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Capitolo 30

Il giorno dopo mi svegliai riposato e soprattutto caldo, qualche linea di febbre e un po' di raffreddore, ma nulla che non potesse passare con una tachipirina.

Mi alzai dal letto ancora intontito dal sonno e mi diressi verso il bagno per una bella doccia calda mattutina, mi infilai una tuta e scesi in cucina.

"Buongiorno." Dissi sbadigliando e notando che erano già tutti belli e svegli intenti a fare colazione, ma come mai Julian non era venuto a svegliarmi?

"Buongiorno Aron, beh come hai dormito?" Mi chiese Daisy sempre gentile.

"Benissimo, la ringrazio per il brodo di ieri sera." Le sorrisi timido.

"Oh, ma figurati. Dopo quello che era successo era il minimo." Rispose per poi mettere al mio posto un bel piatto di Doraiaki con la Nutella.

Sarei ingrassato di lì a poco con quella dieta poco salutare, ma in quel momento il mio stomaco non era d'accordo con la parola dieta perciò lasciai correre.

Mi sedetti intento a mangiare e notai Julian fregarmi uno seguito da Luna.

"Ehi, voi avete già mangiato!" Li ripresi.

Se c'era una cosa che odiavo era quando una persona mi toglieva il cibo dal piatto dopo che aveva già mangiato la sua porzione.

"Ragazzi voi avete già mangiato, suvvia le mani a posto. Dove sono le buone maniere?" Disse Daisy ai due fratelli.

I fratelli si scusarono per poi guardarmi e ridere come due ebeti.

C'era qualcosa di inquietante in quella mattina a colazione.

O forse era finalmente la normalità ritrovata. Dopotutto per più di un anno Luna era stata fredda e scorbutica con la sua famiglia, in quel momento sembrava essere finalmente tranquilla.

Il campanello suonó richiamando l'attenzione di tutti.

"Chi può mai essere alle 8:00 del mattino?" Domandó il padre di Luna alzandosi per andare ad aprire la porta.

"Julian ma vostro padre come si chiama? Non l'ho mai saputo." Chiesi sussurrando per non farmi sentire.

"Si chiama Paul." Rispose al suo posto
Luna.

Era davvero simile a Julian, se non avesse preso il colore dei capelli di sua madre sarebbe stato tutto suo padre.

Per un attimo immaginai Julian con i capelli scuri... Faceva davvero schifo.

"Buongiorno ragazzi, mi mancava vedervi così presto per fare colazione con noi in questa casa."

Disse Paul entrando in cucina seguito da Ginevra ed Evan.

"Ragazzi? Così presto?" Mi girai verso di loro per poi alzarmi e abbracciarli.

"Aron eravamo preoccupati! Julian ci ha detto... Di ieri." Rispose Ginevra ricambiando l'abbraccio.

"Vedi prima di adesso noi facevamo capolino qui ogni giorno per la colazione di Daisy." Rispose Evan cercando di richiamare l'attenzione.

"Sei sempre il solito Evan, so quanto ti piacciono i miei Doraiaki. Per vostra fortuna ne sono rimasti ancora un po', ammetto di averne fatti molti stamattina. Ero in vena di pasticciera, perciò accomodatevi. Torno subito."

Rispose sorridente uscendo dalla cucina con suo marito, era l'ora di andare a lavoro.

"Allora chi vuole raccontarci?" Chiese Evan addentando con gusto il suo dolce mattutino.

"Evan stai sbavando? Sul serio?" Gli diede una gomitata Ginevra.

A guardarli facevano ridere, erano molto diversi dai ragazzi che ricordavo di aver conosciuto all'epoca.

"Che c'è? Sono buoni." Rispose per giustificarsi lui.

"Bene, io ieri vi ho accennato qualcosa, ma la verità è che se siete qui è per il volere di mia sorella. Diciamo che preferisco che sia lei a parlare." Interruppe la loro conversazione Julian.

Luna sembrava alquanto irritata stranamente, anche se poco prima non lo sembrava affatto... Notai che il suo sguardo non era dedicato a Evan, ma bensì a Ginevra. C'era qualcosa di sospeso fra quelle due, qualcosa che io non sapevo.

"Mia sorella voleva parlarvi." Prese nuovamente parola Julian sicuramente stufo dei silenzi attorno al tavolo.

Nessuno accennava a parlare.

Potevo capire l'imbarazzo di Luna con i suoi amici, così come potevo chiaramente leggere il loro stupore sulle loro facce.
Fino a quel momento avevano cercato di smorzare la tensione con quegli atteggiamenti infantili, ma era finalmente arrivata l'ora del faccia a faccia per tutti loro.

"Bene, credo sia arrivato il momento.
Io volevo scusarmi con voi per come vi ho trattato, per non avervi ascoltato e per non avervi dato modo di starmi accanto dopo tutto quel casino.
Per avervi rimpiazzato con quel gruppo di merda che erano i miei nuovi amici e con cui non mi divertivo nemmeno.
Erano solo un passatempo per capire come funzionavano le cose in quel mondo che era il vostro, e anche un modo per andare avanti.
Mi dispiace ragazzi.
Spero possiate sorvolare il mio comportamento di merda." Le parole di Luna riecheggiarono nella cucina così come rimbombarono nelle nostre orecchie.

Evan sembrò assumere uno sguardo tenero nel mentre la guardava e un po' mi ingelosì.

Dopotutto lui e lei... Beh per fortuna era passato.

Ma Ginevra invece sembrò più passiva e non sollevò gli occhi dal suo piatto quasi impaurita da ciò che la ragazza un tempo sua migliore amica potesse dire.

"Ginevra." La richiamó Luna e così lei sentendosi richiamata alzò finalmente lo sguardo.

"Non ho dimenticato quello che mi hai detto quella mattina in cui mi sono risvegliata in quel letto, sappilo. Spero vivamente che tu rimanga al tuo posto, perché le cose adesso sono tornate come dovevano essere fin dall'inizio, ed io ho bisogno di tempo e dimostrazioni di fiducia da parte tua per potermi fidare di nuovo di te." Le parole di Luna sembrarono o trafiggere Ginevra nel profondo e in un millisecondo la vidi posare i suoi occhi scuri su di me.

La cosa mi lasciò nettamente perplesso e a disagio, così come sicuramente aveva lasciato a disagio gli altri presenti.

Ma quella conversazione sembrò prendere una forma alquanto difficile, come se fossero solo loro due solo per un breve istante.

"Ma si dai, già che ci stiamo a sto punto glielo dici. Tanto glielo hai fatto già capire rendendomi ridicola!" Sbottó improvvisamente Ginevra nei confronti di Luna.

"È una cosa che gli devi dire tu, raccogli il coraggio e le palle che ti sei sempre vantata di avere e fallo." Rispose Luna cominciando ad alterarsi.

Julian non capendo la situazione si mise in mezzo.

"Ragazze calma, stavamo chiarendo e adesso ne sbuca fuori un altra. Potete essere dirette senza giri di parole? Grazie."

Si appoggió al mobile alle sue spalle a braccia conserte guardando sua sorella e la sua ex migliore amica, che probabilmente migliore amica non sarebbe più stata.

"La mia cara Ginevra in un discorso di consolazione in ospedale, si è lasciata sfuggire troppe tenerezze e complimenti nei confronti di Aron, prima che io potessi realizzare la cosa che lui ormai era a chilometri da me, lei mi confessò che era praticamente cotta di lui e quello fu un motivo aggiuntivo che mi spinse ad allontanarla ecco perché non so se darle la mia fiducia." Detto ciò Luna mi fissó cercando di entrarmi dentro per capire le mie emozioni.

A riguardo di cosa poi?

Io amavo lei e avrei sempre amato lei, ma mi sarebbe risultato più difficile guardare Ginevra come amica, perché il dubbio dei sentimenti nei miei confronti fece vacillare la mia sicurezza.

Perché potevo piacerle ancora.

La fissai sconcertato, colei che mi aveva trattato di cazzo fin dal primo momento in cui ero arrivato e poi con il tempo aveva subito cominciato a trattarmi diversamente.

Per poi scoprire che in realtà aveva un motivo.

IO LE PIACEVO.

Realizzai anche quei modi bruschi di rivolgersi a Luna, quella volta che io la rimproverai per non essere stata un amica comprensiva.

La verità era la gelosia.

"Cosa? Stai scherzando Ginevra? E io lo vengo a sapere solo adesso?" Evan si alzó furioso urlando verso di lei.

Reazione inaspettata che provocó l'interesse di Julian.

"Evan è passato, ti prego... Te lo avrei detto." Si alzó anche lei cercando di farlo calmare.

Luna un po' sorpresa dall'atteggiamento di Evan e di suo fratello cercò lo sguardo del suo amico che sembrò captare il suo.

"Anche noi non appena le acque si sarebbero calmate volevamo dirvi che stavamo insieme. Ma ora non so se posso fidarmi di lei, perché comincio a pensare che tu si sia messa con me per dimenticarlo." Rispose Evan alquanto deluso e frustrato.

Quella che doveva essere una riunione di pace, divenne un altro motivo di disguidi.

"Scusate io non mi sto sentendo bene." Julian sparì dalla cucina fiondandosi per le scale.

Lo sguardo di Luna mi fece intendere che dovevo seguirlo.

"Io me ne vado." Evan prese e uscì di corsa con lo sguardo perso mentre Ginevra e Luna rimasero interdette.

"Spero tu sia contenta adesso, hai rovinato tutto! E tu volevi scusarti? Secondo me era solo un motivo per creare altro scompiglio e sai? Ci sei riuscita benissimo." Ginevra detto ciò in risposta al silenzio di Luna seguì Evan andando via.

Io d'altro canto non sapevo cosa dire.

Fino alla sera prima sembrava essere tornato tutto normale che lei fosse tornata ad essere tranquilla e pacata, ma la realtà dei fatti era che tutto quel tempo passato e quelle compagnie che aveva frequentato in fondo l'avevano cambiata

Ma l'amavo e dovevo farmene una ragione, perché amare voleva dire accettare i difetti di una persona e non solo i pregi. Dopotutto tutto le persone non rimangono mai quel che sono... Cambiano sempre in base alle esperienze e al tempo; a volte in meglio e a volte in peggio.

Nonostante ciò ero arrabbiato con lei, perché ci sono cose che si possono benissimo evitare di dire o di fare.

Ma lei si era fatta prendere dal rancore.

"Aron, io..." Cercó di parlare ma la fermai.

"Non voglio parlarti me ascoltarti adesso, devo andare da Julian." Detto ciò mi diressi per le scale verso la camera del mio amico.

La porta era aperta e sentii dei piccoli singhiozzi soffocati nel silenzio.

"Amico tutto bene?" Chiesi entrando con cautela e vedendolo steso con la guancia sul cuscino impregnato di lacrime.

"No, non va bene mai un cazzo! Io volevo dirglielo che la volevo e che l'amavo capisci? Mi fidavo del fatto che fossero amici e invece mi è stata soffiata da sotto il naso." Rispose fra le lacrime.

Sperai di non aver capito bene cosa intendesse e invece avevo capito benissimo.

"Si Aron, so che mi hai inteso.
In fondo noi ci siamo sempre capiti con uno sguardo. Io ero e tutt'ora sono... Innamorato di Ginevra."

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