Ciò che era accaduto a Malaeva
La preoccupazione tuttavia non mi impedì di sognarla.
L'avevo ribattezzata Naftalia, la mia venere d'acciaio, e da quando avevo sfiorato l'eternità del suo corpo, lei era rimasta rannicchiata al centro del turbine di desiderio, nel rifugio calmo all'ombra della mia ossessione, sempre presente ma mai prevaricante, spettatrice immaginaria dell'ordine della mia vita.
Nel sogno la trascinai fuori dalla tenebra, fuori dal suo antro buio, per coricarla su un letto di stelle, per fondermi con lei da umano, da pervertito che ama le macchine.
La sognavo eccitato, ansimante, avvolto in spasmi di un impulso fervente, ma neanche il sogno riusciva a restituirmi la sensazione del suo freddo metallo, la rigidità delle sue labbra, l'eternità dei suoi occhi di piombo, sufficienti a farmi muovere, a farmi agitare, a farmi scendere in una febbrile masturbazione quasi inconscia tra le calde lenzuola del dormiveglia.
Non so a che ora arrivarono né quanto avessi effettivamente dormito in preda a quei sogni eccitanti e ossessivi, ma come immaginavamo sia io che il Grillo, lui arrivò.
Per la precisione arrivarono in quattro, entrando senza troppi complimenti per distribuirsi immediatamente in ogni angolo e perquisire la casa.
- Signor Obasi, vuole spiegami qualcosa? - domandai, infastidito, rivolgendomi verso l'investigatore, ancora in piedi sulla soglia dell'appartamento.
- Mi dispiace di averla svegliata... - disse, squadrandomi quasi con disgusto.
- Tra poche ore devo essere a lavoro, vuole spiegarmi cosa sta succedendo?
- Vede, il mio lavoro è un lavoro molto complicato e delicato, soprattutto quando viene trovato il corpo di un concittadino a galleggiare nelle vasche del pescato.
- Come le ho già detto io ero...
- Lei non era niente, né un buon amico né un profondo conoscente di questo Malaeva, la smetta di prendermi in giro e mi dica cosa mi nasconde.
- Io non nascondo assolutamente nulla e sì, lo confermo, ero buon amico di Malaeva, anzi era il mio unico amico, il fatto che non ci fossimo fatti quel tipo di confidenze o che non ci trovassimo in un'amicizia stretta secondo i suoi canoni non fa differenza, io non ho nulla a che vedere con questa storia.
- Signore, venga a vedere - disse un uomo.
Mi volsi, uno degli agenti aveva trovato le assi smosse sotto il comodino. Il Grillo si agitò, sulla mia spalla ma lo ignorai, non potevo tradirmi, non ora, non sotto gli occhi di quel detective infame.
Obasi camminò fino al comodino, poi lui e l'uomo spostarono il mobile e smossero le assi.
- Niente... - mormorò l'investigatore.
- Allora? - domandai.
- Ci può spiegare questo nascondiglio?
Mi avvicinai.
- Nessun nascondiglio detective, solo qualche asse sconnessa che non ho mai riparato - dissi.
L'investigatore mi lanciò addosso occhi di ghiaccio, occhi indagatori. Non dovevo tradirmi.
- Eppure si vede che questo nascondiglio viene spesso aperto, vede, le assi qui sono consunte.
- Tutte le assi del pavimento sono consunte, non sia ridicolo. Poi cosa dovrei nascondere?
- Che ne so, magari un'arma del delitto o un'arma preparata per un delitto.
- E allora come mai non c'è nulla sotto le assi?
Fece un cenno ai quattro uomini, che intanto si erano fermati per osservare la scena, e questi ripresero nelle loro perquisizioni.
- Può averlo nascosto subito dopo essere tornato a casa - insinuò il detective.
- Quindi avrei fatto un nascondiglio per poi portare l'arma altrove? Ma non sia ridicolo Obasi , inoltre, se lo vuole sapere, io non sono uscito da questa casa dalla fine del mio turno al depuratore, può anche interrogare i miei vicini se vuole.
- Non penso che sarà necessario - rispose lui, studiandomi con maggiore attenzione.
Sapevo perfettamente a che gioco stesse giocando, a cosa erano volte le sue domande, lui non stava cercando prove su di me, lui mi stava studiando, studiava la mia intelligenza, studiava la mia perspicacia, mi studiava perché per lui io ero già colpevole.
Ma allora perché non trascinarmi semplicemente in strada e smembrarmi come fecero con quell'uomo, dodici anni fa?
Munillipo era nella perfetta posizione per manipolare le informazioni, per creare delle prove ad arte, per sacrificare un nuovo colpevole all'altare del Partito. Un caprio espiatorio era ciò che ci voleva, era la chiave d'accesso al secondo mandato, soprattutto ora che ci sarebbe stata l'elezione per il cambi di Bigoverno.
Guardammo in silenzio gli uomini frugare tra la mia roba, tra i miei vestiti, ribaltare a terra i miei manuali.
Uno dei volumi finì proprio sui piedi di Obasi il quale abbassò lo sguardo, si chinò e lo raccolse.
- Manuale di ingegneria elettronica avanzata - mormorò, leggendo il titolo. - Lettura curiosa per un AlSA.
Guardai distrattamente il volume ma dentro di me il Grillo gridava, sibilava, si agitava come non si era mai agitato.
- E perché mai? - chiesi.
- Il suo compiuto non è solo quello di eseguire incarichi di laboratorio? Non mi aspettavo che leggesse manuali così tecnici.
- Le macchine si guastano di continuo - spiegai, - chiamare i tecnici per riparazioni semplici porta via intere ore di produttività, sto solo cercando di migliorare la mia efficienza.
- Incredibile devozione al Partito da parte sua - ironizzò.
- Io sono devoto all'insediamento, ho perso una madre per l'Idroxite, conosco l'importanza del mio lavoro. L'acqua è vita, perdere due ore di produttività può sembrare poco, ma anche due ore senza acqua nelle condizioni in cui siamo può voler dire mettere a repentaglio il futuro di tutti. Non l'aveva mai pensato?
- Io... in realtà no.
- Certo, forse perché lei è un burocrate, non si rende conto del filo sottile con cui si regge questo posto. Malaeva si lamentava di continuo del reparto 7, costanti rotture, pezzi consumati all'inverosimile, difficoltà a reperire i ricambi. Le riserve d'acqua sono sempre al limite, la produzione spesso è appena sufficiente per soddisfare il fabbisogno giornaliero, se un solo reparto smettesse di funzionare per una settimana dovremmo iniziare a razionare i liquidi, se si fermasse per due dovremmo mandare in circolo anche cisterne non completamente sanificate.
- E se se ne fermassero due? - domandò Obasi.
- Probabilmente tutto si accelererebbe, due settimane, forse ne basterebbe una e l'Idroxite tornerebbe senza controllo, la gente inizierà a morire di sete, il resto non devo spiegarglielo.
Obasi posò il manuale sul tavolino.
- Abbiamo finito? - domandò.
- Quasi, signore - rispose uno degli agenti.
- Oramai non le è chiaro che qui non troverà niente? - domandai.
Aspettavo il momento in cui avrebbe fatto scattare le manette, in cui avrebbe terminato quella pantomima per trascinarmi via a forza, pronto a sacrificare un colpevole sull'altare del Partito e magari ricavarci anche un qualche tipo di promozione.
- Va bene, basta ragazzi, andiamo via - disse, dirigendosi alla porta.
Non mi salutò, se ne andò e basta, di punto in bianco, trascinandosi dietro i suoi uomini e lasciandomi solo un appartamento pieno di oggetti sparsi in giro.
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