Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

L'appartamento al centro dei Vot

Nel primo chiarore del mattino provavo pietà per il povero Obasi, in fondo era un uomo onesto, praticamente incorruttibile, ennesima vittima triturata dagli ingranaggi dell'insediamento, dal triste macinare del mulino della sopravvivenza. 
Bevvi l'infuso accanto a lui, in silenzio, guardando il cielo cambiare colore e la luce calda del mattino illuminare le superfici squadrate dei tetti dei Vot, pieni di panni stesi, bandiere colorate che sventolavano nel vento intriso del canto dei gabbiani. Da quella parte dei Vot non si poteva sentire il mare, troppo lontano, ma la mente mi ritornò a quelle mattine in cui, insieme alla mia famiglia, ci radunavamo attorno al tavolo per la colazione. Mia madre teneva la finestra aperta, lo faceva per far entrare il rumore dei flutti, quel dolce sospiro che fanno le onde quando salutano la terra ferma per tornare al largo, cavalcando correnti marine dove stormi di pesci si inseguono nell'eterno ciclo della vita. 
D'un tratto ero di nuovo lì, con le gambe ciondolanti su una sedia più alta di me, stretto tra l'affetto di mia madre, mio padre e mia sorella...
All'improvviso aprii gli occhi, dovevo essermi addormentato ma Obasi sembrò non essersene accorto, sempre immobile, intento a sorseggiare il suo infuso. 
"Mia sorella..." pensai. 
- Sono intervenuto il giorno dell'antenna, sa? - disse Obasi, all'improvviso. 
- Quando è stato?
- Poco più di una settimana fa. 
- E' stato fatto da uno del Sindacato vestito come me?
- Ufficialmente si, i rapporti divulgati parlano di un solo uomo armato di esplosivi, ma quando sono arrivato ho capito subito che non era stato un solo uomo, a fare tutto quel macello. Doveva essere successo di tutto quel giorno, un'esplosione, uno scontro a fuoco, un inseguimento. Molti dei nostri sono rimasti a terra così come a terra sono rimasti molti dei loro.
- E' lì che hanno preso il tizio che spacciano per me?
- Probabilmente. Cioè, di solito hanno sempre fatto così, solo che io ho finto di non vedere, mi auto convincevo che una volta fatta carriera avrei cambiato le cose.
- Ma carriera non l'ha mai fatta.
- Non mi è mai interessato. 
- O forse ha avuto paura?
- Sì, forse anche quello.  
- Quanta gente è morta?
- Quarantanove, più un'altra cinquantina di feriti più o meno gravi, gran parte come conseguenza dello schianto al suolo della torre. 
- Per quanto riguarda il sabotaggio del Depuratore invece? Quale pensa possa essere stato il loro scopo. 
- Quello era lei, l'ho riconosciuta e in quel momento ho scoperto una cosa strana: io l'ho riconosciuta perché è rimasto coinvolto in una mia indagine ma il nostro archivio dati non lo ha fatto, eppure ho controllato, abbiamo sue foto formato tessera. 
- Magari non ero io, quello del depuratore, no? 
- Non si era detto di giocare a carte scoperte.
- Vecchia abitudine - mi scusai, con un mezzo sorriso. - Sì, è normale, quando ho consegnato la mia foto formato tessera al Depuratore ho utilizzato una foto formato tessera di mio padre, nessuno fa caso se sei leggermente differente rispetto a certe foto, soprattutto che vengono registrate e dimenticate in una banca dati. 
- Sì ma perché?
- Ho sempre saputo di essere un pervertito ed ho sempre giocato in difesa, come non volevo essere visto dalle telecamere non volevo neppure che gli occhi elettronici riuscissero a riconoscermi in eventualità del genere. 
- Cioè ha evitato di farsi fare foto nella sua intera vita da adulto?
- Sono sempre riuscito ad evitarlo. Quando capii cosa provavo per gli automi sapevo che era un sentimento sbagliato, che questo mi rendeva una specie di mostro, agli occhi degli altri. Ebbi paura. Paura per me stesso, paura di cosa avrebbe pensato la società, paura di cosa mi avrebbe fatto il governo, paura di tutto. Così pensai che se volevo sopravvivere e soddisfare le mie necessità sarei dovuto diventare invisibile, camminare per le strade della vita come un fantasma. Così feci, quando morì mia madre scelsi di scomparire, cambiai zona dei Vot ed evitai qualsiasi persona potesse conoscermi pensando solo a come muovermi per rimanere in un angolo, in silenzio. Ero diventato bravissimo a nascondermi e alla fine tutti si dimenticarono di me, a parte Malaeva, con lui non so perché ma riuscivo a stare bene, a lui non interessava che fossi loquace, non gli interessava neppure che lo ascoltassi, voleva solo potersi lamentare. Era un tale rompicoglioni. Ma era un rompicoglioni che mi faceva bene, che mi tratteneva. Poi inventai il costume per poter uscire liberamente dalla città e il resto, beh il resto lo stiamo discutendo adesso. 
