Il Sindacato
Erano almeno una mezza dozzina di uomini, tutti vestiti come me, o meglio in maniera simile alla nostra. Cappelli a cilindro, frac, occhiali a mosca. Era una piccola riunione di copycat, ma come? E perché?
Il Grillo vibrava di eccitazione, lo sentivo fremere sulle mie spalle mentre, sotto di noi, i sei discutevano.
- Ancora niente anche per me... - disse uno dei sei.
- Avete almeno messo tutti gli stencil nei posti strategici? - rispose un uomo con la barba incolta e brizzolata, il più anziano del gruppo ma dal corpo solido i cui muscoli guizzanti tendevano l'abito rosa che indossava.
- Che siano posti strategici è solo un'opinione tua, Medinda - protestò uno dei più giovani.
- Sì, io ho finito tutta la vernice - disse un'altro.
- Anche io - confermò un terzo, lanciando a terra un barattolo che suonò vuoto.
Medinda, il più anziano e presumibilmente il capo di quella corte di spostati, si sedette su una vecchia cassa polverosa in preda ad una sorta di sconforto.
- Non è possibile che sia scomparso, non è possibile che abbia smesso - disse.
- Non ha smesso e prima o poi lo troveremo, ne sono sicuro, e sarà dalla nostra parte - rispose, sicuro, un'altro di questi, un giovane dall'atteggiamento fiero, quasi tronfio.
- Stiamo inseguendo un fantasma - rispose un altro. - Per me è una perdita di tempo.
- Sappiamo come la pensi, Sokambi, ma lo stesso non smetteremo di cercare - disse Medinda.
- Non è un fantasma, anche se Obasi ha messo a tacere tutto io c'ero, io l'ho visto, ho visto come si muoveva, come saltava da una parte all'altra - disse il giovane. - Dovete credermi e dovete avere fiducia, lui sapeva dov'era il nostro punto di scambio, sono più che sicuro che fosse un compagno di Malaeva, deve essere quello di cui ci ha parlato, quello che era destinato a prendere il suo posto.
- Io ero destinata a prendere il suo posto, Guyro! E non mi interessa cosa hai visto o cosa pensate - cinguettò una voce femminile, l'unica che fino ad ora non si era ancora esposta. Vestita come gli altri mi aveva dato l'illusione di essere un uomo. - Ero io a dover prendere il suo posto, perché non volete mettervelo in testa? Non c'era nessun'altro, Malaeva non ha parlato di nessun altro. Sono sua figlia, dannazione, vi atteggiate come se conosceste mio padre meglio di me.
- A quanto pare non lo conoscevi così bene. Lui sapeva, è un dato di fatto, e il suo sapere può significare solo una cosa... - ripeté il giovane.
- ... che Malaeva si è confidato con qualcuno al di fuori del Sindacato - disse il giovane che avevano chiamato Sokambi. - Devi accettarlo Aankok, non eri l'unica prediletta di tuo padre - poi, rivolgendosi agli altri e in particolare a Medinda continuò, - ma questo non vuol dire che sia nostro alleato.
- Aankok ha ragione, abbiamo solo le parole di Guyro e nessuna prova che... - sbottò un altro giovane.
- Calmatevi tutti - li interruppe Medinda. - Troveremo questo "Grillo" a prescindere, dobbiamo sapere ciò che sa e da che parte sta, non possiamo rischiare che la nostra rivoluzione vada in malora per uno così, non ora che abbiamo preparato tutto, non ora che siamo riusciti a distrarre Obasi.
Finalmente mi era tutto chiaro, ecco chi stava cercando Obasi, ecco perché mi era stato così tanto col fiato sul collo, stava cercando loro e credeva che anche io fossi un loro complice.
All'improvviso la mia rabbia si stemperò, forse avrei potuto usarli in qualche maniera, forse mi sarebbero stati inaspettatamente utili.
Balzai fuori dal mio nascondiglio, precipitando nella tenebra in un lato della stanza.
Loro non si accorsero subito di me, presi com'erano dai propri discorsi, così non mi restò che rendere nota la mia presenza avanzando di qualche passo.
- Quali sono queste domande? - chiesi.
I sei si voltarono sorpresi e finalmente riconobbi nel giovane che aveva parlato con più trasporto di me, Guyro, l'agente che mi aveva permesso di fuggire dal capannone dei pontili.
- E' lui, maledizione Medinda, è LUI! - esclamò questi, eccitato.
- Lo vedo benissimo anche da me - disse l'uomo, avvicinandomisi di qualche passo.
Sollevai una mano.
- Gradirei mantenere le distante, se non è un problema - dissi.
Medinda si fermò, ubbidiente.
- Non siamo tuoi nemici... - disse.
- Ma nemmeno miei amici - specificai.
