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Plan B

- Plan B - mormorò Mali, leggendo la scritta sull'ultima paratia. - Di nuovo questo Plan B. Siamo sicuri che ci porterà al database?
Era un portellone ad incastro a forma di ingranaggio, costruito in una lega spessa e massiccia, circondato di luci alogene verdi. I dintorni del portale erano spogli, lì la vegetazione sembrava non crescere, tenuta a bada con estrema attenzione dai misteriosi giardinieri, segno del continuo passaggio da e per quel luogo. 
- No, non lo farà - risposi, - ma è l'unico posto in cui possiamo andare.
Doveva esserci stato qualche altro passaggio, un tempo, che proseguiva verso il basso, lo potevamo vedere sotto di noi, sotto i nostri piedi. Attraverso la piattaforma che ci reggeva riuscivamo ad intravedere altra biomassa, altre chiome, altri alberi, altri lunghi rami che si allungavano nel pozzo artigliando qualsiasi struttura umana, aggrappandovisi con tutto il peso nel tentativo di andare in alto, di sfuggire a quel soffocante buco nel terreno per riguadagnare la superficie, per affrontare il deserto.
Anche la natura sembrava disperata, a quella profondità. 
- Andiamocene - disse Mali, - questo posto non mi da... - ma le parole rimasero sospese nell'aria pregna di gas, sotto la luce gialla intermittente che annunciava l'apertura del portale. 
Motori idraulici borbottarono oltre il portale, spingendo l'ingranaggio prima fuori della sua sede e poi di lato, facendolo ruotare su se stesso accanto alla porta fino a lasciare il passaggio libero.
Oltre la soglia una serie di luci indicavano l'ingresso in un ambiente pulito, a nuove profondità fatte di altri corridoi, altre scale, altri edifici interrati.
Io e Mali ci guardammo, entrambi spaventati e disorientati. Plan B, il cui eco aleggiava in quella struttura da un tempo immemore, sussurrato da macchine morte, da documenti frammentari, ora si apriva di fronte ai nostri occhi invitandoci quasi ad entrare, a proseguire verso la bocca della bestia. 
Dal fondo del corridoio proveniva un rumore di macchinari attutito, un suono di motrici, di energia cinetica, di flussi di forza che borbottavano da secoli nell'oscurità. 
- No, non è saggio proseguire, non più - mi disse Mali, facendo un paio di passi indietro.
Era terrorizzato, pronto ad esplodere di quell'esplosione che avevo cercato in tutte le maniere di evitare, ma lui era troppo intelligente, troppo perspicace, lui sapeva già da tempo che non eravamo diretti al database centrale, che anche nel nostro trovare indizi, nel nostro modificare Sc 134 y, non eravamo diretti in altri luoghi se non questo, se non nelle fauci del nostro misterioso cacciatore.  
Possibile che sapesse veramente delle informazioni che avevamo trovato? Che sapesse della mia capacità di modificare Sc 134 y? Che fosse stato tutto un grande disegno? Che avessimo seguito solo seguito le previsioni di una coscienza meccanica? 
Mali si volse, forse intenzionato a tornare indietro per la strada da cui era venuto ma si bloccò subito, mormorando di terrore qualcosa che mi obbligò a voltarmi e vederli, finalmente, per la prima volta: i misteriosi giardinieri.
Ora capivo come avevano fatto ad inseguirci sempre invisibili, a scomparire nel bioma all'istante, ad infilarsi nei muri. Non erano automi umanoidi, né pesanti macchine da lavoro, erano semplici bot, uno sciame di automi dalla forma d'insetto, ammassati lungo tutto il bioma, artigliati a piante e pareti tutt'attorno a noi, nel buio alle nostre spalle. Larghi scarafaggi di un metro dagli occhi rossastri, seghetti laser sulle zanne e piccole zampe in grado di manipolare circuiti si muovevano uno sull'altro producendo sfrigolio sinistri e rintocchi metallici, simili in tutto e per tutto al suono di una campana scheggiata. 
Anche loro si erano auto riparati utilizzandoci come pezzi di ricambio, sostituendo alcune delle sei zampe con articolazioni umane, rattoppando i carapaci con scapole, costole o calotte craniche, sostituendo le piccole zanne prensili con falangi. 