- Ora capisco anche i manuali di tecnica. 
- In realtà non ho mai avuto difficoltà nell'imparare l'ingegneria, ironicamente per me la chimica è stato un ostacolo molto più forte, ma non volevo trovarmi in un ambiente in cui il mio eccellere mi avrebbe messo i riflettori addosso.
- Quindi anche la scelta di lavorare al depuratore faceva parte di questa tattica dell'invisibilità. 
- Tutte le scelte della mia vita sono state guidate da quella necessità. 
- Che strano, sono così abituato a persone che sgomitano per fare carriera, per riuscire a trovare il lavoro con più privilegi possibili per entrare a far parte delle elite del Centro e lei sta qui, seduto accanto a me, sorseggiando un infuso vestito come un grillo bionico, raccontandomi di aver passato la vita a nascondere il suo genio per non fare carriera. 
- Anche il denaro è una forma di perversione, solo una perversione diversa perché più accettata. La fame di lusso, di potere, di autoaffermazione sono cose che non mi appartengono, che non mi sono mai appartenute ma non sono così diverse dai miei desideri, dalle mie pulsioni. Io vivo per il piacere così come i suoi superiori vivono per fare carriera, per compiacere il proprio grande capo. Per questo deve credermi quando le dico che non fremo per fare attivismo politico, soprattutto quando questo attivismo si può trasformare facilmente in una morte in un fuoco incrociato. 
- Che strano... - mormorò Obasi.
- Cosa? 
- Più la conosco più mi rendo conto che lei è così simile a me, che abbiamo motivazioni opposte ma la stessa energia. Anche io non ho mai puntato a fare carriera, cosa che mia moglie mi ha sempre rimproverato, ma non mi è mai interessato passare di grado. Sì, lo avrei fatto se me lo avessero proposto, ma solo perché spinto dagli altri. La verità è che mi trovo bene a fare l'investigatore, mi appaga aiutare le persone, risolvere i loro piccoli o grandi problemi. Ho iniziato a lavorare per il governo perché credevo in ciò che il Bigoverno rappresentava, per la speranza di sopravvivenza che c'era alla base del nostro modo di vivere. Io volevo solo aiutare gli altri, punire ladri, truffatori, picchiatori di mogli. Sì, magari anche un omicidio, ecco, quello sarebbe stato un grande servizio, ma quando ho dovuto farlo veramente mi sono reso conto che le difficoltà maggiori sono interne più che esterne.
- In che senso?
- Venivo depistato da entrambe le parti, da te per proteggere il tuo stile di vita discutibile e dagli altri agenti, che cercavano di nascondere parte delle prove. 
- Quindi si è fatto un'idea su chi abbia ucciso Malaeva. 
- Qualcuno del partito, non ho più dubbi oramai. Aveva scoperto qualcosa, quello stesso qualcosa di cui ha mancato di parlarle il mattino della sua scomparsa. 
- E perché il governo avrebbe dovuto ucciderlo?
- Forse per cercare di indirizzarmi alla ricerca del Sindacato, non so.  
La città borbottava, oltre la finestra, i sospiri degli Elobus iniziava a pervadere l'aria mentre i piccoli caffè si riempivano degli operai del primo turno, attratti dal profumo delle colazioni. Obasi terminò il suo infuso e poggiò il bicchiere accanto alla pistola che prese e rimise nella fondina.
- Credo che per me sia arrivato il momento di andare - disse, alzandosi in piedi, - ho molto su cui riflettere e fare chiarezza. 
- Quindi anche stavolta il mio arresto è saltato? - domandai.
- Non ho mai avuto intenzione di arrestarla, solo di parlare, ma alla fine non sono riuscito a dire granché di utile. Piuttosto lei... lei mi ha messo davanti a qualcosa che non ho mai voluto vedere. 
- Io credo che non siamo più in grado di vederlo, non c'è colpa nel vivere plasmati da questa gabbia per uccelli.
- E' possibile, ma non è comunque facile da accettare. 