- La diffidenza è una cosa giusta, anche noi lo saremmo.
- Perché questa pagliacciata? - domandai, indicando i loro vestiti.
- E' stata un'idea del giovane Guyro...
- E? - disse Guyro.
- Ed io l'ho approvata, va bene, anche a me è sembrata una buona idea.
- Lo stesso non mi spiega il perché.
- Perché avevamo bisogno di attirarti, come è effettivamente successo.
- Bene, ora avete la mia attenzione, ma non la mia pazienza. Cercate di essere sintetici e soprattutto convincenti.
I sei si guardarono l'un l'altro ma fu Medinda a rispondere.
- Perché abbiamo bisogno di te, di una persona con le tue capacità, di qualcuno che diventi il simbolo di una nuova rinascita.
- Il simbolo di una nuova rinascita? - ridacchiai. - Io? E perché di grazia.
- Ti sei già inimicato Obasi, lo dimostra il fatto che non sono uscite notizie sul tuo conto, ti teme e questo ti rende un alleato prezioso - disse Guyro.
- Credo che sia il caso di andare con ordine - lo zittì Medinda. - Sappiamo che hai cercato di recuperare i nostri esplosivi, segno che Malaeva ti ha informato di ciò che faceva, per prima cosa vogliamo sapere in che rapporti eri con lui per poi...
- No, non funziona così - lo interruppi, - io non ho obblighi nei vostri confronti.
L'uomo digrignò i denti.
- Scusa Medinda, non è in grado di essere minimamente diplomatico a volte - intervenne Guyro, - quello che vogliamo sapere è perché eri ai Pontili, quella sera.
- In che modo vi riguarda?
- Ci riguarda perché sui pontili è morto un uomo! Mio padre! E magari sei stato proprio tu a... - sbottò la ragazza.
- Calmati Aankok, non dire cose avventate - la fermò uno dei giovani che non aveva ancora preso parte alla discussione.
- Lascia perdere - sorrise nervoso Guyro, - è ancora sconvolta. La morte di Malaeva ha sconvolto tutti, ma io ero lì, la sera in cui sei stato ai Pontili, sono io che ti ho fatto fuggire, ricordi?
- Sì, lo ricordo, ma se pensi che ci sia un qualche debito tra di noi ti sbagli. Ti ho risparmiato e tanto basta.
- Che stronzo... - mormorò qualcuno, alle spalle di Guyro.
Il giovane invece sorrise, era un sorriso forzato che copriva sentimenti contrastanti.
- Non mi aspetto che tu mi restituisca alcun favore, né che lo restituisca a noi... - disse Guyro.
- Quello che vogliamo è che tu ti unisca alla nostra causa, che ti unisca al Sindacato - intervenne Medinda.
- Non so che viaggio vi siate fatti ma io non ho niente a che vedere né con voi né con questo Malaeva.
- Eppure sapevi dove aveva nascosto le bombe! Parla, come facevi a saperlo?! - ringhiò Aankok, ancora trattenuta da uno degli altri ragazzi.
- E' stato solo un caso - risposi. - Ero lì per altri motivi.
- Chi vuoi prendere in giro? Nessuno va così a colpo sicuro - rispose Guyro.
Aveva ragione, ma del resto questa cosa rimaneva un mistero anche per me, un mistero che il Grillo non sembrava intenzionato a rivelarmi.
- Allora, adesso spiegatemi questa cosa del simbolo, perché dovrei diventare il vostro simbolo?
- Noi siamo il Sindacato, siamo quelli che combattono per la libertà dell'insediamento - disse uno dei ragazzi, alle loro spalle.
- Quindi siete solo un pugno di terroristi che non vedono l'ora di venire sventrati sulla pubblica piazza - tradussi.
- Maledetto arrogante figlio di... - ringhiò Aankok.
- No, noi siamo sicuri di riuscire, stavolta abbiamo tutto e con te al nostro fianco non possiamo sbagliare. Ti ho visto muoverti, ti ho visto saltare, tu puoi entrare nella sede del Partito senza problemi, puoi scoprire la verità su Munillipo.
- E perché dovrei farlo? - risposi. - Io non mi immischierò mai nelle vostre faccende, non sono interessato a...
- E allora perché il tuo cappello sta dicendo di sì? - domandò Medinda.
Mi volsi, nel riflesso di una vecchia finestra sporca vedevo le luci dello schermo a led brillare in maniera indistinta sulla mia testa.
Avevo spento il cappello com'era possibile che...
Approfittando di quella sorpresa il Grillo balzò in avanti trascinandomi nel vuoto antistante senza che io avessi modo di reagire.
"Sì, vi aiuterò" comparve sul cappello. "Diventerò il vostro simbolo, se il vostro obiettivo è la libertà"
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