E i g h t y - n i n e
Questo capitolo contiene menzioni di morte, trauma emotivo, aggressione sessuale, e altri temi disturbanti. Per favore leggere con cautela.
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"Mi manchi, tesoro."
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"Lasciami andare!" Amelie si dimenava e si girava nella sua presa, tutto il suo corpo si contorceva, "Devo tornare là. Devo aiutarlo-"
"Non puoi!" Theodore si aggrappò a lei, stringendo la presa della sua figura mentre lei scivolava, spingeva, si attorcigliava per liberarsi, "Non puoi tornare là! È troppo pericoloso. Ti hanno quasi catturata-"
"Li ha uccisi, ha ucciso due di loro nel loro stesso castello, Teddy. Lo uccideranno, loro-" ora era in iperventilazione, sentendo come se le sue interiore andassero a fuoco, "Morirà se non lo salviamo-"
Le lacrime cadevano lungo le sue guance senza controllo e il suo petto si stringeva. Amelie non riusciva a respirare.
"Non morirà, amore. Hanno ancora bisogno di lui, hanno ancora bisogno di lui per trovarti-" la tenne ferma, anche se lei non voleva, le braccia di Theo intorno alla sua figura tremante erano l'unica cosa che la fermavano nel cadere a pezzi, "Tornerà, lo prometto."
"Non puoi prometterlo!" gridò, cessando di staccarlo da lei, "Non ce la farà. Lo uccideranno, e non posso-"
"Guardami," disse Theo teneramente mentre la lasciava andare gentilmente, muovendo le sue mani per prenderle a coppa la mascella, "Guardami, Amelie. Ascolta-"
Lei ci provò. Infatti cercò di ascoltare, ma il dolore che esplodeva nelle sue vene la faceva sentire male - quasi nauseata.
"È Malfoy," sussurrò lui, accarezzandole il mento con i pollici, "È Malfoy, Amelie. Ha detto che sarebbe tornato, e lo farà. Tornerà sempre."
Quello catturò la sua attenzione, le sue braccia tremanti si calmarono, e il suo corpo cedette, "Trova sempre il modo per tornare da me..." ansimò, la sua testa in un disastro annuvolato, "Ma se non lo fa? E se lo abbiamo lasciato lì a morire?"
"Non ci avrebbe permesso di restare," le sue ginocchia strofinarono sul pavimento, "Non ti avrebbe mai permesso di restare a guardare. Sai che non lo avrebbe fatto."
"Non mi importa-" Amelie inclinò la testa sul suo petto, trascinò le ginocchia sulle sue gambe mentre il suo vestito cadeva intorno a loro, "Non mi importa se non mi avrebbe permesso di restare. Lo abbiamo abbandonato. Lo abbiamo lasciato a morire!"
Theo chiuse gli occhi, inspirando così aspramente che i suoi polmoni pungevano, e si preparò per dirle ciò che Malfoy desiderava fare.
"Non morirà," ci fu una pausa dolorosa, "Non morirà perché voleva che questo succedesse. È stato il suo piano fin dall'inizio."
Sussultando sulle sue gambe, gli occhi di Amelie incontrarono i suoi, e l'incredulità crebbe dentro di lei, "Cosa stai-"
Sbuffando fortemente, Theodore scosse la testa, sapendo quanto le avrebbe spezzato il cuore per dirle la verità.
"Come sai che ci ha sentiti parlare del ballo in maschera? E perché vuoi andartene quando lei ne è a conoscenza?" Theodore si accigliò, il suo viso in una smorfia, non chiaro del perché Draco voleva che Amelie partecipasse al ballo, "Non sono d'accordo, Malfoy. È troppo pericoloso. Non può uscire da lì se viene catturata. Loro la-"
Gli occhi di Draco fissavano i suoi, e Theodore venne interrotto da un veloce cambiamento nelle pupille scure. Realizzando che non lo stesse chiedendo.
Abbassando la voce, Draco sussurrò tra le mura del bagno, "Deve capire che sua madre non si trova lì. Non esiste che il Signore Oscura tenga Athena nel castello. Lo ha ingannato per anni, la vuole per lui, e vuole che lei soffra-"
"Cosa ha a che fare questo con Amelie?" Theo gridò in un sussurro furioso, "Non metterò la sua vita a rischio perché tu dimostri qualcosa. Inoltre - molto probabilmente la aspetteranno. La cattureranno e quando lo faranno-"
Draco sbatté il pugno nel muro, creando quasi un crepa, "Loro aspetteranno me, Theodore. Me, non lei. Sanno che non la lascerei mai andare lì."
