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Capitolo 1

Qualche settimana prima...





《Chiudi la finestra, per favore...》La voce di Rick contiene una nota di stanchezza mista a esasperazione.

Devo essere la sua peggior paziente.

《Solo perché l'hai chiesto "per favore"》ribatto, ironicamente, eseguendo il suo cortese ordine e bloccando il chiacchiericcio delle matricole al loro primo giorno di università.《Meglio?》

Lo so.

Non dovrei essere sarcastica e irritata: Rick è stato assunto da mio padre per il mio bene. Una botta di fortuna per il caro Rick.

Una volta non ero così cinica.

Non pensare al passato...

Serro gli occhi per un fuggevole attimo e subito lui si intromette.

《Mal di testa? Vertigini?》domanda, affascinato e fintamente preoccupato.

《Niente di tutto questo》replico, sollevando una palpebra.《Troppe chiacchiere inutili, ecco la causa...》

Odo Vassili sospirare rumorosamente e capisco di aver oltrepassato il limite: anche se ormai non mi interessa molto l'opinione altrui visto che papà mi ha lasciato carta bianca.

O quasi.

Mi siedo sulla poltrona nera, dietro la mia scrivania di tutor, e fisso i miei cani da guardia: da un lato c'è Rick, biondo e delicato, mentre dall'altro Vassili, testa rasata ed espressione truce in volto.

《Allora, ragazzi miei, quali sono i programmi per oggi?》domando ad entrambi e noto che nessuno di loro è felice di trovarsi qui.《Su, con quello che mio padre vi paga, almeno un sorriso potreste farlo...》

Rick ci prova al contrario di Vassili, che rimane imperturbabile, in piedi, con la schiena appoggiata alla parete.

《Non mi paga per sorridere》dice con un voce contenente un vago accento russo, retaggio del suo paese natio che neppure tanti anni in America sono riusciti a cancellare.

《Certo, certo.》Alzo gli occhi al cielo, insofferente alla serietà dell'uomo.《Ti paga per evitare che io muoia prima del tempo.》

A quelle parole, scorgo Rick sobbalzare come se avessi appena bestemmiato contro sua madre mentre, invece, ho solamente detto la verità. Non capirò mai perché le persone sono così refrattarie nell'ammettere ciò che realmente accade loro: piuttosto che dire la verità, preferiscono perdersi in sogni e illusioni.

Una volta possedevo molti più sogni di quanto sia umanamente possibile.

Non pensare al passato...

《Allora, io devo incontrare le matricole che mi hanno affidato fra circa dieci minuti.》Controllo l'orologio da polso che papà mi ha regalato tre anni fa.《Voi potete prendervi una pausa e andare a rilassarvi. Ci vediamo a pranzo.》

Detto ciò, mi alzo in piedi e faccio il giro della scrivania con l'intenzione di uscire dal piccolo ufficio che mi hanno dato insieme al mio ruolo di tutor, però non ci riesco.

Sono, infatti, fermata da una mano sulla spalla.

《Non prendo ordini da te, ma da tuo padre. E lui non vuole che io ti lasci sola. Per nessun motivo.》Il peso della mano di Vassili diventa irritante così mi volto e gli scocco un'occhiataccia.

《Fai come vuoi. Basta che nessuno ti veda.》

Cerco di scrollarmi via la sua manona, ma lui si ostina a tenermi testa finché non sospira e arretra di un passo: Vassili è la persona che sospira di più al mondo.

《Sarebbe tutto più semplice se tu...》Inizia per poi fermarsi, incrociando le braccia al petto muscoloso.

Una spia oppure un killer...

Papà non mi ha voluto dire come ha conosciuto Vassili quindi sto cercando di scoprirlo per conto mio e la rosa dei sospetti si è ridotta a due professioni: spia, data la sua bravura nel mimetizzarsi in una fiumana di studenti, e killer, visto la sua perenne espressione truce.

《Se io...》Lo sollecito a finire la frase ma lui si trincera dietro un muro di ostinato silenzio.

Scuoto la testa e mi allontano sia da lui che da Rick, che ha ascoltato la "conversazione" dalla sedia accanto alla scrivania: ho bisogno di rimanere da sola per qualche minuto prima di incontrare gli studenti.

Appoggio la mano alla maniglia, la stringo e succede.

Una morsa violenta afferra il mio cuore e lo stritola senza alcuna pietà, mozzandomi il fiato e facendomi accartocciare su me stessa.

《Vivian!》esclama Rick, con voce spaventata, mentre si precipita da me, producendo un fracasso enorme.

Non avverto le sue mani sulle mie spalle, ma quelle più rudi e pesanti di Vassili: d'altra parte quello più vicino a me è il killer/spia russo.

《Non le hai prese, vero?》chiede in tono duro, sorreggendomi con delicatezza insolita per uno della sua stazza.

《Eh no》riesco a dire prima che un'altra fitta al petto mi costringa al silenzio.《Mi fanno... venire mal di testa... oggi devo essere... al mio meglio...》

Esaurita la debole spiegazione, mi concentro sulla difficile operazione di respirare senza lasciarci la pelle. Chiudo gli occhi, abbandonandomi alle braccia poco rassicuranti di Vassili, e tento di riprendere il controllo del mio corpo.

《Devo dirlo a tuo padre, Vivian》afferma Rick, in un punto imprecisato vicino a me.

《Non... provarci...》lo minaccio, sollevando a forza una palpebra.《Non è... successo nulla...》

《Nulla?!》ripete lui, scioccato, con gli occhi azzurri sgranati.《Vivian tu sei...》

《Lo so》sibilo, furente, rimettendomi in piedi nonostante il dolore al petto persista.《Lo so cosa sono. Ma papà mi ha promesso questo anno e tu non me lo rovinerai, Rick.》

Vassili rimane in silenzio e continua a sostenermi mentre duello col biondino a furia di sguardi assassini: occhi celesti contro occhi verdi.

Ovviamente la spunto io, anche perché Rick è un uomo pavido e senza nerbo.

《Ora, se permetti, vado a conoscere le matricole che mi sono state affidate.》Mi scosto dall'omone russo, che mi lascia andare senza commentare, e provo a fare qualche incerto passo verso la porta semiaperta.

Non svengo né provo l'intenso dolore di prima, anche se il petto continua a dolermi lievemente.

《Ti accompagno》dice Vassili, spalancando l'uscio e precedendomi fuori.

《Fai come ti pare...》borbotto, passandomi una mano sul volto per cancellare le tracce di sudore freddo, residui del piccolo mancamento di qualche istante fa.

《La tua borsa...》commenta l'omone, chiudendo la porta davanti alla faccia sconvolta di Rick per poi porgermi la grande borsa marrone e lisa che utilizzo sempre.

《Grazie》dico, diffidente, iniziando a percorrere l'interminabile corridoio che mi porterà all'ascensore.

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