Capitolo 14 - Fiducia e Angoscia
SECONDA PARTE del Capitolo
Il demone incrociò le mani ed emise una leggera risata, guardò con un certo interesse i fiori del giardino. Le Sacerdotesse Benedette continuarono il loro lavoro.
Rubellius - Non vorrai accettare la sua proposta?
La Regina osservò alcune rose, l'ombra di una betulla coprì i loro corpi.
Clizia - È una proposta allettante, insomma... vivere qui e godere della pace, non è una cattiva idea. Io... - lo guardò - non ho più un regno. Il castello di mio padre è stato distrutto, il mio popolo sta morendo e le mie ricchezze sono andate perdute. Cosa mi è rimasto? Una nobiltà che non ha più valore.
Rubellius alzò l'indice per sostenere la sua teoria.
Rubellius - Ed è qui che ti sbagli. Come hai detto tu... non hai più nulla, eccetto la tua nobiltà. Sei una donna matura e ancora nubile, maggior ragione per trovar marito.
Clizia - Un marito?
Rubellius - Senti la mia proposta.
Il demone si scricchiolò le dita delle mani e si sistemò il coletto della camicia.
Rubellius - Ci sono state molte Dame che hanno sposato uomini importanti. Diventando Duchesse, Contesse e Regine. Tu sei la primogenita del Re Gregorio Della Roccia, giusto?
Clizia - Sì.
Rubellius - Dunque... dalla mia previsione, potresti con il mio aiuto, trovare un degno marito. Un Nobile o meglio un Re di qualche feudo, sposarlo, vivere ricca e viziata per il resto della tua vita. Che ne pensi?
Clizia lo guardò con gli occhi socchiusi, strinse il diario di sua madre e si morse un labbro.
Clizia - Penso che sarei una moglie infelice come mia madre. So che molte Dame sono state costrette a questa decisione, ma... anche se erano viziate... il loro cuore era freddo.
Rubellius - Tu pensi ancora nell'amore? Ah! Quanto sei ingenua.
Clizia - Io non penso all'amore, ma penso a una vita degna e gioiosa. Anche se fosse possibile... tu che fine faresti?
Rubellius - Troverei un altro compito.
I capelli della giovane scivolarono di lato sfiorando il suo corpetto.
Clizia - Io non voglio.
Il demone si voltò guardandola con freddezza, la voce della giovane tremava per le esperienze che aveva provato sua madre.
Clizia - Non voglio diventare una moglie che nasconde la freddezza di suo marito o le sue amanti! Non voglio vivere come una prigioniera in un castello non mio! Voglio essere libera con l'uomo che amo e se questo non si avvererà preferisco diventare una Sacerdotessa Benedetta!! Tu questo non lo puoi capire, non lo capirai mai!
Il demone alzò un braccio mentre il suo tono di voce cambiò drasticamente.
Rubellius - Allora vuoi vivere qui?! Con questa gente che sa solo: pregare, mangiare, pregare e annoiarsi tutto il giorno!? Vuoi questa vita?
La Regina si alzò e camminò su e giù di fronte a lui, agitando le braccia per la rabbia.
Clizia - Questa vita è una vita giusta!! Io non sono immortale, Rubellius - si indicò il petto - non posso vivere per un intero millennio come te! Io sono umana, umana!
Il giovane la guardò con gli occhi pieni d'ira, il suo indice la indicò scandendo le parole.
Rubellius - Per questo devi goderti la vita! Godere dei suoi piaceri fino in fondo! Voi Mortali pensate troppo alle regole e ai modi razionali. Vivere in silenzio e pregare non è vita, è morte!
Clizia - Non è vero! Quando finiremo questa vita, gli Angeli ci ripagheranno!
Rubellius - Sono delle bugie! Bugie! Non vi ripagheranno mai! Tu pensi che sia giusta questa decisione? Pensi veramente che se tenessi la tua purezza fino alla fine, ti direbbero "Oh brava. Hai vinto un premio." Non è vero!
Clizia si toccò la fronte con la mano, i suoi occhi diventarono lucidi mentre le sue spalle tremarono.
Clizia - Forse è vero, ma almeno loro mi daranno l'amore eterno.
Rubellius emise una finta risata e batté le mani sulle ginocchia.
Rubellius - Amore?! Amore?! L'amore non esiste! O se esistesse quegli esseri la distruggerebbero! Tu vivi ancora nel mondo delle favole, Clizia!
Clizia - E tu vivi in un mondo che non ti appartiene! Tu uccidi i bambini, seduci le donne, sei sadico, viziato ed egocentrico! Tu parli tanto, ma non sai nulla! Nulla!
Rubellius - Nulla Clizia?! Ho milleseicento anni! Ho visto molte vite prima della tua! Non dirmi che non so nulla! Puoi sembrare grande con me, ma non lo sei! Vuoi vivere in questo finto "paradiso"? Va bene! Vivi come ti pare, ma non venire da me a chiedermi di ritornare indietro, perché non lo farò!