"Eppure, eccoci qua, a discutere di quanto la vuoi ingannare per andare-"
Ringhiando, irritatamente, Malfoy piegò la testa, "Io non la sto ingannando per fare niente, ma lei deve essere lì. Amelie deve essere lì, e deve vederlo con i suoi occhi - che sua madre non è tenuta lì. Altrimenti, lei scapperà una notte quando noi non ne abbiamo la minima idea, e verrà ferita ancora di più, perfino uccisa."
Chiudendo gli occhi per un secondo, prese un doloroso respiro. Solo il pensiero di lei che veniva ferita lo distruggeva, "Ci saranno centinaia di persone stanotte, lei sarà al sicuro nella folla, e il Signore Oscuro non la riconoscerà, ma se scappa, devi chiamarmi, e io-"
"Sei dannatamente fuori di testa, lo capisci, vero?" disse Theodore, il suo petto si strinse, "E poi cosa? La porto lì, la controllo mentre cerca nel castello, e poi cosa, Malfoy? Se ne va? Viene a casa e fa finta di niente? Quando capisce che Athena non è lì, cosa la fermerà dal sgattaiolare di nuovo domani? A cercare un'altra casa sicura?"
"Ecco quando la devi fermare, Nott," Draco strinse fermamente la mascella. Digrignando i denti e espirando, "Perché verrà catturata."
Accigliandosi, alzò un sopracciglio, "Cosa stai-"
"Devono catturare me perché mi porteranno dove sua madre è imprigionata. Hanno un posto dove tengono tutti i prigionieri pericolosi, e mi porteranno lì. È il posto più difficile da cui scappare,"
Pentendosi già della sua decisione di farlo, Draco distolse lo sguardo, fuori dalla porta e atterrò sul suo cuore, che giaceva tra le sue coperte.
"Questa una cosa più grande di noi, Nott. Sua madre l'ha accoltellata, ha spinto un maledetto coltello nel suo stomaco, e credimi - la odio più di chiunque altro, ma dobbiamo riprenderla. Lei sa qualcosa. Credo che lei conosca il modo per uccidere il Signore Oscuro senza che il bambino si faccia del male."
"Draco, pensaci, non ne vale la pena se Amelie viene ferita-"
"Non succederà," affermò freddamente, "Sarò lì, e la proteggerò io. Puoi dirglielo quando tornate qui, ma lei deve vedere che vengo catturato. La sua reazione deve essere reale. Non possono capire che mi sto facendo catturare, mi uccideranno all'istante."
"Non è-" Theodore guardò a terra, "Non possiamo farle questo. Sarà distrutta se pensa che non può salvarti, anche se è per un minuto."
"Dobbiamo farlo. È l'unico modo per me per localizzare sua madre. Non passerà più di un giorno finché non torno, e glielo dirò, lo prometto, ma deve essere fatto così."
"Quindi dimmi se sbaglio - vuoi ingannare Amelie perché vada a quel ballo, e vuoi che cerci nel castello anche se sai che sua madre non è lì. Poi vuoi che ti veda venire catturato solo perché vuoi ingannare i mangiamorte per portarti nello stesso posto di sua madre, anche se non sei sicuro che ti porteranno proprio lì? Perché non possiamo semplicemente dirglielo e farla andare-"
"Perché lei non approverà mai. Se sa cosa ho pianificato di fare, farmi catturare - non permetterà mai di lasciare quel letto."
"Allora? Non lasciare quel maledetto letto, Draco. Non lasciare lei?" Theo sputò le parole, cercando di stare al passo, "Se questa non è una prova che si un completo maniaco, Malfoy. Non so cosa lo è."
Entrambi si zittirono al suono di Amelie che si girava nel sonno, riposando tranquillamente dopo aver spiegato loro cosa era successo alla capanna.
"E quindi se sono un completo maniaco?" sputò Draco aspramente, "Non mi importa. Ho bisogno che questo finisca. Ho bisogno che sia tutto finito, così posso stare con lei liberamente senza tutto questo e se trovare sua madre è la risposta, allora che sia così - non importa come viene fatto."
Cambiò leggermente, indietreggiando dal moro, "Glielo devi, Nott. Le stai mentendo riguardo le tue piccole visite al castello. Questo è il minimo a cui puoi concordare."
