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sei

Solamente in poche settimane, Luke fece sì che Brooklyn potesse scrivere con il colore azzurro senza sentire più di lievi vertigini e si sentiva bene con sé stesso per quello. Notava che la stava aiutando e voleva continuare a farlo. Per questo, quel giorno, quando andò a trovarla dallo psicologo, l'aspettò con un palloncino celeste sul quale aveva attaccato nuvole di carta e aveva scritto "chiudi gli occhi, immagina che questo sia una parte del cielo".

Era diventata un'abitudine quella di Luke che andava a trovarla lì e così quando lei uscì, semplicemente sorrise e corse ad abbracciarlo. Lui sentì che poteva vivere tra le sue braccia, sicuro, quando lei lo abbracciava.

—Prendi —le disse allegro e le tese il palloncino.

Lei lesse la frase e dopo si tolse gli occhiali da sole.

—Gra... grazie —disse con il cuore accelerato, sia per il colore del palloncino e sia perché gliel'aveva dato Luke —Vuoi fare merenda con me?

—Ovvio.

Camminarono fino alla casa della ragazza tra risate e parole. Era la prima volta che Luke sarebbe entrato ed era un po' nervoso perché non era molto sicuro se stesse simpatico a Britt. Ma quando entrò nella piccola sala, si rese conto che non c'era nessuno.

—Mia madre è a casa di mia zia —chiarì Brooklyn e sparì dopo una porta. Lui la seguì e sorrise vedendo com'era la sua stanza. Sembrava la camera di una bambina di cinque anni, tutto era rosa e aveva molti peluche, provocandogli una smorfia di tenerezza.

Brooklyn, vedendo che Luke non si era tolto gli occhiali, si tolse i suoi e li mise dentro uno scaffale. Dopo prese il palloncino un po' tremante e lo appese allo schienale della sedia. Era l'unica cosa che stonava nella camera e quindi, quella che richiamava l'attenzione.

—Se ti dà fastidio lo puoi buttare—disse il biondo.

—No, mi piace. Voglio averlo qui con me —sorrise ed entrambi si vergognarono —Vuoi la cioccolata calda?

—Sì, ti aiuto a prepararla.

Si diressero in cucina dove insieme prepararono la merenda. Luke pensò che fosse bello passare del tempo con lei. Ogni giorno che passava le piaceva di più ed era felice di poter passare del tempo al suo fianco.

Si sedettero al tavolo, prima uno difronte all'altro, ma vedendo come si sentiva scomodo per entrambi, Brooklyn cambiò il suo posto affianco al ragazzo.

—Cosa farai l'estate? —chiese lui per iniziare una conversazione, dato che mancavano poche settimane per finire l'anno scolastico.

—Non lo so, non andrò in vacanza. Tu andrai da qualche parte?

—No, quindi suppongo che potremmo vederci —sorrise amichevolmente.

—Mi piacerebbe molto —concluse Brooklyn e continuarono a parlare di temi banali.

Era incredibile come la fiducia che avevano per l'altro aumentava giorno per giorno, come l'apprezzamento che sentiva fra loro.

—Posso provare qualcosa? —chiese Luke, dopo aver aiutato la ragazza a lavare le tazze.

—Credo di sì, cosa?

—Voglio dipingere le tue unghia di azzurro —lei non rispose così lui continuò —: So che è qualcosa di eccessivo, ma voglio farlo con questo —fece uscire dalla tasca un tubetto di tempera —se ne andrà con l'acqua.

Dopo una lunga pausa lei annuì con la testa.

—Va bene —sembrava spaventata—potrei provarci.

Ritornarono nella stanza di Brooklyn, lei cercò fra le sue cose fino a trovare un pennello e glielo diede. Si sedettero sul suo letto, lui prese la sua mano e l'appoggiò sul suo grembo, motivando le sue guance a diventare rosse. Non aveva mai pittato le unghia a nessuno e il fatto di avere degli occhiali con le lenti scure, rendeva tutto più difficile, infatti finì per colorare le dita della ragazza. Quando finì le guardò entrambe le mani e ridacchiò. Lei, che aveva tenuto gli occhi chiusi durante tutto il processo, li aprì lentamente e cominciò a respirare in modo pesante vedendo tanto colore azzurro sul suo corpo.

—Brooke —cominciò Luke, ma lei non sembrava sentirlo —tranquilla.

—Sto per svenire —avvertì ansimando.

—No. Chiudi gli occhi —vedendo che continuava a non prestargli attenzione, glieli chiuse con la sua mano—. Respira profondamente dal naso ed espira dalla bocca —lei gli obbedì e ripeté l'azione fino a quando non si tranquillizzò —toglierò la mia mano, ma ascolta... Brooke?

—Cosa? — la sua voce rifletteva la paura.

—Devi sapere che non ti succederà nulla. Ricorda quando hai visto il cielo, quando hai scritto il muro della mia casetta sull'albero, quando ti ho dato il palloncino... —con la sua mano libera le accarezzò la guancia —Io sono qui e non lascerò che ti succeda nulla. Ti fidi di me?

Annuì con la testa e Luke ritirò la mano lentamente. Brooklyn abbassò la vista e sentì qualche palpitazione, ma in qualche modo, le parole del ragazzo l'avevano tranquillizzata e sapeva che sarebbe stata bene. Se era riuscita a farlo prima, anche il quel momento poteva.

Rimase a guardare le sue mani per qualche secondo, con il cuore battendole molto velocemente, ma senza disperarsi, e dopo pochi minuti, i suoi battiti erano nella norma.

—Non è stato così male, eh? —intervenne Luke, scuotendola dai suo pensieri.

—Luke... —la sua voce era un sussurro e per la centesima volte da quando si erano conosciuti, lo abbracciò.

—Bene —le sussurrò —Vieni, andiamo a lavarti le mani, credo che hai superato la prova delle unghie —scherzò facendola ridere.

L'aiutò a togliersi la tempera e aspettò che Britt arrivò prima di andarsene. Si emozionò quando Brooklyn raccontò a sua madre quello che aveva fatto, ma non per sufficienza, ma, per il modo in cui le brillavano gli occhi quando parlava. L'apprezzava troppo e sapeva che presto o tardi si sarebbe innamorato di lei e per come stavano andando le cose, intuiva che sarebbe stato più presto che tardi.


Scusatemi per eventuali errori, ma vado di fretta. Wattpad è impazzito, non mi arrivano notifiche quindi non è colpa mia se non vi rispondo. Sapete che lo faccio sempre!

Cosa pensate dei Bruke? Luke è troppo dolcioso vero?

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