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N i n e t y - t h r e e

Questo capitolo contiene menzioni di sangue, violenza, traumi emotivi, e altri temi sconvolgenti. Per favore leggere con cautela.

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"Non mi hai mai amata, vero?"

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Amelie si svegliò con un ansimo stridente.

Il suo corpo sussultò e si contorse sul materasso nella credenza di essere ancora in pericolo. Tutto ciò che riusciva a ricordare era la mano di Draco - il suo pugno intorno al suo collo mentre teneva la sua testa giù nell'acqua calda, come ha cercato di affogarla nella loro stessa vasca da bagno.

Le lacrime inumidirono subito i suoi occhi al ritratto del tradimento di Malfoy. Le aveva fatto del male.

Draco Malfoy era la sola persona il cui tocco non la turbava mai. Poteva sempre abbracciarla, accarezzare il suo collo col pollice, tenerle la mano, avvolgere le braccia intorno a lei. Nemmeno quella volta a Dublino dove l'aveva quasi soffocata - le aveva fatto male, ma questa sì.

Amelie era spaventata di ciò che aveva fatto. Non credeva fosse capace di avere paura di qualcosa che le ha fatto Draco. Terrorizzata oltre ogni ragione, afferrò le lenzuola intorno a lei, le sue dita scavavano nella seta.

Sentendo un corpo appesantirsi accanto a lei, qualcuno che si metteva sul suo materasso mentre il materiale sprofondava, "Shhh..." mormorò Theodore, strisciando sulle lenzuola, "Sono solo io, sono solo-"

Amelie si allontanò comunque. Spaventata del tocco di qualcun altro, non comprendendo davvero che era Theodore quello vicino a lei, e la ragazza impiegò dei minuti per calmarsi.

"Mi-" sussurrò, scuotendo la testa con le lacrime che rotolavano sul suo mento, "Mi dispiace, io-"

Era difficile parlare. La sua gola si stringeva mentre ogni tono le lacerava i polmoni.

"Shhh..." Theodore si inginocchiò sul letto, le sue braccia esitarono un po' in aria, inclinando la testa, "Posso?"

Con un veloce cenno del capo, Amelie annuì, e allungò le mani, invitando Teddy a confortarla, per seppellirsi nella sua comodità e comprensione.

"Teddy-" tremava, tutto di lei, si frantumò violentemente tra le braccia del suo migliore amico, ma lui non le permise di parlare. Theo spinse semplicemente la mano nella sua testa, e fece posare la sua fronte sulla sua spalla.

Rimasero così, nel silenzio per dei momenti.

Amelie cercava di respirare. Cercava di restare calma, per non permettere alle cose che le aveva fatto Draco di annegarla di nuovo.

"Cosa è successo?" la sua voce venne sentita a malapena, i suoi arti facevano male, "Cosa gli è successo?"

Un cipiglio confuso crebbe sul suo amico, girandola leggermente nelle sue braccia, e la guardò con scetticismo, "Amelie, cosa - ha appena cercato di ucciderti? Ti ha attaccata, e ha cercato di ucciderti, e vuoi sapere cosa gli è successo-"

Scuotendo tristemente la testa, Theo distolse lo sguardo. Nemmeno per un secondo riusciva a capire perché lei fosse preoccupata per Malfoy quando lui era la ragione per cui era ferita.

Theodore voleva bene a Draco, adorava il biondo e ogni pezzo di paradiso che portava ad Amelie, ma non poteva accettare ciò che era successo.

Non poteva avere la sensazione del corpo di Amelie, bagnata d'acqua calda, la sua pelle che quasi fumava per il calore. I suoi respiri non c'erano. Tutto quello che riusciva a soffocare era la stessa acqua in cui lui aveva cercato di affogarla.

Questo tormentava Theo. È stata una delle cose peggiori che avesse dovuto affrontare perché sapeva quanto Draco amasse veramente Amelie, e un tradimento come questo - era imperdonabile.

"Non dire così," tossì lei debolmente, "Non parlare come se fosse pazzo..." abbassò la voce, la sua gola si strinse, "Gli è successo qualcosa, deve essergli successo qualcosa perché non me lo avrebbe mai fatto. Lo sai."

"Lo ha fatto," sentendola staccare le braccia da lui, Amelie si inginocchiò sul letto, "Te lo ha fatto. Non è lui quello che ti ha trascinato via dall'acqua, Amelie. L'ho fatto io. Io ho premuto le mani nel tuo petto per farti continuare a respirare, mentre Narcissa doveva maledirlo. Era fuori di testa, Amelie. Non ho mai visto nessuno comportarsi così prima-"

"Non l'ha fatto lui," Amelie si alzò, le sue ginocchia fragili. La sua voce tremava, "Non incolparlo, Teddy. Non parlare di lui così quando non sai se è lui-"

"È lui, Amelie," Theo rimase sul letto mentre lei andava allo specchio, i suoi occhi si chiusero prima che avesse la possibilità di vedersi, "È lui. È Draco. Ho cercato nella sua mente, ho cercato di togliergli la magia, ma non c'è traccia di magia su di lui. Non è pozione polisucco, e non è una trance. È Draco."

"No..." fu un sussurro che lasciò le sue labbra, trattenendo ogni pizzico di speranza che possedeva per Malfoy, desiderando che fosse uno scherzo crudele, qualcosa che non fosse reale, "Non può essere lui, Teddy. Non posso-"

Con le palpebre chiuse, rimase davanti al suo riflesso. Amelie si rifiutava di aprire gli occhi e vedere i segni che le aveva causato.

Theodore guardò col cuore pesante la sua pelle vibrare, la sua figura che tremava per ciò che voleva fare. Si spinse dal letto, facendo lunghi passi verso di lei, e posò le mani sulle sue spalle senza esitare.

Deglutendo il dolore in gola, guardò il suo corpo nudo. Indossava solo il reggiseno e le mutandine - non era ciò che lo turbava, ma la sfumatura violacea che aveva assunto la sua pelle. Segni brutali ricoprivano le sue braccia per le dita di Malfoy. La sua gola era ferita oltre ogni spiegazione.

"Amelie, posso portare via tutto. Prima non eri completamente guarita, ma ora sì. Posso far andare via tutti i segni. Non avresti dovuto vedere-" Theo cercò di parlare, ma lei prese un respiro profondo alle sue parole, e lo fece zittire.

"Voglio vederli-" disse, e permise alle sue palpebre di srotolarsi, il suo sguardo vide il muro sopra lo specchio all'inizio, ancora dubbioso, "Voglio vedere-"

"Non devi come hai detto - non è Draco. Non può esserlo, quindi perché guardare qualcosa che non ha-"

Un ansimo, un silenzioso, straziante ansimo scappò dalle sue labbra mentre il labbro inferiore tremava. Cominciando a scuotere lentamente la testa, le lacrime scesero dagli angoli dei suoi occhi.

