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due

Dopo aver controllato per la terza volta se il suo abbigliamento non avesse nulla di azzurro, Luke si avviò verso la scuola. Era un giorno bellissimo, dove il cielo era completamente libero dalle nuvole e sentì pena per Brooklyn.

Era emozionato perché quel giorno avrebbe parlato con lei. Non le avrebbe detto cosa sentiva. Aveva deciso di aspettare e andare piano, non voleva pesare alla ragazza dicendole che le piaceva quando lei non riusciva neanche a guardare i suoi occhi.

Si sedette di nuovo all'ultimo banco, dietro il suo amico Calum, il quale non tardò a notare gli sguardi furtivi di Brooklyn verso Luke.

—Non smette di guardarti—gli sussurrò quando il professore si girò per scrivere alla lavagna.

—Lo sta facendo ora?

—Sì, perché non lo verifichi tu stesso?

Senza dubbio, Luke rimase con lo sguardo distolto. Non voleva rischiare il contatto visivo e che lei si agitasse o le venissero le vertigini.

—Voglio i tuoi occhi —disse a Calum senza accorgersene.

—Senti, questo mi sa di gay.

—Zitto, idiota.

Le lezioni sembravano durare un'eternità per Luke, ma quando finì l'ultima, cominciò a sentirsi nervoso. E se non avesse funzionato? Rimasero soli in quella classe, Brooklyn guardando da un'altra parte e lui osservandola.

—Luke? —lo chiamò a voce bassa.

Lui uscì un paio di occhiali da sole dal suo zaino e se li mise. Si avvicinò a Brooklyn e le tocco la spalla dolcemente.

—Credo che adesso puoi vedermi senza svenire—le disse, un po' scherzando. Lei alzò lo sguardo e, sorprendendo Luke, sorrise. «Ha un sorriso bellissimo» pensò.

—Ciao —lo salutò.

—Ciao, Brooke —si sentì compiaciuto vedendo che con quel soprannome le guance della ragazza arrossirono.

—Mi dispiace molto che tu debba usare quei cosi —sussurrò in pena.

—Non è nulla, davvero —fece un segno con la mano per non darne importanza —Vuoi fare un giro?

La mora fece una smorfia.

—Mi dispiace, ma devo ritornare a casa. Mia madre mi ha chiesto di ritornare presto.

—Va bene, ti accompagno.

Lei gli sorrise per seconda volta e dopo essersi messa degli occhiali con le lenti più scure, più di quelle di Luke, uscirono dalla scuola. Lui la guardò per tutto il tragitto, ma Brooklyn non lo notò, andava a testa bassa e non alzò lo sguardo. Era chiaro che evitava di guardare il cielo.

—Puoi... ehm, farmi un favore? —proferì all'improvviso.

—Sì, dimmi.

—Mi piacerebbe che non dicessi a nessuno della mia fobia. Sai, è qualcosa di strano e non tutte le persone mi trattano nello stesso modo quando lo sanno. Ti ringrazio che tu lo faccia.

Luke sentì la voglia di stringerla fra le sue braccia.

—Non ti preoccupare, non lo farò —disse con un tono fermo che si addolcì con le parole che si susseguirono—: E Brooke, non ti tratterei diversamente.

Il resto del tragitto fu silenzioso e quando arrivarono al palazzo di Brooklyn entrambi rimasero fermi guardandosi attraverso i vetri dei loro occhiali senza sapere cosa fare o cosa dire.

Fu Luke che prese l'iniziativa.

—Mi piacerebbe conoscerti.

—Anche a me —disse lei timidamente.

—Potremmo farci una camminata domani dopo la scuola, vuoi? — la sua voce tremò lievemente a causa dei nervi e si maledisse interiormente quando lei sorrise con tenerezza.

—Ovvio, mi piacerebbe tantissimo.

E di nuovo rimasero zitti. Luke desiderò essere Calum in quel momento, sicuramente lui avrebbe saputo che commento fare in quella situazione imbarazzante. Non molto convinto si avvicinò a lei e lasciò un bacio sulla sua guancia delicata. I loro occhiali si scontrarono e entrambi ridacchiarono per quella goffaggine.

—A domani, Luke—disse lei e velocemente entrò nel palazzo.

—Ci vediamo, bellissima —sussurrò lui quando seppe che Brooklyn ormai non lo sentiva.

Rimase a guardare la porta che si era chiusa qualche minuto prima e quando si rese conto di quanto potesse essere idiota facendolo, mise le sue mani nelle tasche dei suoi pantaloni e se ne andò, sentendo come le speranze di poter uscire con la ragazza aumentavano nel suo petto.


In questa storia Calum mi fa morire..vi giuro, lo amerete.
VOGLIO SAPERE COSA NE PENSATE BELLISSIME♡

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