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E i g h t y - s i x

Questo capitolo contiene menzioni di morte, insieme a sangue e traumi emotivi. Per favore leggere con cautela.

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"Devo farti male."

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"Tornerai presto?" mormorò Theodore, non contento del fatto che Amelie tornasse alla capanna, da sola con sua madre, "Non mi piace, e se Malfoy torna prima di te - mi ucciderà."

Amelie si accigliò, con ancora un luccichio nei suoi occhi, "Cos'è questa ossessione con Draco che ti fa del male, Teddy?" ridacchiando leggermente a bassa voce, si guardò intorno nella stanza dove si trovavano, "Ti piace? La tua camera, intendo?"

"Sì-" si zittì, guardandosi intorno mentre si appoggiava contro le grandi finestre, "Se sarò capace di vivere qui dopo che Malfoy mi abbia staccato la testa."

"Teddy, è troppo," la sua voce diventò seria. La costante menzione di Draco la feriva dentro.

Non era riuscita a far uscire quell'argomento prima, e le azioni condivise tra loro volavano ancora dentro di lei, "Non ti farà del male. Ha voluto andarsene, quindi non può essere arrabbiato per questo."

Theo guardò le sue spalle sprofondare, la sua figura si contorse frustrantemente. Facendo dei passi lenti verso di lei, le sue braccia avvolsero il suo piccolo corpo, e Amelie sorrise per questo - sembrava che sapesse sempre quando aveva bisogno di conforto.

"Avete litigato?" mormorò mentre lei annuiva contro il suo petto, e la tenne solo un po' più forte, "Andrà tutto bene. Se se ne è andato, aveva una buona ragione per farlo - proprio come te. Voi due avete davvero bisogno di fidarvi l'uno dell'altra."

"Mi fido di lui," Amelie sbuffò, la sua voce sottile, "Ho solo paura che venga ferito. Non è abbastanza attento, Teddy. È sempre là fuori, mettendosi in pericolo, e mi spaventa."

Posando il mento sulla sua testa, Theodore mormorò, "So che sei spaventata e che pensi che si sta mettendo in pericolo, ma Malfoy ha provato di saper prendersi cura da solo, no?"

Esitando, lei accordò, piegando la testa mentre strofinava la guancia sulla sua maglia, "Sì, ma ho ancora paura. Ho paura che non riesca a tornare da me."

"Riuscirà sempre a tornare da te," Theodore parlò con onestà, "Tornerà sempre da te, Amelie. Devi solo crederci."

Lei sapeva che avesse ragione.

Amelie capiva che non avrebbe mai fatto nulla per rischiare di non stare con lei. Era avventato, sconsiderato a volte, ma quando si trattava di stare con lei - assicurarsi che lei fosse protetta e al sicuro, non avrebbe mai giocato.

"So che lo farà..." le sue braccia gli avvolsero la vita, "Solo non mi piace il modo in cui lasciamo le cose. Qualche volta - penso che siamo consumati in tutto ciò che sta succedendo, quindi dimentichiamo che siamo anche troppo giovani. Voglio dire, abbiamo parlato l'altro giorno, dopo che tu hai fatto quello scherzo su lui e un'altra ragazza,"

Theo chiuse gli occhi. Si vergognava ancora per quel commento.

"Ed è stata la prima volta in tanto tempo che abbiamo avuto una conversazione normale come fanno le coppie normali. Solo io che gli chiedevo se fosse stato con qualcuna mentre ero via era così strano anche se è una cosa tipica da domandare e quando l'ho portato qui la scorsa notte-"

Prese un respiro, tenendo ancora il viso posato contro il suo petto, "Quando gli ho fatto fare un giro, e lui ha suonato il pianoforte per me - era così...normale. Come qualsiasi altra coppia quando prendono casa insieme o solo il fatto che ho comprato una casa, noi non facciamo quelle cose, Teddy. Non siamo mai stati le persone che fanno cose normali, ed era bello, essere qualcuno che compra una casa e che ha un ragazzo che suona il pianoforte."

Lui rimase in silenzio, godendosi le sue parole mentre divagava. Non lo faceva più.