Rimasto solo riuscii finalmente a lavarmi e a riposare come non mi era stata data la possibilità fare da molto tempo. La mia stupida scampagnata del deserto mi aveva sfiancato anche se al mio risveglio non mi sembrò che il mio corpo avesse avuto i danni irreparabili che mi sarei aspettato. 
"La tua capacità di recupero è sempre stata incredibile" mormorò il Grillo.
- E tu mi hai sempre parlato solleticandomi con le tue antenne - risposi. 
"Ci siamo avvicinati troppo, oramai possiamo comunicare senza cappello e scambiarci senza collana. Non capisco neanche più se sono nel Vuoto Antistante o se il Vuoto Antistante esista ancora, eppure stranamente ho meno paura, ho iniziato ad accettare questa cosa inevitabile, sono quasi curioso di vedere cosa potremmo diventare"
- E' strano, perché io inizio ad avere paura. Perdere me stesso proprio ora che iniziavo a capire che me stesso non lo sono stato mai, che sono solo il frutto di menzogne su menzogne. 
"Siamo due esseri strani" ridacchiò il Grillo. "Cosa pensi di fare ora?"
- Volevi che andassimo a parlare con Munillipo, giusto? Anche a me ora è venuta voglia di farci due chiacchiere. Prendiamoci un po' di tempo per mettere a punto l'equipaggiamento e vediamo come si evolve la situazione, poi decideremo il da farsi. 

Attesi che tornasse la notte, nascosto tra le mie vecchie mura domestiche, passai il tempo mangiando tutto ciò che trovavo e leggendo vecchi manuali di ingegneria. Dovevamo riparare gli occhiali, sistemare di nuovo il cilindro e rimettere a posto sia gli stivali che i guanti prima di rimetterci in azione, tutto questo ammesso che avremmo ritrovato l'attrezzatura, una volta tornati al rifugio provvisorio. Insomma, il lavoro non ci mancava. 
Per pura fortuna trovammo tutto, l'edificio sembrava non essere stato perquisito, forse perché considerato troppo lontano e inaccessibile. Ci mettemmo subito all'opera, riparando e modificando ogni componente senza sosta, entrambi motivati da un obbiettivo comune, benché motivato da spinte differenti. 
Impiegammo ore per finire sistemare ogni cosa, consumando quasi tutti i componenti saccheggiati al Depuratore, ma terminata l'opera avevamo ottenuto il costume migliore che si potesse immaginare. 
"C'è ancora qualcosa che non ti ho mostrato" disse il Grillo, proiettandomi l'immagine di me che nascondevo una cassa, in un altro compartimento segreto dell'edificio. 
Trovai la cassa nel posto indicatomi e la aprii. 
"Questi sono gli esplosivi che aspetta il Sindacato per iniziare la sua rivoluzione" mormorò il Grillo. 
- La nostra chiave d'accesso alla sede del governo - tradussi. 

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro