Capitolo VIII - La cena
Dax
Eva si dirige verso la balaustra per saltare. Lucien la tira verso di sé strattonandole il braccio e tenendole strette le gambe. Più Lucien rafforza la presa e più lei si dimena, il biondo continua a tenerla di spalle perché sa benissimo che se Eva riesci a girarsi, non ci sarà più competizione. Le afferra con la mano la fronte e la blocca contro il suo petto. Mi butto verso di lei e la blocco a terra. Quando sono addossato a lei, sento il suo respiro rallentare e i suoi muscoli cedere al mio tocco.
«Cosa ti salta in mente, Eva? Sei impazzita?»
Le sussurro per non creare ulteriore scompiglio tra la gente. Fortunatamente la musica è alta e poche persone si sono accorte dei minuti di rissa tra loro due.
«Io sono pazza? Quella viziata mi ha toccato con le sue fragili mani. Non sarà più un problema, non credo sappia nuotare.»
Mollo la presa su Eva e mi affaccio sulla distesa oscura, senza riuscire a vedere niente. Lucien, che non vedendo Alma riemergere tra le onde, dopo essere stato liberato da Eva, si butta in mare alla sua ricerca ed esce dall'acqua con il corpo esile e inerte di Alma tra le braccia. In sottofondo la voce di Margot è spezzata dalle urla vane, perché nessuno dei presenti si è avvicinato quando le sue corde vocali vibravano incessanti.
Mi basta un attimo di distrazione ed Eva è già scomparsa nel nulla senza fare il più piccolo rumore.
Lucien si affretta ad adagiarla sul primo scoglio tentando di farle uscire l'acqua dai polmoni. Schiaccia violentemente il suo petto con le mani incrociate, la forza con cui preme mi dà i brividi e mentre il suo petto sale e scende, ho paura che le sue costole si frantumino, comprime e allenta ripetutamente, sfiora le sue labbra cercando di assorbire il liquido che preme nei suoi organi respiratori, piega la testa di Alma all'indietro e ripete i movimenti con certezza, ma quando non riceve alcun segnale in cambio, urla il suo nome.
Sono paralizzato, guardo fisso la scena senza riuscire a fare e a dire niente. Margot e Bernard stanno vicino a me immobili nell'attesa che la situazione cambi. Con il fiato corto e quasi senza respirare ci stringiamo tutti e tre. Margot appoggia la testa sulla mia spalla lasciando scivolare sul suo viso le lacrime che tanto aveva trattenuto e io non riesco a fare altro che stringere i pugni per la rabbia. Dovevo starle lontano, così come mi ha consigliato Edith. Non dovevo portarla in mezzo a noi.
Lucien non riesce a rianimarla. Con una conchiglia taglia il suo polso facendo colare qualche goccia di sangue sulle labbra di Alma per poi farla bere quanto più possibile. Il sangue dei maghi, come quello di Lucien, può guarire solo altri maghi, il loro dono è stato creato per difendersi dalle creature come noi.
«Dai Alma, ce la puoi fare.» Margot sussurra coprendosi gli occhi con le mani.
Alma inizia a tossire facendo uscire l'acqua che ha accumulato nei polmoni, ansima cercando di tirare tutto l'ossigeno che le era mancato nel petto. Il biondo la fa sedere sorreggendole la schiena. Finalmente apre gli occhi e tiriamo tutti un sospiro di sollievo. Margot finalmente ha il coraggio di guardare di nuovo nella loro direzione. Lucien la prende in braccio e cammina sugli scogli fino a raggiungere il ristorante. Sollevo Alma e con la velocità sovrumana la porto vicino alla macchina.
Lei rimane stesa sulla sabbia mentre sospira lentamente e mi guarda con occhi stanchi.
«Amica mia, mi hai fatto morire di paura, pensavo di averti persa.» Le dice mia sorella piangendo di fianco a lei appoggiando la testa vicino alla sua.
«Matta, sei da legare.» Alma le tocca la mano. «Quella è pazza.» Replica con un filo di voce.
«Non ti sforzare. Dax ti porta a casa così riposi e vi raggiungiamo anche noi.» Alma annuisce.