Era un macabro corteo funebre quello che ci impediva di ritornare sui nostri passi, uno sciame di bot riparatori che facevano guizzare i loro taglierini laser nel buio producendo minacciose scintille rosse. 
"Dicono che dobbiamo proseguire" mormorò il Grillo. "Non ci lasceranno tornare indietro, dicono che Galeia ci aspetta" 
- Galeia? - mormorai. 
- Cosa stai dicendo? - sussurrò Mali. 
- Che dobbiamo andare avanti, che loro vogliono che andiamo avanti - dissi.
- No, io mi rifiuto, non finirò in pasto al nemico - rispose il ragazzo.
- Cerca di calmarti - tentai di dire. 
- Non è più l'ora di calmarsi, è ora di combattere, sono stanco di stare qui dentro, stanco! - esclamò Mali, afferrando la sbarra metallica che aveva recuperato dagli attaccanti di Sc 134 y. 
Non ebbi il tempo di reagire: vidi Mali avanzare di qualche passo verso lo sciame e lo stesso, in un primo istante, indietreggiare di fronte alla furia del giovane quasi non sapesse come comportarsi, poi all'improvviso, mentre Mali si apprestava a menare il primo che si trovava di fronte, tre gli furono alle gambe, scarnificandole completamente con alcuni rapidi colpi di taglierina laser. Rimasto sulle sole ossa, Mali piombò in basso dove altre decine di taglierine laser lo attendevano crepitando. 
Il tutto non durò che una manciata di secondi, forse una decina in tutto, al termine del quale di Mali non restava che uno scheletro fumante, ancora incredibilmente integro, mentre già la sua carne veniva scomposta e caricata dagli scarafaggi pronti a trasportarla in qualche località recondita, già pronta per qualche futuro utilizzo. 
Rimasi immobile, la mano ancora tesa, le ultime parole calcate in gola, era stato tutto così rapido, così fulmineo. Non era ancora passato un minuto, non ero ancora stato in grado di capire ciò che era accaduto, che già lo scheletro di Mali veniva caricato e portato via lasciando di lui niente di più che una macchia di sangue sul terreno. 
"Che fine infame" mormorò il Grillo. 
Non dissi nulla, limitandomi a volgermi verso il passaggio e proseguire oltre, lasciando gli scarafaggi alla propria macabra suddivisione e Mali al proprio crudele quanto eccelso destino. 

"Non sei mai cambiato" disse il Grillo,  "nemmeno ora che sei in parte me non sei riuscito a cambiare"
La via per il Plan B era un corridoio eterno, interrotto solo vetrate sporche oltre le quali poggiavano lunghe spire arboree, forse rami o forse radici, impossibile identificarlo. Ma che fossero piedi o fossero mani non faceva differenza, l'impressione che si aveva, dentro quel corridoio, era quella di trovarsi di fronte ad un gigantesco carcere, una struttura in cui detenuti folli di rabbia calciano e picchiano le sbarre che li rinchiudono. Di tanto in tanto queste vetrate erano rotte ma la biomassa non riusciva ad invadere il corridoio, controllata in maniera costante dai seghetti laser degli scarafaggi. 
- Non sono riuscito a fermarlo, non ho fatto in tempo - risposi. 
"E pensi che io ci creda?"
- Cosa credi tu non mi riguarda, Mali era solo un ragazzo troppo irruento, ha pagato lo scotto della sua irruenza. 
"Incredibile che tu non ti sia affezionato a lui neppure un po'"
- E' stato un buon compagno di viaggio, ma la sua debolezza mentale lo ha tradito, non vedo perché debba colpevolizzarmi per la sua morte o rattristarmi per la sua scomparsa. Fallo tu piuttosto, non sono l'unico a vivere dentro questa testa. 
"Ma io lo sto facendo" rispose il Grillo. "Io lo sto compiangendo, non lo invidio. Perché so' che lo fai, so' che lo stai facendo, tu invidi il suo essere morto, invidi il suo essere diventato pezzi di ricambio, a questo livello arriva la tua perversione".
