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Capitolo 18 - Maschere Nascoste

Quando arrivò l'alba a svegliare i due viaggiatori, il fuoco era già spento. Clizia non riuscì a dormire a causa delle troppe domande che le frullavano nella mente. L'unica cosa che sentì era il canto degli uccelli e il fruscio delle foglie. La giovane si sedette sul suo giaciglio e si spostò i capelli, posandoli sulla spalla destra. La fanciulla guardò Tenebris e si morse un dito, si alzò e andò a prendere il diario di sua madre conservato in una delle due borse in pelle. La ragazza si sedette di nuovo, le sue mani aprirono il diario e i suoi occhi iniziarono a scorrere le lettere.

Anno 20.519, Quarto Mese, Giovedì

Caro Diario.
E' da molto tempo che conservo un pesante segreto, so bene che gli Angeli non vengono quasi mani nel nostro mondo, siamo sempre stati soli noi umani. Ma stamattina sono andata al Monastero per le solite preghiere. Io e Fratello Filippo abbiamo parlato del passato e della saggezza Angelica. Egli sostiene che il mio corpo non sia pronto per avere un bambino. Secondo lui c'è solo una soluzione, cioè chiamare un Angelo. Lo spero con tutta me stessa. 

Clizia osservò le pagine e pensò al voto di preghiera che sua madre aveva fatto per averla.

Anno 20.519, Quarto Mese, Sabato

Caro Diario.
Oggi pomeriggio sono tornata al Monastero per incontrare fratello Filippo, ma sfortunatamente non c'era. Dopo un po' di tempo, presi l'iniziativa e mi avviai verso il campo di ciliegi , aspettandolo e portando con me un libro. Riflettei sulle preghiere e al sacrificio che il Sacerdote aveva fatto per me, lo aspettai ma non arrivò. La sera stava arrivando, ero delusa da quel comportamento. Diedi qualche occhiata alle colline e camminai lungo il sentiero per tornare al Monastero, improvvisamente osservai le nuvole e capii che stava arrivando un terribile temporale. Quando iniziò a piovere cercai di ripararmi sotto ad un albero, ma era tutto inutile. In quel momento qualcuno arrivò accanto a me, una voce maschile mi chiamò. Un giovane uomo dall'aspetto affascinante mi coprì il capo con il suo mantello turchese e  mi disse di stare attenta che potevo prendere un malannoMi voltai guardando, era giovane tanto quanto me. I capelli erano di un bel castano dorato, mentre gli occhi erano marroni. Sembrava una divinità scesa su Astrea. Indossava dei pantaloni verdi a sbuffo, sotto al mantello aveva una giacca blu legata con dei bottoni in oro.

La ragazza sfogliò velocemente il diario per leggere un altro pezzo.

Anno 20.519, Quarto Mese, Lunedì

Caro Diario.
Stamattina sono arrivata al Monastero e ho fatto una passeggiata all'interno del giardino. L'odore dei fiori era inebriante e i loro colori mi trasmettevano serenità. Osservai con molto interesse l'edera che cresceva su due betulle, mentre una Sacerdotessa innaffiava alcuni girasoli.
Tutto stava andando bene, finché non udì una risata vicino a me, la quale mi spaventò a morte. Era l'uomo che avevo visto pochi giorni fa, mi salutò e mi diede il buongiorno e mi chiese se stavo osservando i fiori. Mi voltai per lo spavento, lui sorrise e mise le mani dietro alla schiena. L'osservai ammirando il corpo magro e tonico, sulla cintura aveva una spada. Mi sentivo impacciata, alzai la voce e lo rimproverai, dicendogli che non era un buon comportamento presentarsi ad una signora. Il giovane sembrava curioso, aveva un accenno di barba e il volto quadrato infondeva fiducia. Mi chiese umilmente scusa per il mio comportamento e aggiunse che non era sua intenzione spaventarmi.  Una sua mano prese in un aiuola dei fiori e me li porse, dicendo di accettare questo dono e le sue scuse. I miei occhi osservarono quei fiori e mi avvicinai, prendendoli. Entrambi ci fissammo con curiosità, odiai me stessa per la sensazione che provai dentro di me e quegli occhi marroni. L'uomo mi chiese come mi chiamavo, cercai una degna risposta e alla fine cedetti, dicendogli il mio nome e con chi ero sposata. Lui sembrò imbarazzato e avvilito, mentre io annusavo il profumo di quel mazzetto di fiori. Di nuovo avvertì la sua voce e con tranquillità mi chiese se ero io ad aver richiesto un suo aiuto, poichè Fratello Filippo l'aveva chiamato con urgenza. Lo fissai cercando di capire cosa volesse dire e gli chiese quale tipo d'aiuto, l'uomo fece un cenno con la mano per seguirlo e camminammo in mezzo al giardino. Non ebbi il tempo di dir qualcosa che lui mi chiese se stavo cercando di concepire un figlio con mio marito e se avessi chiesto un aiuto benedetto. Io sussultai e mi fermai, guardandolo con imbarazzo. Confermai l'aiuto Angelico e gli chiesi come poteva saperlo. Il giovane fece una smorfia e mise le mani dietro alla schiena, dicendomi che era venuto per darmi la possibilità di aver un figlio e che era un Angelo, il quale si chiamava Erastos. Il mio cuore vacillò in quell'istante. 

La giovane chiuse il diario quando sentì un brontolio dietro a Tenebris, il demone si era svegliato. Rubellius si alzò spostandosi dal suo giaciglio, si avvicinò al falò ormai spento e si grattò il capo. I suoi capelli erano scompigliati e pieni d'erba, schioccò la lingua e sbadigliò, fissò gli occhi della giovane e indicò un cespuglio.

Rubellius – Vado a far la pipì e poi ci muoviamo verso Nord, va bene?

Clizia annuì ignorando il comportamento volgare del demone.

Clizia – Sì. Ma lavati le mani.

Rubellius borbottò qualcosa e si allontanò mettendosi dietro ad alcuni cespugli. Il demone si slacciò i pantaloni facendoli cadere a terra e parlò con freddezza.

Rubellius – Senti, se sei arrabbiata con il sottoscritto non è un problema mio, va bene?!

Clizia rimase in silenzio mentre sfogliava il diario senza leggere il contenuto. Quando il demone finì i suoi bisogni, si alzò i pantaloni e si avvicinò ad una pozza d'acqua per lavarsi le mani.

Rubellius – Sei stata tu a spingermi! Nessuno ti ha chiesto di atteggiarti o di rompermi le scatole. Inoltre... oggi andremo dove dico io, l'ultima volta che ti ho dato retta abbiamo rischiato di rimanerci secchi.

Il demone si alzò finendo di pulirsi le mani, fece qualche passo e slegò Tenebris.

Rubellius – Su andiamo! Non voglio metterci tutto il giorno! Le Grotte del Buio sono un po' lontane, ma se ce la facciamo possiamo arrivare prima che faccia sera.

La giovane si alzò mettendo via il diario di sua madre in una delle due  borse. Gli occhi color miele di Clizia erano colmi di rabbia, sembravano identici a quelli di sua madre.

Clizia – Per te sarà sempre colpa mia!

Rubellius – Ovvio. Mica ti ho detto "Oh sì. Aspetta che ti salto addosso."

Clizia – Ma non ti sono saltata addosso, sei tu che mi ha scaraventata via! Quando mi hai dato quella...

Il demone s'irrigidì di nuovo e urlò, guardandola con rabbia.

Rubellius – Adesso basta! Non voglio più sentire la tua stupida voce, ieri non è successo niente! Hai capito?! Ora stai zitta e andiamo, non ho tempo da perdere.

Tenebris sbuffò guardando il suo padrone, Clizia abbassò lo sguardo e camminò lentamente, mettendosi davanti alle due creature. Rubellius salì ingroppa al suo destriero e le fece strada.
I due continuarono la loro lunga camminata, superando un piccolo lago e una fitta pianura ricoperta da alcune betulle. Clizia continuò a camminare seguendo le orme del cavallo, passarono molti minuti finché il demone si fermò. Davanti a lui c'era una distesa verde che circondava una grotta maestosa, le Grotte del Buio.