«Resta con Bernard se ti va, sono in buone mani.» Margot arrossisce per la proposta della sua amica.
Lucien si dirige verso la sua moto, afferra il casco e cavalca il mezzo. «Vado a casa a vedere se c'è Eva, meglio se c'è qualcuno con lei a calmarla.» Ci fa sapere mentre accende il veicolo. Un colpo di tosse lo interrompe. Mi avvicino a lui preoccupato.
«Sicuro di stare bene, amico?» Lucien guarda a terra. «Lo sai che non sto molto bene quando un altro mago beve il mio sangue. Devo solo riposare.» Mi dispiace vederlo così.
«Ti porto io a casa?» Si rifiuta, non vuole che Eva veda ancora Alma. Indietreggio verso la macchina. Bernard ha già messo sul sedile anteriore Alma e le ha legato la cintura. «Stai attento con mia sorella.» Gli sorrido.
Salgo in macchina e inizio a guidare, intraprendo la strada più lunga nella speranza che Alma inizi a sentirsi meglio, non voglio tornare di nuovo a casa con lei svenuta, Susan e James impazzirebbero e inizierebbero a fare di nuovo domande. Le mani mi tremano sul volante mentre ripenso a tutta la scena che ho appena visto. Rivedo le immagini di lei con gli occhi chiusi e senza muoversi sullo scoglio, riprovo le stesse emozioni sentendo una fitta allo stomaco e il cuore mi martella nel petto. Le labbra di Lucien sfiorano le sue e quella cornice mi fa tremare le gambe senza alcun motivo. Con la coda dell'occhio la guardo dallo specchietto per accertarmi che abbia ancora gli occhi aperti e con i miei poteri riesco a sentire il suo respiro regolare.
Quella serata si era trasformata in un incubo, se non ci fosse stato Lucien, sarebbe davvero finita in un altro modo. Il biondo non proviene da una famiglia di maghi potenti, nonostante abbia quasi tutti i loro poteri, quando li utilizza gli provocano delle ripercussioni.
Non è la prima volta che fa bere il suo sangue a un altro mago e ogni volta che ha salvato qualcuno dalla morte, si è sentito male, non potendo più uscire di casa per settimane poiché sfornito di forze, non riusciva nemmeno a reggersi in piedi.
«Sto meglio, smettila di girare a vuoto.» Il suono di quelle parole interrompe i miei pensieri.
«Mi dispiace, Eva è molto impulsiva.»
«Smettila di difendere la stronza, mi ha quasi uccisa.» La sua voce esce a malapena tra un colpo di tosse e un altro.
«Tu non sai nuotare!» La ammonisco come se la colpa fosse la sua.
«È un reato non saper nuotare? Tentare di uccidere qualcuno lo è.»
«Smettila di dirlo...»
«Cosa? Uccid...»
«Basta!» Urlo e la interrompo, non voglio più sentire quella parola.
Non riesco a capacitarmi di quello che ha fatto Eva, non l'ho mai vista in quello stato e nemmeno arrabbiarsi così tanto. Ogni volta che ho avuto bisogno di qualcuno nei momenti più bui della mia vita, lei era stata sempre accanto a me, come quando Maya è scomparsa per colpa mia, lei era lì. Come ha potuto fare questo? Sa quello che ho passato dopo quell'incidente.
I ricordi mi opprimono, il cuore batte velocemente creandomi quelle pulsazioni che solo gli esseri come noi possono provare. Mi incupisco e smetto di parlare. Lei non mi guarda nemmeno, sta con gli occhi puntati fuori dal finestrino e stringe con forza il cappotto. La vedo tremare, ma senza chiederle se ha freddo, alzo la temperatura nella macchina.
«Mi dispiace.» Dico di nuovo, questa volta con un tono di tregua.
«Tutti abbiamo i nostri fantasmi che ci perseguitano, tranquillo. Purtroppo non se ne andranno mai.» Finalmente mi guarda. «Ma alcuni fantasmi sono buoni. Alcuni stanno vicino a noi e ci proteggono.»
Sbuffo. «Il mio fantasma credo che voglia uccidermi.»
