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Capitolo 26

Rientrammo in villa per l'ora di pranzo e Luna senza perdere tempo si fiondó per le scale per salire in camera.

Io invece mi tolsi tutto quell'imbacucco più o meno pesante di cui mi ero armato e mi soffermai su Julian, intendo a spogliarsi anche lui.

"Allora ha detto qualcosa di importante fuori dal pub? Io ho avuto una interessante conversazione con i nostri vecchi compari." Gli dissi contento di aver concluso qualcosa quella mattina.

Julian sospiró.

"Era diventata di fuoco quando ha visto Ginevra fra le tua braccia, sai ha sempre visto che non andavate molto d'accordo e vedervi in quel modo ha scatenato il putiferio. Diciamo che le ho detto che è grazie a loro se tu hai potuto salvarla, in risposta ha taciuto. Perché su quel punto di vista non può dire nulla e lo sa.
Le hai dato una vita normale e questo vale per sempre!" Sorrise scaltro.

Sorrisi contento.

Volevo parlarle da solo, ma come fare?

Così mi diressi su per le scale e vidi la porta della sua stanza aperta, la voglia di entrare mi assalì.
Così presi coraggio e lo feci.

Entrai e con mia sorpresa notai che la camera era identica alla mia, con la differenza delle pareti che erano colorate di un rosa pallido e bianco latte.

Luna era sdraiata sul letto a fissare il soffitto e non appena mi vide si mise a sedere, nei suoi occhi lessi di nuovo la rabbia di vedermi.

"Cosa vuoi? Chi ti ha dato il permesso di entrare? Per quanto tu possa essere un ospite, questo onore non ti è concesso!" Disse amara.

"Io vorrei solo che tu mi ascoltassi, non voglio nient'altro. Dopodiché potrai decidere di trattarmi ancora come un pezzo di merda o meno, ma solo dopo avermi ascoltato." Le risposi calmo.

Silenzio.

Sembrò per la prima volta fare attenzione alle mie parole, annuì.
O meglio così sembrava e poi si rivolse verso la finestra.
Non era educato il fatto di parlarle mentre lei era di spalle, ma se era l'unico modo per farle ascoltare ciò che dovevo.

Lo avrei fatto comunque.

"I miei genitori si stanno separando. Mio padre si è giocato tutti i soldi per una donna con cui aveva tradito mia madre.
Per quel motivo ci siamo trovati in crisi e mia madre lo ha scoperto solo dopo.
Mio padre voleva recuperare i soldi perduti con la vendita della villa, per questo motivo siamo andati via.
Gli acquirenti volevano in anticipo quella villa e sono stato obbligato ad andarmene con la mia famiglia per causa di forze maggiori. Ho dovuto pagare io per i loro casini, ma credimi Luna mai per un istante ho pensato di abbandonarti." Le confessai tutto quello che volevo dirle da tempo.

Luna in risposta si giró di scatto verso di me e potei notare i suoi occhi colmi di lacrime.

"Ho trascorso notti insonni a pensarti.
A ricordarti. A pensare a cosa avrei fatto senza te vicino e chiedendomi perché fossi sparito. Ricordai che in fin dei conti eri un ragazzo di città e che volevi solo la mia verginità come tutti gli altri.
Ho pianto per mesi e tutt'ora ogni tanto quei ricordi tornano a far capolino nella mia testa, perché una parte di me ancora non vuole credere che tu sia stato tanto bastardo da fare una cosa del genere.
Come pensi possa credere a una cosa del genere? Potevi benissimo opporti, ma la verità è che non ti importava!" Le lacrime continuano a scendere sul suo viso illuminato dal sole di mezzogiorno, ricordandomi per un attimo quei giorni estivi in cui indossava quei strani vestiti che la caratterizzavano per quello che la mia mente venerava.

"Come puoi dubitare? Sono venuto fin qui per dirti questa verità. E poi come potevo oppormi? Ero sconvolto e preoccupato! Mi sono sottoposto ad un intervento per te. Per salvarti!
E tu? Sai solo essere egoista.
Cosa ne è stato di quella bellissima e dolce ragazza che mi ha rubato il cuore? Quella ragazza comprensiva che con i suoi discorsi mi rapiva.
Per te ho persino smesso di fumare!
Mi hai lasciato un segno dentro ed un vuoto che non ho più colmato con niente e nessuno e sai perché? Perché i vuoti li riempie solo chi li provoca mia cara.
E ahimè, tu sei ancora il mio tormento più grande." Le risposi avvicinandomi pian piano a lei fino a ritrovarmi ad un palmo dal suo viso e costringendola ad indietreggiare sino alla parete.

"Dopo tutto questo tempo, tu?" Chiese in un sussurro a malapena udibile.

"Sempre Luna!"

Le nostre labbra erano vicinissime e un desiderio irrefrenabile prese il sopravvento nel mio petto.

Il suo sguardo seducente e penetrante mi bruciò. Sentivo le mie labbra fremere dalla voglia di sfiorare solo per un istante le sue. Ancora una volta.

Luna non attese altro tempo.

Si fiondó sulle mie labbra cingendo le braccia attorno al mio collo.
Il bacio era passionale, famelico e pieno di parole soffocate dal tempo.

Volevamo solo sentirci ancora.

Pian piano arrivammo sul letto ed io sopra di lei a gattoni per non schiacciarla. Era sempre la mia fragile Luna, la ragazza con cui avevo provato l'afrodisiaca sensazione del paradiso.

L'atmosfera invece in quel momento parve essere davvero molto calda, e tutt'altro paradisiaca.
Pian piano cercò di sfilarmi i vestiti ed io le sollevai la maglia cercando di sfiorarle la pelle del ventre.

"Luna, di questo passo non riusciremo a fermarci." Le sussurrai sulle labbra fissandola intensamente negli occhi.

"Chi ha detto che voglio fermarmi? Ti ho desiderato per notti intere senza dormire. Non mi sono più concessa a nessuno dopo di te e sai perché? Perché eri tu l'uomo che volevo. Tu e il tuo fottuto cazzo! Era te che volevo dentro di me.
Solo tu." Rispose per poi riprendere a baciarmi famelica e vogliosa.

Un po' la sua selvaggia sfrontatezza di parole e atteggiamenti mi lasciò stupito. Era cambiata e forse non era poi così male quel suo lato ribelle.

Un lato che per lei temevo molto.

Non era più l'ingenua e semplice ragazza che ricordavo.
Certo qualcosa restava sempre, ma momentaneamente sembrava essersi assopita... Potei ritrovare quel poco di lei solo nelle sue parole.
Sembrava essere molto più matura della sua età, ma ricordai che la vita era fatta di esperienze che volente o nolente portavano a crescere.

"Prendimi adesso. Su questo letto." Disse mettendomi una mano al pacco.

Mi spaventai non appena sentii bussare alla porta e così mi alzai di corsa in preda all'eccitazione, per sistemarmi come meglio potevo i vestiti.

Fissai la porta sperando che non entrasse, perché di certo non era il momento adatto.

Mi avrebbe preso a pugni.

In fin dei conti era pur sempre suo fratello... Di certo non era nei suoi programmi beccare sua sorella a letto con un ragazzo.

"Ragazzi il pranzo è pronto.
Spero non vi stiate uccidendo perché non lo perdonerei a nessuno dei due." La voce di Julian era tesa e pacata dall'altra parte della porta, poi pian piano i passi confermarono che si stava allontanando.

Mi voltai nuovamente verso Luna che invece era rimasta seduta sul letto... Ripresi a guardarla ancora affannato da quel che di li a poco sarebbe successo se quell'idiota non avesse interrotto.

"Luna, io..." Cercai di dire qualcosa però lei mi fermò con la mano.

"Silenzio. È stato un errore madornale!
Non doveva accadere.
Mi sono fatta prendere dalle emozioni dei ricordi, è stato solo un momento di debolezza.
Io ho già un ragazzo Aron e non ho bisogno di tornare nel passato.
Sono andata avanti e ora sto bene.
Sono felice delle tue spiegazioni, ma ora come ora è troppo tardi.
Ora vattene.
Puoi tornare a casa, ti ho ascoltato a sufficienza in fondo era solo quello che volevi no?"

Era tornata fredda e apatica nei miei confronti.

"Cosa? Scherzi? Io non sono un idiota che puoi trattare a merda come vuoi Luna. Io sono qui per te! Non solo sono venuto qui per dirti la versione delle cose, ma non ti ho mai dimenticato." Mi inginocchiai umiliandomi per poi prenderle le mani.

"Non mi importa e adesso alzati, ti stai rendendo solo ridicolo. Vattene. Io non ho fame." Detto ciò ritrasse le mani dalle mie e tornó a guardare il sole attraverso la finestra.

Mi alzai e feci per andarmene.

Una volta arrivato alla porta le dissi le mie ultime parole.

"Questa è la tua scelta, poi non piangere se ti rendi conto di avermi perso." Affermai sospirando e trattenendo il dolore che mi aveva appena inflitto.

"L'errore è quando sbagli una volta ed io ho semplicemente sbagliato a fidarmi di te e a lasciarti entrare nella mia vita.
Due volte, è stupidità non credi?" Rispose con voce rotta.

"Oppure, amore. Non credi?
Se non fossi mai entrato nella tua vita, chissà chi ti avrebbe mai salvata e soprattutto chissà chi ti avrebbe mai amata come ho fatto io.
Che sono tornato a mio rischio per tutto.
Già, sono stato proprio stupido.
Sono stato uno stupido ad innamorarmi di te."

Silenzio.

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