"E non parlare solo di madri e fratelli mancati di cui non abbiamo mai saputo niente, o io che sono stata prigioniera in una stanza o Draco che cerca vendetta o te che scompari a notte fonda. Eravamo solo noi, ad essere giovani e normali, ed era bello, Teddy. Certe volte, mi chiedo chi sarei stata se non fossi nata in questa vita... ma poi mi odio per averlo pensato perché sono felice. Con te, Draco, Narcissa, e Atlas - sono felice in tutta la miseria."

Il calore fluiva dentro di lui mentre lei parlava, il suo sapere e capire veramente il mondo che ora stava vivendo - non esistere nel rifiuto puro come aveva fatto per la maggior parte della sua vita. Amelie non era più nella negazione. Non era arrabbiata come lo era mesi prima.

"Grazie," inclinò la testa all'indietro, fissando il suo migliore amico, "Grazie per rendermi felice, Teddy."

Premendo le labbra sulla sua fronte e prendendo a coppa le sue guance, sussurrò, "Cercherò sempre di renderti felice. Grazie per averne fatto valere la pena."

"Amelie!"

Entrambi sussultarono mentre sua madre la chiamava dal piano di sotto, e si staccò dalla stretta che il suo amico aveva su di lei.

Portandosi una ciocca dietro l'orecchio, Amelie forzò un sorriso, tentando di essere d'accordo, "Ci vediamo tra poco-" cominciò a indietreggiare, "E se Draco torna prima di me, digli che me ne sono andata senza che lo sapessi. Può essere... Draco certe volte, ma a fin di bene, lo sai."

"So che è a fin di bene, ma ha un pessimo modo di mostrarlo," ribatté con un sopracciglio alzato, quasi prendendola in giro da lontano mentre lei si soffermava all'entrata.

"Sei divertente," Amelie aveva uno sguardo arido, prendendolo in giro, "Sei un tipo divertente, Teddy. Così tanto che non sono riuscita a notarlo prima."

"Ah sì?" Theo si accigliò giocosamente mentre afferrava un cuscino sul suo letto, e lo lanciò, "Vedremo quanto sarò divertente quando Malfoy mi squarcerà per averti permesso di andare con tua madre-"

"Arrivederci, Theodore," Amelie sbuffò, lanciando il cuscino sulla sua testa. Gli mostrò un ghigno, "Se non sei carino con me, potrei semplicemente mettermi nei guai, e poi puoi preoccuparti di Draco."

Il viso di Theodore cadde in un'espressione pallida, la sua pelle perse colore mentre impiegava un po' di tempo per realizzare se fosse seria o no, ma la severità nei suoi occhi sfumò in morbidezza mentre sorrideva.

Sentì come se potesse respirare di nuovo.

"Sta attenta," Theodore le sorrise, piegando la testa mentre la guardava scivolare fuori dalla porta, eppure un'onda di dubbio lo attraversò, e non riuscì a non sentirsi come se stesse per succedere qualcosa di brutto.

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Amelie e Athena atterrarono fuori dalla capanna. La brezza estiva era pesante intorno a loro mentre camminavano dentro. Guardandosi intorno, Amelie sorrise tra sé e sé, accogliendo ogni ricordo di quel posto finché poteva.

Aveva spento la sua infanzia in quella capanna. Sua madre e il padre di Theodore li portavano lì ogni estate, e qualche volta in autunno quando dovevano andare via, prendendo una piccola pausa dalla realtà.

Le portava così tanti ricordi felici - non che non ne avesse molti, ma questo luogo, nascosto nella foresta, infatti custodiva il suo cuore.

Ogni volta che lei e Teddy si precipitavano nella foresta la mattina, correndo, facendo a gara a chi arrivava prima alla spiaggia per dare uno sguardo al tramonto. Lo facevano sempre, e dopo un po', sgattaiolavano nella casa abbandonata e giocavano per ore finché sua madre non si preoccupava e non veniva a cercarli.

O quella volta dove era stata costretto ad andarsene dal Malfoy Manor - lei e Teddy si sedevano sulla sabbia, e fu la prima volta che realizzò che le mancava Draco. Che aveva avuto un grande impatto su di lei, anche in quel stato fragile in cui la sua mente era imprigionata - lui significava molto per lei.

Le venne in mente anche quando portò Draco alla spiaggia per la prima volta in una fusione con la notte di un paio di giorni prima quando erano andati a nuotare nel chiaro di luna.

Le mancava. Le mancava tutto mentre fissava di fuori dalla finestra della cucina, guardando il piccolo sentiero che portava alla foresta e verso la montagna, dove una volta stava sull'orlo, e mentre il sole sorgeva tra le chiome degli alberi - capì che aveva vinto dagli abusi di Adrian.

Il grande albero al centro del giardino catturò la sua attenzione, e non riuscì a non sorridere più ampiamente. Si ricordò della sera fredda come se fosse ieri - quando era fuori, a leggere, e Malfoy era venuto per lei dopo essere stati separati un mese.

Scuotendo la testa, camminò nel soggiorno, i suoi occhi intrappolarono il divano, e il suo cuore si riempì di calore. La mattina dopo che Draco li aveva trovati la colpì, come si era addormentato sulle sue gambe per la stanchezza per averla cercata.

Tutte le volte che lei, Teddy, e Draco avevano giocato a carte dopo cena o lei che leggeva mentre Teddy insegnava a Draco come guarire le ferite.

C'erano troppi ricordi in quella piccola casa per lei per lasciarli andare via semplicemente. Erano successe troppe cose intorno a quella proprietà nascosta per lasciare tutto e non tornare indietro - almeno, era ciò che pensava.

"C'è qualcosa che vorresti portare con te a casa?" la voce di Athena venne inaspettatamente da dietro, e Amelie sussultò, "Oh no, mi dispiace - non volevo spaventarti."

"No, no-" Amelie sorrise debolmente, "Sono solo facilmente spaventabile, ma sì. Ho una scatola sotto uno dei letti che vorrei portare.

Le sue annotazioni. Tutte le piccole annotazioni che aveva scritto mentre era lontana dal diario che Narcissa le aveva regalato.

"Certo, io impacchetterò tutto," Athena sorrise ampiamente mentre si guardava intorno, lasciando che il suo occhio catturasse tutto quello che sapeva di aver mancato, "È una casa bellissima."

"Già..." la voce bassa di Amelie, "Ma dobbiamo sbrigarci. Draco non sarà felice se non sarò a casa quando tornerà."

"È davvero protettivo con te, vero?" chiese Athena, piegandosi verso la scatola mentre poneva i giochi di Atlas dentro, "Non nel senso brutto, ovviamente, ma è molto cauto con tutto ciò che ti circonda."

Amelie annuì piacevolmente, "È vero," disse, "So che può sembrare troppo quando si tratta di lui, ma ha passato più cose rispetto a noi, e in passato mi aveva persa, quindi non lo biasimo se tiene un occhio in più su di me."

"Sono davvero grata che lo faccia. Che ti tiene al sicuro," sua madre inclinò la testa verso la camera, "Ma vai pure, prima che lui torni a casa prima di noi."

Amelie roteò gli occhi con divertimento via da sua madre mentre scivolava nella sua camera, sedendosi sul pavimento, e allungò la mano sotto il letto, afferrando la piccola scatola rossa sotto il materasso.

Aprendola, cominciò a sfogliare le sue annotazioni, e tutto si calmò intorno a lei. Solo capendo quanto la sua vita si fosse alleggerita e quanto adesso sapeva di più, rispetto a prima.

"Sei pronta, Amelie? Credo che dobbiamo tornare-"

Un forte schianto rimbombò nella capanna mentre il pavimento tremava sotto di lei. Amelie volò in piedi. I suoi occhi si allargarono al suolo mentre tremava.

"Madre, cosa è-"

Accadde un'altra esplosione mentre il vetro delle finestre iniziava a frantumarsi. Le sue vene ghiacciarono al modo in cui la magia veniva lanciata da fuori.

Era la stessa cosa che era successa sia a Dublino che a Edimburgo - i mangiamorte le avevano trovate, e venne colpita da ciò che tutto questo significava mentre sbirciava nella nebbia, che si alzava cupamente intorno alla casa.

Come Narcissa era stata attaccata - non c'era un modo in cui i mangiamorte avrebbero assaltato una persona per conto loro, specialmente non la moglie di Lucius, a meno che non avessero bisogno che Draco si scatenasse.

Volevano che fosse lontano da Amelie. Volevano che Draco la lasciasse così che potessero catturare sua madre e Atlas, e non c'ere un modo più semplice per farlo succedere - che attaccare Narcissa, nella credenza che stessero cercando Amelie.

Non aveva senso fino ad ora. Quanto il Signore Oscuro avesse pianificato bene di giocare in questo modo. Di ingannare Draco per lasciarla così che Voldemort potesse avere pieno accesso per trovarli. Sentì la sua gola cedere al pensiero, quanto il ragazzo che amava potesse essere in pericolo per questo.

Amelie non aveva idea se il Signore Oscuro fosse a conoscenza che Draco sapesse del loro castello, ma non credeva che non lo sapesse. Se pensasse per un secondo che Malfoy fosse entrato nel suo rifugio, si sarebbe assicurato che Draco non mettesse un solo piede dentro.

Il temporale cominciò ad avvicinarsi mentre i mangiamorte lanciavano incantesimi alla facciata della capanna, distruggendo i muri e la porcellana negli armadi, insieme ai dipinti sulle pareti.

"Mamma!" gridò Amelie, piegandosi sul pavimento ogni due secondi per evitare la magia lanciata, "Madre!"

"Sono qui," Athena tirò fuori la bacchetta, allungando la mano mentre afferrava il polso di Amelie in una mossa veloce, "Dobbiamo smaterializzarci via da qui, adesso-"

"Non possiamo!" Amelie sapeva che era impossibile smaterializzarsi finché i mangiamorte non scappavano dalla scena. Era come tutte le volte prima di questa, barricavano la magia per andarsene, "Non possiamo. Stanno bloccando la magia-"

"Come-" sua madre si accigliò mentre guardava sua figlia alzare la bacchetta in aria, e sussurrò dei piccoli incantesimi nel caos.

Amelie rimase immobile sulle sue gambe tremanti mentre praticava la magia avrebbe dato loro rifugio, dando la possibilità di trovare una via d'uscita.

"Amelie, questo non li fermerà," Athena suonava sconfitta, i suoi occhi tremolarono mentre piegava il corpo per evitare i colpi di magia, "Sono troppi, guarda-"

Voltandosi, guardando fuori dal vetro rotto della finestra del soggiorno, le ciocche dei capelli di Amelie si soffermarono sul suo viso. La paura crebbe dentro di lei, sentendo le sue vene ghiacciarsi dal panico.

Almeno una dozzina di uomini si trovava nel cortile. Maschere fermamente incollate alle loro teste mentre un'altra dozzina volava nel vento intorno alla capanna, attaccandoli con la magia più crudele.

Il suo cuore batteva nelle sue orecchie, e piegò la testa in avanti per guardare per terra. Chiudendo le palpebre per un secondo, Amelie cercò di pensare. Sentiva gli scenari che si diffondevano nella sua mente.

Non c'era una via d'uscita.

Non con gli uomini sul terreno. Non potevano scappare - di certo, pensava. Avrebbero potuto correre per scappare nella foresta, ma sarebbe stato inutile perché non potevano smaterializzarsi.

"Amelie-" gridò suo madre, un urlo atroce mentre una gigantesca esplosione colpì la capanna e la ragazza, che stava vicino al muro, volò nella stanza, "No, no, no-"

Athena cadde a terra, gattonando sui pezzi di legno, "Amelie-"

Venne colpita brutalmente.

Amelie sentì la testa girare e i suoi occhi sbattere. Il suo petto si alzava senza controllo per i pezzi di vetro che le strappavano la pelle, "Mamma-"

Athena sentì le lacrime rotolare lungo le sue guance alla vista di sua figlia ferita sul pavimento. Non poteva lasciar perdere. Non poteva permettere a sua figlia di essere a rischio per lei.

