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Uno, due, tre

Uno, è il motivo per cui sono qui.

Due, sono le lancette che sembrano rimanere immobili.

Tre, sono le fotografie che guardo e riguardo sul telefono.

Un whisky e cola a metà sul bancone, le casse che frizzano, la musica assordante, le luci ad alternanza, la pista gremita, la mente vuota.

Il mio sguardo vaga alla ricerca di ciò che non c'è, verso le schiene imperlate di sudore che tanto chi se ne importa della febbre del giorno dopo, chi se ne importa, basta ballare, basta non pensare.

Beati quelli che non lo fanno, quelli che di notte si ubriacano di alcolici e non di pensieri, mentre la mia mente è piena di parole non dette, di note stonate, di peccati non realizzati.

Davanti a me le coppie si sfiorano, si baciano, si amano; solo le nostre labbra sono lontane.

Dove sei?

Sono qui per te, e lo so che è sbagliato, ma io sono un po' meno io, le notti sono un po' più lunghe, e il tutto è un po' più nulla, da quando tu non ci sei.

Nonostante conosca il locale come le mie tasche, mi sento solo in una stanza piena di sconosciuti.

Corpo presente e mente assente, almeno finché non incrocio il tuo sguardo nocciolato, allora tutto di me torna a essere un po' più mio.

Giocherelli con il ghiaccio del tuo Pesquito, perché è l'unico drink che ti piace, perché è dolce come il tuo sguardo, ma ha quel retrogusto amaro che ti ricorda di non essere più mia, mentre riduci le tue labbra carnose in una linea sottile.

E allora il whisky sembra bruciarmi davvero le labbra, che arriccio per non dirti quanto ti vorrei ancora e ancora, nelle notti lunghe come questa.

Sono immobile davanti a una bellezza di cui non mi sono mai stancato, davanti alla tacita richiesta di una possibilità che abbiamo avuto e sprecato.

Sei qui, a mantenere le distanze mentre fingi di sorridere con le tue amiche, a giocherellare con una ciocca di capelli color mogano e, inconsapevolmente, con il mio cuore.

O forse lo sai, che ti voglio ancora?

Lo sai, che se sono qui non è un caso, che non ho occhi per altre curve se non le tue, che ti porterei fuori o al parco o ovunque e chi se ne importa tanto saremmo insieme, che ballare non mi interessa, che i miei pensieri sono sbagliati ma è sbagliato anche stare lontani se ci si desidera.

Ti muovi sinuosamente in quel vestito di una taglia in più, con quelle scarpette che non c'entrano niente, in quella musica che in confronto al suono del tuo sorriso è orribile.

E poi ti allontani.
E allora io mi muovo.

E mi sento ingenuo e stupido mentre ti seguo, ma tu mi senti addosso come se fossi a un centimetro da te, lo vedo, perché le tue mani tremano, perché lo sai che sotto il mio sguardo sei nuda, che la tua morbida pelle la conosco più della mia e che il tuo cuore batte di gioia a contatto con il mio.

Ti appoggi al muretto esterno del locale, circondata dalle luci artificiali. Sospiri, accompagnata dall'eco della canzone che passa all'interno.

Tre, sono i passi che faccio verso di te.

Due, sono i profondi respiri che fai finché puoi, finché non posso toglierti il fiato.

Uno, è il battito del mio cuore prima di fermarsi a un centimetro da te.

Fermami, se non mi desideri con ogni cellula del tuo corpo, se non brami le mie labbra sulle tue per tutta la notte. Fermami, se la sofferenza è più forte dell'affetto, se vuoi che la paura vinca sull'amore.

"Fermami adesso, e me ne andrò. Non farlo, e sarai di nuovo mia."

L'ho detto ad alta voce.
Le ho parlato.
Silenzio.

Quando il resto del mondo sente tutto, ma attorno a noi tutto tace; sono questi gli attimi più lunghi della notte.

Uno, è il momento decisivo.

Due, sono le mani che si aggrappano al mio petto.

Tre, sono le parole che mi lasciano senza fiato.

"Non andartene più", sussurri roca, mentre lasci che una lacrima dia respiro ai tuoi occhi troppo lucidi.

Lascia che la asciughi con le mie dita, che nessuno possa farne più scendere, che ti tocchi fino ai brividi.

Lascia che riaccenda la passione mentre la città attorno a noi si spegne, che sia io a farti perdere il respiro con le mie labbra mentre qualcun altro lo perde con il tiro di una sigaretta.

Lascia che sia io a farti tremare sotto il tocco delle mie mani attraverso quel vestito largo, mentre gli altri non possono nemmeno immaginare quanto bella sei.

Lascia che sia io a perdermi tra le tue iridi d'ombra che spaventano tutti tranne chi le capisce, tranne me.

Sappiamo che è sbagliato, perché non ha funzionato una, due, tre volte e sbaglieremo una, due, tre volte ancora, ma saremo uno sbaglio unico, giusto, nostro.

"Questa volta, resto."

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