Capitolo 6.
Iris
La campanella suona, segnando la fine dell'ora di storia. Una noia mortale. Parlare di trattati e accordi diplomatici dell'antichità non è esattamente coinvolgente.
Raccolgo in fretta le mie cose e mi dirigo verso Chloe, seduta in prima fila. Appena mi vede, mi sorride, poi sospira esasperata. «Questa lezione sembrava non finire più.»
«Gli accordi e i trattati sono fondamentali perché regolano i rapporti tra le nazioni e pongono le basi per bla bla bla...» dice, imitando la faccia del professore con una smorfia.
Scoppiamo a ridere, attirando qualche sguardo curioso. Raggiungiamo il corridoio e ci separiamo per sistemare le nostre cose negli armadietti. Dopo aver chiuso il mio, Chloe si avvicina entusiasta. «Sei pronta? Oggi c'è educazione fisica!»
Me n'ero completamente dimenticata. Per fortuna tengo sempre la tuta nell'armadietto. Non è qualcosa che mi preoccupa: mi considero abbastanza atletica. Un corpo allenato e agile può tornare utile per molti scopi. Soprattutto per il mio.
«Sì» dico, sorridendo di fronte al suo entusiasmo. «Dai, prendi la tuta e andiamo a cambiarci!» Prendo la tuta e ci dirigiamo verso gli spogliatoi. L'aria è calda e il posto è affollato di ragazze intente a cambiarsi. «Vado in bagno a cambiarmi, tu vai pure» dico a Chloe mentre appoggio le mie cose.
«Va bene, mi trovi in palestra. Sbrigati!» esclama, già pronta ad avviarsi. Mi chiedo come faccia a cambiarsi così velocemente. Questa ragazza continua a sorprendermi.
La fila per il bagno è infinita, ma non mi sentirei a mio agio a cambiarmi davanti a tutte queste persone. Mi chiedo cosa facciano lì dentro per metterci così tanto.
Dopo un'eternità, arriva il mio turno. Sto per entrare, ma qualcuno mi si para davanti, bloccandomi il passaggio.
È una ragazza. Si gira, e resto colpita dalla sua bellezza. Lunghi capelli rossi le scivolano sulle spalle, e due occhi di ghiaccio mi fissano con arroganza. Mi raddrizzo e mi schiarisco la gola.
«Scusa, ma ora tocca a me.» «Non vedi che ci sono io adesso?» ribatte, la voce intrisa di superiorità.
'Ma chi si crede di essere?'
«Rispetta la fila se vuoi entrare. Ora tocca a me, quindi spostati,» dico con tono fermo. La ragazza scoppia in una risata sguaiata, come se avessi detto la cosa più assurda al mondo. Alcune ragazze intorno a noi si voltano, incuriosite dalla scena.
Quando finalmente smette di ridere, mi fissa con quello sguardo tagliente. «Forse non ti è chiaro, biondina. Io entro, tu aspetti.» Stringo i pugni per trattenere la rabbia.
«Uno, non chiamarmi biondina. Due, rispetta la fila. Tre, spostati subito, brutta stronza.»
Le parole mi scivolano fuori taglienti, senza possibilità di essere fraintese. Lei solleva un sopracciglio, sorpresa dalla mia risposta. Poi sorride, un ghigno di sfida. Si avvicina di un passo, riducendo la distanza tra noi.
«Come mi hai chiamato?» sibila, stringendo gli occhi in due fessure di ghiaccio. Sto infrangendo la regola del non attirare troppo l'attenzione. Ma non posso permetterle di spaventarmi. Ferirebbe il mio orgoglio.
«Brutta stronza.» Sottolineo bene ogni lettera. Il suo volto si tende di rabbia. Fa per alzare una mano, ma una voce la interrompe.
«Lexa, andiamo. Lascia stare quella lì.» Una ragazza riccia si avvicina, impaziente. «Dobbiamo andare a formare le squadre. Lasciala perdere.» Lexa rimane immobile per un attimo, poi sbuffa e mi rivolge un'ultima occhiata carica di veleno. «Non ti azzardare ad avvicinarti a me. O te ne pentirai, bastarda.» Poi si allontana. Almeno non gliel'ho data vinta.
Entro in bagno, mi cambio velocemente e lego i capelli in una coda alta. Poi vado in palestra. È enorme, con attrezzi di ogni genere. Nemmeno un atleta professionista avrebbe tutte queste risorse. Tipico di una scuola privata. Cerco Chloe con lo sguardo, ma mi ritrovo a fissare qualcun altro. Killian.
È con Alex e alcuni amici, ride come se niente fosse, come se ieri non avesse progettato un piano di fuga. Come se fosse un bambino ignaro del mondo che lo aspetta. Chloe mi raggiunge, preoccupata. «Cos'è successo prima con Lexa?»
«Niente di che. Non ha rispettato la fila» rispondo indifferente alla questione.
«Si crede superiore solo perché la sua famiglia e quella dei Harvey si conoscono,» sospira Chloe, infastidita. E com'è possibile che l'attenzione di Iris Grayson non venga attirata sentendo il nome Harvey?
«In che senso?» chiedo curiosa. «Lexa Wilson è la figlia dei Wilson. Pare che la sua famiglia e quella dei Harvey siano in buoni rapporti. Fanno spesso molti affari insieme.»
Interessante. Non mi aiuterà molto, ma è possibile che tra di loro ci siano legami più profondi di quanto vogliano mostrare. Alla cerimonia osserverò attentamente. Mentirei se dicessi che non voglio andarci.
«Ah, ok,» dico a Chloe, nascondendo il mio interesse. Un fischio del coach interrompe la conversazione. «Avete cinque minuti per dividervi in due squadre. Oggi giochiamo a pallavolo!» urla. «Te la cavi?» mi chiede Chloe.
«Abbastanza.» Decidiamo di stare nella stessa squadra. Poco dopo ci raggiunge Alex. «Ciao, fiorellino.» Sollevo un sopracciglio, sarcastica.
«Mi unisco a voi» annuncia. «Sai almeno tenere una palla?» chiedo ironica.
«Di sicuro meglio di te, fiorellino,» ribatte, facendomi l'occhiolino. Chloe insiste che Alex sia utile in squadra, quindi lo accetto. Poco dopo si avvicina anche Liam.
«Posso?» chiede salutandomi con la mano. «Certo.» Con la coda dell'occhio noto Killian. È dall'altra parte del campo, insieme a Lexa, Scarlett ed Edward. Dopo cinque minuti le squadre sono pronte.
Io, Chloe, Alex e Liam.
Killian, Lexa, Scarlett ed Edward.
Il fischio del coach segna l'inizio della partita.
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