CAP. V - I segreti delle pagine (II PARTE)
"La mia biblioteca era per me
un ducato grande abbastanza."
William Shakespeare
«Non è possibile! Non può essere vuoto!» disse Zalios ad alta voce, nel mentre sfogliava pagina per pagina.
«L'ho vista con i miei occhi, scrivere qui sopra. In basso c'erano delle iniziali.
Doveva essere datato, visto che i fogli al suo interno, erano ormai ingialliti. La copertina aveva parecchi graffi e in parte logorata dal tempo. Si chiudeva con dei lacci in pelle.
Toccò i fogli e si accorse che sopra c'era una polvere bianca.
Gli tornò alla mente ciò che la sera prima aveva visto fare a Cyandra.
Andò a prendere subito il borsello e cacciò il tizzone di carbone e l'ampolla con la polvere bianca.
Aprì il taccuino e ci fece dei segni sopra con il carbone.
Vide che i segni rimanevano lì.
Com'era possibile?
Poggiò il tizzone sul letto.
Svitò il tappo dell'ampolla e ne mise un po' sul palmo.
La richiuse con cura e la pose dentro il borsello.
Prese con due dita la polvere e la mise sui segni neri.
Di nuovo non voleva credere, a ciò che vedeva.
«Che stregoneria è mai questa!» si stropicciò gli occhi.
La pagina era tornata pulita, non c'era traccia dei segni.
Cambiò foglio e rifece la stessa cosa.
Di nuovo sparirono, davanti ai suoi occhi increduli.
«Impossibile, impossibile, impossibile...» ripeteva ad alta voce scuotendo la testa.
«Ci deve essere un modo.»
Girò e rigirò il taccuino in cerca di una riposta a ciò che aveva appena visto.
«Mmm...Forse l'unico che mi saprebbe dare una spiegazione è Qiziq. Lui ne sa più di ogni abitante in Nyjë di queste cose. Devo vederlo, assolutamente!»
Mise tutto in ordine più o meno come l'aveva trovato, chiuse a chiave la porta della camera e scese correndo per le scale.
Arrivato giù, vide Tajna che era intenta nel pulire il camino, visto che il giorno prima nessuno dei due aveva pensato di farlo.
Tajna si voltò e lasciò ciò che stava facendo e si diresse subito da lui.
«Hai finito di fare tutto questo baccano, con il tuo sali e scendi? Sembri un cavallo impazzito. Hai svegliato me e sicuramente anche tutti gli ospiti.» si rivolse a lui, con le mani sui fianchi, con tono di rimprovero.
«Ora non ho tempo di discutere con te. Devo uscire.» rispose frettolosamente.
«Ah sì? Però il tempo di mettere a soqquadro la cucina, come se ci fosse stata un'esplosione l'hai avuto! Dimmi ora chi dovrebbe rimettere tutto in ordine, se tu vai via? Eh! Tra un po' arriveranno...» non fece in tempo a portare a termine la frase, che lo vide varcare la soglia e scappare, letteralmente, via.
«Non è possibile che qui debba fare tutto io!» sbuffò «Quando torna mi sente!» alzò l'indice in alto e scosse il braccio «Vorrei proprio sapere, perché tutta quella fretta di andar via...da ieri sera è particolarmente strano.» alzò le spalle «Mah.»
Pensò "Eh io che continuo a meravigliarmi dei suoi comportamenti strambi. Ormai ne dovrei essere abituata. Invece mi stupisco ogni volta."
Andò in cucina e iniziò a rassettare il caos che Zalios aveva lasciato.
I rintocchi delle campane della torre, risuonano in Nyjë.
Le vie cominciavano a riempirsi di Nayjacciani, che lasciavano le proprie dimore per recarsi a lavoro.
Cyandra fu travolta da un gruppo di elfetti, che giocavano con le pigne. Una le arrivò addosso, ma riuscì a vederla in tempo. La prese al volo e la disintegrò con una sola mano.
Gli elfetti rimasero attoniti.
Uno di loro provò a dire «Ma era la mia pign...» fu azzittito da uno più grande di lui, con una mano sulla bocca.
"Ops!"
I suoi riflessi, a volte, erano più veloci del suo pensiero.
Proseguì verso la zona delle botteghe, in cerca di una sarta.
Sul viale ogni negozio era architettonicamente diverso.
Le insegne erano tutte intagliate nel legno e dipinte in oro, a fianco ad ogni scritta c'era un simbolo, che rappresentava il tipo di lavoro che veniva eseguito.
Mentre si dirigeva verso "La magica sarta", così era scritto sulla porta d'ingresso, la pervase ancora quella sensazione di avere gli occhi puntati addosso.
Si guardò intorno, ma non vide nessuno in particolare che destò la sua attenzione.
Arrivò sull'uscio e la porta magicamente si aprì da sola, ne rimase stupita.
Entrata si richiuse da sola.
«Buon giorno Milady. In cosa posso esserle utile?» disse una voce femminile musicale e suadente.
Da dietro una tenda di fili dorati, uscì un'elfa e alla vista a Cyandra si gelò il sangue.
È risaputo che i mezzorchi non sopportano a pelle gli elfi.
La scrutò e vide che aveva i capelli verde smeraldo lunghissimi, gli occhi erano anche essi verdi con pagliuzze dorate e la sua pelle era candida.
Indossava uno stupendo vestito che risaltava la sua figura, sicuramente ricamato e assemblato da lei.
Anche l'elfa cambiò espressione appena vide la mezzorco, da sorridente diventò seria.
«Eh...» Cyandra era titubante «Avrei bisogno di un ago e del filo, per rammendare il mio mantello.»
Non era più convinta di voler chiedere aiuto ad una di razza elfica.
«Sì, capisco.» disse la sarta cercando di apparire più naturale possibile «Torno subito.» andò dietro la tenda.
Tornò dopo poco con due scatole in metallo, le quali erano incise e come decoro c'erano dei fiori.
Aprì le scatole e prese l'occorrente.
«Dov'è il mantello?» cercò di essere gentile, visto che si trattava comunque di una cliente.
Cyandra rimase a bocca aperta alla domanda, non se l'aspettava, rispose «Non l'ho con me in questo momento.»
«Come dovrei fare per rammendarlo?» chiese perplessa l'elfa.
«In realtà non ho bisogno di qualcuno che me lo rammendi, ma solo di ago e filo.» un po' infastidita.
«Milady è proprio sicura dì essere in grado?» insistette.
«Sì sicurissima, mia madre si chiama Fenyes ed è una sarta, lei mi insegnato tutto al riguardo.»
Lo sguardo dell'elfa cambiò di nuovo.
Iniziò a sorridere e sgranò gli occhi.
«Non sapevo che Fenyes avesse una figlia mezzorco!» il suo tono era sorpreso.
Cyandra era confusa, sapeva che la madre era conosciuta, ma che fosse arrivata la sua fama tra gli elfi era qualcosa di inspiegabile.
«A quanto pare sì...» disse.
«Sono Ejderh. Tua madre ed io eravamo grandi amiche. Lei mi insegnò i trucchi del mestiere. Purtroppo però, le nostre strade si divisero.» disse con tono nostalgico «Dimmi, come sta?»
«Piacere, Cyandra. Non molto bene, mio padre è scomparso con il mercantile, non sappiamo se sia vivo o meno e lei non ancora si è ripresa.» disse con tristezza.
«Mi dispiace molto. Quando la vedrai porgile i miei saluti.»
Cyandra si accorse di essere in ritardo, così disse: «Certamente lo farò. Ora avrei un po' di fretta, potrei sapere quant è?» mentre diceva questo si portò la mano sul fianco e si accorse di aver dimenticato il borsello.
"Ah, la mia testa. Oggi non è giornata."
«Scuasami, mi sono accorta solo ora di aver dimenticato i soldi, vorrà dire che passerò domani mattina...» era rassegnata.
«Non ti preoccupare prendi è un regalo, ho un grosso debito da saldare con tua madre, questo è il minimo che posso fare per sua figlia.»
Ejderh le porse un sacchetto di stoffa. «Torna quando vuoi, a trovarmi.»
Cyandra era così imbarazzata, che fece solo un cenno con la testa in segno di ringraziamento e la salutò dicendo: «Ti auguro una buona giornata.»
Ejderh sorrise e disse: «Grazie anche a te, a presto.»
Cyandra uscì e non poteva ancora credere, che sua madre potesse essere amica di un elfo, anche se lei era umana, non riusciva a capire come potesse sopportarli.
Si diresse verso la biblioteca.
La porta principale era aperta.
L'edificio era piccolo all'esterno e oltre al piano terra ve ne era un altro.
Alcuni gradini portavano all'ingresso.
Il portone era in legno decorato con temi naturali, che richiamavano il verde che circondava la cittadina.
Varcò la soglia e un brivido la pervase. Chi sa se questa volta avrebbe trovato, dopo tutti questi mesi, qualcosa che l'avrebbe aiutata nella sua ricerca.
L'interno era in realtà molto più grande, di quello che poteva sembrare da fuori.
La stanza era a doppia altezza, con libri ovunque.
Una grandissima cartografia su un muro. Ai suoi occhi esperti, sembrava essere molto antica.
Su tre lati c'erano scale che arrivava fino al soffitto.
L'altra parete aveva enormi finestre, dipinte con scene di guerra, dalle quali entrava la luce del sole.
L'odore di polvere e vecchio impregnava l'aria.
Mentre si guardava intorno, fu accolta da uno strano personaggio.
Uno hobbit, ben vestito, molto più basso di lei, tanto da sembrarle un bambino. Ciò che le face capire che non lo era, furono la barba e i baffi grigi, i capelli erano scompigliati e lunghi, anch'essi grigi, sembrava avesse una criniera in testa.
La salutò con tono allegro: «Salve Milady, mi dica.»
«Salve. Avrei bisogno di consultare le cartografie dei mari del nord.» aggiunse esitante «e il libro dei segreti.» in cuor suo sperò in una risposta affermativa.
«Ah ah ah, non sa che in realtà quel libro non esiste? È una leggenda usata dai primi abitanti di Nyjë, per attirare i forestieri, non avendo nulla da offrire, essendo un luogo di passaggio!» mentre diceva questo rideva a crepapelle.
Cyandra lo guardò e riguardò. Non capiva se la stesse prendendo in giro o fosse serio.
«Le cartografie le può trovare nella stanza di fronte a lei.» come disse così, i libri di fronte a lei sparirono e vide che c'era una stanza in cui fluttuvano mappe di ogni tipo e continuò dicendo «basta che dica quale le serve e la cartografia verrà da lei.»
Cyandra si avvicinò alla stanza, non aveva mai visto nulla del genere, anche se era da anni cartografa.
La sua era una passione, trasmessa dal padre mercante. Le era stato insegnato come leggere le carte nautiche dei mari che aveva navigato e le mappe di città in cui era stato.
La bravura nel disegno e l'amore per l'avventura la portò a decidere di imparare quest'arte.
La sua aspirazione era di viaggiare in posti lontani, i quali non erano ancora riportati nelle cartografie e inesplorati.
Il suo nome inizò ad essere riconosciuto in lungo e in largo proprio per questo.
Cominciò a scrutare ogni minimo dettaglio, avrebbe voluto annotare ciò che aveva trovato, ma aveva dimenticato oltre ai soldi anche il taccuino.
Si riproverò di essere sempre così distratta.
Chiese all'hobbit che orario avrebbe fatto il pomeriggio, ma le fu detto che sarebbe stato chiuso.
Salutò e ringraziò, ma mentre stava uscendo vide arrivare da lontano Zalios.
"Cosa è venuto a fare da queste parti? Qui c'è solo la biblioteca! Chissà se mi ha visto."
Subito cercò di allontanarsi e fermarsi in un posto dove poteva vedere cosa avrebbe fatto Zalios.
Zalios entrò in biblioteca e gridò: «Qiziq dove ti sei cacciato, vecchio bifolco. Ti devo parlare.»
Udì una voce venire dall'alto: «Sono qui.» urlò «È arrivato il nobil uomo. Qual buon vento ti porta qui Zalios? Hai sempre avuto la fobia delle biblioteche.» rise.
«Qiziq, invece di dire le tue solite idiozie, scendi da lì, topo di biblioteca. Ti devo parlare.» disse scocciato Zalios.
«Ai suoi ordini!» mentre diceva così, Qiziq si fece scivolare giù dal tubolare della scala, invece che scendere dai pioli.
«Senti, sai qualcosa di taccuini magici?»
«Magici? Cosa intendi per magici?»
Mentre parlavano caddero dall'alto dei libri, che fecero un gran frastuono.
Cyandra udito il tonfo, decise di rientrare.
Voleva assolutamente sapere cosa stesse succedendo.
Pronunciò queste parole «Quod visibile ad invisibile.» ed entrò nella biblioteca.
Vide l'hobbit e Zalios che parlavano animatamente, e un cumulo di libri per terra.
Cyandra, udì Qiziq dire a Zalios: «Guarda poco prima che tu arrivassi, è passata e mi ha chiesto di vedere delle cartografie e il libro dei segreti. Io le ho riso in faccia, visto che mi è vietato far vedere il libro, ma come tu ben sai è custodito nel seminterrato. Vieni con me ti farò vedere una cosa.»
Cyandra non poté credere a ciò che aveva udito, era ad un passo da loro, ma non poteva fare nulla. Avrebbe volentieri preso l'hobbit per la collottola e scosso per benino!
"Come mai stanno parlando di me?"
Li seguì.
Qiziq aprì una porta nascosta dietro una tenda e scesero per le scale, lei era al seguito.
Scesi giù vide una luce fioca e un libro.
Era quello che lei stava cercando.
Quiziq aprì il libro.
Cyandra vide che le pagine erano alcune piene e altre vuote.
In quelle piene c'erano scritte e simboli.
"Devo assolutamente trovare il modo di portarlo via."
Mentre i due parlavano, la sua mente iniziò ad ingegnarsi, ma si rese conto che senza il suo borsello, non avrebbe potuto far nulla e non poteva portare via il libro, perché si sarebbero accorti della mancanza.
Uscì dalla stanza era inutile che lei rimanesse lì.
Certo è che Zalios, sapeva di più di quanto lei potesse immaginare, almeno riguardo al libro.
Si allontanò dalla biblioteca e appena vide che non c'era nessuno, tornò visibile.
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