La riunione
- Quindi è così che è andata - disse Medinda, con un lungo sospiro preoccupato. - Il verde blu profondo esiste davvero, io pensavo fosse solo una cantilena da bambini.
- Dovremmo entrare lì dentro e prenderci tutto, forse hanno un intero esercito di sintetici che potremmo sfruttare per combattere Munillipo! - esclamò Aankok.
- Bambini? - domandai, ignorandola.
- E' una vecchia filastrocca per bambini, è solo un giochino di parole musicale ma ricordo che c'era una leggenda che girava su un paio di bambini e un giardino segreto...
- Parli dei Giardini del Buio? - domandò Guyro, - accidenti che memoria, era una roba che ci raccontavamo... non so, quando io avevo cinque o sei anni.
- Potete spiegarlo anche a me? - domandai.
- Ora non ricordo in realtà com'era la storia - spiegò Medinda, - ma parlava di due fratelli che erano caduti in un grosso buco della strada e si erano trovati dentro un fiume buio e sotterraneo che li ha portati fino ad un posto bellissimo, una specie di giardino sepolto dove si sono nutriti coi frutti degli alberi e hanno vissuto tutta la vita nelle profondità finché, stanchi, non hanno deciso di tornare in superficie ma la gente non li riconobbe per come erano imbruttiti vivendo sottoterra, così per ripicca loro attendono in ogni buco che dà verso il basso e trascinano con se i bambini per mangiarli.
- Pensavo che fosse solo una vecchia storia per impedire ai bambini di cadere nei pozzi dei contadini - commentò Medinda, - ma se ciò che mi dici è vero esiste sul serio un giardino sotterraneo, e non nego che sarei interessato a visitarlo.
- A Mali non è andata così bene, vista la fine che ha fatto - dissi.
- Già, è una cosa che dobbiamo valutare - mormorò Medinda, - chi ci garantisce che una volta che avremo fatto transitare tutti i ribelli da lì sotto non finiremo anche noi riciclati su qualche modello antico.
- Se rispettiamo le regole non succederà - commentai, - Galeiana è veramente intenzionata ad offrirci il suo aiuto, altrimenti io non sarei mai riemerso dal sottosuolo.
- Sì, ma che cosa si aspetta in cambio? Perché ha deciso di farlo? - domandò Medinda.
- L'unica risposta che sono riuscito a darmi è che anche lei spera nella caduta del campidoglio, la vede come un accelerare il nostro processo di estinzione.
- Ridicolo, non possiamo estinguerci solo per aver preso a calci Munillipo - disse Medinda.
- Per questo non voglio che uccidiate più nessuno e per questo ad entrare non sarà un esercito ma solamente una squadra di pochi uomini.
- Una squadra contro l'intero campidoglio?
- Perché no. A noi non interessa impegnarci in inutili scontri a fuoco, abbiamo solo bisogno di provare che dietro a Munillipo c'è altro, che il bigoverno ci ha sempre mentito.
- E come pensi di fare, sentiamo? - domandò Aankok.
- Non abbiamo bisogno di prendere il potere, dobbiamo solo mettere tutto l'insediamento di fronte alla verità, è questo che volete, no? Che la gente sappia della gabbia di menzogne in cui siamo precipitati.
- Beh, sì - disse Medinda, poco convinto, - ma questo non penso che basterà a smuovere Munillipo dalla guida del partito.
- Oh, avanti, con tutta probabilità Munillipo neanche esiste, il leader del partito dovrebbe essere un vecchio decrepito non quel rigido militare delle proiezioni, ci basterà svelare questo e saremo già a cavallo, la credibilità del Partito sarà distrutta per sempre.
- Sì ma non possiamo lasciare carta bianca a quelli del Consorzio, quelli sanno pure essere peggiori di Munillipo, se ci si mettono - disse Guyro.
- Iniziamo a colpire Munillipo, al Consorzio ci penseremo a suo tempo.
- Sì, ma poi quando avremo tutto come vuoi trasmettere? - chiese Aankok.
