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nove

Quella mattina era la prima volta che Brooklyn sarebbe entrata nella casa di Luke, ma non era nervosa, lui le aveva detto che sarebbero stati da soli e quindi la pura di conoscere i suoi genitori svanì.

Suonò il campanello e quando il biondo aprì la porta, si abbracciarono.

—Ciao, bellissima —disse lui e le farfalle nello stomaco della ragazza si svegliarono, felici.

—Ciao —lo salutò timida.

—Entra —prese la sua mano e la tirò grazie ad essa —ti ho preparato la cioccolata calda. Ti piace la cioccolata calda a colazione?

Lei annuì e cercò di osservare ogni dettaglio della casa di Luke fino a quando non arrivarono in cucina.

—Togliti gli occhiali, io mi metterò i miei, Brooke.

Lei lo guardò sorridendo.

—Sbaglio se immagino che la mia tazza è celeste? —Luke rise a mo' di risposta e Brooklyn fece quello che gli aveva chiesto prima —non credo di farcela.

Lui roteò gli occhi.

—Sempre ce la puoi fare —prese la tazze e l'avvicinò alle labbra della ragazza —ti aiuto io.

Rimase immobile, chiedendosi cosa sarebbe successo se gli avesse detto che gli piaceva, che l'amava. Cosa sarebbe successo se avesse tagliato la scarsa distanza che c'era fra di loro e avesse catturato le sue bellissime labbra? E divenne rosso solamente pensandolo. Aprì un po' la bocca e lasciò che Luke appoggiasse il bordo della tazza lì. Era così concentrata ad immaginare come si sarebbe stato baciarlo, che quasi non si rese conto del colore. La mano del ragazzo tremava e quando inclinò la tazza affinché lei la prendesse, il contenuto cadde sui suoi pantaloni.

—Mi dispiace! —le guance di Luke erano rosse —aspetta, posso aggiustare.

Prese un fazzoletto e pulì goffamente la macchia.

—Luke, va bene, non ti preoccupare —lui si incorporò e sorrise scomodo.

Finirono di fare colazione in silenzio e dopo, andarono sulla casa sull'albero. I muri erano ancora scritti con l'azzurro, si notava che non la utilizzavano quasi mai. Luke si sedette contro il muro e stiracchiò le sue gambe, Brooklyn approfittò di quella posizione e si sedette su di lui.

—Tranquillo —disse notando quanto divenne teso, lui annuì con la testa.

—Sì, è solo che... —non poté finire di parlare visto che lei iniziò a dare dei piccoli baci sul suo collo —Brooke, non posso calmarmi se fai questo.

—Mi dispiace —sorrise —non più baci.

—Puoi baciarmi le guance.

«E le labbra?» volle chiedergli, ma solo depositò un bacio sulla sua guancia.

—Andrai allo psicologo oggi?

—Sì —sospirò —non ho altre opzioni.

—Ti sta aiutando.

—No, tu lo stai facendo —sussurrò.

—Lo stai facendo tu da sola. Forse io ti sto dando l'ottimismo di cui hai bisogno per farlo, ma sei tu quella che ha superato gli ostacoli —dopo una piccola pausa, abbassando la voce, aggiunse —: e sono molto orgoglioso di te per questo, piccola.

Rimasero a guardarsi in silenzio, lei non poteva vedere gli occhi di Luke attraverso i vetri oscuri e lui non distingueva molto il grigio di quelli della ragazza, ma si conoscevano ed era sufficiente per sapere esattamente quello che stavano trasmettendo. Brooklyn si avvicinò e appoggiò la sua fronte su quella sua. Si presero le mani e sentirono le palpitazioni dei loro cuori lì, dove le loro dita si intrecciavano. Non si baciarono, ma per qualche strana ragione, sentirono quel momento molto più intimo del baciarsi. Entrambi lo notarono, era impossibile che non lo facessero. Ebbero lo stesso pensiero, nello stesso momento; i loro sentimenti erano corrisposti. Si sorrisero in un modo che non avevano mai fatto, e nonostante stessero zitti, senza parole si dissero tutto. 



PORCA MERDA. AMO QUESTO CAPITOLO.
SONO TROPPO BELLIIIIIIII. Luke eccitato ok
Comunque, avete visto la nuova copertina? Grazie beeeea♡ (-straightforwardly) LA AMO OK.

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