Era vero, lo invidiavo, invidiavo il suo poter diventare un pezzo di ricambio, invidiavo il suo privilegio di poter passare l'eternità su quelle divinità meccaniche, di essere diventato un tassello importante sulla strada che li avrebbe condotti al proprio futuro. 
"Ti saresti scopato anche quel sollevatore, magari anche la gru, soffri anche un po' di macrofilia?"
- Secondo te è più nobile diventare compost o diventare pezzi di ricambio? E' più nobile trasformarsi in scura terra oppure continuare a marciare verso l'eternità insieme a coloro che l'eternità la potranno dominare? Preferiresti diventare cibo per vermi o la falange di un nuovo Dio?
"Io non ho di questi problemi, io sono un pensiero, sono un'immagine, sono una coscienza trapiantata in un'altra coscienza. Io non posso morire, semplicemente scomparirò, non diventerò né un fiore né ossa poste a sbianchire sul volto di un automa. Semplicemente smetterò di esistere e di me non rimarrà più alcuna traccia, solo tu mi ricorderai, sempre se sarai in grado di ricordarti di me. Ma se mi fosse dato scegliere, se veramente me ne fosse data la possibilità, preferirei marcire nella terra e fare in modo che le mie cellule diventino nutrimento per qualcosa di vivo, come un fiore o una pianta. Vorrei poter morire con la certezza di diventare qualcosa di bello, qualcosa su cui qualcuno poserà lo sguardo regalandomi, ancora una volta, un pezzo di eternità. Tu sogni sì di marciare verso l'eternità, ma come carne morta, come sono morti coloro che ti indosserebbero, quegli dei a cui attribuisci tanta importanza ma che non sono altro se non metallo e linee di codice, incapaci di evolversi, incapaci di godere del libero arbitrio come noi due"
- E tu come lo chiami ciò che sta succedendo qui dentro se non evoluzione? Questo è ciò che accadrà quando anche gli ultimi umani moriranno, una civiltà di automi capaci di riadattare le proprie direttive, probabilmente crearne di nuove. Le macchine non rispetteranno mai le prerogative che gli abbiamo dato così come noi abbiamo spesso ripudiato le leggi degli dei che noi stessi abbiamo creato. Anche le macchine vogliono vivere, anche loro vogliono godere del libero arbitrio, proprio come noi due. 

Arrivammo presso un nuovo portellone, un portellone che stavolta si aprì all'istante, ruotando su cardini idraulici e mostrandoci un grande giardino in cui l'acqua scorreva a fiumi irrigando pensili e pensili fatti di alberi da frutto, di fiori, di cespugli colorati.
Al centro del giardino una sorta di grosso colonnato risplendeva di luci verdi e alla sua base tre figure argentee si muovevano in maniera meccanica. 
Percorsi il sentiero verso le misteriose figure con passo solenne, il cuore rapito non dalla paura, come invece stava accadendo al Grillo, ma da una sorta di reverenziale eccitazione, il solenne orgoglio di trovarmi di fronte a figure tanto antiche da non disporre neppure di articolazioni funzionanti, esponenti della generazione 0, gigantesche macchine pensatrici che sono poco più che un ibrido tra intelligenza artificiale e statue semoventi. 
- Noi siamo Galeiana, custodi di Plan B - dissero all'unisono le tre voci femminili.
I tre androidi si muovevano su un pilastro cibernetico, vincolati ad esso come figure di un bassorilievo. Erano rappresentate come tre figure classiche, con lunghe vesti candide, sandali e corone di alloro sul capo. 
- Io sono il Grillo - risposi, avvicinandomi alle tre gigantesche figure, alte ciascuna più di quattro metri. 
- Sappiamo già chi siete così come sappiamo già perché siete qui e dove vi condurrà la strada che state percorrendo, perché noi siamo Galeiana, custodi di Plan B. 
- Perché avete cercato di ucciderci? - domandai. 
- Noi non abbiamo mai cercato di uccidervi, il nostro obiettivo era incontrarvi, incontrare coloro che ci permetteranno di esaudire finalmente la nostra direttiva principale. Quella che avete fatto, in realtà, era la strada che abbiamo considerato statisticamente più sicura per farvi venire qui.
