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F i f t y - s i x

Questo capitolo contiene trauma emotivi, menzioni alla morte, e atti violenti. Per favore, leggere con cautela.

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"Ti prego, sbrigati."

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Amelie Avery.

Per lei non era più una realtà concreta.

Il modo in cui i suoi occhi pungevano per la luce luminosa che scoppiettava nella sua stanza dal corridoio ogni volta che Adrian apriva la porta la frastornava.

Come il cibo che le portava era appena abbastanza per nutrire un bambino. Le dava semplicemente il minimo per sopravvivere, e ancora veniva, molte volte al giorno, per punirla.

Per marchiare il suo corpo al peggio e Amelie fece tutto quello che era in suo potere per non farsi influenzare. Per non permettere a se stessa di cadere nei suoi atti brutali e inumani, ma iniziava a raggiungerla.

Come non avrebbe potuto - tre mesi di niente se non semplice tortura era quasi più di quello che poteva gestire. Era forte, infatti, ma il suo corpo era fragile, e indubbiamente si indeboliva ogni giorno che passava.

Amelie aveva lavorato così tanto. Aveva imparato ad amare se stessa e apprezzare tutto intorno a lei, ma quello stava lentamente andando verso la fine.

Adrian le stava di nuovo portando via tutto, centimetro per centimetro - fino a un punto in cui pensava di prendere la sua stessa vita per essere libera, eppure, non poteva abbandonare le persone che la amavano così profondamente.

Quella era l'unica cosa che riusciva a tenerla in salvo nelle mura dell'inferno di Adrian - Draco e Theodore, nemmeno un minuto passava senza che la sua mente venisse circondata da loro.

Amelie che dormiva accanto a Draco con le sue braccia protettivamente avvolte intorno a lei, il suo naso seppellito nei suoi capelli, e le punte delle sue dita che tracciavano gentilmente parole significative sul suo petto, sulle cicatrici ancora e ancora - o Theodore, come si sedeva sempre vicino a lei, spalla contro spalla, solo perché voleva sentire il suo calore.

Desiderava starle vicino il più possibile e non lasciare mai il suo fianco. Erano migliori amici, quasi che si appartenevano l'uno all'altra.

La sua mente attraversava spesso Teddy e quanto desiderava di aver apprezzato i piccoli momenti con il suo migliore amico un po' di più, anche se lui le stava lanciando delle palle di neve o intrecciando i capelli così disordinatamente da rimanere intrecciati per giorni - quando camminavano, oh quanto le piaceva passeggiare mentre parlava con lui di tutto.

Si assicurava sempre che lei sorridesse. Che le sue labbra si curvassero e che una risata scappasse dalla sua gola. Era uno dei suoi tanti talenti. Rendeva sempre felice Amelie.

Scosse la testa, e le sue mani afferrarono la sua gola. Era diventato difficile respirare. L'aria si appesantiva verso il pomeriggio, e tutto faceva un po' più male.

Amelie era fredda. La sua pelle rabbrividiva per l'incantesimo con cui Adrian l'aveva maledetta, per tormentarla costantemente. Non voleva che lei stesse bene, nemmeno un po', ma non voleva nemmeno che passasse.

Lei poteva sentire, di notte, quando portava altre ragazze a casa. Doveva sentire quanto le soddisfava e quanto loro lo compiacevano per ore.

Adrian era troppo disgustato di quello che Amelie e Draco avevano fatto - che si rifiutava di toccarla in quel modo, ma ancora bramava di ferirla. Desiderava che lei sentisse i suoi dei gemiti e delle urla mentre dormiva con qualcun'altra nella stanza accanto la sua.

Credeva di ferirla - quando onestamente non lo faceva. Ad Amelie importava di Adrian, ma non più in quel modo. Ora il suo cuore apparteneva a qualcun altro, e quel qualcuno si occupava di lei meglio di quanto Adrian avesse mai fatto.

Lei voleva bene ad Adrian, ma solo fuori dalla gentilezza del suo cuore e il ricordo di lui prima che diventasse cattivo.

Adrian non era così. Non si era trasformato nel suo più temibile incubo fino a pochi anni dopo che si erano incontrati.

Ci fu un tempo in cui i due si erano conosciuti - quando anche lui l'amava, e si interessava a lui in tutti i modi che si meritava. Eppure, non l'ha mai meritata.

Era sempre troppo pura, troppo umile per il ragazzo che oggi chiama demone, ed ebbe un impatto su di lui. Invece di amarla, imparò ad usarla. Imparò a manipolare il suo cuore morbido.

Adrian plasmò Amelie. La formò nella persona che lui aveva bisogno che fosse, non chi era realmente, e poi le fece male fino al limite. C'erano giorni, momenti in cui erano felici insieme - quando lui le baciava la testa e le diceva tutte le cose dolci che un ragazzo adolescente dovrebbe dire alla sua ragazza.

Quanto era bella, quanto fosse degna di vivere, quanto significasse per lui, quanto non potesse vivere senza di lei, quanto era sua, e quanto l'avrebbe trattata con rispetto.

Era desideroso pensare che accadesse.

Delle volte anche lui la amava, credeva lei. Amelie sperava con tutto il cuore che lo facesse, che da qualche parte, nel suo guscio amaro - anche lui la amasse.

Non abbastanza. Anche se desiderava fosse qualcosa di più dell'immaginazione, sapeva che lui non si era mai interessato abbastanza, non per ferirla - non era mai abbastanza, e ora la sua vita era vincolata alla sua mentre la teneva rinchiusa in una stanza nella sua casa d'infanzia.

Di nuovo, era tenuta da qualche parte contro la sua volontà. Destinata ad obbedire agli ordini di qualcun altro e mai avere voce in capitolo. Era incatenata tra quattro mura.

La stessa stanza, dove lui aveva preso la vita di sua madre, proprio davanti ad Amelie.

Era stata maledetta con un incantesimo che le trasformò il corpo in pietra, e non poteva muoversi. Amelie non poteva parlare. Poteva solamente sbattere le palpebre mentre doveva guardare Adrian uccidere sua madre proprio davanti a lei.

Il giorno in cui successe era un giorno in cui la sua mente era stata chiusa fuori.

Se chiunque glielo avesse chiesto - lei sarebbe ignara. Amelie era già stata prosciugata al punto in cui era quasi crollata, e per la sua mente affaticata non era un'opzione elaborare la morte di Ana.

L'avrebbe distrutta, solo un veloce pensiero in quella direzione - a quella notte le rendeva difficile respirare e le accelerava il battito.

Amelie stava giacendo, insensibile sul pavimento di legno, cercando di chiudere gli occhi mentre lui faceva sua madre a pezzi, e Adrian la fece guardare. Le fece cadere le lacrime sulle sue guance pallide mentre prendeva un'altra vita.

Disse che sua madre se lo meritava - che era stata disonesta su Pansy e la sua gravidanza, perciò aveva ottenuto quello che meritava, ma poi lasciò il suo corpo nella stanza di Amelie per giorni finché Amelie non iniziò ad odorare di morte.

I suoi capelli cominciarono ad odorare di qualcosa di marcio, e la sua pelle seguì gli stessi passi. L'odore del corpo morto di Ana era qualcosa con cui Amelie poteva vivere, la disturbava, ma non quanto guardarla.

Il modo in cui la pelle di Ana diventava pallida, e i suoi arti cominciavano a sprofondare.

Adrian la lasciò nella stanza di Amelie con gli occhi aperti, e Amelie non poteva sopportarlo. C'era stata troppa morte intorno a lei, così - prima che sapesse che Adrian l'avrebbe portata a fare una doccia. Usò il dorso della sua mano per chiudere le palpebre di Ana, e piegò le sue lenzuola sul suo corpo senza vita.

Disturba Amelie più di qualsiasi cosa avesse mai fatto. La faceva sentire male, ma non riuscì a non tagliarlo fuori - a trascurare tutto ciò che era traumatizzante.

Era come se il suo corpo, la sua mente, il suo cervello la proteggessero.

Il suo stesso corpo si spense - come quando sveniva quando le faceva del male. Sembrava farlo molto, la sua figura si proteggeva dal provare dolore, e perdeva i sensi.

Ma non la fermò dal sentirlo di notte trascinare il corpo deceduto di sua madre nel cortile sul retro, e ascoltava come scavava la terra, come grugniva e borbottava mentre seppelliva il corpo di Ana, senza rimorsi per quello che aveva fatto.

Ha ucciso sua madre senza mostrare un minimo di emozione.

Adrian era insensibile, freddo - qualcosa di non umano.

I suoi occhi tremolarono, e trascinò le ginocchia al petto mentre si abbracciava.

Amelie poté sentire come se ci fosse qualcosa che non andava, ma non poteva esserne sicura. Era una semplice sensazione, solo quello.

Draco oggi le mancava molto, e non riusciva a capire perché - lo faceva e basta.

La sua pelle era dolente per le mani crudeli di Adrian, ed era quasi certa che questa volta le avesse rotto una delle sue costole. I suoi occhi diventarono rossi, e la sua bocca assaporò il sangue mentre tossiva.

Soprattutto, era esausta. Stanca fino al punto di non esser più in grado di dormire - sbatteva gli occhi velocemente, e ogni volta che lo facevano, sperava che sarebbero rimasti chiusi. Che avrebbe potuto finalmente riposare per un secondo, ma non lo facevano mai.

Le sue ciglia lottavano contro la vista sfuocata attraverso il buio della stanza, e decise di prendere di nuovo il diario.

Il suo diario.

Non poteva più sentire le gentili mani di Draco sulla sua pelle, così leggere le tenere parole, che lui le scriveva sempre dovevano compensare il fatto che il suo corpo faceva male in assenza del suo.

Il desiderio di lui e tutta quella sicurezza che lui portava divennero prevalenti. Le mancava così tanto che faceva male, e il suo cuore si stringeva; un lampo di dolore scorreva nelle sue vene.

Desiderava che avessero fatto di più insieme, imparato più l'uno dell'altra, senza prendere per scontato un solo minuto. Moriva dalla voglia di baciarlo di nuovo, di sentire le sue mani che avvolgevano la sua vita e i brividi lungo la sua schiena mentre gli accarezzava la nuca.