Il Demone Minore si alzò e se ne andò dando le spalle alla giovane, entrò in una porta sotto al porticato e la sbatté con violenza. Clizia guardò quella porta e iniziò a piangere, coprendosi con una mano la sua bocca rossa.
Clizia - R-Rubellius...
Quando il demone arrivò nella sua temporanea stanza chiuse la porta e diede un calcio alla sedia. Le sue mani diventarono di nuovo nere, il colore arrivò fino ai gomiti mentre gli artigli si allungarono. Il giovane gridò e strappò con violenza la fodera del letto. Il demone camminò nella stanza muovendo con nervosissimo le sue grandi mani, i suoi occhi cambiarono colore.
----
Le urla non si potevano udire dall'altra parte del Monastero, soprattutto nel Tempio. Clizia era entrata silenziosamente, attendendo la fine delle preghiere. Fratello Filippo era nell'atrio ovale del Tempio, la giovane si avvicinò lentamente. Filippo le sorrise e si posizionò di fronte a lei.
Filippo - Mia Signora. Deve parlarmi? Avete... deciso?
Clizia annuì, i suoi occhi erano ancora rossi per le lacrime.
Clizia - Sì. Ho deciso... voglio diventare... una Sacerdotessa Benedetta.
Filippo fece un solo applauso e sorrise, si avvicinò e le prese le mani congratulandosi con lei.
Filippo - Eccellente! Vedrà, qui si sentirà come a casa!
Clizia - Ditemi... cosa devo fare?
I due camminarono e parlarono piano, Filippo le lasciò le mani e si mise affianco a lei. L'odore dell'incenso era inebriante, le candele poste sui candelabri illuminavano quel luogo sacro.
Filippo - Domani inizieremo i preparativi, non vi preoccupate. Le mie Sorelle vi diranno tutto.
Clizia - Perfetto.
L'uomo si fermò accanto ad una statua di un Angelo, Clizia la fissò intravedendo un uomo alto e atletico, tra le mani aveva una meridiana.
Filippo - Riguardo al vostro Consigliere... che intendete fare? Non potrà stare qui con voi. Non è un Sacerdote Benedetto.
Clizia - Parlerò con lui e gli darò altri compiti. Non temete, ci penserò io.
Filippo - Perfetto. Allora... vi lascio un po' di pace. Vado a organizzare le vostre cerimonie per domani.
Clizia chiuse gli occhi mentre il Sacerdote uscì dal Tempio. La fanciulla si avvicinò a quella meravigliosa statua maschile e notò le stupende ali bianche. La scultura era in marmo e sulla pelle aveva dei decori in bronzo. La meridiana era in oro massiccio e la mano destra dell'Angelo sembrava tener qualcosa. Il capo della fanciulla si abbassò per onorare quell'Angelo, le sue spalle continuarono a tremare.
Clizia - Angelo del Tempo, ti prego... aiutami a cancellare il mio passato. È un dolore troppo grande.
La giovane si voltò osservando le altre statue. Gli Angeli erano sia maschi che femmine, ed ogni Angelo aveva un'arma o un oggetto in mano.
Clizia - So che ti chiedo molto... ma ti prego, dammi la pace.
La giovane continuò nella sua preghiera e stette qualche minuto in silenzio.
----
Il pomeriggio passò velocemente finché non arrivò la notte, dopo la cena tutti di Sacerdoti Benedetti si rifugiarono nelle loro stanze, per leggere qualche libro o compilare alcune lettere.
Rubellius era uscito di nuovo per andare nella stalla, dove c'era il suo fedele destriero. Tenebris era all'interno di un box, mentre mangiucchiava un po' di fieno. Il demone era lì accanto a lui, mentre gli dava affettuosamente delle carezze.
Rubellius - Lo so cosa pensi - sospirò - che certe cose non possono andar peggio di così.
Il cavallo nitrì muovendo il muso, la sua coda nera ondeggiava mentre alcune mosche lo infastidivano.
Rubellius - Ma che devo fare? Quella mocciosa non mi vuole dar retta.
Il demone si appoggiò sul cancelletto di legno che chiudeva Tenerbis nel box.
Rubellius - Clizia è testarda, pressappoco come Tulia.
Al suono di quel nome il demone abbassò il capo, le ciocche rosse nascosero il suo volto. Tenebris cercò di tirarlo su di morale mordicchiandogli teneramente i capelli. Le braccia del giovane si appoggiarono sul cancelletto e una sua mano sfiorò il suo mento.
Rubellius - Sì, hai ragione Tenebris. Il passato è passato.
I suoi occhi fissarono il cavallo e un sospirò d'angoscia uscì dalle sue labbra.
Rubellius - Ti prometto che quando tutto questo sarà finito, ti lascerò libero. Non avrai più il mio sangue dentro di te e alla fine morirai come qualsiasi cavallo. Ti ho addestrato quando eri un giovane stallone e ti ho dato il mio sangue per tenerti in vita, giusto il tempo di concludere questo fastidioso Patto.