Combattendo l'idea nella sua mente per dei minuti, Theo annuì contro la sua volontà. Conosceva i metodi che Draco usava per comandare la sua vita, ma anche se fosse cattivo. Non metterebbe mai Amelie a rischio senza avere un modo per sistemarlo.
Theodore doveva semplicemente fidarsi di lui.
"Bene," ansimò, "Ma lei non può essere messa in pericolo. Non posso averla ferita, Malfoy. Non può succedere di nuovo. Il suo corpo è debole dopo l'accoltellata."
Sbuffando, il biondo lo sorpassò nella camera che condivideva con la ragazza, "Se pensi che possa mai fare qualcosa perché venga ferita, chiaramente non mi conosci."
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"Quindi l'ha fatto di proposito?" sussurrò Amelie, le sue ginocchia portate al petto mentre sedeva nella finestra, sul davanzale di essa. Si era mossa sul pavimento mentre Theodore le diceva tutto il piano di Draco, "Si è fatto catturare con la sua volontà?"
Theo deglutì il dolore che provava mentre dentro gli faceva terribilmente male, "Sì," mormorò, appoggiandosi contro il muro accanto a lei, "Deve trovare tua madre."
"Lo uccideranno," tenne la voce bassa, guardando le chiome degli alberi mentre la notte si oscurava dall'altra parte della finestra, "Lo uccideranno. Non hai sentito cosa ha fatto a quei mangiamorte. Li ha fatti a pezzi, Teddy."
"Non mi aspettavo di meno da lui," disse fermamente, "L'hanno torturato con un maledetto pugnale, Amelie. Mentre dicevano che si sarebbero approfittati di te. Se fossi stato io - anche io li avrei fatti a pezzi."
Non poteva obiettare. Se qualcuno avesse trattato i due ragazzi nel modo in cui aveva fatto lei nella cella, come ne aveva parlato - anche lei lo avrebbe perso.
"E cosa faccio adesso?" domandò, la sua voce ariosa che rompeva il silenzio dominante, "Aspetto che lui torni? Lo cerco? Sono passate ore, Theo. Sono passate ore, e non è ancora tornato."
"Lo farà," scivolando via dal legno su cui si stava appoggiando, si avvicinò alla ragazza con le lacrime asciutte che le macchiavano le guance. La pelle delle sue braccia erano ancore sporche del sangue di Malfoy, "Tornerà, lo prometto. Ha pianificato tutto nel dettaglio-"
"Oh, perciò a calcolato di essere torturato in quella cella?" rilassò le sopracciglia, e stava parlando regolarmente. Tentando di aggrapparsi alla sua sanità in tutta la follia, "Ha solo pensato di venire torturato davanti a me, e quindi - così che potesse essere libero di uccidere-"
"Non dubitare di lui," affermò Theo, la sua mano le afferrò la spalla mentre le dava una stretta di conforto, "Non farlo. So che sei arrabbiata che l'abbia fatto senza che tu lo sapessi, ma non abbiamo ragione per dubitare di lui. Non è stupido, Amelie. Non è stupido, è intelligente, e se ha sentito il bisogno di farlo, è nostro dovere fidarci di lui-"
"Nostro dovere?" Amelie alzò le sopracciglia, la sua bocca contorta vergognosamente, "È il nostro dovere fare cosa? Accettare che si uccida per noi?"
"Non è quello che ho detto-"
Girandosi nella sua posizione, le sue gambe rimasero appese sul davanzale su cui sedeva, "Non dubito di lui, e non sono arrabbiata con lui. Non mi piace come lo ha fatto. Non apprezzo di venire ingannata mentre lui - ancora una volta, si mette in pericolo per me. È semplice. Non voglio dirlo, Theodore, ma non ne vale la pena trovare mia madre se lui muore."
Theodore sussultò, occhi spalancati, fissandola, "Amelie, cosa stai-"
"Non mentirò," disse, le sue dita avvolte intorno al marmo, "Non lascerò che muoia per lei. Non lascerò che muoia per niente di questo - non avrei mai accettato quello che avete fatto voi due, e non è per la mia propria sicurezza ma la sua, Teddy. Ha passato tante cose, non lo vedi?"
