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Capitolo 5

Le lezioni si sono trascinate lentamente: l'unica da ricordare è l'ora di psicologia, una materia affascinante che cerca di capire come funziona la mente umana, missione impossibile ma davvero intrigante.

Adesso sto aspettando il ragazzo dello zaino. Dovrebbe arrivare a momenti per conoscere il suo "tutor" ossia me. Nel pensare a ciò, non riesco a trattenere un sorriso.

«Lo stai rifacendo...» commenta la gelida voce siberiana di Vassili, facendomi trasalire leggermente.

Mi sono dimenticata della sua presenza, come la maggior parte delle volte d'altronde.

«Cosa?» domando, in tono disincantato, appoggiando gli avambracci alla scrivania ingombra di cose.

«Sorridi» mi risponde lui, scrollando le ampie spalle. «Senza un motivo, aggiungo...»

«Chi ti dice che io non abbia un valido motivo per sorridere?» chiedo al killer russo, accigliata dallo sconcerto che avverto nella sua voce.

Come se io non sorridessi mai...

«Il ragazzo dagli occhi tristi di stamattina?» replica Vassili, inclinando la testa di lato come se mi stesse studiando.

Sbatto le palpebre un paio di volte mentre tento di capire il significato nascosto delle sue parole, però non riesco a coglierlo e non mi piace non comprendere ciò che succede attorno a me.

«Perché lo chiami così?» domando, curiosa di sapere la risposta della mia guardia del corpo.

«Molte volte ho visto la sofferenza sui volti di chi mi sta accanto. Non è difficile per me interpretare sguardi e atteggiamenti.» È la criptica spiegazione prima che qualcuno bussi alla porta interrompendo la nostra simpatica conversazione.

Io e Vassili ci scambiamo una veloce occhiata, che gli fa sollevare un angolo della severa bocca, dopodiché faccio accomodare il mio, anzi nostro, visitatore.

«Avanti!»

«Ehm... Salve... Scusa il disturbo ma... Tu?!»

L'espressione sul viso del ragazzo dello zaino maltrattato è impagabile: mi fissa come se non credesse ai propri occhi, con un misto di sbigottimento e terrore.

«Ciao!» Lo saluto muovendo le dita in maniera comica e facendogli cenno di chiudere la porta. «Te l'avevo detto che ci saremmo rivisti...»

Nel vedere la sua reazione, deduco che il ragazzo non ci tenga particolarmente a trascorrere del tempo con me: infatti, rimane in piedi sulla porta senza alcuna intenzione di sedersi di fronte a me.

《Sono vegetariana» mento spudoratamente per tranquillizzarlo, appoggiando la schiena alla poltrona, sperando così di apparire inoffensiva ai suoi occhi.

Nell'udire quella pessima battuta, il suo sguardo scintilla divertito anche se la sua espressione non muta: resta imperscrutabile, quasi indifferente a ciò che lo circonda.

《Io vado》annuncia Vassili, rompendo il silenzio di stallo in cui siamo immersi io e lo sconosciuto.

《A più tardi》lo saluto con finta allegria mentre osservo il ragazzo fissare il russo con palese curiosità e scansarsi quando il killer fa un passo avanti.

《Sì... ehm... arrivederci... credo...》farfuglia lui, arretrando e lasciando passare Vassili come se avesse intuito la sua pericolosità.

Magari è davvero un killer...

Il mio cervello si perde in elucubrazioni astratte tanto che quasi non sento la porta che si chiude.

《Allora...》esordisce la matricola, strappandomi ai miei pensieri.《Sono venuto per dire che non ho alcuna necessità di essere seguito da un tutor quindi...》

Mi sta scaricando!

Adesso la sbigottita sono io.

È la prima volta in tutta la mia vita che tentano di scaricarmi, anche se lui utilizza un tono gentile, a differenza di molti altri che ho incontrato.

《Aspetta un attimo prima di decidere...》Lo blocco, alzando le mani e producendo un sorriso che spero essere rassicurante. «Per prima cosa: come fai a dire che non ti serve un tutor?»

Il ragazzo storce la bocca, come se fosse indeciso su come rispondermi, ma, alla fine, opta per la verità. O meglio, quella che lui crede essere la verità.

C'è una bella differenza.

«Suppongo che un tutor debba aiutare le matricole per tutto ciò che concerne l'università. Però, dato che non sono una persona tonta o sprovveduta, direi senza ombra di dubbio che non mi serve il tuo aiuto. Qualunque esso sia.» Mentre parla, stringe la cinghia dello zaino con così tanto forza che penso gli rimarrà un segno rosso sul palmo, a fine giornata.

«Sai che con questa frase hai appena offeso tutte le matricole?» lo prendo in giro, sogghignando in maniera beffarda.

«Come... Cosa... No, io...» Inizia a balbettare lui, preso in contropiede dalla mia reazione pacata e, forse insolita.

Chissà cosa si aspettava...

«Tranquillo...» gli dico in tono conciliante, facendogli cenno di sedersi sulla sedia di fronte a me. «Per farti perdonare, potresti cominciare dicendomi il tuo nome...»

Lo sconosciuto fissa la sedia come se volesse sbranarlo da un momento all'altro, ma capitola e si siede, anche se in punta, quasi volesse scappare appena abbasso la guardia.

«Victor. Mi chiamo Victor Saunders.» Si presenta, continuando a stringere la cinghia del suo povero zaino. «Chiedo scusa a tutte le matricole però non mi serve un tutor.»

Testardo...

«Piacere di conoscerti. Io sono Vivian e sarò il tuo tutor che tu lo voglia o no.» Gli sorrido per stemperare la durezza della mia affermazione: noto che sta per ribattere quindi non gli lascio il tempo per dire nulla e continuo a parlare. «Hai già l'alloggio? L'orario delle lezioni? Amici? Una cena?»

«Sì. Sì. Non mi servono. Non ho fame» mi risponde in modo sarcastico, alzandosi dalla sedia per andarsene.

Ma che succede?

Non capisco l'atteggiamento di Victor e la cosa, se da un lato mi infastidisce, dall'altro mi interessa parecchio, forse più del dovuto. Di certo non posso affezionarmi a lui, né a nessuno altro, però potrei diventare sua amica.

Che potrebbe accadere di male?

«Sei la matricola migliore che mi sia capitata ma a tutti servono degli amici. Sei fortunato: fra i miei compiti da tutor, c'è anche questo.» Lo imito e mi alzo a mia volta, porgendogli la mano destra. «Gioisci, Victor! Hai appena trovato un'amica!»

Avverto la lotta interiore che il ragazzo combatte dentro di sé e non posso fare a meno di chiedermi chi sia in realtà: sicuramente non si tratta della solita, ingenua matricola che, eccitata dalla prospettiva di cominciare il percorso universitario, non vede l'ora di entrare in una confraternita.

Scopriró cosa nascondi, Victor...

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