Capitolo 12
"Vieni con me... Ti porto in un posto." Disse trascinandomi alla fine del muretto superando l'albero di pesco e la panca di ferro.
Poco più avanti c'era una casa...
Un piccolissimo edificio come di quelli che scorri nei campi d'erba, mentre magari sei in auto sulla tangenziale...
Un po' rovinato e fatto di pietra.
Una porta di legno e le finestre... Beh senza vetri.
Dei vuoti.
Niente vetri, ma preferivo chiamarle finestre.
Vidi Luna aprire la porta che di regola doveva essere chiusa, evidentemente era una proprietà privata abbandonata, non credo si potesse entrare ma soprattutto non credevo che lei fosse così ribelle da farlo.
"Vieni dentro, forza!" Mi incitó.
Entrai un po' titubante.
L'aria fresca della notte cominciò a pungere facendomi rabbrividire, Luna a contrario sembrava a suo agio e a posto nel suo vestito e nella sua giacchetta. Aveva lo sguardo perso nel suo mondo, un mondo che avrei voluto tanto esplorare con i suoi stessi occhi.
Non vi era luce in quella stanza buia e umida, solo la luce della luna che filtrava attraverso la finestra.
Mi girai verso di lei e osservai attentamente i suoi movimenti, c'erano ancora degli oggetti.
Un letto con un materasso e un lenzuolo, sembravano essere in buone condizioni.
Piuttosto strano.
Un mobile un po' malconcio con una vecchia candela consumata a metà, che Luna accese con un accendino.
Se non fosse stato così reale, avrei pensato di trovarmi in uno di quei posti dove si consumavano riti satanici oppure uno di quei posti isolati in città, dove i miei amici di solito andavano a fumarsi le canne.
"Dove hai preso l'accendino?" Le chiesi avvicinandomi al letto.
Sorrise appoggiandolo sul mobile e si sedette sul bordo del letto per poi guardare i raggi di luce che illuminavano la stanza attraverso la finestra.
"L'ho fregato a Ginevra. Sapevo di portarti qui stasera. Era il mio intento. Vedi questo è il mio rifugio, non ci ho mai portato nessuno qui. Gli altri non sanno nemmeno che esiste. Quando voglio isolarmi e restare da sola vengo qui. È il posto perfetto per contemplare la bellezza della notte o del giorno, non credi?" Un velo di tristezza si celava nella sua voce.
Aveva paura di non farcela, ma io sapevo che c'è l'avrebbe fatta.
Era una ragazza forte e niente avrebbe potuto spezzarla.
Volevo crederci con tutto me stesso!
Mi sdraiai e così anche lei al mio fianco, per poi girarsi verso di me mentre io fissavo il soffitto della stanza.
Avevo il cuore che batteva all'impazzata, e non avrei mai creduto di poter provare una sensazione simile in tutta la mia vita.
Rabbia, paura, amore, tristezza!
Era un mix di sensazioni che mi portarono a tremare.
Quel tremolio prese il nome di vibrazione, perché erano tutte quelle emozioni che lei scatenava in me.
"Hai freddo Aron? Vuoi andare?" Mi chiese accarezzandomi dolcemente la guancia.
Ero sull'orlo del precipizio, di lì a poco sarei caduto e mi sarei fatto molto male.
"Ti amo anch'io Aron." Il silenzio fu messo in discussione dal mio battito.
Non dissi nulla.
Mi voltai di scatto verso di lei e successe.
La baciai.
La baciai con trasporto con dolcezza e tanto bisogno.
Lei si lasció trasportare da quel mare di sensazioni che stavamo provando insieme e non potevo paragonarlo a nessun'altra che avessi mai provato.
Le sfilai la giacca lanciandola sul pavimento e così presi ad accarezzarle quel viso d'angelo di cui era padrona.
Dolcemente feci cadere le bretelle del suo vestito sulle spalle lasciandolo scivolare attraverso il busto mettendo in mostra i suoi piccoli seni scoperti.
Era perfetta in tutta la sua semplicità.
Mi sfilai la giacca e successivamente la t-shirt restando a torso nudo.
Mi accarezzava, mi toccava, come se non avesse toccato mai nulla di così bello.
Rimasi incantato.
Si sfilò completamente il vestito e rimase completamente nuda.
La pelle candida, rimase sfumata dalla luce della candela accesa, dorata e magica come il caldo della fiamma che essa emanava.
Mi slacciai la cintura e mi abbassai i pantaloni assieme ai box.
Ero completamente perso di lei e perso nei suoi occhi dallo sguardo felino.
Concentrata su ogni mio singolo movimento improvvisamente si mise le mani davanti agli occhi, come se non volesse guardarmi.
"Scusami, è imbarazzante! Io non l'ho mai visto... Non l'ho mai fatto." Scorsi imbarazzo e un piccolo sorriso smorzato dall'ansia nella sua voce.
Mi fece tenerezza.
Era la purezza fatta a persona e aveva davvero deciso di concederla a me.
Mi avvicinai e mi posizionai sopra di lei, le spostai le mani dal viso e la baciai.
"Non avere paura. Lasciati andare a questo momento. È una vibrazione di vita, quella sensazione che vivi una sola volta se con la persona giusta. Un sentimento intenso e profondo per un unica persona, perché intensità che si rispetti non è mai la stessa con nessuno." Le sussurrai.
Era ciò che pensavo davvero.
Perché per quante ragazze mi fossi scopato l'intensità di quel momento, non era minimamente paragonabile a nulla di quello che avevo sempre fatto.
Fuoco e magia nell'aria.
Cosi fece.
Cominciammo a baciarci con amore desiderio e passione... Così accarezzai tutto il suo corpo con piccoli e umidi baci.
Le avrei lasciato un ricordo felice.
L'unico e solo che le avrebbe fatto assaporare l'amore in tutta la sua essenza.
Scesi lungo il collo arrivando ai piccoli seni tondi e freddi per via dell'aria, li stuzzicai e li tirai lievemente provocando un gemito improvviso da parte sua.
Proseguendo lungo l'ombelico, arrivando a baciarle ogni singolo centimetro di pelle. Arrivando poi alla mia parte preferita.
Il monte di venere.
"Non mi sono mai sentita così prima d'ora, è come se reclamassi il tuo respiro laggiù. Io non riesco a controllarlo... È un desiderio irrefrenabile e implacabile." Disse tremando a bassa voce.
"Dimmi di sì..." Dissi baciandole il ventre scendendo lentamente giù.
"A cosa Aron..." Chiuse gli occhi tirando la testa all'indietro.
"Ad essere mia... Dimmi di sì." La guardai attentamente mentre i suoi occhi cercavano i miei.
"Si... Lo voglio.. Ti prego."
Scesi ancor di più e picchiettai con la lingua nella parte più sensibile della sua femminilità.
Torturai il clitoride e lo accarezzai allo stesso tempo provocandole una tempesta di sensazioni lente e forti.
Una dolce e lenta agonia.
"Aron, fammi tua completamente." Ansimó...
E così lentamente risalì verso la sua bocca e allo stesso tempo davanti alla sua entrata.
Lentamente a piccoli colpi.
Era maledettamente stretta, bagnata... Ma soprattutto mia.
"Oddio Aron, si." Gemette e così cominciò la nostra danza insieme.
Spinsi.
E ad ogni spinta un piccolo grido di piacere misto al dolore fuorisciva dalle sue labbra.
"Brucia un po', Aron... È normale?" Chiese in preda al desiderio.
"Sì... Sta tranquilla. Pian piano arriveremo al paradiso insieme." Risposi estremamente eccitato.
In quel momento mi sentii all'inferno.
Sentivo tremendamente caldo nonostante la bassa temperatura, mi sentivo euforico, mi sentivo completamente perso e inebriato da tutte quelle emozioni forti che stavano esplodendo come un vulcano dentro di me.
Ripresi a baciarla e a torturare quelle labbra che per settimane avevo sognato.
"Aron si, ti prego continua così... Ci sono." Mi strinse forte prima di lanciare un piccolo urlo soffocato, nel pronunciare il mio nome.
Raggiungemmo insieme l'orgasmo.
Il primo vero e unico che avessi mai provato assieme all'esplosione di sentimenti che provavo.
Non era il piacere del sesso.
Era il piacere di qualcosa di più grande legato allo spirito.
Apparteneva a un qualcosa che era insinuato dentro di noi.
Non una nottata di sesso avrebbe potuto mai cancellare o sostituire quello che avevo appena provato.
Ed ero sicuro che lo avesse sentito anche lei.
Ci sono legami indissolubili che non senti con chiunque.
E certi che non si provano più nemmeno a cercarli.
Non siamo fatti per tutti né per stare con chiunque.
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