Il suo cuore batteva nelle orecchie, "C'è rimasto poco rimasto di lui, niente, e continua a mettersi in pericolo per me," sospirando, sentiva le lacrime formarsi negli angoli degli occhi, "Ed è tutta colpa mia. L'ho fatto io. È entrato nella mia vita per trovarla. Se fossi rimasta alla larga da lui, e non affascinata così facilmente-"
"Sarebbe morto adesso," Theodore la interruppe, incrociando le braccia al petto, "Non puoi dire queste cose solo per fare del male a te stessa, per farti sentire in colpa. Anche se fossi opposta a Malfoy un anno fa - avrebbe comunque trovato un modo per entrare nella tua vita. Sarebbe comunque stato obbligato a cercare nella tua mente e a tradirti, ma la differenza, Amelie..."
Portò la mano sulla sua mascella, gettando la testa all'indietro e guardandola, "La differenza è che tu non lo avessi fatto entrare, lui non ce l'avrebbe fatta. Poi sarebbe morto perché tu non lo avresti salvato. L'hai salvato. Proprio come lui ha salvato te - tu hai salvato lui, e senza di te, non sarebbe qui oggi. Sarebbe ancora obbligato a fare cose orribili per il Signore Oscuro, e lui non avrebbe combattuto così."
Le lacrime scivolavano di nuovo lungo il suo viso. Non riusciva a fermarle.
"Puoi biasimarti quanto vuoi, ma non cambierà il fatto che tu sei tutto il bene della sua vita, tutti i suoi giorni belli, tutti i suoi ricordi felici," si piegò in avanti, e premette le labbra nella sua fronte, baciandola gentilmente, "Pensaci la prossima volta che credi di avergli peggiorato la vita. Che lo hai salvato, e lui ha salvato te. Non esiste cosa più forte."
"Non posso vivere senza di lui, Teddy. Non voglio..." si sciolse nel suo tocco, le sue dita atterrarono sulle sue braccia mentre afferrava la sua giacca, "Non può lasciarmi, non può-"
La sua voce in un singhiozzo.
"Non può lasciarmi," scuotendo la testa e alzando lo sguardo su Theodore, pregò, "Promettimi che non mi lascerà. Promettimi che lo riprenderemo-"
Annuendo lentamente, lui asciugò le sue lacrime, "Tornerà. Tornerà, Amelie. Lo prometto."
E dio, quanto Theodore desiderava di poter mantenere la parola.
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Tre giorni.
Erano passati tre giorni dal ballo in maschera, e Draco non era ancora tornato.
Il ragazzo non era da nessuna parte. Teddy e Narcissa visitavano il castello a turno, sperando di incontrare qualcuno che potesse rivelare dove fosse, ma assolutamente niente - ogni giorno, entrambi tornavano senza nulla.
I mangiamorte erano cauti intorno a loro. Senza far trapelare alcuna informazione sulla posizione di Malfoy quando sapevano che Narcissa e Theodore erano presenti.
La stava uccidendo. Amelie non aveva dormito per giorni. Non aveva chiuso occhio per più di un secondo.
Non poteva rischiare di non essere sveglia quando sarebbe tornato.
Cercava di passare il tempo con Atlas, occupandosi a giocare con suo fratello fuori in giardino durante i giorni e sperando che Draco sarebbe apparso nel prato fuori dal nulla.
Avrebbe sempre trovato il modo per tornare da lei. Si aggrappava a quello con tutta se stessa, ma iniziò a svanire dalla sua mente.
Sentiva come se stesse camminando intorno a un incubo, andando alla deriva nei giorni senza scopo. Non le importava di niente quando lui non era lì.
Draco si era sacrificato per trovare sua madre, pianificando uno schema per essere portato via da lei per ritrovarsi nello stesso posto in cui Athena era catturata, ma non poteva sapere se era così.
Amelie non sapeva se lui era vivo o no. Non sapeva niente. Era tenuta all'oscuro da un puzzle che non conosceva se fosse stata capace di risolverlo.
Cominciò a capire quanto Draco si doveva essere sentito impotente quando lei se n'era andata. Ogni volta se ne andava se che lui lo sapesse - quando lo affogava non essere in grado di trovarla.
Qualsiasi cosa aveva più pietà di questa, pensava. Anche la morte sarebbe stata più gentile rispetto a non essere a conoscenza della sua ragione per vivere, e fece una promessa a se stessa, qualcosa che gli aveva promesso prima ma mai mantenuto.
Se mai lo avesse riavuto, non lo avrebbe mai più lasciato. Non sarebbe mai scappata, non avrebbe nemmeno cercato di sistemare le cose da sola.