Il cavallo nitrì calpestando il pavimento coperto dal fieno, poi si voltò verso uno strano rumore. Qualcuno aveva aperto e chiuso pesantemente la porta della stalla. I cavalli nitrirono spaventati da quell'uomo con il mantello marrone, non era lo stalliere del Monastero.
Rubellius lo guardò per un paio di secondi, poi si voltò continuando ad accarezzare il muso del suo cavallo.
L'uomo misterioso si avvicinò ad un tavolo di legno, dove lo stalliere solitamente metteva tutti i suoi attrezzi. Le sue grandi mani erano coperte da dei guanti, il tessuto aveva uno strano simbolo: una stella con un triangolo nero al centro. La figura maschile aveva dei lunghi baffi e i suoi capelli erano di un bel castano chiaro. Gli occhi trasmettevano serietà e freddezza. Indossava sotto al mantello una maglia grigia abbottonata con dei bottoni viola, i pantaloni erano neri.
Eric - C'è un brutto tempo stasera?
Rubellius lo fissò e i suoi occhi caddero sui guanti. Il demone osservò il suo cavallo ignorando la voce di Eric.
Eric - Credo che prima o poi pioverà.
L'uomo fissò un box vuoto e sorrise, sfiorandosi i baffi.
Eric - Oh bontà Angelica. C'è un posto per il mio cavallo, perfetto.
Il demone si strofinò le dita e mugugnò, era un fascio di nervi. L'uomo fissò Tenebris e sorrise mettendo le mani sui fianchi.
Eric - Quello è suo? È veramente un bel cavallo.
Rubellius - Grazie.
L'uomo tossì e si spostò il mantello su una spalla, poi osservò i vari attrezzi posati sul tavolo in legno. Eric sfiorò un martello e lo prese tra le mani. I cavalli iniziarono a nitrire e calpestarono con forza il pavimento in legno. L'uomo mosse il martello con agilità e rise. Un tuono echeggiò sopra alle loro teste, coperte dal soffitto in legno.
Eric - Stamattina ho ricevuto un messaggio, una lettera. Un Sacerdote chiedeva il nostro aiuto. Sa... per una cosuccia al quanto fastidiosa.
Il demone mugugnò socchiudendo gli occhi, l'uomo aveva ragione, il brutto tempo stava arrivando. I passi di Eric si avvicinarono camminando al centro della stalla.
Eric - Nulla d'importante. Una cosa che si può eliminare.
Eric era un uomo alto e decisamente atletico, le sue spalle erano dieci volte più grosse del demone. Il suo viso era ricoperto da delle lunghe cicatrici. Rubellius sentì i suoi passi sempre più vicini, l'uomo si fermò ad un metro di distanza dal demone.
Eric - Quella fanciulla... ah già. La stanno cercando da qualche settimana, ma sa come sono queste faccende. Sono abbastanza... pericolose.
L'uomo si mise dietro Rubellius e sorrise, tastò il martello con il manico lungo ed urlò.
Gli uccelli appollaiati sul tetto della stalla volarono via a causa delle urla. Il cielo era nero e un imminente temporale stava arrivando.
----
Clizia non riuscì a dormire era troppo agitata, osservò il temporale fuori dalla sua finestra e sospirò. La donna camminava su e giù all'interno della stanza, il suo diario era appoggiato sul letto e una candela illuminava le pareti.
Clizia - Che tempaccio. Forse sono stata troppo dura con Rubellius. Devo domandargli scusa.
La fanciulla si accarezzò i capelli sciolti e camminò a piedi nudi sul pavimento grigio. Cercò di sorridere pensando agli aspetti positivi di quella situazione.
Clizia - Sì. Gli dirò le cose come stanno e m-mi ascolterà! G- giusto!
La giovane aprì lentamente la porta della sua stanza. Quando fece un passo in avanti per uscire dalla sua camera, si fermò di colpo, osservando delle ombre scure coprire il suo corpo. Alzò gli occhi per un secondo e deglutì, due uomini con indosso un mantello marrone la guardarono dalla testa ai piedi, uno dei due aveva una torcia, mentre l'altro una corda. Erano alti e fisicamente forti. L'uomo con i capelli biondi rise con ingordigia guardando la scolatura della donna, mentre l'uomo con i capelli neri era in silenzio.
Thomas - Ciao, zuccherino.
Samuel - Ti abbiamo trovata. Bene, bene.
La giovane indietreggiò e il suo corpo tremò per la paura che provava, i suoi occhi si spalancarono. Thomas posò la torcia a terra, mettendola distante dagli oggetti legnosi della camera. Clizia non fece in tempo ad urlare che i due uomini le saltarono addosso, gettandola a terra. Thomas cercò di bloccare le gambe di Clizia legandole con la corda, mentre Samuel bloccò le sue braccia e le tappò la bocca con la mano destra. La giovane cercò di ribellarsi, ma era tutto inutile, l'unica cosa che sentì furono le risate dei due delinquenti che la sfioravano con le loro mani.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro