una corona di fiori decorata con delle minuscole perline rosse, attorno al collo c'erano due meravigliose collane fatte con artigli e pietre.
Fulke fece accomodare i suoi ospiti davanti a un tavolo rettangolare, mentre la signora serviva uno strano liquido rossiccio.

Fulke - Nonna. Ti ho portato degli ospiti.

L'anziana li guardò uno per uno, il suo viso pieno di rughe era stanco e gli occhi grigi erano piccoli. Le labbra secche erano dipinte di blu, mentre i capelli erano raccolti in una lunga treccia.

Dasha - Ospiti? Quello che vedo è solo uno spocchioso Demone Minore e uno stupido ragazzino che segue le sue orme.

La signora guardò Clizia e le sorrise, si avvicinò alla giovane e le prese le mani. La pelle rugosa era in contrasto con quella morbida di Clizia.

Dasha - Oh. Ma lei invece è un gioiello. Prego signorina si accomodi.

La giovane si sedette su una piccola sedia di legno, i due uomini presero le piccole ciotole con lo strano liquido e lo bevvero. La signora si mise accanto a Clizia, servendo su un vassoio di legno dei piccoli dolcetti. Rubellius osservò l'anziana e le sorrise, ma la donna lo fissò con sdegno. Clizia si guardò attorno notando la capanna. La struttura aveva due comodi letti e un piccolo forno a legna posto vicino al tavolo, le pareti in legno erano decorate con collane e maschere tribali. Sotto ai loro piedi c'erano dei lunghi tappeti fatti con radici e foglie. La giovane fissò i presenti e capì che sarebbe nato un lungo discorso.





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