"Amelie-" sussurrò Theodore a bassa voce. Facendo scorrere le dita lungo le sue braccia, premendo le labbra sul retro della sua testa, "Lascia che li porti via. Lascia che te li tolga e lascia che ti aiuti a dormire."

"No..." sembrava assente per le ferite nella sue pelle, dove lui aveva fatto male abbastanza da rompere le vene piene di sangue che scorreva in lei e scavare nella sue pelle, "Non voglio dormire, Teddy. Voglio vederlo."

"Amelie-"

Lei non ascoltò. Camminando verso la poltrona, afferrò i vestiti, i suoi vestiti. La vestaglia che Draco teneva al sicuro per lei e i vestiti con cui lui era solito dormire quando lei non c'era, solo per sentire il suo odore.

Facendo il nodo alla vita, guardò il suo migliore amico, "Portami da lui, per favore? Lo tieni da qualche parte qui? Vero?"

"Amelie-"

"Merito di vederlo," rifletté, strinse gli occhi, e la testardaggine in essi non si sarebbe arresa. Theodore lo sapeva, "Non era lui, Teddy. Non può essere lui. Mi rifiuto-"

"Non voglio che tu lo veda prima che scopra cosa gli sta succedendo. Non ti voglio vicino a Malfoy finché non vedo cosa è andato storto. Ci ho provato, ma è forte, Amelie. È troppo forte e con solo me lì - mi taglia fuori." la voce dolorosa di Theodore, "Lui è...non so come può essere così forte. Non ha alcun senso."

Theo aveva cercato di scoprire sotto qualche magia Draco fosse intrappolato per agire in quel modo. Lo aveva ripulito dalla magia. Eppure, non si era fatto vedere niente. Per la prima volta, in ciò che sembrava una vita - Theodore non poteva sistemarlo.

"Allora portami da lui," pregò Amelie, le sue dita gli afferrarono le braccia, aggrappandosi al suo migliore amico, "Portami da lui e lascia che aiuti. Magari non è così con me? Magari posso distrarlo, e tu puoi-"

"Non voglio che ti fai male, Amelie. Lui non è..." Theo inghiottì il dubbio, spaventato di quello che aveva visto di Draco, "Non è sano di mente. Non credo che tu-"

"Fammelo vedere," Amelie non temporeggiò. Non voleva aspettare, "Devo vederlo."

Fu con un gemito e la testa gettata all'indietro che studiò la ragazza. Scannerizzando il suo viso insieme alla sua gola danneggiata, annuì.

Guidandola nel corridoio, giù per le scale, fino alla cantina, sbuffò, e si voltò, guardandola nell'oscurità, "Ho dovuto portarlo quaggiù. Narcissa non voleva che Atlas andasse in giro e lo trovasse."

I suoi occhi tremolarono, spaventati e affatto preparati per ciò in cui si stava imbattendo, "È-"

"L'ho legato. È in una sedia circondato dalla magia. Non potevo rischiare-" sembrava così abbattuto, così appesantito dal fatto che Draco stesse così, "Non può essere liberato, Amelie. Devi promettermelo. Ho visto cosa fa il Signore Oscuro alle persone e come diventano. Ho curato Adrian da quello, e non è bello."

Le sue spalle sprofondarono, la sua pelle sbiancò, e sussultò per un colpo d'aria, "Lo so-" quasi strozzandosi con la sua stessa saliva, strinse il tessuto del suo vestito, avvolgendolo intorno a se stessa, "Non lo farei. Non metterei mai Atlas a rischio."

"E devi distrarlo," continuò Theo, suonando severo, "Deve parlargli, e devi tenerlo concentrato su di te così che possa entrare nella sua testa."

I piedi di Amelie toccarono il pavimento di pietra, "Ci proverò." la sua voce tremò dalla sua lingua.

Eppure, il ragazzo esitò per un breve minuto, guardandola sospettosamente prima di puntare alla porta di ferro, schioccando la bacchetta per aprirla.

"Malfoy," disse Theo mentre marciava attraverso la porta, lanciando un incantesimo alla lampada, e la luce si attenuò, "Ho portato una persona."

"Ah sì?"

Quello provocò dei brividi lungo la schiena di Amelie, quasi inciampando lungo la sua pelle. Era la sua voce. Era la voce di Draco infatti, ma aveva così tanta malizia che le fece quasi credere che fosse qualcun altro.

"Non voglio vederla. Stai parlando di lei, giusto?" sputò Draco mentre Amelie rimaneva nascosta dietro il muro, senza farsi ancora vedere, "Posso sentire il suo fottuto profumo, e non la voglio qui."

"Non dipende da te, no?" contrastò Theodore irritatamente per la mancanza di rispetto di Malfoy, "Hai perso la parola quando hai fatto quello che hai fatto la notte scorsa."

Una risatina cupa lasciò la gola del biondo, schiarendola con provocazione, "Vuoi dire quello che avrei dovuto fare un anno fa? Salvare tutti noi da quella patetica scusa di strega e tutto ciò che ha fatto per fottere le nostre vite-"

"Chiudi la tua sudicia bocca adesso, Draco. L'unica patetica scusa qui sei tu," Theo non poteva trattenersi quando Malfoy parlava con tanta disumanità, "Tradirla così non ti rende altro che una triste - triste scusa di-"

"Davvero?" sputò rabbiosamente, "Se non fosse per lei e la sua famiglia, saremmo tutti al sicuro. Tu non avresti abbandonato tuo padre, e io non avrei rinunciato tutta la mia dannata vita per lei-"

Amelie entrò nella stanza. Le sue braccia lungo i fianchi, occhi larghi in lacrime alla vista di lui. La sua camicia era strappata, i suoi capelli arruffati, e la sua pelle sporca di polvere. Theodore lo aveva incatenato a una sedia nel centro della stanza. I suoi polsi e le sue caviglie erano legati.

"Eccola," disse Draco, inclinando la testa di lato mentre ghignava malvagiamente, "Stavo giusto dicendo a Nott qui che gran delusione sei, Avery."

Insensibile, ecco come avrebbe spiegato la sensazione.

I suoi dannati occhi catturarono finalmente i suoi, e non c'era un pizzico di calore in lui. Aveva visto tutto ciò che Draco Malfoy aveva da offrire. Ogni azione crudele, ogni parola d'amore, ma questo - questo era diverso.

"Cosa ti è successo?" disse Amelie schiettamente, senza prestare il minimo di attenzione al suo insulto.

"Vaffanculo."

