Capitolo 9
Non doveva finire così...
Anche se me lo sarei dovuta aspettare, visto com'è iniziata la giornata.
Tutte le mattine, dopo la doccia e prima delle lezioni, devo recarmi da Rick, che alloggia in un piccolo loft appena fuori dall'università. Mio padre avrebbe voluto che il medico vivesse nel mio stesso edificio, per praticità, diciamo, però, gli avevo chiesto di mantenere un "basso profilo" e lui ha esaudito la mia richiesta.
Già mi trovo al centro di pettegolezzi e gossip a causa di Vassili, se Rick fosse rimasto con me al campus le malelingue sarebbero andate a nozze.
Così pensavo di non vedere più quell'uomo irritante fino al giorno dopo e invece...
E tutto per un sorso di caffè al caramello.
«Vattene!» La mia voce è terribilmente debole e roca, una cosa che odio profondamente.
Detesto che lui mi veda così fragile.
Resta in silenzio e continua a fissarmi per quelle che mi sembrano ore, ma che, in realtà, saranno soltanto pochi attimi.
《Ti ho detto... vattene...》ripeto, dopo un altro conato di vomito.
In bocca ho il sapore acre della bile e dell'acido mentre il mio povero stomaco chiede pietà.
Le mani stringono convulsamente il bordo della tazza, unico elemento che mi separa dal pavimento.
Non ho la forza di rialzarmi.
Appoggio la guancia sudata e bagnata di lacrime sulla parete della cabina e chiudo gli occhi.
Il senso di nausea mi pervade ancora però pare si sia quietato un poco, il che è un bene visto che dovrò uscire da questo maledetto bagno prima che arrivi qualcuno.
《Posso... fare qualcosa per te?》domanda lui, con tono basso e titubante, come se si aspettasse un pugno da parte di Vassili.
Sì...
《No...》gracchio con voce roca, senza aprire gli occhi.《L'unica cosa... che puoi fare... è andartene...》aggiungo, fra un respiro spezzato e l'altro.
《Hai capito, ragazzo?》commenta Vassili, accentuando il suo accento russo come se si trattasse di un sicario da film di serie b.
Non riesco a trattenere un lieve sorriso perché immagino la faccia del povero Victor.
《Ho capito》rispondo lui, con lo sdegno nella voce.《Ma come posso lasciarla? Dopotutto è colpa mia se sta male...》
Le sue parole smuovono qualcosa nel mio petto e mi si forma un nodo di gola così grande che mi chiedo come faccio a respirare ancora.
Crede davvero che sia colpa sua?
《Victor...》mormoro il suo nome mentre riapro gli occhi e me lo ritrovo davanti.
Sobbalzo leggermente perché credevo si trovasse ancora in piedi, a debita distanza da me, e non così vicino da poter avvertire l'aroma fresco del suo deodorante.
Allunga una mano verso di me e le sue dita, un poco tremanti, mi scostano una ciocca di capelli umidi dalla guancia. Percepisco il mio volto andare a fuoco, senza un motivo apparente, e mi ritraggo da lui come una bestia ferita.
《Che... che fai?》gli chiedo, forse in maniera troppo maleducata, però mi ha preso in contropiede e la cosa mi ha lasciata sconcertata.
《Ti aiuto》risponde, inarcando un sopracciglio a causa della mia stupida domanda.《Se lo accetti...》aggiunge, incerto, quando Vassili si schiarisce la gola.
《D'accordo...》sussurro, dopo qualche istante di silenzio, maledicendomi nell'esatto momento in cui quella parola lascia le mie labbra.
Gli occhi di Victor si spalancano dalla sorpresa, segno che non credeva realmente che accettassi la sua proposta, e mi sorride come se avesse vinto chissà quale premio.
La mia guardia del corpo sospira pesantemente ma non interviene: sa che mi irriterei se facesse qualcosa senza prima avermi interpellato.
Victor si rialza e si dirige verso la fila di lavandini, di fronte allo specchio. Prende un paio di salviette e le inumidisce per poi tornare da me.
Intanto, io lascio la tazza ed appoggio la schiena alla parete della cabina, finendo seduta scompostamente con le gambe rannicchiate contro il petto.
Mi sento letteralmente svuotata.
Vassili allunga una mano e tira lo sciacquone, abbozzando un lieve sorrisino quando gli lancio un'occhiataccia.
Victor torna da me e mi porge le salviette bagnate così che io possa rinfrescarmi il volto provato. Non riesco a vedermi allo specchio ma credo di avere l'aspetto di un mostro.
Poi mi passa anche una salvietta asciutta con cui mi asciugo per bene il viso.
Durante tutta l'operazione nessuno parla.
Ma si tratta di un silenzio amichevole, per nulla pesante od opprimente.
《Te la senti di alzarti?》domanda il ragazzo, inginocchiandosi di fronte a me dopo aver gettato le salviette bel cestino.
No che non me la sento...
Vorrei solo raggomitolarmi a terra e chiudere gli occhi...
《Sì, certo...》rispondo, col tono più sicuro che riesco a racimolare.
Victor non controbatte però scambia una fugace occhiata con Vassili. E la cosa non mi piace per niente.
《Finitela voi due》sibilo, poggiando una mano sul pavimento per darmi la spinta.
Appena mi vede muovere, il ragazzo si china verso di me e le sue braccia mi avvolgono strettamente. Il suo profumo di pulito cozza con l'odoraccio che mi sento addosso, ma a lui non pare importare.
Le mie mani finiscono sulle sue spalle e percepisco i suoi muscoli lavorare per me: in un batter d'occhio mi trovo in piedi, seppur incerta e barcollante.
《Come ti senti?》mi chiede Victor, scrutandomi preoccupato, aspettandosi una ricaduta.
Da cani...
《Bene》affermo, fissandolo negli occhi e mentendo spudoratamente.
Il ragazzo non commenta ulteriormente e si scosta un poco da me. Le mani scivolano via dal mio provato corpo e lui si allontana per lasciarmi il mio spazio.
Tutto si svolge sotto lo sguardo attento di Vassili, che saggiamente non apre bocca.
Faccio un paio di passi sia per uscire dalla cabina sia per capire quanto io sia stabile sulle gambe. E noto con piacere che mi rimane abbastanza energia per raggiungere la mia stanza.
《Grazie per l'aiuto》dico, rivolgendomi a Victor, mentre scruto schifata il mio riflesso.
Sono davvero messa male.
Sembra che un camion mi abbia travolta quattro volte.
《Vado a farmi una doccia. Il nostro appuntamento di studio è rimandato. Mi dispiace》continuo, davvero contrita per quel "contrattempo", mentre raggiungo, a rilento, la porta.
Vassili è una presenza costante e silenziosa alle mie spalle.
《Ti posso accompagnare?》
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