Voleva fare di nuovo il bagno insieme a lui, sentire le punte delle sue dita tracciarle la schiena e indovinare cosa stava scrivendo, sentire la sua pelle strofinare contro la sua nell'acqua calda, lavargli i capelli, e sentire le sue mani massaggiarle la cute mentre lavava i suoi.

Sognava la loro notte più intima insieme. Quanto aveva capito in quel momento che a lui importava di lei, era più di una vicinanza per lui. La amava così tanto da fargli male, e ora la distruggeva.

Amelie desiderava con tutta se stessa che le fosse stata data la possibilità di farlo tutto da capo. Di apprezzare e amare di nuovo il biondo testardo. Non l'avrebbe mai deluso e non si sarebbe mai arresa con lui.

Lo amava profondamente e intimamente come lui amava lei.

I piedi di Amelie si attaccarono con attenzione al pavimento di legno, per non fare alcun rumore e far insospettire Adrian, e cadde in ginocchio - la sua mano scivolò sotto il letto mentre apriva silenziosamente la trave allentata, ed eccolo lì. Che la aspettava, proprio come lei aspettava Malfoy.

Era sempre lei ad aspettare lui. Lo era sempre stato, anche quando nessuno di loro poteva evitarlo.

Si arrampicò sul letto, nascondendosi sotto le lenzuola mentre apriva il diario. Le luci dal corridoio fuori le concedevano di vedere cosa aveva scritto questa volta.

Ti amo.

Ti amo.

Anche se Amelie aveva visto quelle due parole in quel diario molte volte al giorno, ogni giorno per tre mesi - non riusciva mai a stancarsene.

Per lei, quelle parole erano l'unica cosa che la facevano restare, e non di diventare pazza come avrebbe dovuto fare.

Da molto lontano, la teneva sana.

Ti troverò.

Amelie sapeva che l'avrebbe fatto. Draco non l'avrebbe mai abbandonata - anche se ci voleva tempo. Sarebbe venuto per lei.

Ti amo, e ti troverò.

"Ti prego, sbrigati." sussurrò, nella carne della sua stessa bocca, "Ti prego, ti prego sbrigati."

Lo prometto.

"Ti amo." disse Amelie di nuovo mentre le sue vene facevano male. I suoi denti morsero il labbro inferiore per attutire qualunque suono, "Ti amo."

Sto venendo per te.

Sto venendo per te, Amelie.

"Allora vieni per me, ti prego." quasi singhiozzò.

Ti amo.

"Ti prego, Draco-" la gola di Amelie faceva male per quanto cercasse di non piangere. Non poteva piangere perché se lo faceva, Adrian sarebbe entrato, e sarebbe ricominciato l'inferno.

Ti amo.

"Mi manchi." gemette, le sue dita strette intorno al dorso del diario mentre chiudeva gli occhi.

Sei mia.

"E-" inghiottì il nodo in gola. Amelie trascinò l'orlo delle maniche fino alle nocche per asciugarsi le guance, "E tu sei mio."

Ora stava mimando le parole. Non osava dirle.

Mia.

La mano di Amelie soffocò i suoni del suo pianto. Era straziante non capire se lui sapeva che lei era stata lì tutto il tempo, leggendo le parole che le scriveva.

Faceva così male che era difficile respirare, e i suoi denti si tuffarono nella pelle delle sue dita - per fare altro per non frantumare il suo cuore. Qualcos'altro doveva fare male prima che crollasse completamente.

Mia.

Io sono tuo, e tu sei mia.

Lo prometto.

"Non posso resistere ancora a lungo, Draco. Sto morendo-"

Il suo cuore si fermò mentre sentiva le coperte sotto cui si nascondeva venire trascinate via da lei. Il vento volteggiò intorno a lei per un breve secondo prima che potesse, in tutta la confusione, guardare a chi era in piedi davanti a lei.

Gli occhi di Adrian la fissarono micidialmente, e se non lo conoscesse bene, avrebbe pensato che l'avrebbe uccisa, proprio in quel momento.

Le sue nocche diventarono bianche mentre stringeva le lenzuola tra le mani il più forte possibile prima di piegarsi inaspettatamente in avanti, affrontando il suo sguardo scioccato, e le strappò il diario tra le mani.

Amelie deglutì. Non sapeva come reagire perché l'aveva beccata con le mani nel sacco. L'aveva colta nell'atto di avere il libro in mano e sussurrare a se stessa.

Adrian non era stupido. Avrebbe velocemente e senza il suo aiuto - scoperto cos'era il diario. Sarebbe stato furioso, di più.

I suoi occhi scattarono sulle pagine, malvagiamente mentre alzava un pericoloso sopracciglio per qualcosa che lesse, "Malfoy..." sussurrò Adrian.

La sua mano - senza preavviso, si avvolse intorno alla sua gola, e le tenne il viso vicino al suo. Sembrava come se potesse esplodere dalla rabbia e dalla furia, la sua pelle rossa,

"Dimmi cos'è questo, adesso, o ti ucciderò cazzo."

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