"Cosa ti è successo?" chiese di nuovo, facendo un passo sul pavimento. Lui trascinava gli occhi su di lei, assorbendo ogni centimetro della ragazza.

"Va al diavolo."

Si stava avvicinando a lui, "Cosa ti è successo, Draco?"

Theodore colse l'occasione mentre camminava silenziosamente dietro la sedia, alzando la bacchetta, e iniziò a lavorare.

"Cosa fai qui, Avery? Pensavo di essermi liberato di te, o almeno lo speravo-"

"Cosa ti è successo?" calzò ogni parola adesso, fece pressione nella voce, facendo tutto il possibile per non fargli vedere quanto avesse paura.

"Vattene-"

"Cosa ti è successo?"

"Ti ho detto di-"

"Cosa ti è successo?"

"Vattene cazzo-"

"Cosa ti è-"

"Tu!"

La interruppe.

Draco prese un respiro, uno profondo mentre posava lo sguardo su di lei, "Tu mi sei successa. Quando lo ficcherai in quella tua fottuta testa? Tu mi sei successa, Avery. Sei tu, sei sempre tu. Ogni dannata cosa che è andata male nella mia vita - è per colpa tua."

Lei strinse la mascella, le sue ciglia lottavano.

"Difficile da sentire, vero? Che cazzo di sfortuna. È colpa tua. Avevo una vita prima di te. Avevo una famiglia. Avevo dei fottuti amici, e poi tu hai dovuto-" stava tirando le catene, cercando di allentarle, "Hai dovuto portarmi via tutto."

Theo la guardò con occhi pieni di lacrime, ma non riusciva a fermarsi. Doveva continuare a cercare.

"Mi dispiace," disse Amelie a bassa voce, "Mi dispiace che tu ti senta così."

Il petto di Malfoy si gonfiò violentemente, "Non voglio le tue cazzo di scuse. Voglio che tu muoia. Voglio che tu muoia, e voglio che quell'irritante bambino di sopra vada con te."

La feriva più di quanto lui avrebbe mai potuto sapere.

"Tu mi ami," contorse le dita contro i palmi, "Tu mi ami."

"Ti ho ingannata," lui scosse la testa, le ciocche bionde bagnate ondeggiavano, "Sono entrato nella tua testa malata, e ti ho usata. Proprio come ho detto tutti quei mesi fa, ma tu non hai mai lasciato andare, vero? Dovevi solo diventare ossessionata da me, e ho capito che potevo giocare per un po'. Dovevo provare e prendere la ragazza di Pucey, giusto?"

"Stai mentendo," la sua voce sottile, il suo respiro tremante, "Sai che stai mentendo."

"Ti ho scopata, no?" Draco ridacchiò, "Ho ottenuto esattamente ciò che volevo e adesso - ho finito con te."

Non era vero. Cercava di rassicurarsi, ancora e ancora. Non era lui che parlava. Non era lui. Non era lui. Non era lui.

Ma allo stesso tempo - lo aveva sentito. Il costante bisogno di farla sentire piccola, di farla sentire piccola e insignificante.

Era come se fosse intrappolata in un deja vu. Lo aveva visto prima - era ciò che le mostrava Adrian, ciò che suo padre tentava di renderla.

Draco era stato torturato in un arma. Era stato tormentato a credere che lei fosse il pericolo e che fosse colpa sua.

Un'onda di sollievo la lacerò perché questo non era il suo Draco. Non le aveva mentito. Non l'aveva ingannata - avevano giocato con lui. I mangiamorte avevano colto l'occasione quando lo avevano catturato per cambiarlo senza magia, per fare l'impossibile per irrompere in lui.

Il suo Draco era ancora lì infatti, da qualche parte, e aveva bisogno di Teddy per continuare la sua ricerca nella testa di Malfoy, così fece quello che doveva fare.

Amelie rimase in silenzio. I suoi arti facevano male.

"Io sono tuo, e tu sei mia? O cos'è che continui a dire a te stessa? Lascia che ti dica una cosa, Avery. Io non sono tuo. Non lo sono mai stato. Tutto quello che ho fatto è farti innamorare di me. Ti ho salvata, giusto? Ecco perché ti sei attaccata perché ho portato via il diavolo, ma siamo onesti, eh?"

Draco stava parlando così piano che la scuoteva, le sue labbra premute insieme per tenere il suo respiro saldo.

Stringendo gli occhi nei suoi, sputò, "Io sono il diavolo, Avery. Io sono tutti i tuoi demoni, e sono il tuo diavolo. Eri così preoccupata di liberarti di Pucey che non hai realizzato che ti ho presa io invece."

Le lacrime rotolavano in silenzio dai suoi occhi.

"Credi di essere libera adesso, vero? Che appartieni a te stessa? Ma ti sbagli. Sei passata dal lavaggio del cervello di una persona a un'altra, ed è tua la colpa."

Amelie cominciò a indietreggiare, a distanziarsi dalla crudeltà che continuava a versare su di lei.

"Tutto è fottutamente per colpa tua. Se fossi semplicemente morta quella dannata notte come avresti dovuto fare - tutti saremmo stati felici. Saremmo stati liberi, ma ovviamente, sei tornata, come una gomma attaccata sotto la scarpa. Strisci pateticamente nella mia vita ogni volta."

Stando all'entrata adesso, Amelie scosse la testa mentre lui tirava le catene che lo tenevano domato, "Capisco perché tuo padre ti odiava. Capisco perché Pucey ti pestava a sangue ad ogni cazzo di occasione perché chi cazzo potrebbe sopportarti? Sei una maledetta malattia. Tutto intorno a te si sgretola e muore."

Le braccia di Amelie caddero lungo i fianchi, sembrando sconfitta.

"Se pensi che Pucey era qualcosa - non hai visto il male, Avery. Ti ho salvata da lui, ma solo per poter ucciderti con le mie mani, così lentamente che non potessi notarlo, giusto? Non vedevi cosa ti stavo facendo tutto il tempo, rendendoti così dipendente che tu non possa vivere senza di me," afferrando i poggiabraccio della sedia, si sporse in avanti, "Ma indovina? Io non ti voglio. Forse una volta ti volevo prima che mi portassi via tutto, ma prendi in giro te stessa se hai mai pensato che ti amassi."

Nemmeno un'emozione venne mostrata su di lei mentre emetteva un sospiro tremante. Draco la guardava diabolicamente e proprio mentre le sue labbra si separavano per continuare a offenderla - lei distolse lo sguardo da lui, e lanciò a Theodore un'occhiata dolorosa, "Hai capito?"

Annuendo, il moro camminò intorno alla sedia, fermandosi proprio davanti a Draco, "Sì."

