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Il magazzino ricambi

Andai al magazzino del Depuratore a metà mattina, dopo aver svolto con diligenza i primi compiti assegnatimi.
Ero solito essere io quello che si occupava di recuperare materiali e pezzi di ricambio, mi ero offerto sia perché nessuno dei laboratori amava andare in quel posto sia perché era principalmente attraverso il magazzino che ero riuscito a recuperare i materiali per creare il cilindro, gli occhiali, gli stivali e quei nuovi rampini portatili che avevo terminato giusto la sera prima.
Il capannone dei ricambi era un capannone immenso, largo almeno quaranta metri e lungo quasi un centinaio il tutto gestito da Aminata Cortei.
Aminata era l'unica custode del magazzino oltre ad esserne anche l'unica responsabile. Aveva quasi la mia stessa età, anch'essa priva di compagno e in più di un'occasione, lungo questi anni, aveva dimostrato un acceso interesse per me.
Non mi vergogno a dire che sia io che il Grillo l'abbiamo sfruttata in una maniera indecente, interessati al suo ruolo più che al suo aspetto, alla sua persona, alle sue capacità.
Non era neanche una bella donna né quello che si può dire una persona attraente, intelligente o spigliata, era solo una donna, un sistema di muscoli e fluidi corporei capace di deambulare e parlare. Un essere mortale carico solo di disperazione, del biologico fetore di morte. 
Di solito mi bastava chiacchierare un po' con lei, mentre cercavamo insieme i pezzi che mi erano necessari, in alcune occasioni ero anche andato a casa sua, cosa che mi permetteva di mantenere sia una parvenza di persona normale che a giustificare il nostro rapporto confidenziale. Del resto non era difficile sottrarle le scorte che mi servivano da sotto il naso.

Entrai nella guardiola come al solito, determinato a recuperare almeno parte del materiale per costruire le ali da planata che avevo già progettato ma, ancora sulla porta, rimasi interdetto. L'investigatore era lì, chino sul terminale accanto ad Aminata, impegnati in una qualche discussione. 
- Investigatore Obasi - salutai, avanzando. 
L'uomo sollevò lo sguardo, sembrò non riconoscermi subito, poi sorrise e mi si fece incontro. 
- Non mi aspettavo di vederla qui - disse.
- Ah, quindi vi conoscete? - domandò Aminata.
- In un certo modo ho già avuto il piacere - risposi, senza distogliere gli occhi da Obasi. 
- Non pensavo che venisse anche in questa zona - disse l'investigatore.
- Non ci vengo così spesso, per lo più quando ci sono problemi... - dissi.
- Oh, non siamo ridicoli, viene qui di continuo, anzi posso tranquillamente dire che è l'unico dei laboratori analisi a mettere piede in questo posto - sorrise Aminata, lanciandomi uno sguardo carico di dolcezza. 
L'investigatore guardò prima lei, poi me, infine sollevò un sopracciglio. 
Il Grillo fremette, sulle mie spalle.
- A proposito di questo - dissi, allungandole una lista, - ho bisogno di nuovo materiale per le analisi. 
Aminata scorse la lista con uno sguardo. 
- Avete bruciato di nuovo il conduttore? - domandò.
- Finché non mi darai dei pezzi decenti continuerà a capitare - risposi. 
- Va bene, se l'investigatore mi concede... - disse Aminata.
- Lo concedo, non sia mai che rallenti i processi della nostra struttura principale - disse Obasi, visibilmente interessato a liberarsi di lei. 
Aminata si allontanò verso le tenebrose fila di scaffali che reggevano tonnellate di materiali e pezzi buttati alla rinfusa, un ambiente che era più simile ad una discarica che non a un magazzino. 
Anche Obasi attese che la donna si allontanasse prima di parlare.
- Allora, è qui perché sta proseguendo le sue indagini? - ruppi il silenzio.
- Come è mio dovere - rispose l'uomo. 
- Non starò a chiederle né a dirle cose che evidentemente già sa - risposi, - ma visto che l'ho incontrata mi risparmierò un viaggio e la informerò fin da subito che non sono disponibile a fornirle alcun aiuto per quanto riguarda il proseguimento delle sue indagini. 
- Allora non le chiederò nulla, ma mi dispiace che abbia rifiutato la mia offerta. 
- Non sia ridicolo, lei continua a sospettare di me, per questo oggi è venuto a tormentare Aminata. 
- Curiosa teoria la sua, anche se ammetto che il suo negare la relazione con questa donna mi ha alquanto insospettito. Comunque no, non sono qui per lei, come le ho detto ieri oramai lei è fuori dalla rosa dei sospettati, sono qui per controllare i movimenti di Malaeva, per capire in cosa fosse coinvolto prima di venire ucciso.
Lo guardai, mentiva, sapeva di mentirmi, eppure lo faceva con una tale faccia tosta che neppure per un secondo vidi un'esitazione sul suo volto, in più ora stava cercando di servirmi qualcosa, una specie di pista da seguire o una trappola in cui cascare. 
- Intende dire che rubava? - domandai, stavolta sinceramente sorpreso. -  No, è assurdo.
- E perché no, ha idea di cosa c'è qui dentro? 
- Filtri, pezzi di ricambio, componenti - risposi, - materiale per utilizzo interno al depuratore per lo più. 
In realtà conoscevo benissimo tutto il contenuto del magazzino, oltre a pezzi e attrezzature vi erano anche prodotti chimici, solventi, gli stessi esplosivi utilizzati da Loro per aprire nuove cave al di sotto delle Ciminiere erano contenuti lì dentro.  
- So' che ci sono parti rigenerate e nuovi pezzi, non so che utilità potrebbero avere al di fuori del depuratore. Non mi dica che esistono depuratori illegali da qualche parte e Malaeva trafficava con loro - continuai.
L'investigatore rise.
- Lei è molto furbo oppure molto ingenuo.
- Me lo dica lei cosa sono, a questo punto mi pare che abbia sviluppato le sue teorie. 
L'investigatore rise di nuovo e fece per rispondermi quando Aminata comparve con un carrello contenente un mucchio di pezzi metallici ed elettronici. 
- E' stato un piacere parlare con lei - dissimulò Obasi. 
- Anche per me lo è stato - risposi, prendendo il carrello dalle mani di Aminata. - E noi ci vediamo uno di questi giorni - sussurrai a lei. 
Aminata sorrise e arrossì facendomi giusto un cenno di sì con la testa. 

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