Pensare che avesse visto ogni tipo di male che questa vita poteva portare era una grande bugia perché questo era peggio di qualsiasi tortura.
Non solo l'immagine di Draco che non respirava più le lacerava la testa, ma il pensiero di quello che gli stavano facendo se lui fosse ancora vivo. Quanti peccati stavano versando su di lui per averla tenuta al sicuro - e non c'era niente che potesse fare.
Era impotente come mai.
Amelie si distese sulla sua parte del letto. Il loro letto. Il letto su cui erano riusciti a passare solo una notte insieme, ed era come se stesse soffocando - come se non potesse respirare.
Come se non volesse respirare.
Come il suo petto non si alzava fino a che era in mancanza d'aria e sul punto di svenire - solo allora, in quel momento, quando la sua mente era pronta a cedere, e tutto quello che desiderava fare era scomparire da questo mondo - i pugnali nel suo petto pungevano, e il vento la colpì.
Spostandosi senza sosta, sbuffò, e si sedette sul materasso a tarda ora. Quasi spaventata di addormentarsi, non voleva svegliarsi senza Draco lì.
Amelie uscì dalla loro camera, attraverso il corridoio finché non raggiunse le scale, e arrivò al primo piano.
Le luci offuscate sfarfallavano nella casa, ed era caldo. Le candele illuminate la facevano sentire al sicuro - eppure non era mai sembrata così vuota. Così fredda e senza senso.
Entrando in biblioteca, dove rimaneva tutta la notte, ogni notte da quando lui era sparito, i suoi piedi inciamparono verso il pianoforte, e posò una mano su di esso.
Scivolò sullo sgabello, incrociando le gambe e alzando il coperchio. Amelie tracciò le dita sulla testiera, proprio come aveva fatto Draco la notte che glielo aveva regalato.
Le note che trapelavano dallo strumento sarebbero state sentite in modo paradisiaco da chiunque, eppure era la melodia più struggente che avesse mai sentito.
Pianse di nuovo. Le lacrime cadevano dai suoi occhi, e non pensava fosse possibile piangere più di quanto avesse già fatto.
Essere esausta come lei, era sorpresa di non essere diventata insensibile. Di non essersi arresa e aver lasciato che svanisse nella sua tristezza, ma non avrebbe mai potuto farlo.
Nonostante il sentimento che portava così pesantemente dentro il suo petto fragile, la sensazione di lui che non sarebbe mai tornato da lei - l'idea di lui che non lo faceva, padroneggiava.
Lasciando andare la tastiera, singhiozzò, piegando la testa in avanti mentre i suoi capelli la seguivano. Si nascose dal mondo, proibendo a se stessa di esistere, e la fece sentire piccola.
Piangendo su quello sgabello per ore prima che i suoi occhi guadagnassero la forza di tremolare, ci pensò. La sua mente rovinata si impegnava di ricordare tutte le cose che lui aveva fatto per lei quando era lei quella nel vento, ma era debole.
Non era mai stata così debole. Così fragile che la sua mente non stava lavorando.
Guardando sugli scaffali, qualcosa catturò la sua attenzione. Qualcosa che non aveva mai dimenticato nella mancanza del suo cuore, e si alzò, marciando sul pavimento di marmo finché non raggiunse lo scaffale.
Il suo diario.
Il diario che gli aveva regalato a Natale così che non fossero mai separati.
Dopo che Draco le aveva permesso di leggerlo, la notte prima che i suoi ricordi vennero recuperati, si aggrappava a quello. Lo teneva al sicuro, e si assicurava che fosse sempre vicino a loro.
Quel piccolo libro di pelle significava il mondo per lei, e scivolò sul pavimento, abbracciando le sue ginocchia mentre leggeva cosa diceva su di lei.
Tutte le cose che scriveva di amare di lei. Tutte le ragioni per cui gli mancava. Tutto il tempo, diceva che era suo, e che lei era sua. Tutto. Lesse ogni piccola cosa, ancora e ancora.
Annegando nella mancanza di lui mentre arrivava a dove sapeva dove fosse la fine e proprio mentre era sul punto di voltare l'ultima pagina - le venne in mente che non si ricordava dove fosse andato il suo diario.
Se fosse ancora nella residenza dei Pucey, o se fosse stato lanciato via in un posto che non avrebbe mai potuto trovare. Non che le importasse dove fosse finito. Non le serviva perché lo aveva sempre.