Malfoy si accigliò, "Ma che-"

"Grazie per averci dato ciò che ci serviva, Draco," Amelie asciugò le lacrime dalla sua pelle, lanciandogli coraggiosamente un sorriso forzato, e poi uscì.

La sua schiena colpì il muro più vicino, e scivolò giù. Le sua ginocchia abbracciate al petto mentre seppelliva la testa nelle braccia.

Aveva cercato di restare impassibile lì dentro. Amelie fece tutto il possibile per non spezzarsi alle parole che le stava sputando e convincere se stessa che quello non era Draco.

Ma lo stesso secondo che uscì da quella porta - crollò. Singhiozzando nel suo stesso tocco, cedette.

Questo non era il suo Draco. Lo sapeva. Eppure, la feriva più di quanto le parole potrebbero mai spiegare.

"Amore..." mormorò Theodore, chiudendo la porta con un forte rumore prima di scivolare sul pavimento accanto a lei. Le sue braccia avvolsero le sue spalle, e la tirò più vicino, "Non è lui. Lo sai. Ho visto-"

"So cosa hai visto..." sbuffò un singhiozzo, scuotendo la testa e seppellendosi nella sua stretta, "L'ho visto anche io."

"Tortura..." ammise Teddy, portandola sulle sue gambe, "Questo è peggio di quanto pensassi. Speravo fosse una maledizione o qualcosa che potevo sistemare, ma questo-" i suoi occhi pieni di angoscia, la sua voce spezzata, "Non so come aggiustarlo, Amelie."

Le fece trapelare le lacrime più di quanto avessero già fatto. La sua pelle bruciava, "Dobbiamo aggiustarlo, Teddy," tremava sulle sue gambe, debole e confusa, "Non so come, ma dobbiamo aggiustarlo. Lui è-"

"Lo so, amore," premendo le labbra sulla sua fronte, annuì, "Lo so, e lo aggiusteremo. Possiamo studiare, trovare articoli e libri a riguardo, e possiamo fare ricerche. C'è sempre speranza, Amelie. Dobbiamo solo-"

"Trovarlo," alzando finalmente lo sguardo dal suo nascondiglio, forzò il più fragile dei sorrisi, "Dobbiamo trovarlo."

"Lui è ancora qui, giusto? Anche se l'hanno torturato...in questo. Non l'hanno ucciso, ed è ancora qui. Possiamo aggiustarlo. Dobbiamo solo scoprire come." Theodore stava pregando se stesso in silenzio, "Prenderò i libri adesso, Amelie, e noi-"

"Mi manca," sussurrò lei, il suo sorriso falso svanì.

Era passata una settimana da quando la follia era sorta intorno a loro, da quando Narcissa si era fatta vedere alla porta della capanna - che non conosceva pace. Il suo mondo era una lotta continua, e si sentiva come se non dormisse da anni.

Amelie era stata ferita, sia da sua madre che dal fuoco che aveva appiccato ad Azkaban. Aveva scoperto la verità che Hermione non era più una stella che illuminava questo mondo oscuro. Blaise si era sacrificato per il suo bene e quello di Adrian - poteva finalmente riposarsi.

Non erano rimaste molte ragioni per lei per combattere. Tutto intorno a lei si sgretolava, la verità non sarebbe stata la stessa, e la feriva a un punto in cui non sapeva se desiderava di farcela.

Tutto ciò che le era rimasto erano le persone in quella casa, il suo proprio paradiso sicuro in forma umana - la forma del paradiso in figure mortali. Forse casa non era un posto ma una persona, credeva.

Sarebbero sempre stati loro per lei, e ora aveva paura a morte di perdere Draco. Che non sarebbe mai stato capace di scappare dalla mente in cui era stato crudelmente piazzato.

____

"No, devi lanciarla!" ridacchiò Amelie, guardando il suo fratellino lanciare la palla nella sua direzione, "Ecco così."

Atlas scoppiò a ridere nel secondo che lei fallì a prenderla, "Non sei brava per niente!" gridò, "Se devo lanciarla, la devi prendere!"

Camminando verso la palla sull'erba, lei si piegò per prenderla, "Beh, se la lanci-"

Atlas si mise le mani sulla vita, scuotendo allegramente la testa, "Non dare la colpa a me adesso." sorrise ampiamente mentre mostrava le fossette, "Sono più bravo di te."

"Non sei-" accigliandosi, i suoi capelli danzarono nel vento, "Devi-"

"Sì, sì," schernì, con ancora il sorrisetto in viso, "Ho sette anni, Amelie, e stai perdendo contro un bambino."

"Atlas!" raddrizzò la schiena, il suo pugno intorno alla palla prima di lanciarla verso la sua direzione, "Non essere cattivo-"

"Non sono cattivo," ridacchiando e afferrando la palla, le sue guance assunsero un colore roseo, "Sto solo dicendo la verità."

"Passi troppo tempo con Teddy," Amelie roteò gli occhi, le sue braccia caddero lungo i fianchi mentre sentiva gli ultimi raggi di sole solleticarle il naso, "Stai iniziando a sembrare come lui."

"Teddy bara," Atlas incrociò le braccia al petto, abbracciando la palla, "È molto più alto di me, quindi la lancia in alto-"

"Teddy è cosa?"

La voce provenne inaspettatamente da dietro Amelie, facendola sussultare mentre si voltava. Si rilassò appena posò lo sguardo su di lui, i suoi riccioli arruffati, la sua camicia sbottonata a metà, "Dice che bari, Teddy. È vero?" alzando un sopracciglio provocatorio, "Bari quando giochi col mio fratellino?"

"Sì!" Atlas si teletrasportò, correndo verso di loro, e senza preavviso, lanciò la palla a Teddy, "Bara sempre quando giochiamo."

"Non è vero!" alzando la mani in aria, Theodore guardò giocosamente il bambino che avvolgeva le braccia intorno alle gambe di Amelie, "Non è colpa mia se non sai come giocare-"

"Draco mi lascia sempre vincere," ridacchiò Atlas, ma Amelie e Teddy non lo fecero.

L'ambiente intorno a loro drenò leggermente per le parole dette, e lei si irrigidì nei suoi movimenti. Non certa di cosa dire o fare.

Erano passati quattro giorni da quando aveva salvato il biondo che desiderava così dolorosamente, e non si erano avvicinati ad una soluzione per lui. Malfoy era ancora un mostro, un essere umano spietato e crudele, e non sprecava occasione per insultarla e ferirla con parole cattive.

Eppure, lei era laggiù ogni giorno. Ogni sera Amelie insisteva a portargli il cibo - durante le giornate, lasciava che se ne occupassero sua madre e Teddy. Passava il suo tempo a cercare, e giocava col suo fratellino.