«Questa volta l'hai detto tu.» Rido alla sua battuta e mi diverto per averle impedito di usare quella parola e alla fine sono stato io a utilizzarla.
Parcheggio la macchina, le luci in casa sono spente. Buon segno, questo vuol dire che Susan e James stanno dormendo.
Entriamo in casa senza fare troppo rumore, ma mi blocco quando li vedo addormentati di nuovo davanti alla televisione. Guardo il viso di mamma ancora triste probabilmente per la discussione che abbiamo avuto oggi, ma non riesco a sentirmi in colpa, dovevano sapere la verità. Le scelte che ho preso sono state dettate dai sentimenti puri che ho per loro, ma la mia vita dipende solo dalle regole imposte da delle stupide famiglie di un passato lontano, che io non ho intenzione di rispettare.
Indico ad Alma le scale e le faccio cenno di salire.
Mi avvicino ai miei genitori prendendo la mano di mia madre. Lei si sveglia con un sussulto. «Sono a casa, c'è anche Alma. Margot è rimasta con Bernard a fare una passeggiata.»
Mi sorride caldamente. «Stai solo attento, per favore. Ti amo tanto e non voglio che ti succeda qualcosa. Questa pseudo immortalità non ti rende indistruttibile.» Annuisco.
«Non ti preoccupare, mamma.» Richiude gli occhi e si addormenta di fianco a papà. Mi piace guardarli, nonostante non siano esseri mortali, vivere tra la gente normale li ha portati ad avere abitudini simili a loro; attivi di giorno, la notte riposano. Chissà se un giorno anche io avrò la loro stessa vita tranquilla. Sono intrappolato nel corpo di un ragazzo di diciassette anni, un adolescente che sarà per sempre tale.
Mi dirigo in cucina e preparo velocemente un tè, metto l'acqua a bollire e, nell'attesa che questa sia pronta, guardo le scatole in cui sono infilate le bustine e mi rendo conto di non sapere minimamente i suoi gusti. Decido di pensare a mia sorella e a cosa piacerebbe a lei, ma in quell'esatto istante mi accorgo che ho perso così tanto tempo lontano da casa che ho smesso di conoscere anche Margot. Alla fine opto per un tè invernale al gusto di mela e cannella. Metto la bustina in una tazza rossa e piena di cuoricini bianchi, verso l'acqua bollente e attendo che sia pronto.
Raggiungo Alma in camera, ma quando apro la porta, la trovo sdraiata sul pavimento a guardare il soffitto. La luce è spenta e questo mi fa sentire a mio agio perché i miei occhi si devono ancora abituare al sole e al bagliore artificiale.
Appoggio la tazza sul comodino e mi chino verso di lei.
«Cosa fai per terra?»
«Sono tutta bagnata, Dax. Dove dovevo mettermi?»
Quelle parole mi provocano una fitta allo stomaco, e nonostante io sappia perfettamente a cosa si riferisca, nella mia mente si innesca un meccanismo persistente che mi fa desiderare che sia io il motivo di quella frase.
Mi affretto verso l'armadio porgendole una maglia e un pantalone provando a dare la colpa agli impulsi animaleschi e non a un legame emotivo, poiché sono passati alcuni anni da quando sono stato trasformato e mi hanno detto che avrei perso ogni sentimento, completamente.
«Girati.» Eseguo gli ordini girandomi dalla parte opposta.
Il suo riflesso si intravede nei vetri della porta finestra del balcone. Cerco di distogliere lo sguardo ma le sue forme non mi fanno concentrare su altro. Mi iniziano a sudare le mani e il calore mi travolge tutto il corpo. Mi lecco il labbro inferiore cercando di produrre saliva per idratarmi la gola secca.
«Andrei a farmi una doccia prima.» Scatto per girarmi e accompagnarla verso il bagno. «No! Resta girato, so dov'è.» I miei occhi continuano a seguire il suo riflesso finché si chiude la porta. Intravedo il suo fondoschiena sodo e rialzato, le sue curve sono così ben delineate da farmi andare fuori di testa. Quando esce dalla camera lasciandomi solo seduto sul letto, mi abbandono cadendo all'indietro e alzando le braccia , permettendo al mio corpo finalmente di rilassarsi.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro