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Tornai a casa , dopo quella giornata così stressante, e dopo aver confessato a mia madre cosa fosse successo col Preside, mi mise in punizione, nonostante non fosse del tutto colpa mia.

Mio nonno soffriva di Alzheimer, e qualche settimana prima aveva accidentalmente bruciato quella dannata lettera della scuola, pensando fosse altro.

Era difficile stargli accanto, faceva male.

Ma soprattuto era orribile guardare mia nonna comprendere sempre di più che l'amore della sua vita se n'era andato, e che tornava solo a volte, sempre più rare. Mia nonna continuava ad essergli accanto, ad amarlo più di se stessa, a vivere anche per lui.


Mentre ero rannicchiata sul letto della mia camera a guardare Netflix, mia nonna entrò.

"Tesoro, tua madre mi ha detto cosa è successo oggi a scuola... non è colpa tua, ma neanche di tua madre."

"Lo so nonna. Ma tanto ormai sa solo mettermi in punizione, non si accorge mai di come sto, non mi ascolta mai veramente."

"La separazione con Jake è stata difficile.. e forse anche se non lo da a vedere soffre molto. Dalle del tempo."

Mia nonna aveva ragione, mia madre non mi ascoltava più, ma neanche io ne ero più in grado...

Annuii e le dedicai un debole sorriso. Dopo di che tornai a Netflix, a quelle storie d'amore così struggenti che mi piacevano tanto, che però non avrei mai voluto vivere in prima persona.

Mi addormentai poco dopo.

La mattina dopo, mi sveglia tranquilla, se così mi potessi definire, dato che l'ansia mi accompagnava sempre, in ogni azione quotidiana, in ogni gesto, in ogni parola.

Indossai la divisa che mi era stata consegnata il giorno prima in segreteria su ordine del Preside. Mi faceva sentire rididcola, aveva una gonna leggermente bombata rosa e una camicia con bottoni argentati anchessa rosa e il logo SM della scuola in alto a destra cucito (Saint Martin).

Entrai in classe e con mia grande sorpresa, sta volta non caddi, o meglio nessuno mi fece cadere.

Eravamo una ventina, più maschi che femmine, con una percentuale di circa 30% femminile.

Una ragazza bionda con i capelli liscissimi e una fascia rosa in testa mi si avvicinò, era magra e alta. In confronto, io sembravo un nano.

"Ciao"

"Ciao" risposi timidamente. La fissai, era molto bella.

"Mi chiamo Jasmine. E tu...sei nuova e sei italiana, vero? Voglio conoscerti meglio" mi disse strizzando un occhio azzurro contornato da un trucco roseo.

Sorrisi, era stata buffa. "Piacere, Olivia," risposi " ma puoi chiamarmi Olly"

"Stasera c'è la festa di inizio anno a casa mia. Ti andrebbe di venire?"

Nella mia testa avanzò l'idea di centinaia di ragazzi che ballavano con musica assordante, tutti stretti, così tanti, così ubriachi... temetti di avere un attacco di panico al solo pensiero.

Poi dissi sì, non pensando minimamente ad eventuali conseguenze.

Seguii le lezioni affianco a Jasmine per circa cinque ore, nel mentre ebbi modo di riflettere sulla fortuna di non avere David Harper in classe. Forse era più grande di me di qualche anno. Forse era ripetente.

Forse dovevo smettere di pensarci, anche perchè non lo sopportavo proprio.

Il pomeriggio lo trascorsi a casa, da sola con mia madre. I miei nonni erano fuori per qualche giorno, per una cura sperimentale. A cui non credeva nessuno, forse neanche i medici stessi.

Appena ero tornata, le avevo chiesto scusa per il giorno precedente e le avevo domandato se potessi andare alla festa...e la punizione era magicamente scomparsa, dato che mi aveva detto di sì, felicemente.

Forse sapeva da quanto tempo non andassi ad una festa, forse secoli.

Non era mancato il monito di tornare per mezzanotte come Cenerentola, e di tornare rigorosamente in bici, come se io avessi mai bevuto in vita mia e come se non fosse più pericoloso tornare in bici.

Non sapendo cosa mi aspettasse, misi qualcosa di semplice, un jeans aderente e una maglione color pesca a collo alto. Due piccoli orecchini dorati a cerchio e una collanina sottile.

Una volta avrei mostrato di più il mio corpo, avrei messo più trucco, una volta sarei stata diversa. Ma dopo la separazione dei miei mi sentivo come se non servisse, come se qualsiasi cosa mettessi in più non avesse importanza.

Mi sentivo come se la semplicità potesse tenere a bada le brutte cose, e ora volevo essere diversa da mia madre e dal suo modo di vestire egocentrico e lussuoso.

Una volta finito di prepararmi, se così potesse chiamarsi, uscii di casa con la bici, per fortuna la casa era a pochi isolati dalla mia, almeno questo era quello che diceva Google Maps.

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