Cercava di dedicare più tempo possibile ad Atlas. Lui era così confuso e perplesso di cosa stava accadendo intorno a loro. Draco non era da nessuna parte, e sua madre era ancora nel vento.

Niente era lo stesso per quell'anima fragile, ma lei cercava di renderlo gestibile. Permettendo al bambino di dormire nel suo letto, leggeva per lui ogni notte, e si svegliava all'alba con lui che ridacchiava perché russava dolcemente. Atlas era la sua sanita nella mancanza di Malfoy. Non sapeva come avrebbe fatto senza quella piccola anima. Benediceva la sua vita per il meglio, e avere l'occasione di conoscersi, imparando piccole cose dell'altro, era la serenità nel caos.

"Tornerà presto," disse Teddy con un debole sorriso, quasi trattenendo il respiro, "Ci sta cercando adesso, ma tornerà prima che tu lo sappia."

Amelie distolse lo sguardo, strinse i denti, e cercò di non crollare. Era stata forte. Era stata così rigida, e desiderava che andasse avanti.

"Anche la mamma? Tornerà?" Atlas guardò il moro, i suoi occhi brillavano di speranza, e un'espressione gioiosa apparve sul suo viso, "È via da giorni. Mi manca."

Mugugnando, "Li riprenderemo." Theodore annuì, avvicinandosi a lui mentre con la mano spettinava i capelli di Atlas prima di tracciarla lungo il braccio di Amelie, e le prese a coppa la mascella.

"Lo sistemeremo, amore." promise, tenendo gli occhi incollati ai suoi, non distolse lo sguardo da lei una volta, "Lo giuro."

"Caro!" gridò Narcissa dall'ingresso della casa, le sue mani che sventolavano in aria, "È l'ora del bagno, Atlas! Hai giocato fuori tutto il giorno. Non posso immaginare quanto devono essere sporchi i tuoi vestiti, e Amelie...è ora..."

Schiarendosi la gola con imbarazzo, Narcissa fece un veloce cenno del capo, "Di cena."

Atlas sbuffò, incrociando le braccia, "Perché io non posso cenare?" si accigliò, eppure era adorabile per tutti e tre, "Perché io devo fare il bagno, e Amelie può cenare-"

"Entra dentro," ruggì Theodore allegramente. Il suo tono era gentile mentre cominciava scattare dopo il bambino, "Sei sporco, Atlas. Hai il fango ovunque, e se non vai dentro a fare il bagno, dovrò lanciarti nel lago, e non lo vogliamo vero?"

"Lanciami nel lago!" Atlas ridacchiò mentre le braccia di Theodore lo avvolgevano, e se lo appoggiò sulla spalla, "Voglio che mi lanci nel lago!"

Suo fratello non riusciva a smettere di ridere mentre penzolava sulla schiena di Theo, la sua pelle arrossata, e la sua risata si spezzava per le urla vivaci, "Peccato, ora ti lancerò nella vasca invece. Dio, puzzi, Atlas."

"No, tu puzzi!"

"No, tu-"

"Theodore!" Narcissa sorrise, appoggiandosi contro la recinzione di metallo intorno al portico. Allargò leggermente gli occhi per il bambino che lottava mentre ondeggiava sulla sua spalla, "Sii gentile, per piacere. Non voglio che si faccia male."

Amelie li seguì, facendo le scale, e Narcissa fu veloce ad allungare le braccia per un abbraccio. Capiva sempre quando Amelie aveva bisogno di conforto.

Narcissa aveva imparato a prendersi cura di quella ragazza dal cuore gentile più di quanto avrebbe mai pensato. Era così grata per Amelie e tutto ciò che riusciva a fare, anche se era stata privata della felicità.

"Ho messo un vassoio sul bancone, cara," mormorò Narcissa nei capelli di Amelie, stringendo le braccia intorno alla ragazza mentre ricambiava l'abbraccio, "Assicurati che mangi, per favore. Ha a malapena fatto colazione o pranzato."

"Ci proverò," sussurrò Amelie, prendendo un respiro profondo mentre le sue ossa sembravano sgretolarsi, "Ieri mi ha lanciato il cibo."

"Ha fatto cosa?" Narcissa si staccò, le sue mani afferrarono gli avambracci di Amelie, e scosse la testa, "Perché diamine avrebbe-"

"Non è una cosa brutta," Amelie cercò di sorridere, la sua gola faceva male. Era così doloroso respirare, parlare. Senza Draco, tutto faceva male, "Sta mostrando le sue emozioni. Si arrabbia. È una cosa buona."

"Mhm..." la donna si acciglio con sospetto, premendo le labbra in una linea sottile, e non era affatto d'accordo con le parole di Amelie. Non poteva sopportare che suo figlio fosse così crudele con lei, "Posso scendere io stasera se vuoi? Non devi-"

"Va tutto bene," Amelie fece un passo indietro, sbuffando per il sole che tramontava tra le chiome degli alberi, ma fu veloce a tornare con lo sguardo su Narcissa. I suoi capelli cadevano dolcemente sulle spalle, Amelie ha sempre amato la fusione tra il moro il biondo che aveva, "Vorrei vederlo, anche se è...così."

"Amelie..." Narcissa sembrava abbattuta, lanciando una rapida occhiata oltre la sua spalla per vedere che Atlas non fosse lì ad ascoltare, "Theodore mi ha detto cosa ti ha detto, Draco, intendo, e non sono cose gentili. Non meriti quello che ti sta facendo o quello che ha fatto nel bagno."

"Non è lui," cercò di convincersi, proprio come aveva fatto negli ultimi tre giorni, ancora e ancora, lo forzava nella sua mente, "Non è lui. Sono loro. Lo hanno reso così e io-"

"Era così prima che tu...arrivassi." Narcissa tirò debolmente l'angolo della bocca, inclinando la testa, "Era un mostro, Amelie. So che non l'hai visto, e so che non mi crederai mai quando lo dico perché tu vedi solo il bello nelle persone, ma lui era qualcuno che speravo se ne andasse per sempre."

Inspirando, allungò la mano e portò una ciocca dei capelli di Amelie dietro il suo orecchio, "Mentirei se dicessi che non lo vedo di nuovo."

I suoi occhi guizzarono nervosamente sulla donna mentre si ritirava, indietreggiando da lei, "Non fraintendermi, Amelie. Amo mio figlio non importa cos'è e nemmeno come si comporta, ma spero solo di riavere Draco, altrimenti - non so cosa possiamo fare per proteggerci da lui."

Amelie rimase pietrificata, ancora una volta - il tempo prima che lei e Draco si aprissero, lo conosceva a malapena. Non gliene ha mai parlato, non voleva parlarne, ma lei capiva che era qualcosa di orribile.

