Capitolo 7.
🎶 Playlist del Capitolo 🎶
🏐 "Glamorous" – Fergie
🌸 "Bloom" – The Paper Kites
La prima a battere per la nostra squadra è Chloe, che per fortuna ci fa guadagnare due punti. Riprova di nuovo, ma questa volta fallisce. La palla passa agli avversari, e a battere è Edward.
Alex si lancia e riesce a difendere il nostro campo, spedendo la palla dall'altra parte con un colpo deciso. Poi si gira e mi fa l'occhiolino. Sospiro e alzo gli occhi al cielo.
Dopo una serie di turni e punti giocati, finalmente arriva il mio turno.
Stringo la palla tra le mani, pronta a colpire. Sento l'adrenalina scorrermi nelle vene. Fisso il campo avversario e mi concentro. Poi colpisco con forza.
La palla sfiora la rete e atterra dritta nel campo nemico. «Brava!» esclama Chloe, applaudendo. Sorrido soddisfatta, ma il mio sorriso si spegne quando sento un paio di occhi perforarmi. Lexa.
Mi fissa come un animale selvatico pronto a balzare sulla sua preda. Le sue labbra si piegano in un ghigno mentre incrocia le braccia al petto. «La stronza si sente fortunata, eh?» mormora, abbastanza forte perché possa sentirla. Non rispondo.
È di nuovo il mio turno. Getto un'occhiata a Killian, ma il suo sguardo mi blocca. È fermo su di me, penetrante, quasi inquietante. Deglutisco e mi preparo a colpire. La palla schizza via e atterra nel campo avversario con precisione millimetrica.
Un boato esplode attorno a me. Fischi, applausi, urla di esultanza. Lexa impreca sottovoce e si gira verso un suo compagno con un'espressione furiosa. Killian, invece, continua a fissarmi.
Un sorriso gli increspa appena le labbra, come se avesse trovato qualcosa di interessante. La tensione mi stringe lo stomaco. Ora tocca a lui. Si muove con calma, quasi con noncuranza, ma quando colpisce la palla lo fa con una precisione spietata. Mi lancio per difendere, ma è troppo veloce. Il punto è loro.
I suoi compagni esultano e, prima ancora di poter reagire, Lexa si avventa su di lui ridendo e gli avvolge le braccia attorno al collo. Il fastidio che sento è improvviso, pungente, fastidiosamente evidente. Stringo i denti. Lexa si sistema in posizione per battere.
Non ce la farà.Non glielo permetterò.
Scatto prima ancora di rendermene conto. Salto più in alto possibile e con un colpo deciso rispedisco la palla nel loro campo, segnando il punto per noi. Il fischio del coach segna la fine della partita. Riprendo fiato e mi giro soddisfatta. Lexa mi incenerisce con i suoi occhi gelidi, mentre Chloe mi salta addosso in un abbraccio. «Sei stata eccezionale!» esclama raggiante.
Non faccio in tempo a rispondere che una folla di persone mi circonda, come se fossi un nuovo fenomeno della pallavolo. Alex si avvicina, battendo le mani lentamente. «Devo dire che ci sai fare, fiorellino.» «Guarda e impara, magari ti aiuterà a ridimensionare il tuo ego enorme.» Lui ride, divertito. «Ne terrò conto.» Liam si unisce a noi, annuendo con approvazione.
«Sei stata davvero brava, complimenti.» Lo ringrazio e mi faccio spazio tra la folla. La sete si fa sentire. Rientro negli spogliatoi e bevo dalla mia borraccia. Quando esco, un gruppo di ragazzi mi blocca. «Come ti chiami? Ti abbiamo vista prima, sei stata incredibile!» Esito un attimo. Poi rispondo. «Iris.»
«Il nome perfetto per te. Te l'hanno mai detto che sei bellissima?» chiede uno di loro, facendomi l'occhiolino. Mi pento subito di aver risposto.