- Abbiamo tutto per poterlo fare - risposi.
- Con tutto cosa intendi? - mi incalzò lei.
- Ovviamente intendo che avete me - risposi.
- Tu sai come trasmettere quelle immagini anche senza torre radio? - domandò Guyro, sorpreso.
- Munillipo trasmette via cavo, faremo lo stesso, i macchinari li abbiamo tutti, mi basterà modificarne qualcuno.
- Rimane una missione rischiosa, come possiamo sapere che non ci troveremo tutto il campidoglio addosso?
- Dovremmo creare un diversivo, qualcosa di efficace che li obblighi a muoversi in massa altrove.
- E se non doveste tornare? - domandò Aankok.
- Perché non dovremmo tornare? - risposi.
- Infilarsi nel campidoglio in un gruppetto di quattro o cinque persone, insomma... - disse.
Mi guardai attorno, ho dato così per scontato che quegli uomini fossero solo carne da macello da non pormi neppure il problema. Anche se mi fossi trovato in difficoltà io avevo pur sempre tutti i gadget di questo mondo per cavarmela, ma loro?
- Hai ragione, sono stato arrogante, non ho previsto la disfatta, ma del resto se prevedessimo la disfatta non staremmo neppure qui a parlare. E' una missione suicida, quindi chi decide di partecipare sa' sin da ora ciò a cui va incontro.
Gli uomini si guardarono tra di loro.
- Ma seriamente pensate che attaccare frontalmente Munillipo non sia una missione suicida? Quasi un quinto degli abitanti fa parte del governo: questi sono i nemici che dovremo affrontare per riuscire a prendere il parlamento diversamente. E' vero l'idea del Grillo è diventata popolare, ma quanti siamo materialmente, oltre ai venti che ci sono in questa stanza? Un centinaio? Non penso che arriveremo a tanto. Ciò che possiamo fare è solo provare, provare che non servono molti uomini per sovvertire un governo ma solo le informazioni e la libertà di diffonderle. Entreremo nel campidoglio, filmeremo tutto e se riusciremo ad uscirne avremo una rivoluzione pronta e servita senza versare una goccia di sangue. Se volete seguire il signor canna fumante e la signorina tutta una ribellione fatelo, ma io preferisco perdere pochi uomini in azioni mirate che entrare sparando e finire squartati in piazza, detto questo prendete la vostra decisione - dissi, allontanandomi dal tavolo della discussione.
Gli uomini rimasero in silenzio finché non abbandonai la stanza poi ripresero a vociare subito, discutendo l'uno sull'altro interrotti dopo pochi istanti da un poderoso grido di Medinda.
Risi.
"Non ti senti un po' un verme per averli manipolati così?" mormorò il Grillo, una volta usciti dallo scantinato.
- Così come? Avendogli detto la verità? Sai benissimo anche tu che sarebbe un massacro entrare in armi là dentro.
"E' vero, ma loro forse..."
- Con chi stai parlando? - domandò una familiare voce femminile alle mie spalle.
Mi volsi, Aankok ci aveva seguiti fuori dallo scantinato.
- Sei venuta per scocciarmi su qualche cosa riguardo alla rivoluzione? - domandai.
- Sono sempre pronta a scocciarti riguardo alla rivoluzione - rispose lei, con un mezzo sorriso.
- Cosa non ti convince del mio discorso? - domandai.
- Tutto - disse, - ma anche niente. Quello che intendo è che sei capitato troppo al momento giusto, cioè mio padre muore poi compari tu con tutti quei progetti strani, quei marchingegni strampalati, quei tuoi piani serafici: "Non si uccide, non si spara, non si ammazza"... chi sei veramente? Perché sei qui con noi?
- Sono quello che sta cercando di salvarvi, di salvare questo insediamento.
- No, tu non sei un eroe, tu sei tutto tranne che un eroe.
- E perché non lo sarei?
- Perché ragioni come uno stratega, ti poni come un dittatore, gli eroi non sono così...
