Prologo
Sono le nove e mezza di un ordinario sabato sera. Mi accorgo che il mio telefono non smette di vibrare sulla scrivania. Mi convinco ad alzarmi dal letto e andare a rispondere.
<<Tommaso, ti sei deciso, quindi?>> domanda Guido.
<<Ti ho già detto che non ho intenzione di venire a quello stupido ballo di fine anno!>> rispondo io esasperato.
<<Ci sarà tutta la scuola. È la nostra occasione per festeggiare la fine del liceo con tutti nostri amici!>>
<<Quali amici,scusa?>> sono perplesso. Il mio migliore amico è Guido, dato che è anche l'unico.
<<Sarà un'occasione per farci nuovi amici, dai. Magari incontriamo anche qualche ragazza! Se hai capito che intendo...>>
<<Le ragazze non mi parlano, non credo inizieranno stasera.>> mi sta proprio innervosendo.
<<Dai, amico! Ci sarà anche Anna. Magari stasera si accorge di me! Fallo per il tuo unico e solo amico.>>
<<E va bene>>dico arrendendomi. Riesce sempre a convincermi.
<<Passo a prenderti alle 11. A dopo>>
<<Okay. Ciao>>
Non sono mai andato a una festa. Il mio ideale sabato sera è giocare con l' Xbox insieme a Guido. E poi, come si ci veste per una serata del genere? Riprendo il telefono e richiamo Guido.
<<Non dirmi che hai cambiato idea!?>> risponde preoccupato.
<<No...senti come cavolo mi devo vestire?>>
<<È un evento importante. Mettiti una giacca... e anche una cravatta. Saranno tutti in tiro.>>
<<Okay grazie>> riaggancio e vado a farmi una doccia.
Mi avvolgo l'asciugamano intorno alla vita e torno in camera mia. Apro l'armadio e prendo i pantaloni neri eleganti con la giacca abbinata. Mi accorgo che non ho una cravatta.
<<Mamma>> chiamo dalla mia stanza. <<Dimmi, tesoro>>
<<Niente... ho deciso di andare al ballo>>
<<Veramente?>>dice lei emettendo un gridolino di entusiasmo.
<<Papà ha una cravatta da prestarmi?>> non faccio in tempo a finire la frase che mia mamma è già corsa in camera da letto. Dopo qualche istante ritorna con un mucchio di cravatte.
<<Questa è carina>> dice mostrandomi una cravatta a quadretti. Non credo proprio che lo sia. Mi limito ad annuire. <<Con questo farai un figurone!>> Mi porge un papillon nero.
Non mi sembra una pessima idea. << Va bene, grazie>> dico sfoderando un sorriso di assenso.
Una volta vestito mi guardo allo specchio. La camicia bianca non è male. I capelli sono troppo scombinati. Prendo il pettine e il gel e li tiro indietro. Così è molto meglio.
Sono appena le 11 e Guido è già arrivato.... con sua mamma. Certo, entrambi abbiamo già la patente ma nessuno dei due ha una macchina. Questa è l'unica soluzione. Scendo e salgo in macchina salutando sua mamma <<Buonasera, Giovanna>>
<<Ciao caro, come sei elegante!>> Accenno un sorriso timido e la ringrazio. Guido é vestito come me, solo che indossa una cravatta azzurra.
Scendiamo dalla macchina, salutiamo Giovanna e ci dirigiamo all'ingresso. All'entrata c'é un uomo robusto che ci guarda con aria divertita e ci chiede di fargli vedere i biglietti. Glieli porgiamo, li controlla e ci lascia entrare. L'incubo sta per cominciare.
Appena dentro ci sono ragazzi in jeans e maglietta che si strusciano sulle ragazze. Sono tutti già ubriachi. Ci avviciniamo alla pista da ballo e un ragazzo mi versa addosso il suo drink. Non so cosa sia, non ho mai bevuto. <<Levati, sfigato. Ma ti sei visto? Stai andando a un matrimonio?>> dice sghignazzando senza neanche chiedermi scusa. Mi volto e Guido è scomparso. Forse è andato a cercare Anna. E io sono rimasto solo. Cerco un posto dove sedermi e passo tutta la serata a guardare ragazze ubriache avvinghiate a ragazzi altrettanto ubriachi e giocando a clash of clans. All' una e mezza vedo Guido che si dirige verso di me. <<Finalmente, dove sei stato tutta la sera?>> dico io abbastanza irritato.
<<Non sai cosa è successo! Anna era ubriaca e mi ha trovato buffo e carino. E abbiamo passato la serata a baciarci sul divanetto.>>
<<Ah... Sono contento per te...>>
<<Purtroppo è arrivato mio padre, dobbiamo andare.>>
<<Okay>>
Sono felice per lui però era l'ultima sera che avremmo passato insieme. Ci trasferiremo in città diverse domani. O per meglio dire oggi. Entrambi frequenteremo i corsi zero, il che vuol dire che non avremo neanche il tempo di rivederci.
Scendo dalla macchina ringraziando il padre di Guido. Ci salutiamo con un grande abbraccio. Decisamente mi mancherà. Apro la porta della mia villetta e salgo in camera mia. Mi addormento profondamente con la consapevolezza che sarà una lunga giornata.
(Lo so, può sembrare un po' noioso ma il resto del libro non è così. È solo un capitolo di introduzione per spiegare il carattere del protagonista. )
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