See you again
... due anni dopo.
A sedici anni Louis avrebbe potuto benissimo scegliere di non andare più a scuola, trovarsi un lavoro e diventare indipendente già a quella tenera età. Ne aveva parlato con i suoi genitori e, dopo una lunga riflessione e un foglio pasticciato dai pro e contro, aveva deciso di continuare gli studi perché altrimenti si sarebbe sentito incompleto. A lui piaceva studiare, conoscere per sapere, era curioso. Così aveva deciso di andare al Lycée, scegliendo la sezione Economique et Social, specializzato in economia e sociologia, con la possibilità di scegliere un insegnamento più avanzato in matematica o lingue. Ovviamente, e senza alcun dubbio, aveva scelto l'insegnamento di lingue. Per questo motivo aveva intrapreso quel viaggio in Inghilterra, che a distanza di due anni ricordava come la più bella esperienza della sua vita.
Quando era rientrato in Patria, si era sentito strano, e aveva dovuto aspettare giorni e giorni per riprendersi e abituarsi nuovamente alla sua vecchia vita che aveva messo in pausa per due settimane.
Era andato poi a sviluppare tutte le foto che aveva scattato e molte di queste le aveva appese sulla parete azzurra della sua camera, sopra la scrivania. C'erano Anne e Des che lo stringevano in un abbraccio la prima volta che si erano incontrati, in aeroporto; c'era Liam ed il suo braccio sulle spalle di Louis fuori da scuola; c'era poi Niall che aveva scattato quel selfie in piscina; c'era Giulia seduta nel suo banco mentre impugnava la matita e sorrideva verso l'obiettivo; ed infine c'era Harry sdraiato accanto a Louis nel letto di camera sua mentre si abbracciavano e si sorridevano. Gli era tremato il cuore alla vista di quella foto e aveva sperato con tutto se stesso di poter rivivere e godere nuovamente di quegli attimi.
A settembre era rientrato a scuola. Aveva parlato con i suoi professori ed era andato dal preside per consegnare l'attestato del conseguimento del livello B2 di inglese che gli sarebbe servito per avere un credito.
Si era impegnato al massimo, aveva cominciato a studiare sin da subito e aveva ottenuto quasi tutti nove.
Voleva conseguire il Bac (Baccalauréat général), il titolo di studio raggiungibile alla fine del ciclo superiore. Si era informato via internet e aveva scoperto che purtroppo la percentuale di coloro che riuscivano ad ottenerlo fosse praticamente bassa, solo il 63,8%. Lui voleva rientrare in quella percentuale nel caso in cui avesse scelto di andare all'università perché quel titolo era fondamentale. In caso contrario, avrebbe avuto comunque qualcosa che lo avrebbe fatto sentire fiero e soddisfatto.
Tra un libro e l'altro, Louis aveva parlato ai suoi genitori dei nuovi amici inglesi, di mamma Anne e papà Des, ed infine aveva nominato Harry. Per lui aveva speso pochissime parole, ma i suoi occhi ed il suo sorriso sempre crescente avevano parlato per Louis. Poi, presosi di coraggio, aveva detto loro che fosse il suo ragazzo.
Inizialmente lo avevano preso per pazzo, incosciente ed immaturo e gli avevano pure detto che "le relazioni a distanza sono una grande buffonata".
E Louis lo sapeva, lo pensava anche lui, ma credeva fortemente nella sua prima relazione.
Dopo qualche giorno i suoi genitori avevano accettato la situazione, rimanendo comunque incerti e preoccupati per il loro bambino. Non volevano che rimanesse scottato da qualcuno che non avrebbe più visto; era già difficile mantenere i rapporti con qualcuno vicino, figuriamoci con chi sta lontano.
Comunque avevano sperato che tutto andasse per il meglio.