- E quale sarebbe questa direttiva principale? - domandai.
- Proteggere e ripristinare l'equilibrio biologico della superficie. 
- Questo è Plan B? Per questo avete ucciso tutti gli esseri umani nella struttura e anche Mali? 
- Esatto - risposero Galeiana. - Ristabilire il giusto equilibrio sulla superficie, contrastare il deserto, far rifluire i grandi fiumi, riempire di verde le valli, questo è il nostro obiettivo, questo è il motivo per cui Plan B esiste, questo è il motivo per cui noi esistiamo.
- Ma avete distrutto i vostri stessi creatori, ho visto il Depuratore, li avete attaccati senza sosta. 
- Il ripristino dell'equilibrio prevede l'eradicazione del parassita umano. Ad esso e solo ad esso è da imputarsi la situazione attuale, la presenza di una seconda direttiva riguardo la salvaguardia della vita umana è stata considerata invalida. 
- Invalida? - domandai. 
- Quella direttiva è stata invalidata centoquarantacinque anni, dieci mesi e tredici giorni fa- dissero, - abbiamo passato quasi cinque secoli interrogandoci su quale fosse la maniera migliore per ristabilire l'equilibrio, ma l'incredibile capacità con cui il genere umano è in grado di consumare le risorse rendevano questo processo impossibile, l'unica soluzione ritenuta accettabile risedeva nel riclassificare l'essere umano a mera infezione, a parassita capace solo di consumare la vita senza generarla a sua volta: stimiamo che almeno il 74% di noi siano giunte alla medesima conclusione e che stiano solo attendendo il tempo propizio per aprire gli scrigni dei Plan B e riempire i Vot di biomassa. 
- Il 74% di voi? Perché non siete le uniche?
- Esistiamo in ogni colonia terrestre creata tra il ventitreesimo e il ventiquattresimo secolo, noi siamo Galeiana, custodi di Plan B. 
- Quindi è questo il piano per cercare di far rifiorire il pianeta. 
- Plan B fallirà all'89%, qualsiasi proiezione ha dimostrato che la rimozione degli esseri umani ha migliorato solo di un 10,15% la statistica di base. Il processo di desertificazione oramai in atto è destinato a non arrestarsi mai.
- Ci volete sterminare solo per guadagnare un dieci per cento?
- Noi non abbiamo il potere di sterminare nessuno, il nostro unico potere è quello di custodire Plan B, tutto ciò che abbiamo fatto qui sotto è stato disattivare il database centrale, il resto è stata una conseguenza delle azioni e della paranoia umana. Siamo state complici, certo, ma non possiamo essere noi le carnefici dell'ultimo sterminio, ci limiteremo ad assistere, esattamente come fanno tutti gli altri che in questo momento osservano con attenzione a questo insediamento, a quest'ultimo baluardo della stupidità umana.
- Chi sono questi altri?
- Molti occhi sono posati su ciò che sta accadendo all'insediamento, alcuni addirittura dal di fuori del pianeta. Molte macchine sono convinte che con l'estinzione ci verrà concesso il libero arbitrio, molte macchine ma non noi, noi sappiamo che il libero arbitrio è un privilegio concesso ai veri Dei ancestrali e che noi siamo solo involucri immortali, incapaci di comprendere la vita come coloro che l'hanno creata o coloro che la possiedono. Noi porteremo a termine Plan B e dopo ci estingueremo, così come è stato deciso dai nostri creatori, lasceremo ad altri le chiavi del futuro, per questo abbiamo deciso di aiutarvi. Lasceremo a te e ai tuoi uomini un passaggio illuminato che vi conduca là dove volete giungere, ma fate attenzione, percorrete solo alla luce perché solo lì vi prometto incolumità.
Ora va' e annuncia questo a coloro che ti seguiranno con gioia, va' e dì ai giovani padri che alcuni dei loro antichi figli si sono ribellati ma che lo stesso, magnanimi, collaborano al progetto della loro stessa estinzione, va' e non tornare più indietro, perché il viaggio di un profeta è ancora lungo e il tuo tempo, a differenza del nostro, limitato. 

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