- Gli eroi seguono gli assurdi piani suicidi di un branco di rivoluzionari alle prime armi?
- Neanche tu sei un rivoluzionario, anzi qui in mezzo sei quello che di rivoluzione ne sa meno di tutti. Perché lo fai, dimmelo!
- Ho i miei motivi - risposi, - ma non penso che a una ragazzina come te riguardino.
- Smettila di atteggiarti da grand'uomo vissuto, non sei tanto più vecchio di me.
- Ma sono più sveglio, e lo sono abbastanza per dire a te e a quei cialtroni dei tuoi compari cosa fare. Senza di me stareste ancora mettendo bombe alla rinfusa in giro per la colonia, anzi forse sareste già stati tutti macellati in piazza.
Aankok trasse un lungo respiro.
- Con te non ce la faccio mai a non iniziare col piede sbagliato.
- Me ne sono accorto.
- E' che mi irriti talmente tanto... mi irrita il fatto che mio padre non mi abbia mai parlato di te, che sia venuta a sapere tutto questo solo dopo la sua morte.
- Tutto questo cosa?
- Di te, di quello che hai fatto per noi. Senti per me è difficile dirlo ma ci sei stato veramente d'aiuto, quando non c'eri stavamo perdendo il controllo, volevamo far saltare tutta la colonia, neanche ciò che è successo alla torre radio è servito a farci capire cosa stavamo facendo, cosa stavamo iniziando, ed ora...
- Ed ora?
- Hai sbagliato i tuoi calcoli, non siamo più solo una ventina o qualche decina: Medinda dice di avere almeno 250 agenti dormienti in giro per la colonia, tutti pronti ad assaltare in massa il campidoglio.
- Stai scherzando?
- Non lo so, è ciò che dice.
Rimasi qualche istante in silenzio, avevo sottovalutato l'organizzazione di Medinda e del suo sindacato.
- Va bene, porterò Medinda con me come concordato, questo dovrebbe impedirgli di fare cavolate, non ti pare?
- Sì, io credo di sì, ma la situazione non mi piace lo stesso, cioè io sono la prima a voler entrare là dentro e spaccare tutto, fargliela pagare per la morte di mio padre e di tutti gli altri che sono stati ingiustamente cancellati dal bigoverno.
- Ma?
- Ma hai ragione, se ci penso lucidamente anche io mi domando il senso di ammazzarci tra di noi, poi non voglio più che qualcuno dei nostri finisca nelle mani di quelli di Munillipo, mai più.
- Quindi non sei così irrazionale come sembra.
- Sono solo una persona orgogliosa, non sono una ragazzetta senza personalità come piace tanto a voi uomini.
- Io ho gusti radicalmente diversi come hai visto.
- Sì, e ancora non capisco come fai.
- Se lo chiedono in molti.
La porta del seminterrato si aprì scricchiolando ed una serie di passi annunciò l'arrivo di un gruppo di uomini.
- Va bene, Grillo - disse Medinda, comparendo dal seminterrato, - attacchiamo secondo le tue regole, ma io...
- Tu vieni con noi - dissi, - così come viene la ragazzina e quel ragazzetto.
Medinda sembrò trovarsi in difficoltà.
- Che c'è, hai paura? - lo incalzai.
- Figuriamoci se ne ho - ridacchiò, - è solo che penso abbia poco senso mandare il generale in prima linea.
- Il generale è già in prima linea, il generale di questa storia sono io - risposi, - e vorrei che lo capiste una volta per tutte prima di fare altre mosse azzardate.
- Mosse azzardate? - domandò Medinda.
Guardai fuori dalle finestre rotte del fabbricato, le prime luci del mattino stavano già rompendo le tenebre della notte.
- Si è fatto tardi - dissi, chiudendo la discussione, - ci vediamo domani notte nel capannone in cui il ragazzo mi ha trovato, portate tutto l'equipaggiamento che ritenete necessario, io mi occuperò del resto. Spero che questa riunione sia stata illuminante per voi come lo è stato per me.
- Lo è stata, lo è stata - disse Medinda.
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