Le cose che aveva detto nella cella del castello la notte del ballo in maschera, di come era il preferito del Signore Oscuro, e di come era cambiato in ciò che Voldemort desiderava che lui fosse. Amelie è sempre stata terrorizzata del suo passato, non per il suo proprio bene ma per quello di Draco.

Lo tormentava a un punto in cui restava sveglio tutta la notte così che non si addormentasse e non avesse i suoi incubi dannosi. Malfoy ebbe raramente quegli incubi in quei giorni, da quando Amelie aveva riottenuto la sua propria mente e dopo aver trovato la loro armonia - non sognò nulla di brutto.

"Lo so..." sussurrò, guardando di nuovo la donna, "Dobbiamo riportarlo, Narcissa altrimenti-"

"Lo faremo," Narcissa sorrise graziosamente. Solo lei aveva quella curva sulle labbra e l'effetto calmante che portava, "Ci proveremo, almeno, ma ora devi scusarmi prima che Atlas schizzi di nuovo l'acqua in tutto il bagno."

"Grazie," Amelie fissò la donna mentre scompariva nella casa.

Il calore la inondò, impadronendosi di ogni nervo che aveva trattenuto. Narcissa si prendeva così tanta cura di Atlas, e si offriva di fare tutto con lui. Si assicurava che suo fratello si facesse la doccia e si lavasse quasi ogni giorno. Che i suoi vestiti fossero puliti e che non fosse mai affamato.

Giocava con lui quando Amelie non lo faceva. Narcissa si faceva aiutare da lui con i pasti, e lui si sarebbe vantato di quanto fosse bravo a tagliare le verdure. Apparecchiare la tavola e aiutare con i piatti era qualcosa che gli piaceva. Gli insegnava come occuparsi del giardino, come piantare, e come falciare, e ogni mattina dopo la colazione, lo portava sempre al lago per dare da mangiare alle anatre.

Atlas amava dare da mangiare alle anatre, lanciando il pane per vedere gli uccelli catturarlo. Quello era tutto ciò di cui blaterava prima di addormentarsi, e Amelie si assicurava di esserci quando andava a letto. Lo lasciava appisolarsi nell'immaginazione con le braccia intorno a lui - non lo avrebbe voluto in un altro modo, e nemmeno lui.

La loro madre era ancora assente, e Draco non poteva essere più lontano - così decisero di proteggersi l'un l'altro. Finalmente, dopo sette anni - i due fratelli stavano insieme.

Camminando in cucina, le sue dita afferrarono il vassoio. Lo portò in cantina, posandolo sul pavimento e alzando la bacchetta per sbloccare la porta.

Prendendo respiri profondi, raccolse la forza di cui sapeva di aver bisogno per questo, e aprì la porta.

"Di nuovo tu," Draco sbuffò nell'istante in cui sentì il suo profumo, e scivolò di poco nella sedia, posando i gomiti sui poggiabraccio, "Che delusione."

"Ci sai fare con le parole, Malfoy." Amelie tenne il suo viso pulito da ogni emozione, non mostrò nemmeno un sentimento mentre si avvicinava, posando il vassoio sul tavolo, e lo trascinò sul pavimento, "Non mi deludi mai in quel campo."

Lui reagì. Fece una smorfia per il modo in cui disse il suo cognome. Ha sempre detestato quando lo faceva, "Non ho fame." disse il biondo, quasi sputando le parole, "Quindi prendilo e-"

"Non mi importa. Tua madre vuole che mangi, quindi fai bene a mangiare." Amelie sbuffò, portando il tavolo vicino al ragazzo con un cigolio mentre strisciava sul pavimento di pietra, "E non mi disturba il tuo comportamento, Malfoy, perciò tienilo per te."

Indietreggiò, la sua schiena colpì il muro dall'altra parte della stanza. Scivolò giù, abbracciando le ginocchia al petto, fissò con aria assente a terra, e aspettò che finisse.

Il silenzio li circondò, e lei cercò di non specchiarlo, di non far vedere quanto le faceva male.

Schiarendosi la gola, Malfoy prese un morso della sua cena, "Non mi hai mai parlato così prima," mormorò, "Perché adesso mi parli così?"

"Beh," Amelie alzò il mento, e il suo sguardo doloroso incontrò il suo, "Non hai mai cercato di uccidermi prima, quindi cosa credi?"

"Avrei dovuto farlo molto prima," facendo un altro morso, la guardò.

Amelie si passò le dita tra i capelli, "Forse avresti dovuto."

"Cosa?" scattò lui, fuori dal nulla, "Che cazzo è-"

Lei non parlò. Distogliendo lo sguardo, canticchiò in silenzio tra sé e sé, facendo finta di non aver notato la sua reazione. Theodore le aveva detto che era importante non incoraggiare il suo cambiamento. Doveva venire naturale, perciò lo ignorò, poi Draco non avrebbe realizzato da solo, e avrebbe continuato.

"Avery, sto parlando con te," Malfoy si accigliò, mettendo giù la forchetta, "Non essere patetica, Avery-"

"Hai finito?" disse lei freddamente senza guardarlo, ed era come se il suo cuore fosse caduto. Non le piaceva affatto mostrarsi così, "Ho delle cose da fare."

"No, non ho finito cazzo." Draco mentì, cercando di capire la ragazza seduta sul pavimento, "Quali cose? Piangere di più, forse? Pregarmi di più di tornare da te? Magari dovresti accoltellarti di nuovo."

Abbassando lo sguardo sulle sue mani, Amelie le fissò, evitando il ragazzo. La feriva tremendamente che lui si prendesse gioco di lui. Era lì la prima notte dopo che Theodore era andato a letto, e piangeva. Lo pregava e supplicava di tornare da lei, e ora la scherniva per questo.

"Avery, quali cose-"

"Non sono più affari tuoi, no?" ribatté, i suoi occhi guizzarono per incontrare i suoi, e il piccolo barlume negli angoli la fecero sentire male. Le mancava così tanto, "Non ha a che vedere con te, quindi se piango o mi accoltello - non sono affari tuoi."

"Qual è il tuo maledetto problema?" quasi le gridò Draco, sbattendo i pugni sul tavolo e lanciando il vassoio sul pavimento mentre si rompeva. Ceramica e vetro si ruppero e si sparsero, "Non puoi parlarmi così-"

Scuotendo la testa, Amelie era abituata a questo suo atteggiamento. Si tirò su, avvicinandosi con attenzione, e si inginocchiò di nuovo, iniziando a raccogliere i pezzi sul pavimento. Calò il silenzio assoluto. Rimbombava solo il respiro pesante del ragazzo.

"Non mi odi ancora?" sputò Draco, facendola accigliare e muovere il collo, alzando lo sguardo su di lui.

"Cosa?" chiese, reagendo con irritazione.

"Non esiste che tu mi ami ancora dopo che ho cercato di ucciderti. Perciò non è una domanda difficile, Avery. Mi odi?"

Prendendo un momento, lei posò i pezzi di vetro sul vassoio.

"Puoi rispondere alla mia dannata domanda?" perdendo la pazienza, tirò le catene, piegandosi oltre le ginocchia per vederla bene, "Mi ami ancora-"

"Non lo so."

Ci mise tutta se stessa per alzarsi, lasciando il disordine per terra.

Amelie doveva ferirlo. Doveva fargli sentire qualcosa. Mentì, quando lo amava così tanto che si sarebbe spezzata in due per riprenderlo.

Aveva bisogno che Draco tornasse.

"Fottutamente grandioso," Draco cercò di essere rude, ma lei poteva vedere mentre lo guardava quanto le sue spalle fossero leggermente sprofondate, il suo ghigno malvagio svanì. Lo aveva colpito, "Allora non farà tanto danno se ti uccido."

Trattenendo le lacrime, Amelie prese un respiro, "Non farà affatto male. Appena so che Atlas è al sicuro e nascosto in un posto, tu non lo troverai mai - sei libero di uccidermi, Malfoy."

Sbattendo le palpebre con sorpresa, Draco strinse la mascella.

"Perché è questo che desideri dall'inizio, no? Uccidermi? Ingannarmi a pensare che ti importasse di me, e poi - poi mi uccidi, perfetto, vero? Mi dai tutto solo per portarmelo via. È geniale, davvero." tenne la voce bassa, "Perciò, no. Non ti fermerò. Mi hai dato tutto ciò che volevo, quindi perché dovrei trattenerti a prendere ciò che vuoi?"

Inginocchiandosi di nuovo, continuò, "Quindi quando sarà ora, sarai tu a uccidermi. Doveva finire così, corretto? Sono sempre stata destinata a morire, e sono sempre stata destinata a morire per te. L'ho già fatto una volta, quindi-"

"Basta,"

"Quindi quale sarebbe la differenza adesso? Voglio dire, sì - l'ultima volta mi sono uccisa per te perché non potevo immaginare una vita senza di te, e ora sei tu che prenderai la mia vita, ironico, vero?"

"Basta."

"Spero che sarai felice senza di me, Malfoy. Spero che sarai capace di vivere e respirare in tutti i modi che non potevi quando ero qui, e spero-"

"Smettila cazzo!"

Lo bruciava dentro. Le sue vene presero fuoco per il modo in cui stava parlando, come parlava di lei che non era più viva. Draco non lo capiva, ma gli faceva venire la nausea.

"E perché dovrei farlo? Non hai fatto altro che minacciarmi per giorni, quindi perché dovrei-" alzandosi in piedi, sbatté il vassoio sul tavolo, "Perché dovrei smettere? Sei stato più che chiaro, Malfoy. Non mi ami. Non mi hai mai amata. Dovresti essere felice che lascio che tu mi uccida."

"Sta zitta!" Draco sobbalzò in avanti, "Zitta! Zitta! Zitta!" le sue catene tintinnavano, e senza sapere davvero cosa aveva fatto - sentiva il suo sangue gelare alla vista di Amelie a terra che urla dal dolore per il modo in cui aveva spinto il tavolo col vassoio di vetri rotti verso di lei.

"No-" ansimò a bassa voce, "Avery, cazzo-"

Amelie non disse niente all'inizio. Esitando per un po', rimase sul pavimento.

"Avery," Draco la chiamò, "Avery, puoi alzarti-"

Le lacrime le inumidivano gli occhi, e lei scosse la testa, lanciandogli un'occhiata che se fosse stato sano di mente - sarebbe morto. Amelie non lo guardava mai come se avesse paura di lui, ma ora sì.

"Avery-"

"Non stavi mentendo..." disse, alzandosi da terra con le schegge di vetro nella sua pelle. Le aveva fatto male. "Non mi hai mai amata, vero?"

Appoggiandosi alla sedia, Draco distolse lo sguardo. Non riusciva a guardarla senza sentire qualcosa. Non aveva il permesso di farlo.

"Capisco," Amelie forzò un debole sorriso. La sua figura era calma e ferma, "Credo sia meglio che tua madre si occupi dei tuoi pasti da adesso in poi."

"Dannazione, Avery-"

I suoi occhi portavano il peso di mille demoni, e lo guardò, ricordando il ragazzo che amava più di tutto, "Prenditi cura di te, Malfoy."

"Avery, per l'amor del cazzo-"

"Avery, non osare cazzo! Torna qui!"

Lei chiuse la porta, il suo petto esplodeva, era come se il suo cuore battesse fuori dalla gabbia, e non poteva fermarsi dal scoppiare in lacrime. Amelie pianse, singhiozzò e gemette.

____

"Perché non stai dormendo?" chiese Theodore dietro di lei. Guardava mentre lei sedeva su uno dei divani, il camino era acceso, "È molto tardi, Amelie-"

"Non riesco a dormire." affermò lei, abbassando il mento contro il petto mentre guardava le fiamme scoppiettare. Era metà estate, eppure le portava così tanta consolazione averlo acceso, ricordandole di lei e Draco e tutte le volte in cui aveva acceso il camino per lei.

"Com'è andata con Draco?" mormorò, scivolando accanto a lei, avvolgendo le mani intorno alle sue caviglie, e tirò le sue gambe sulle proprie, "Stava-"

"Non posso più farlo, Teddy," sussurrò adesso, quasi come se avesse paura di sentire le sue stesse parole. Non voleva ammetterlo, ma Amelie non era sicura di poter resistere ancora a lungo. La stava uccidendo in modi che non aveva provato prima, "Sto davvero iniziando a credergli. Non penso mi abbia mai amata..."

Lei prendeva sempre i peccati di tutti, ma non riusciva con quelli di Draco. Lui era il suo salvatore, la sua ragione per continuare a combattere. Non si era mai immaginata che avrebbe lottato contro di lui.

"O penso lo facesse, ma ad un certo punto - ha smesso. Non credo mi abbia amata alla fine, Teddy, e fa male."

"Non dirlo. Sai benissimo quanto Malfoy ti ama. La sola ragione per cui è successo questo è perché ti ama così tanto che si è consegnato per riprendere tua madre. Non dubitare mai del suo amore per te. Ha fatto qualsiasi cosa per averti e stare con te. Lo sai." ora il suo tono era duro, piegando la testa mentre vedeva i piccoli tagli nelle sue braccia, quanto fossero ancora rossi, "Ma che-"

"Non è niente." scuotendo la testa, i suoi capelli trapelavano sulle sue spalle. Non otteneva l'aria che le serviva, "Non è niente, Teddy. Lo giuro."

Stringendo gli occhi, Theo strinse la mascella, "Cosa ha fatto?"

"Niente-"

"Dimmi cosa ha fatto," accarezzando le dita lungo il suo braccio, sentì la sua pelle tremare. Le sue ossa che si sgretolavano.

Reggendosi un po', Amelie cercò di rimanere rigida, "Non mi ha mai fatto del male prima di tutto questo, Teddy e non posso-" deglutì il sapore amaro nella sua bocca, "Non so se posso più farlo. Forse è meglio che prendiamo Atlas e andiamo via."

Alzando un sopracciglio, soverchiò un'espressione sconcertata, "Non starai rinunciando a lui."

"Non lo sto facendo!" Amelie afferrò il tessuto su cui era seduta, tirando nervosamente la gonna del suo vestito, "Non rinuncerei mai a lui, Teddy. Non potrei farlo nemmeno se lo volessi. Se lui se ne va, io me ne vado. Sarà sempre così, non importa in che stato è, ma per adesso - qualche volta, mi sento che sia meglio che prendiamo Atlas e scappiamo."

"Amelie-"

"L'ho spinto troppo oltre oggi. Sono andata troppo lontano, e mi ha fatto vedere qualcosa, è diventato emotivo quando gli ho detto che non lo amo più-"

"Tu lo ami?"

La domanda la fece accigliare, e lo guardò, le sue gambe pesanti sul suo corpo, "Certo che sì. Lo amerò sempre."

"Sei ancora innamorata di lui?" il suo tono pieno di dubbio, "Tipo, innamorata - per davvero?"

Le lacrime cominciarono a pizzicare, "Sì. Sono così innamorata di lui che fa male."

"Allora di cosa stiamo discutendo-"

"Non lo so! Di te? Narcissa? Atlas?" si spinse dal divano, alzandosi e avvolgendo le braccia intorno a se stessa, "Non posso pensare a me stessa adesso, Teddy. Si stanno avvicinando ogni giorno di più. Il Signore Oscuro ci troverà, non credi che legga il giornale? Come distruggono case su case, troveranno questa alla fine. I miei incantesimi non funzioneranno quando lo faranno, e se Draco non mi ha già uccisa - lo faranno loro."

"Amelie-"

"E non ho paura di morire. Non ho affatto paura, ma ho paura per te, per Atlas, per Narcissa e per-" soffocò nelle sue stesse parole, la sua gola faceva male mentre singhiozzava, "E per Draco. Ho molta paura per lui, Teddy-"

Indietreggiando, l'intera figura di Amelie tremava senza controllo, "E se non lo riavrò? E se non lo avrò più? Dovrebbe essere qui con me. Dovrebbe essere con noi, e non questo."

Si portò la mano alla bocca, camuffando i suoni per non essere sentita. Theodore si sporse in avanti, e allungò la mano verso di lei, trascinandola mentre si alzava, "Tornerà, amore. Tornerà, e starete insieme-"

"Mi manca," seppellendo la testa nel suo petto, lo abbracciò. Quello era l'unico posto che sembrava sicuro in quei giorni, "Mi manca così tanto che non riesco a respirare. Non riesco a dormire perché se lo faccio - sognerò lui, e non posso sognarlo, Teddy. Non posso sognarlo quando non posso averlo."

Theodore sentì le lacrime pungere i suoi occhi. Faceva quasi male toccarla, sapendo quanto stesse soffrendo, quando lui soffriva già da solo. Aveva perso l'unica persona con cui sperava di passare ogni domani, e seppelliva costantemente quella agonia per salvare Amelie dalla sua.

"So che non mi credi, ma lo riprenderemo. Lo faremo tornare, e-"

Il collo di Amelie scattò velocemente e fece sussultare il ragazzo con lei tra le sue braccia, "Ma che-"

Lei si guardò in torno con scetticismo. Strizzando gli occhi, Amelie lasciò andare la sua amica, e camminò verso il corridoio, "Lo hai sentito?" poteva giurare di aver sentito qualcosa.

"Amelie, che fai?" sussurrò mentre lei sgattaiolava nel corridoio, "Per l'amor di Dio-"

Lei non lo aspettò. Non si fermò finché non raggiunse l'ingresso della casa, e prese la bacchetta, infilata nel cinturino della sua gonna. Accese le candele appese ai muri con un incantesimo.

"Che succede..." si voltò mentre si metteva davanti alla porta, e se non sapesse che era impossibile - avrebbe pensato che il suolo sotto i suoi piedi stesse tremando e l'aria d'estate si fosse rinfrescata.

Unendo le sopracciglia, fece passi esitanti verso l'entrata della casa prima di prendere in mano la maniglia. Amelie si fermò, prendendo un respiro. Se Draco fosse qui, l'avrebbe fermata, ma non c'era.

Malfoy non era più suo.

Contorcendo lentamente il polso, Amelie spalancò la porta, e la sola cosa che sapeva - non credeva fosse vero. Non pensava che avrebbe rivisto quegli occhi dannati.

"No, no, no-" sussurrò, lanciandosi fuori dalla porta alla vista di un ragazzo caduto sul portico. Le sue ginocchia colpirono il pavimento, e coprì il suo corpo col suo.

La sua pelle era quasi viola, e quando la toccò, sembrava ghiaccio puro. Era così freddo. Neanche un movimento del suo petto, i suoi occhi chiusi e i vestiti macchiati di sangue e bruciature.

"Teddy!" gridò Amelie così forte. Facendo tutto il possibile, trasportò il suo corpo ghiacciato con lei, tirandolo sul suo grembo, e lo strinse, "Teddy!"

Amelie gridò di nuovo, "Teddy, sbrigati, ti prego!"

"Che diavolo stai-" si pietrificò alla porta, non vedendo bene chi stesse tenendo, "Chi è quello-"

"Ha bisogno d'aiuto," tremò, le sue dita afferrarono la sua camicia strappata, "È così freddo, Teddy. Credo sia morto. Devi controllare. Devi vedere-" blaterò, la sua sanità scappò dalla sua gola.

"Ti prego, Teddy. Devi-" pregando e supplicando, "Teddy, fa qualcosa-"

"Amelie, chi-"

"Per favore-"

"Chi è?"

La sua pelle e il suo vestito si macchiò del sangue del ragazzo, e sentiva la puzza di bruciato che proveniva da lui, "Sta morendo, Teddy. È-" deglutendo, chiuse gli occhi, oscillando il suo corpo con lui sul suo petto.

Si aggrappò al ragazzo mentre gemeva, "È Adrian."

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