Cerco di uscire dalla folla, ma sono troppi. Troppi sguardi, troppe voci, troppe domande che mi piovono addosso tutte insieme.
«Scusate, devo andare» riesco appena a dire, ma vengo sommersa da altre richieste invadenti. L'irritazione mi sale alla gola. Sto per rispondere a tono quando una voce familiare mi blocca.
«Lei ora viene con me.» Mi giro di scatto. Killian è lì, le mani in tasca, lo sguardo gelido. Il fastidio nella sua voce è così evidente che i ragazzi si irrigidiscono all'istante.
Si avvicina a me e mi afferra per il polso, trascinandomi fuori da quell'ammasso di gente. «Probabilmente è il suo ragazzo. Peccato, era così carina» sento mormorare prima di uscire dalla palestra.
Appena siamo fuori, mi fermo di colpo e mi divincolo dalla sua presa. «Ma ti sembra normale fare così?» lo fulmino con lo sguardo.
Lui solleva un sopracciglio, divertito. «E tu come pensavi di liberarti di loro?» Inspiro a fondo, irritata. «Si saranno fatti idee sbagliate.»
«Perché? Temi che io sia troppo per te?» domanda con un sorrisetto malizioso. Mi viene quasi da ridere. Chi si crede di essere?
«Ti prego, non scherziamo» ribatto sarcastica. Il suo sorriso si allarga, e sulla guancia compare una fossetta. Così irritante... ma terribilmente adorabile.
Distolgo lo sguardo, scacciando quel pensiero. «Ok, grazie per l'aiuto non richiesto» sottolineo. «Ora devo andare.» Sorrido con finta cortesia e mi giro per andarmene, ma la sua voce mi ferma. «Aspetta, voglio farti vedere una cosa.» Mi volto con aria scettica. I suoi occhi verdi brillano di una luce così limpida da accecarmi per un istante.
Mi riprendo e il mio piano mi sembra chiaro: seguirlo, scoprire dove mi avrebbe portato. Avrei usato ogni momento per la mia vendetta. Camminiamo in silenzio per qualche minuto. Alla fine, la mia curiosità prende il sopravvento.
«Dove stiamo andando?» Lui sorride di lato. «Che senso ha dirtelo? Rovinerebbe la sorpresa.» Attraversiamo il corridoio fino a uscire nel cortile sul retro della scuola. Lo guardo con sospetto. «Hai per caso intenzione di uccidermi e seppellirmi qui?»
«Avevo proprio progettato un piano a riguardo, ma ora che mi hai scoperto dovrò improvvisare» replica, tenendo il mio gioco. Sorrido, ma quando vedo dove siamo, il fiato mi si blocca in gola.
Davanti a me si apre un piccolo giardino nascosto, un angolo di paradiso incastonato tra i muri della scuola. I raggi del sole accarezzano fiori di ogni tipo: girasoli, tulipani, rose, margherite... e iris.
Resto immobile, incantata dalla bellezza semplice e pura di quel posto. «Ti piace?» chiede Killian, con una nota di fierezza nella voce.
Annuisco, incapace di distogliere lo sguardo. «Se ne occupano gli studenti del primo anno, ma vengo sempre ad annaffiarli» spiega, osservando i fiori con aria soddisfatta. Si china e inizia a prendersene cura con una delicatezza che non avrei mai immaginato in lui.
«È diventato il mio angolo di pace in questa scuola.» Le sue parole si mescolano al profumo dolce dei fiori, al soffio leggero del vento che mi accarezza il viso.
«Sono bellissimi» mormoro, rapita. Mi giro verso di lui. Il sole illumina i suoi capelli scuri, e il suo sorriso è così sincero che potrei paragonarlo a uno di quei fiori. Per un attimo, mi sembra di essere chiusa in una bolla, lontana da tutto. Solo io, lui, e il respiro silenzioso della natura.
E poi i nostri sguardi si incrociano e, per un istante, il mondo intorno a noi scompare, lasciando solo noi due in un silenzio che grida più di mille parole.
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