Il suo Draco.
"Che stai facendo?"
Amelie sussultò, il suo corpo sobbalzò dal pavimento mentre nascondeva il diario dietro la schiena come era abituata a fare - tutte le sue abitudini perse, tutti i modi che aveva imparato a vincere su Draco sembrava essere tornato quando non era lui.
"Scusa-" soffocò, sbattendo velocemente le palpebre verso il bambino che stava alla porta, "Ti ho svegliato?"
Atlas strofinò le nocche sugli occhi, sbadigliando leggermente mentre si avvicinava a lei in pigiama. Poteva vedere le lacrime asciutte sotto i suoi occhi e quanto fosse triste sua sorella.
La sua testa cadde subito sul suo stomaco, "Mi piace quando suoni il pianoforte," mormorò, avvolgendo le braccia intorno a lei, "Draco ha suonato per me quando tu eri stanca e non potevi dare la buonanotte. Ha detto che stavi dormendo, e io ero triste, così ha suonato per me."
Sentendo il dolore dentro di lei diventare immenso, appoggiò il diario sullo scaffale, e coprì i suoi riccioli spettinati con le mani, "È molto bravo, vero?" sentì una curva debole sulle sue labbra, "Si prende cura di tutti."
"Ho avuto un incubo, e lui ha letto per me," Atlas sbadigliò di nuovo. Il suo corpo si appesantiva sopra di lei, "Mi piace Draco."
"Piace anche a me," sussurrò lei, "Draco piace anche a me."
Atlas piegò la testa all'indietro, guardando sua sorella dal basso, "Allora perché non è qui? Se ti piace così tanto?"
Il suo cuore cadde, schiacciandosi in fondo al suo stomaco, e se non lo conoscesse meglio - crederebbe che qualcuno lo avesse spezzato.
"Tornerà presto..." la voce di Amelie rimase sottile, e le sue dita pettinarono le sue ciocche, "Tornerà tra qualche giorno."
"Mi manca," disse lui, e allungò le braccia, il che significava per lei di alzarlo, e lo fece. Amelie prese in braccio suo fratello mentre lui avvolgeva le gambe intorno alla sua vita, "È per questo che piangi tutto il tempo?"
Le punte delle sue dita accarezzarono i cerchi scuri sotto gli occhi di Amelie, "Perché lui non è qui?" posando la fronte sulla sua, sospirò con stanchezza, "Io piango perché mamma non è qui alcune volte. Mi mancano mamma e Draco."
Amelie dovette deglutire il nodo che abusava della sua gola, facendo di tutto per non piangere, "Perché non stai dormendo?" chiese a bassa voce, volendo cambiare argomento prima di poter singhiozzare, "È notte fonda."
"Mi sentivo solo," piegò la testa sulla sua spalla, il suo respiro rallentò, "Sono stanco..."
Amelie afferrò il diario e avvolse le braccia intorno al bambino. Iniziò a camminare verso il piano superiore, "Puoi dormire nel mio letto se vuoi?" mormorò, sentendolo addormentarsi nella sua stretta, "Così nessuno dei due sarà solo."
"Mi piacerebbe..." ansimò Atlas, le sue braccia appese intorno al collo di Amelie cadeva nel mondo dei sogni nel suo abbraccio.
Lo posò nella sua parte del letto, rimboccando bene le coperte e baciandogli la testa prima di stendersi accanto a lui, ascoltando i suoni calmi del suo respiro.
Ma la sua mente non poteva riposare.
Non riusciva a smettere di pensare a all'ultima pagina di quel diario che ora riposava sul suo comodino. Il più silenziosamente possibile, lo alzò, sfogliando le pagine, e mentre lo faceva, iniziò a farle male il petto.
Una strana sensazione la inondò, facendole quasi lanciare via il libro. Era male puro - qualcosa di così cattivo che cercava di raggiungerla attraverso di esso.
Spaventata com'era, non esitò a sfogliare fino all'ultima pagina.
La fece gemere. Le strappò l'aria dai polmoni, e cercò con impegno di respingerla. Quella sensazione nota che aveva sentito al ballo alcuni giorni prima quando si era imbattuta in quel mangiamorte con cui aveva visto interagire Teddy poco dopo.
E all'improvviso. Tutto aveva un senso per lei.
Le sue dita tremavano mentre tracciava le punte di esse sulle parole scritte che non era riuscita a notare prima, ed erano le stesse parole che lui le diceva sempre.
'Mi manchi, tesoro.'
Quella parola - tesoro.
Quella specifica parola poteva essere la sua morte. Le inumidiva gli occhi e la stringeva il petto perché solo una persona la chiamava così, e credeva che quella persona fosse morta.
Eppure, tutto aveva senso per lei. Il modo in cui le aveva rubato il diario la notte in cui lei e Draco stavano per morire. La notte in cui pensava che sarebbe fuggita dall'oscurità della sua vita.
Lanciando una veloce occhiata oltre la sua spalla, sbirciando suo fratello che dormiva, Amelie si assicurò di non svegliarlo, e apprezzò che Narcissa e Theo fossero a casa, così se lui avesse avuto bisogno di qualcuno, aveva loro.
Ma lei no. Non aveva la persona di cui aveva bisogno, e bramava di riaverla.
I suoi piedi erano sul pavimento, e marciò nel suo armadio, mettendosi addosso i vestiti. Non avrebbe dovuto farlo. Lo sapeva.
Era mezzanotte passata, e c'era un'alta possibilità di venire catturata, ma non poteva temporeggiare.
Amelie aveva bisogno di sapere se quello che stava guardando fosse vero e se lo fosse - non sarebbe sorpresa se lui avesse parte nel non ritorno di Draco.
Farebbe qualsiasi cosa perché Draco torni da lei.
La sua bacchetta stretta fermamente nel pugno, e inspirò aspramente con le parole che l'avrebbero riportata al castello.
Alla persona che viveva per essere il suo diavolo più grande o il suo salvatore in questo, nessuna via di mezzo.
Amelie non sapeva dove andare - dove avrebbe trovato la persona da cui aveva cercato di scappare per anni, ma non poteva esitare adesso. Così camminò nel giardino sotto il chiaro di luna che brillava su di lei.
Adorava la luna quando tutti dormivano, e si sentiva libera, ma ora non più.
Puntando la sua arma davanti a lei, il diario in una mano mentre la bacchetta tremava nell'altra, sussurrò un incantesimo per sbloccare l'entrata, e lo fece con uno schiocco.
I suoi passi riflettevano sulle pietre su cui camminava, e questa volta - questa volta, non esitò. Non sgattaiolò nei corridoi. Camminava senza rimorso senza trattenersi.
Tutta quella sfocatura nella sua testa era Draco e come sarebbe morta felicemente per salvarlo.
Delle voci mormoravano dietro di lei, ma riuscì ad evitarle a tutti i costi. Scivolando nelle scale di pietra fino a dove sapeva ci sarebbe stato un ragazzo che conosceva, si fermò. I suoi occhi si strinsero nei suoi, e lui sembrò sconcertato alla vista di lei.
"Avery?" Zabini si accigliò, spingendo le mani sulla scrivania e alzandosi, "Che cazzo stai-"
"Ci siamo visti l'altra sera. Ti sei scusato con me per essere stata una persona orribile, e mi hai detto di proteggere Draco. So che non ricordi perché ti ho portato via i ricordi. Non potevo rischiare che tu dicessi a qualcuno che ero qui, ma ho bisogno di te adesso, Blaise. Draco ha bisogno di te-" disse, parlando così velocemente che la sua gola bruciava, "Ho bisogno che mi dici dove tengono i prigionieri, le persone più pericolose."
"Avery," Blaise scosse la testa, non capendo niente di ciò che gli stava sputando, "Non ho idea di cosa-"
Chiudendo gli occhi, Amelie inspirò, e con quell'ansimo, tracciò la bacchetta alla sua testa, mormorando inaudibilmente a bassa voce.
Con le sue piccole parole, ritirò una luce ghiacciata dalla sua testa, facendola soffermare sulla punta della sua bacchetta prima di marciare alla sua scrivania, giocherellando con le fiale sul legno e proprio la luce stava per scivolare in una di esse - le dita di Amelie scattarono e la luce diventò liquida.
"Bevi-" la passò a lui, annuendo verso la piccola fiala, "Ti renderà tutto più chiaro, bevi."
Blaise la guardò, con occhi sgranati e scioccati. Non una volta nella sua vita l'aveva vista così mentre prendeva dubbiosamente la fiala, e se la portò alle labbra.
Ingoiò il liquido in un sorso. Non sbatté ciglio. Non dubitò di lei, sapeva che lei avesse la meglio su di lui, e fece semplicemente come gli venne detto.