Rubellius – Ci siamo.

Rubellius indicò le grotte e gli alberi che erano dietro al suo ingresso.

Rubellius – Oltre quegli alberi, dietro alle grotte ci dovrebbe essere il Villaggio dei Buii. Lì incontreremo una persona che può darci una mano nella ricerca degli Angeli.

Il demone fermò Tenebris e scese dalla sua groppa, si avvicinò all'entrata delle grotte prendendo le sue redini. Rubellius camminò di fianco imboccando un sentiero che dava alle spalle alle Grotte del Buio.
Il sentiero era circondato da enormi abeti e salici piangenti, il terreno era sempre più ciottoloso e sassoso. Clizia lo seguì con passo veloce osservando gli alberi e i vari animali, gli uccelli continuarono il loro canto accogliendo i due ospiti nel loro rifugio.

Rubellius – Da ciò che mi ricordo... dobbiamo continuare questa strada per trovare la Tribù dei Buii.

Clizia gli passò accanto e lo guardò con curiosità.

Clizia – La Tribù Dei Buii? Chi sono?

I due continuarono il loro cammino per alcuni minuti ritrovandosi in una piccola pianura, la vegetazione sembrava più fitta del solito. Rubellius si fermò notando delle capanne a qualche metro di distanza dalla loro posizione. La sua mano indicò quel villaggio nascosto dai meravigliosi alberi.

Rubellius – Vieni, dobbiamo presentarci al loro capo, sono loro la Tribù Dei Buii.

I due superarono alcuni massi finché non arrivarono al loro obbiettivo.
Il villaggio era un piccolo accampamento con almeno dieci capanne, le strutture erano sparse qua e là, mentre al centro della piccolissima piazzetta c'era un gigantesco falò. Le capanne dalla forma rettangolare erano fatte con tronchi di pini e con varie foglie impastate con il fango. Rubellius accarezzò il muso di Tenebris e si guardò attorno, il villaggio era deserto.

Rubellius – Strano... di solito c'è tanta gente. Non capisco.

Clizia – Forse sono via per un impegno.

Rubellius si toccò il mento osservando il piccolo pozzo d'acqua costruito in un angolo della piazza.

Rubellius – Non credo. Anche se vivono come selvaggi, non lascerebbero mai il loro villaggio. Forse sono andati al torrente.

Il demone guardò Clizia e la indicò con un dito, era severo e abbastanza stanco per la lunga camminata.

Rubellius – Aspettami qui, va bene? C'è un torrente qui vicino, vado a vedere se trovo qualcuno lì. Non muoverti per nessuna ragione al mondo.

Clizia annuì posando le mani sull'addome e si avvicinò a Tenebris. Rubellius lasciò la giovane da sola, mentre si allontanava dalle capanne. La fanciulla accarezzò il muso di Tenebris e sospirò, il cavallo nitrì mentre calpestava il terreno fangoso. La giovane si avvicinò ad una capanna e guardò la porta in legno. Sotto al porticato c'era un piccolo sgabello e una palla di cuoio. La ragazza sorrise mentre dava un calcio a quell'oggetto, i pensieri di alcuni bambini che giocavano in quel villaggio era vivo in lei.
Tenebris si agitò e calpestò il terreno sentendo dei passi avvicinarsi alla giovane, il cavallo nitrì e sbuffò. Clizia alzò lo sguardo e si voltò verso il pozzo, notando un uomo con due asce in mano. Il suo volto era nascosto da una maschera in legno, l'oggetto era decorato con incisioni e colori di un intenso giallo acceso. Gli occhi nascosti dell'uomo fissarono la giovane, le sue mani strinsero le asce e con passo deciso si avvicinò alla ragazza. Le mani di Clizia tremarono per lo spavento, cercò d'indietreggiare ma dopo qualche passo si bloccò a causa della paura.



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