"Amelie..." sussurrò sua madre, le sue mani ondeggiarono sul corpo fragile della ragazza e arricciando le dita - il vetro svanì dalla pelle di Amelie, e versò via il suo liquido. Cercò di alleviare il dolore.

Non faceva più tanto male.

Amelie giacque, con il sangue che le macchiava la pelle mentre iniziava a tirarsi su con attenzione - ma Athena fu rapida a spingere le mani sul petto di sua figlia, facendola stendere sul pavimento.

Sentendo quanto fosse debole, Amelie sussurrò così piano nelle esplosioni di fuori, "Va-" soffocò. Le sue ossa si schiacciavano dentro di lei dall'essere lanciata nel camino, "Per favore, mamma - vai, assicurati-"

"Io non vado da nessuna parte," affermò Athena aspramente e non poteva credere che Amelie stesse parlando in quel modo, "Non ti abbandonerei mai."

"Torna da-" disse violentemente Amelie mentre la magia diabolica la affogava da dentro. La stava lacerando, dentro e fuori, ma anche se lo faceva - tutto ciò a cui poteva pensare era che i suoi cari stessero al sicuro, "Devi tornare da loro, da Draco e Teddy-"

Athena scosse la testa, le lacrime scappavano dalle sue ciglia, "Non potrei mai lasciarti così."

"Andrò fuori, li distrarrò, e tu puoi scappare-" il tono di Amelie era così debole. Poteva a malapena parlare, "Nascondili, madre - per favore -"

"Credo che sto morendo, mamma - sento come se stessi morendo, e ho bisogno che li salvi. Sto morendo, e non posso-"

Stava balbettando, il sangue che colava dall'angolo della sua bocca mentre stava tossendo le parole, come tramava il suo labbro inferiore, e fece riflettere Athena.

Doveva finirla.

"Aspetta qui," mormorò sua madre mentre gli occhi di Amelie si allargavano, seguendo le azioni di sua madre, guardando mentre gattonava nella cucina, sentendo come stava cercando qualcosa prima di tornare indietro, sussurrando degli incantesimi.

"Devo portati in bagno così che possa chiudere l'intera stanza," Athena afferrò sua figlia per la spalla, e la aiutò a trascinarsi nella stanza, "Ecco qua..."

Dando a sua madre un'occhiata dolorosa, sentì caldo, lacrime bollenti scappavano dai suoi  occhi. Amelie stava piangendo.

"Ti farò una cosa adesso, Amelie. Farò qualcosa che ti farà molto male, ma è l'unico modo. Devono pensare-" ansimò mentre il tetto cedeva, delle fiamme si accesero intorno a loro, "Devo farti male."

Le lacrime correvano lungo le guance di Amelie, senza pietà mentre tutto il suo corpo tremava senza controllo, "Per favore-" non poteva più farle male. Tutto la feriva tutto il tempo. Non voleva più, "Per favore, vai e basta-"

"Mi dispiace per questo, Amelie. Mi dispiace tanto..." sua madre tirò fuori un coltello da dietro la schiena, e guardò come il viso di sua figlia cadere in un'espressione dolente.

Amelie capiva cosa significava.

"Ma loro hanno più bisogno di te che io-" Athena quasi singhiozzò, sentendo la sua mano tremare intorno al manico, "Starai bene, cara. Starai bene perché Theodore ti guarirà. Appena mi porteranno via da qui, tu ti smaterializzerai-"

Il panico circondò la sua voce, "Devi essere forte per questo, Amelie. Devi essere forte, e ce la farai. Devi stare con Draco e Atlas-" tracciò lentamente il pugnale verso lo stomaco di sua figlia, "Loro hanno bisogno di te, moltissimo, Amelie. Io posso morire, e non farà differenza, ma tu - tu devi vivere."