Zabini non aveva niente da perdere.
Tossendo ferocemente sulla scrivania, afferandone le estremità mentre respirava pesantemente, "Ma che-"
Si bloccò. Blaise ricordò tutto. Si ricordò della notte al ballo, quando lei era sgattaiolata nella cella in cui lui sedeva, e la conversazione che hanno avuto, "Capisco..." mormorò, contrariato che avessero giocato con la sua mente, "Non so cosa vuoi da me, non posso-"
"Suppongo che Theodore e Narcissa siano stati qui a farti delle domande?" sputò Amelie, la sua voce impaziente, "E immagino che sei a conoscenza della scomparsa di Draco?"
Zabini annuì lentamente mentre un pizzico di dolore si mostrava nelle sue pupille, "L'ho sentito."
"Credo di sapere come riprenderlo, ma ho bisogno del tuo aiuto. Devo trovare qualcuno, e credo che sia rinchiuso qui, qualche parte da cui non può scappare," disse con sicurezza, le sue spalle dritte, "Draco ne ha bisogno, Blaise. È in pericolo, e ha bisogno di noi-"
"Cazzo-" passandosi le mani tra i capelli corti, fino al collo, annuì rapidamente, "Bene, ti porterò lì, ma poi devi andartene, Avery. Anche se adesso è scomparso - quando scopre che eri qui a notte fonda, e che io ti ho aiutata, sono morto."
Blaise lanciò alle celle una veloce occhiata. La sua pelle si coprì di uno strato sottile di sudore mentre inclinava la testa verso le scale, e tuonò davanti a lei. Amelie lo seguì.
Non pensava a niente. Solo la paura di non riprendere Draco in tempo la tormentava.
"Qui dentro," Blaise le prese il braccio, conducendola in un altro corridoio, uno più buio, "E qui-" girando un altro angolo, si fermò davanti a due grandi porte.
Sentendo i brividi correre lungo la sua schiena, lei lo guardò. I suoi occhi pieni di paura, come i suoi. Zabini non era mai stato lì prima, non senza guardie e soldati che lo proteggevano dai mostri dentro.
Se fosse possibile, il suo cuore sarebbe uscito dal suo petto.
Sperando con tutta se stessa che si sbagliasse. Che questo non fosse ciò che pensava.
Se fosse vivo, proprio come lo era lei - se fosse sopravvissuto, sarebbe qui.
Se lo avessero trovato e riportato in vita, sarebbe stato incatenato e rinchiuso per tenere le sue tracce. Era il sadico più immorale, eppure poteva essere il biglietto per la libertà di Draco. La possibilità di riavere il suo cuore, e non vedeva l'ora di sentirlo battere col suo di nuovo.
"Sei sicura?" Blaise si leccò il labbro inferiore, alleviando i brividi, "Se la persona che stai cercando è qui, non posso salvarti."
Deglutendo, le sue dita strinsero l'orlo del suo vestito, e annuì, "Sono sicura."
La mano di Blaise si chiuse intorno alla maniglia, e indietreggiò, aprendo la porta per lei, e gli urli che echeggiavano da dentro le squarciavano le orecchie.
"Io aspetterò qui," esitò, ma lei no. Amelie entrò. Sussultando per il rumore della porta che si chiudeva dietro di lei.
Sentendo i rumori più terribili, Amelie girovagò per le celle. Braccia che uscivano da dietro le sbarre nel tentativo di afferrarla, ma lei fu veloce a camminare.
Seguendo la sensazione pungente che le portava il diario, si fermò. Il suo corpo non aveva mai tremato come faceva ora.
I suoi occhi guizzarono, il suo respiro si alleggerì mentre sentiva lo sguardo bruciare su di lei. Simile a come aveva fatto al ballo.
Un manto spettrale si posò sul suo viso mentre si voltava verso sinistra, la sua anima che lasciava il suo corpo nell'istante in cui il suo sguardo incrociò quello dannato.
Amelie aveva ragione.
"Tesoro..." lui ghignò, "Ci hai messo un po'."
Le sue mani afferrarono le sbarre di metallo, e posò la fronte su di esse, alzando un sopracciglio mentre scannerizzava la sua figura.
I suoi denti sbattevano, le sue labbra tremavano mentre si schiudevano, e un respiro fragile scappò dalla sua gola secca.
"Adrian."
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