"Ti prego-" gemette Amelie, le sue mani si allungarono per prendere la mano di Athena per concedere a sua madre del conforto in quello che avevano deciso di fare, "Ti prego, non-"

"Mi dispiace," Athena sentì come il corpo di Amelie tremava sotto di lei,  "Ti farà male per un po', Amelie. Un po', un po' di tempo, e poi starai meglio, te lo prometto."

La ragazza piegò leggermente il collo, usando tutta la forza che portava ancora dentro, "Io non ho-" prendendo un respiro profondo, tremolò, "Non ho paura del dolore. Non voglio che tu te ne vada-"

Sua madre si spense. Non riusciva più a sentire quelle parole perché le avrebbe fatto cambiare idea, e non poteva farlo. Non poteva più permettere che Amelie soffrisse.

"Mi dispiace-"

Amelie gridò nel momento in cui sua madre spinse il coltello nel suo stomaco. Le sue interiora si strinsero dalla sofferenza, e il suo corpo si contorse e si accartocciò. 

"Mi dispiace-" Athena riusciva a vedere a malapena ciò che stava facendo, e i suoni ovattati di sua figlia che urlava dal dolore la fece diventare assolutamente intorpidita, "Ma devono credere che tu sia morta. Se vengono qui, devono credere che tu sia morta, Amelie o ti uccideranno."

Era l'unico modo. Se i mangiamorte fossero riusciti a passare nell'incantesimo con cui aveva sigillato la casa, dovevano vedere Amelie giacere quasi senza vita sul pavimento. Dovevano pensare che l'avessero uccisa.

Altrimenti - non l'avrebbero mai lasciata andare. Avrebbero catturato Amelie, proprio come stavano per fare con Athena, e tutto sarebbe stato invano.

Atlas aveva bisogno di sua sorella, e Draco avrebbe molto probabilmente massacrato l'intera esistenza del mondo magico se Amelie fosse stata portata via da lui di nuovo.

Athena fece ciò che credeva fosse giusto fare - salvare tutti loro dalla miseria.

La tempesta echeggiò intorno a loro, gli incantesimi che venivano lanciati mentre la capanna era in fiamme, il fuoco si espandeva velocemente, e Athena sapeva il tempo stava per scadere.

Tirando via il coltello da sua figlia guadagnò un ansimo di sollievo da Amelie, i suoi polmoni bruciavano e il sangue fuoriusciva dalla ferita, "Ti prego-" supplicò a bassa voce attraverso le lacrime che cadevano lungo le sue guance, "Madre-"

Athena annuì, posando la bacchetta di Amelie nel suo pugno, sapendo che sua figlia sarebbe stata capace di smaterializzarsi a casa una volta che i mangiamorte l'avrebbero portata via.

"Andrà tutto bene, Amelie. Lo prometto," sua madre accarezzò il dorso della mano insieme alla guancia di Amelie, "Ricordi cosa ti dicevo sul tempo? Che saprai quando è tempo di smettere di combattere e arrendersi? Prima che ti lasciassi anni fa?"

Un debole cenno del capo cadde dalla testa di Amelie mentre giaceva, sanguinando sul pavimento di legno, e sua madre sorrise leggermente, "Questo è il momento. È tempo per me di lasciar perdere tutto per te e Atlas. Lui sarà al sicuro con te, e tu sarai al sicuro con lui."

Amelie gemette, la sua mano afferrò lo strappo nella sua pelle, "Non farlo, per favore..." la sua voce spezzata, "Possiamo farcela, entrambe-"

Tossendo sangue, Amelie piegò la testa all'indietro, chiudendo gli occhi e respirando attraverso il dolore.

"Lui non si fermerà mai, Amelie. Il Signore Oscuro non smetterà mai di cercarmi, e se lascio che mi prenda - posso tenerti al sicuro. Ho bisogno sia tu che Atlas siate al sicuro. Se mette le mani su tuo fratello, è tutto finito. Vince lui, ma se posso temporeggiare - se possiamo rimandarlo, solo per un po' per capire un modo per sconfiggerlo, farò di tutto per farlo succedere."

Era come se Amelie non potesse respirare. Il suono squillante nelle sue orecchie la lacerava con forza, la sua gola si strinse.

Athena poteva vedere quanto dolore provasse sua figlia, le lacrime continuavano a uscire. Sapeva che fosse ora - ora infatti di sacrificare se stessa per il benessere dei suoi figli.

La casa era sul punto di cadere in rovina. I mangiamorte, volando intorno alla capanna, non cessarono mai di maledire la proprietà. Il vetro si frantumava, le pareti esplodevano.

"Mi dispiace-" disse Athena a bassa voce mentre premeva le labbra sulla fronte di Amelie, baciando sua figlia per salutarla, "Ci vedremo di nuovo. Lo prometto, amore. Prometto di farlo bene, tutto quanto. Prenditi cura di Atlas per me..."

Amelie voleva urlare. Desiderava urlare e fermare sua madre. Chiederle di restare, fermarla dal fare ciò che stava facendo.

Alzandosi di nuovo in piedi, Athena afferrò la piccola fiala sul pavimento, e tracciò la bacchetta fino alla sua testa, sussurrando incantesimi inaudibili a bassa voce.

Fasci di luce argentata volavano nell'aria, allungandosi dal suo capo fino alla bacchetta mentre si soffermava sulla punta di essa, e versò la luce nella piccola fiala, chiudendola con un tappo. Tenendo i suoi ricordi custoditi lì dentro.

Athena si inginocchiò,  posando la fiala nella mano di Amelie mentre sbuffava, "Sta al sicuro, Amelie. Tutti voi, stiate al sicuro, e ci rivedremo quando sarà sicuro," non voleva lasciarli andare, ma non c'era un altro modo in cui questo finisse, "Ti smaterializzerai a casa, e Theodore ti curerà e poi - poi devi nasconderti, Amelie. Devi nasconderti."

Amelio cercò di parlare, ma il sapore del sangue nella sua bocca la fece esitare. I suoi occhi pregavano quelli di sua madre, e la stava supplicando in silenzio di non farlo. Di non lasciarli di nuovo, di non abbandonarla come aveva fatto sette anni prima.

Ma Athena sapeva che questa non fosse la stessa ragazza che aveva abbandonato quasi un decennio prima. Era qualcun altro. Questa era Amelie. La ragazza che aveva soverchiato tutto nella sua vita. La ragazza che era stata picchiata, torturata e fatta a pezzi, solo per essere la più forte tra tutti.

Se qualcuno poteva farlo, quel qualcuno era lei.

Amelie cercò disperatamente di muoversi, ma lo strappo nel suo stomaco la fermò dal farlo. Non poteva alzare un dito, e questo la consumava - essere attaccata al pavimento, in una pozza de l suo stesso sangue mentre il mondo intorno a lei si sgretolava.

Prese il più profondo dei respiri, "Mamma-" fu tutto quello che disse. La sua voce a malapena udibile, e il suo corpo tremava senza controllo.

Sua madre vide la pelle di Amelie diventare grigia. Le sue labbra erano aride e blu mentre sembrava che le sue pupille fossero esplose. Stava morendo, la sfumatura del suo sangue divenne più scuro, quasi un colore fatale.

Senza perdere un secondo, Athena raddrizzò la schiena, e chiuse gli occhi, "Ti voglio bene, Amelie." sussurrò, e poi - poi sua madre uscì. Dirigendosi verso i mangiamorte.

Amelie sentì mentre piangeva, nel suo stesso sangue sul pavimento - come catturarono sua madre, come gridavano e urlavano e la maledicevano con incantesimi imperdonabili, come sua madre strillava nella pura tortura di quello che le facevano finché tutto diventò silenzioso.

Solo le scintille del fuoco intorno a lei squillava, le crepe delle pareti della capanna mentre mancavano pochi secondo prima che cedesse sopra di lei.

Le punte delle sue dita tremavano e solo per un momento - un breve secondo, Amelie pensava di star morendo. Cosa  succederebbe se smettesse semplicemente di respirare? Cosa succederebbe se Amelie si arrendesse? Se si rifiutasse di combattere ancora?

Era così stanca, così esausta di tutto, e questo - il suo rimanere con lo stomaco squarciato avrebbe potuto essere una via d'uscita per lei.

L'odore di miele la intrappolò.

Pensare di essere sull'orlo della morte - le aveva fatto sentire l'odore del suo Teddy.

Avrebbe potuto essere la volta buona, credette. Poteva finalmente riposare adesso, ma mentre ci pensava. Mentre sognava di raggiungere la luce mentre brillava seducentemente davanti ai suoi occhi pesanti e incappucciati - le conseguenze la colpirono.

Come Theodore non avrebbe più sorriso di nuovo, come nessuno si sarebbe più assicurato che stesse bene.

Come Narcissa non avrebbe più trovato alcuna gioia nel giardino, come sarebbe sola e vuota nel mondo superficiale in cui vivevano.

Come Atlas sarebbe in pericolo e solo - gli aveva promesso uno scivolo per la sua camera e come non lo avrebbe mai avuto.

Ma quello che la faceva combattere non era il pensiero di loro.

Sapeva che Theodore avrebbe imparato a vivere senza di lei. Che avrebbe trasformato tutto il suo dolore in forza e che sarebbe diventato ancora più fantastico per questo.

Sapeva che Narcissa avrebbe trovato la felicità nell'ambiente distrutto. Che avrebbe vissuto con la perdita di Amelie e reso il mondo un posto più brillante.

Sapeva che Atlas avrebbe avuto loro, che sarebbe stato protetto con l'amore incondizionato che tutti provavano per lui. Che Theodore gli avrebbe costruito uno scivolo e avrebbe giocato con lui sotto il sole.

Amelie sapeva che sarebbero stati bene nella compassione di lei.

La cosa che la faceva lottare - il pensiero che faceva affollare i suoi polmoni con l'aria pesante, piena di fumo e i suoi occhi combattere contro la pesantezza della morte mentre desiderava urgentemente di accoglierla, era Draco.

Il suo Draco.

Il modo in cui non si sarebbe mai perdonato, e la verità di lui, che molto probabilmente sarebbe svanito da questo mondo proprio come lei. La realtà di lui che non avrebbe vissuto un altro giorno perché lei non avrebbe potuto - la faceva combattere.

Sarebbe morto senza di lei. Se ne sarebbe andato anche lui, e lei non poteva permetterlo. Amelie non poteva lasciarlo andare con lei.

Draco aveva lottato per così tanto tempo, e aveva guadagnato quel finale felice che non aveva mai creduto di meritare.

Amelie si rifiutava di arrendersi anche se ogni cellula del suo corpo le diceva di farlo. Anche se la sua mente annegata bramava la pace e la sua figura aveva sete della calma dopo la vita - non poteva lasciarli.

Capiva che la magia che stava per esercitare l'avrebbe distrutta ancora di più, ma non poteva aspettare ancora a lungo. Avrebbe sanguinato fino alla morte se lo avesse fatto.

Amelie doveva farlo. Doveva inghiottire il dolore che esplodeva dentro di lei, e con la bacchetta stretta nel pugno sporco di sangue, sussurrò le parole per farla tornare.

Atterrando sui piedi mentre il vento soffiava forte intorno a lei, camminò sul terreno ghiaioso.

Amelie cercò di urlare, cercò di chiedere aiuto, ma non una parola scappò dalla sua gola secca. La sua testa era stordita, la sua mente annuvolata dal dolore delle ferite che portava mentre sentiva quanto stesse inciampando. I suoi passi erano così lenti.

I suoi occhi guizzarono sul cortile, fino alla casa, ed era come un sogno per lei. Vedendo il biondo sotto l'illuminazione del sole debole.

Era tornato.

Non era ferito.

La fece sentire come se potesse lasciarsi andare - come se avesse il permesso di chiudere gli occhi e riposare per un po'.

Guardando le sue labbra muoversi, urlando il suo nome, ma lei non lo sentì.

Amelie non poteva sentire niente.

Il mondo intorno a lei svanì lentamente, tranquillamente mentre sentiva le sue braccia avvolgersi intorno a lei, e tutto diventò completamente buio.

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