I genitori di Louis e le sue sorelle avevano conosciuto Harry durante il giorno di Natale. Louis aveva insistito per far conoscere i suoi al riccio e, quest'ultimo imbarazzato, aveva accettato. Si erano presentati e si erano scambiati gli auguri grazie alle traduzioni di Louis. Charlotte e Félicité ne erano rimaste completamente affascinate e avevano sorriso per tutto il tempo, mentre i due adulti avevano cominciato una specie di interrogatorio che Louis aveva bellamente interrotto perché "mamma, papà lo mettete in imbarazzo, basta!" e li aveva cacciati via dalla sua stanza insieme alle sue sorelle.
"Scusali" aveva poi detto Louis allo schermo, in cui l'immagine di Harry rideva.
"Mi stavo divertendo! Non capivo nulla di ciò che dicevano" aveva confessato.
"Effettivamente dovrei insegnarti qualche parola in francese, 'Arry!"
Harry aveva acconsentito e poi "Devo dirti una cosa" aveva detto, facendo allarmare Louis, che appunto aveva sgranato gli occhi. "Tranquillo, è una bella notizia! Ho trovato lavoro come cameriere nel bar di Andy!"
"Ma è meraviglioso!"
I due ragazzi parlavano sempre su Skype ogni volta che potevano. Nel corso di otto mesi aveva sentito anche Anne e Des e solo una volta invece Liam e Niall.
Si erano anche promessi di vedersi, ma non era mai accaduto per diversi motivi.
Ma se da un lato c'era Louis che era totalmente concentrato nello studio perché le prove per il Bac erano vicine e lui non voleva fallire, dall'altro c'era invece Harry che lavorava dalle undici del mattino fino alle cinque del pomeriggio per racimolare la giusta quantità di soldi per organizzare un viaggio. Voleva fare una sorpresa a Louis durante l'estate.
Infatti nell'estate del 2015, insieme a Liam e Niall, Harry si era fatto trovare sotto casa di Louis, con una valigia strapiena. Ad aprirgli era stata la madre che, vedendoli lì in piedi davanti la porta, aveva sgranato gli occhi dalla sorpresa.
"Ehm... Bonjour?" aveva provato a salutare Harry alzando la mano, cercando di ricordare le lezioni che gli aveva impartito Louis.
"Ciao!" aveva risposto la donna, in inglese. E poi avevano riso.
In un francese maccheronico aveva poi continuato "Je suis Harry, ils sont mes amis Niall et Liam"
La donna aveva riso e annuito, perché conosceva tutti e tre molto bene.
Li aveva fatti entrare, chiamando poi Louis a gran voce. I tre avevano trovato una sistemazione in un bed and breakfast vicino al centro, ma Harry impaziente di vedere Louis aveva costretto i suoi amici a trascinarsi dietro le loro pesanti valige per fare una sorpresa al suo ragazzo.
Louis, che non si aspettava per niente quella visita, aveva sgranato gli occhi e urlato di gioia. Era stato bello abbracciare Harry di nuovo, essere stretto da quelle braccia che -si era accorto- erano diventate più muscolose e sentire nuovamente la pelle calda su di sé.
Avevano passato una settimana fantastica. Un giorno, Louis si era improvvisato guida e li aveva portati a Parigi per far vedere loro le attrazioni più importanti, si erano affacciati sulla Senna e avevano scattato tante foto -alcune delle quali sarebbero finite sicuramente appese in camera di Louis. Erano saliti sulla Tour Eiffel e i tre inglesi erano rimasti affascinati dal meraviglioso paesaggio ai loro piedi. Poi erano andati a mangiare in uno dei ristoranti all'interno.
Erano andati anche in Costa Azzurra perché Niall si era lamentato di voler vedere il mare e abbronzarsi. Perciò Louis, qualche ora dopo se n'era uscito con "domani vi porto in un posto esclusivo". E di fatto, li aveva portati a Nizza e poi a Cannes, dove si erano fermati per tuffarsi nelle acque cristalline.
La vacanza in sé era andata piuttosto bene, si erano divertiti, la loro pelle aveva preso un po' di colore e si erano bruciati le guance e le spalle per aver giocato troppo a pallone sotto al sole; i genitori di Louis avevano anche organizzato delle cene squisite dove tutti si erano divertiti nonostante le facce confuse dei tre inglesi che non capivano spesso alcuni discorsi, ma poi tanto finivano tutti per ridere.
Tutto era stato bellissimo, Louis potrebbe anche dirlo, ma c'era una nota stonata in tutto quello: il suo rapporto con Harry.
Era stato davvero molto strano. Non avevano passato molto tempo da soli. Louis, grazie alla sua testa fatta di cuori rossi e romanticherie, si era aspettato un bacio in più, uno sguardo in più, si era anche immaginato un abbraccio al mare -uno di quelli che ti scaldano nonostante l'acqua gelata- e una passeggiata mano nella mano lungo le strade del suo paese.
Louis pensava che Harry prendesse un po' più di iniziativa, ma non era successo e Louis si era sentito inutile. Aveva fatto qualcosa di sbagliato?, si era chiesto. Era successo qualcosa?
Aveva finto un sorriso per il resto della vacanza, si era detto che andava tutto bene, che era solo frutto della sua immaginazione, fino a quando i ragazzi non erano spariti dietro al metal detector dell'aeroporto, lasciandogli l'amaro in bocca.
"Va tutto bene?" gli aveva chiesto sua madre, vedendo il suo sguardo perso nel vuoto. Louis l'aveva guardata e aveva annuito per niente convinto. Poi aveva preso un respiro profondo e si era detto che magari Harry non era abituato ad essere affettuoso davanti agli altri. E allora, convinto di questo, aveva seguito i suoi genitori in macchina, non badando al senso di angoscia e preoccupazione.
Ma aveva fatto male a non starci attento perché il peggio sarebbe arrivato solo quattro mesi dopo -a dicembre.
Harry gli aveva chiesto di passare il Natale e il Capodanno da lui, insieme alla sua famiglia e ai suoi amici. Louis, dopo aver chiesto ai suoi e aver ottenuto il permesso, aveva accettato. "Stavolta ti porto a Londra" gli aveva detto Harry, "io e te, lontano da tutti". Louis aveva cominciato a fantasticare, a scrivere una lista di cose da portare dietro.
Tutto quell'entusiasmo era stato, però, smorzato dai suoi professori. "Non vedo l'ora di averti qui" aveva detto ad un certo punto Harry, nel bel mezzo di una discussione su Skype. Louis aveva alzato lo sguardo verso di lui, passandosi una mano dietro il collo.
"Harry," aveva deglutito "io non posso più venire"
"Cos- che significa?"
"Ho una prova per il diploma subito dopo Natale"
"Ho detto a tutti che saresti venuto, che avremmo passato una settimana insieme" aveva mormorato con un filo di voce e gli occhi sgranati.
"Non posso saltarla, è importante per me..."
Harry aveva cambiato subito espressione e la delusione si era tramutata in rabbia "Perché non me lo hai detto prima?" Louis non aveva risposto, quindi Harry aveva continuato a parlare alzando il tono della voce. "Perché due giorni prima di Natale?"
"Sono stato impegnato con lo studio"
Harry aveva scosso la testa. "Perché non mi hai detto che non saresti più venuto? Scommetto che non hai nemmeno prenotato il biglietto aereo per venire qui" aveva sbuffato una risata per niente divertita. "Avevo già prenotato i nostri biglietti per Londra, avevo organizzato tutto"
"Nessuno te l'ha chiesto," aveva risposto arrabbiato "nessuno!"
"Non ci posso credere" era rimasto sorpreso da quella risposta. Aveva pensato che gli avrebbe fatto piacere, se l'erano promesso.
"Non posso saltarla," aveva insistito Louis "non sono un buono a nulla come te. Io a differenza tua voglio concludere la scuola con il massimo dei voti"
Harry, col cuore a mille, ferito da quelle parole e da quel lato di Louis che non aveva ancora conosciuto, aveva annuito come per dirgli "E' questo quello che pensi di me? Va bene".
"Allora sai cosa? Tieniti la tua vita perfetta, i tuoi stupidi voti ed il tuo diploma del cazzo!" e detto ciò aveva chiuso la chiamata senza aggiungere altro.
Louis aveva visto improvvisamente la finestra Skype chiudersi e sparire, lasciandolo a bocca aperta e senza fiato. Che aveva fatto?
Aveva provato a richiamare Harry, ma non risultava più online. Allora lo aveva cercato su whataspp, ma lì il suo ultimo accesso risaliva a un paio di ore prima. Scrisse comunque.
"Harry? Stai scherzando, vero?"
Ma Harry non aveva risposto né a quel messaggio né a quelli successivi.
Diversamente da quello che si può pensare, Harry era preoccupato -oltre ad essere deluso, ferito ed arrabbiato per le parole usate da Louis. E la sua preoccupazione aveva nome e cognome: Luke Hemmings.
Già, proprio il biondino.
Aveva cercato in tutti modi di parlare con Harry dopo aver saputo della partenza di Louis. "Mi manchi" gli aveva scritto, seguito da altri "Ci possiamo vedere?", "Possiamo parlare?", "Andiamo a prendere un caffè?" Aveva insistito senza fermarsi un attimo ed Harry gli aveva sempre detto di no, aveva sempre rifiutato per rispetto di Louis. Si conosceva, aveva paura di cedere perché non era abituato ad avere una relazione stabile con una persona. Era stato abituato a quel rapporto malsano con Luke che spesso gli tornava alla mente. Gli aveva mandato messaggi persino quando stava a casa di Louis ed era stato molto vigile nel non farsi scoprire -non perché ci fosse chissà quale grande tradimento dietro, ma perché non voleva far star male il suo ragazzo. E allora si era un po' allontanato stupidamente da Louis per paura.
Luke era sempre lì, lo cercava. C'era, era presente a differenza di Louis, e gli dava le giuste attenzioni. Sperava, che avendo Louis per una settimana in casa sua per Natale, potesse far tornare i suoi pensieri sulla retta via, fargli dimenticare ciò che aveva avuto con Luke, cercando di non ritornare nuovamente ai suoi errori.
Ma un buono a nulla come lui non poteva che sbagliare, incasinarsi la vita, rovinare quel buono che si era creato, tornare alle sue vecchie abitudini.
Infatti, dopo l'ennesimo messaggio di Luke - "Vuoi passare Capodanno da me?" - aveva deciso finalmente di rispondergli.
"Ok."
"Mi hai risposto? Hai detto sì?"
"Poche storie, ci vediamo il 31" aveva risposto, uscendo poi dall'applicazione ignorando volutamente il messaggio in grassetto di Louis, per non sentirsi in colpa, che faceva compagnia al messaggio di auguri di Natale.
Dopo di che, il silenzio.
Un silenzio così rumoroso che Harry aveva deciso di mettere a tacere solo due giorni dopo, proprio il 31 Dicembre, uscendo di casa e andando a bere qualcosa al bar di Andy -anche quando non lavorava- prima di dirigersi a casa di Luke.
"Dammi qualcosa di forte, per favore, mi scoppia la testa" gli aveva detto appena si era seduto sullo sgabello.
Andy lo aveva guardato con un'espressione confusa. "Che ti succede?"
"Dammi qualcosa e basta!" aveva urlato. Andy aveva annuito e servito subito dopo l'amico che aveva ingurgitato il liquido dentro il bicchiere in pochi secondi. Aveva sentito la gola bruciare, ma non bastava. Voleva di più.
"Ti sentirai male, che ti prende?" gli aveva chiesto Andy dopo la quarta ordinazione dello stesso liquido.
"Mi prende che sono un buono a nulla, ecco cosa. Le persone non guardano mai le cose belle che faccio, e va bene così" aveva detto, prima di bere il liquido rimasto sul fondo del bicchiere, e poi si era alzato barcollando appena. "Ecco i tuoi soldi" dalla tasca aveva preso alcuni spiccioli e li aveva sbattuti sul bancone, lasciando interdetto Andy che era rimasto con un abbraccio a mezz'aria.
"Vuoi un passaggio a casa?"
"No, sto bene!" e poi era uscito da lì per dirigersi a casa di Luke.
Il biondo gli aveva aperto la porta ed Harry, alla vista di quegli occhi azzurri, aveva sentito il cuore sussultare un attimo e, per metterlo a tacere, si era fiondato immediatamente sul collo di Luke -senza dare il tempo al ragazzo di salutarlo. Non che al biondo dispiacesse, comunque.
Erano soli in casa -Harry aveva notato l'assenza della macchina dei genitori di Luke- e i loro movimenti erano diventati sempre più frenetici, vogliosi, prepotenti e senza controllo. Erano finiti sul divano del salotto e non avevano aspettato un secondo per togliere le loro magliette. Non c'erano stati baci, solo tocchi per niente delicati a cui erano già abituati. C'era stata la voglia di sfogarsi, la voglia di ricevere attenzioni, la voglia di essere voluti almeno per una notte. E poi l'alcool aveva fatto il suo corso e dettato le regole.
"Perché?" gli aveva chiesto Harry dopo un lungo silenzio. Erano entrambi stesi sul tappeto del salotto, con le braccia incrociate sotto la testa, di fronte al camino acceso e una coperta in pile sopra i loro corpi. "Perché mi hai cercato in questi mesi, dopo avermi mandato a quel paese?"
"E tu perché sei tornato da me? Drammi in paradiso?" aveva sghignazzato.
"Rispondimi!"
Luke si era quindi voltato verso lui ed era tornato serio. "Tra due giorni torno definitivamente a Sydney. Ci tenevo a chiarire con te prima di andarmene"
Ed Harry era rimasto in silenzio per assimilare quelle parole. Poi, dopo minuti o forse ore, aveva annuito e si era alzato per vestirsi. Prima di andare via si era abbassato per lasciargli un bacio sulla guancia e "Buon viaggio allora!" gli aveva sussurrato, accennando un sorriso.
"Grazie, e... Harry?" il riccio si era voltato in attesa "Qualsiasi cosa sia successa con Louis... si risolverà!" perché Luke oramai lo aveva capito; aveva capito che non poteva più avere Harry per sé come prima.
Quello che era successo dentro quella casa, quella notte, era stato semplicemente un addio, la fine di qualcosa che non poteva andare più avanti ed entrambi lo avevano capito. Non sarebbe più successo nulla. Se mai si fossero rivisti, sarebbero stati solo... amici.
Harry aveva annuito anche quella volta ed era uscito dall'abitazione, immergendosi nella fresca e silenziosa mattinata del primo giorno di Gennaio. Le strade erano deserte, ma soltanto poche ore prima sembrava essere passato un uragano. Qualche gruppo di giovani si era divertito a festeggiare il Capodanno lì fuori, avendo poi la brillante idea di lasciare bicchieri di plastica, bottiglie di spumante e tovaglioli per terra.
Il suo telefono all'interno della tasca dei jeans continuava a vibrare. Lo aveva preso e poi aveva sbloccato lo schermo. Notifiche da whatsapp.
Aveva visualizzato la prima chat. Andy. "Hey cazzone, sei vivo e vegeto o ti è venuto in mente di buttarti da un ponte? Lol buon anno, amico x"
Aveva scosso la testa e poi aveva visualizzato quelli di Liam e Niall. Ed infine, forse per sbaglio o forse per curiosità, aveva aperto la chat di Louis. 10 messaggi non letti.
"Mi stai ignorando davvero?"
"Harry?"
"Rispondi!"
"Ti stai comportando da immaturo"
"Ti prego, dimmi che stai bene..."
"Almeno questo..."
"Ci rinuncio"
"Buon Natale, Harry <3"
"Oggi ho fatto la prova di cui ti ho parlato, è andata bene! Ci sono ottime probabilità che ottenga il Bac, sono così felice!"
"Qui in Francia sono quasi le due del mattino ed io sono in camera mia ad aspettare un tuo messaggio. O meglio, speravo di riceverlo. Però così come non mi è arrivato il tuo messaggio per Natale non mi arriverà nemmeno oggi, non è così? E allora sono io, per l'ennesima volta sono io a mandarti un messaggio. Spero tu abbia passato una bella serata e scusami ancora per non essere lì. Ti amo x"
E dopo aver letto gli era venuto da vomitare. Si era accasciato dietro una macchina e aveva rigettato tutto il liquido che aveva bevuto poche ore prima, aveva rigettato la rabbia che aveva accumulato in sette giorni, tutti i sensi di colpa che in quel momento gli avevano martoriato lo stomaco e un po' l'anima.
Solo qualche giorno dopo, Harry aveva deciso di cercare Louis. Lo aveva trovato online su Skype e ne aveva approfittato.
"Harry..." Louis non aveva saputo dire altro non appena la figura del riccio si era materializzata di fronte ai suoi occhi. Doveva essere arrabbiato con lui, lo aveva ignorato, fatto sentire inutile e in colpa; ma guardandolo non aveva saputo trattenere un sorriso.
Harry nello stesso momento aveva lo stesso stato d'animo di Louis. "Hey" aveva alzato una mano per salutarlo e abbassato lo sguardo "Scusami se, sì insomma- se mi sono comportato male in questi giorni"
"Mi hai fatto preoccupare," aveva risposto Louis con apprensione "scusami tu se non ti ho dato importanza-"
"No no, non dire fesserie. La scuola viene prima di tutto"
Sembrava esserci imbarazzo tra loro, silenzi lunghi minuti interi, labbra morsicate e sguardi bassi.
La loro chiamata era stata poi interrotta dalla voce di Anne che aveva chiesto ad Harry qualcosa.
Era stato proprio in quel momento, quando Harry si era voltato verso sua madre, che Louis aveva visto ciò che non avrebbe mai voluto vedere.
Aveva deglutito e, quando Harry era tornato a guardarlo, si era rattristito. "Cos'è quello?" gli aveva chiesto.
"Cosa?"
"Quello che hai sul collo..." una grossa macchia violacea giaceva sul collo niveo del ragazzo.
E c'era stato altrettanto silenzio.
"Harry?" lo aveva richiamato debolmente "Dimmi che non è quello che penso io"
Il riccio, rassegnato, aveva risposto "È un succhiotto" e si era ritrovato nella merda.
"Chi- Chi te lo ha...?" non era certo di volerlo sapere.
"Non ha importanza, Lou-"
"Chi te lo ha fatto?" aveva urlato.
"...Luke"
Louis aveva sgranato gli occhi, i quali avevano iniziato a pizzicare, e si era portato una mano sulla fronte, poggiando i gomiti sul legno della scrivania mentre continuava a scuotere la testa. "No no no no, non puoi averlo fatto" la sua voce si era ridotta drasticamente, e all'improvviso era sembrato un corpo senza anima, vuoto.
"Lou, giuro che-"
"Non giurare" denti stretti e sguardo di fuoco. "Sei andato a letto con lui?"
Ma Harry non aveva risposto. Chi tace acconsente.
"Harry... è meglio se- se la chiudiamo qui"
"No, Lou per favore fammi spiegare"
"Non c'è niente da spiegare, Harry. Sei come tutti gli altri" aveva trattenuto un singhiozzo, mentre gli occhi avevano iniziato a pizzicare. "Stammi bene!" un ultimo sguardo e poi aveva chiuso la chiamata Skype più affranto di prima e la speranza di poter chiarire con Harry schiacciata sotto i piedi.
Harry invece si era odiato per il resto dei suoi giorni perché l'ultima cosa che aveva visto erano stati gli occhi di Louis scuri e privi di vitalità. A causa sua.
Ed i mesi si erano susseguiti lentamente -o velocemente, a seconda dei punti di vista.
Harry aveva provato molte volte a farsi perdonare da Louis. Aveva anche conservato dei soldi per poter prenotare un altro viaggio e raggiungerlo a casa, ma non aveva potuto lasciare Andy da solo al bar.
Louis, d'altro canto, aveva ignorato tutti i messaggi di Harry. Gli faceva male il petto quando trovava scritto il nome del riccio sul display del cellulare, gli venivano in mente immagini di Harry e Luke insieme e non riusciva a sopportarlo. Come uno stupido c'era cascato, ci aveva creduto e si era illuso. Aveva pensato che potessero funzionare, che Harry fosse cambiato ma in realtà era rimasta la stessa persona.
Così aveva dedicato le forze agli studi. Si era mostrato forte persino davanti ai suoi genitori per non dare loro la soddisfazione di dirgli "te lo avevamo detto".
"Hey tesoro" la madre di Louis lo distolse dai pensieri. "Domani è il grande giorno" entro nella stanza e Louis le fece spazio sul suo letto. Sospirò e annuì. "Ti sei impegnato molto in questi anni e hai dato tanto soprattutto in questi ultimi mesi" Quegli ultimi mesi erano stati davvero difficili per Louis, la sua concentrazione si era abbassata notevolmente a causa di spiacevoli pensieri ed inoltre Harry aveva smesso di cercarlo. Per Louis era stupido pensarlo, ma nonostante tutto, quando leggeva i suoi messaggi -perché sì, li leggeva tutti- si sentiva rincuorato, incoraggiato. Invece da quando non vedeva più il suo cellulare illuminarsi o vibrare aveva pensato di non valerne più la pena e aveva perso tutta la grinta. Questo non era passato inosservato agli occhi di sua madre.
"Vedrai che domani andrà tutto bene" continuò. Louis la ringraziò e la abbracciò, stringendola forte al suo petto.
L'indomani, Louis si diplomò ufficialmente, ricevendo persino i complimenti da tutti i professori. Tutti quegli anni di fatica erano serviti a qualcosa.
Poche ore dopo, Louis e la sua famiglia decisero di andare a festeggiare in una pizzeria, ma l'umore di Louis non era affatto felice e sereno come il clima intorno a sé.
Gli mancava Harry.
Aveva ricevuto gli auguri e le congratulazioni da tutti, tutti tranne Harry. Era stato tentato dal chiedere a Liam o a Niall dove fosse, come stesse. E a pensarlo, ancora una volta si diede dello stupido perché Harry lo aveva tradito, probabilmente umiliato di fronte a Luke. Ma nonostante tutto lui era lì che aspettava un suo gesto, una telefonata, un messaggio.
Finse un sorriso per tutta la giornata, fino a quando non entrò nella stanza, si spogliò dei suoi vestiti per mettere il pigiama e rimase a guardare il soffitto mentre stava sdraiato sul suo letto.
Ad un tratto il suo telefono iniziò a vibrare. Un nuovo messaggio. Harry.
Louis, col cuore scalpitante, si affrettò a visualizzarlo.
"Ciao Lou. Sono sotto casa tua, ti va di parlare?"
"Cosa?" sussurrò. In fretta e furia tolse le coperte da sopra il suo corpo e si precipitò alla finestra per controllare se Harry fosse davvero sotto casa sua.
Ed in effetti era lì, con le mani nascoste dentro le tasche, mentre calciava un sassolino.
Harry era davvero lì.
Ricevette un altro messaggio.
"Mi apri?"
E continuò a guardarlo dalla finestra. Si era tagliato i capelli, notò dopo un po', ed erano tenuti fermi da un paio di occhiali da sole.
Doveva assolutamente scendere da lui, guardarlo di nuovo da vicino, sentirlo. Non poteva più resistere.
Quindi corse al piano inferiore e, prima di aprire la porta, cercò di calmare i battiti del suo cuore che non era affatto felice, no no.
Con un colpo secco aprì poi la porta ed Harry si girò di scatto. Entrambi rimasero colpiti e affascinati dalla luce nei loro occhi, che erano felici di guardarsi di nuovo e perdersi nel loro mondo.
Louis però tossì, nascondendo la sua felicità. "Che ci fai qui?"
"Ho bisogno di parlarti"
"Non abbiamo più niente da dirci"
"Invece sì," insisté Harry. "Mi manchi Louis, mi manchi. Sono stato un coglione, ok? Non è una giustificazione quella che sto per darti, ma..." si prese qualche secondo per elaborare i suoi pensieri già confusi "Mi sono sentito davvero deluso dalle parole che mi hai detto prima di Natale. Mi hai dato del buono a nulla quando invece non puoi nemmeno immaginare quanto io mi sia spaccato il culo a lavoro per racimolare i soldi per organizzare il nostro Natale insieme. E poi tu... tu mi hai detto che non volevi, che non era importante, che io non ero importante" deglutì. "...Luke poi mi ha chiesto di passare il Capodanno insieme e ho accettato. Mi sono sentito voluto e ho ceduto" abbassò la testa. "Mi dispiace Lou," portò una mano in direzione della guancia di Louis "sono dav-" che evitò il contatto. Scosse la testa. Non sapeva cosa dire e allora Harry continuo "In questi giorni non ti ho cercato più perché i tuoi silenzi mi hanno urlato di fare di più, di fare qualcosa se no ti avrei perso. Ed io non voglio lasciare andare via dalla mia vita le persone importanti." Lo guardò intensamente negli occhi sperando di trasmettere a Louis il suo pentimento e la sincerità delle sue parole. "Così mi sono messo a lavorare di più per poter venire qui oggi. So che hai avuto gli esami, complimenti Lou!" accennò un sorriso molto nervoso.
"Grazie" mormorò appena Louis, rielaborando nella sua testa le parole di Harry. Quest'ultimo gli si avvicinò e questa volta riuscì ad accarezzargli la mano "Lou, perdonami" insisté.
Louis lasciò la presa "Harry torna a casa"
"Non me ne vado di qui finché non ottengo il tuo perdono"
"Mi hai fatto troppo male"
"Ti prego, Lou" ma Louis fu irremovibile, scosse la testa e rientrò in casa, sospirando. Voleva tempo.
"Lou?" Lottie entrò nella sua stanza con un biscotto metà in bocca e metà in mano. "Louis?"
"Che vuoi?" borbottò, girandosi e dandole la schiena.
"Perché Harry sta dormendo sugli scalini di casa nostra?" chiese interdetta.
"Che?" Louis sgranò gli occhi e scattò in piedi in pochi secondi. Senza aspettare una risposta da sua sorella, scese in fretta le scale e aprì la porta, trovando davanti ai suoi occhi la figura di Harry rannicchiata su se stessa, con le spalle coperte dalla sua giacca.
"Harry?" gli si avvicinò e gli diede un colpetto sulla spalla. "Harry, sveglia!"
Il riccio sobbalzò e si guardò intorno per poi scontrarsi con lo sguardo di Louis che lo guardava stupito. "Che ci fai ancora qui?"
"Ti ho detto che non me ne sarei andato di qui se non avessi ricevuto il tuo perdono" mormorò con la voce impastata dal sonno. E gli occhi di Louis si addolcirono. Lo sapeva che a Harry non piaceva dimostrare i suoi sentimenti, le sue emozioni. Ma quel suo piccolo grande gesto significò tanto per entrambi.
"Io non posso dimenticare"
"Non ti chiedo di dimenticare, solo di mettere una pietra sopra e andare avanti"
"E se ti perdono cosa ottengo?" chiese, ormai con la consapevolezza di averlo perdonato.
"Andrai con il sottoscritto al concerto dei Kodaline" e dalla tasca della sua giacca sfilò una busta che consegnò direttamente a Louis.
"Tu sei pazzo" il liscio osservò prima quei biglietti con stupore e meraviglia e poi Harry, che stava lì in attesa di qualcosa.
Così gli si avvicinò, circondò con le braccia il suo collo e lo guardò seriamente. "Niente più Luke?"
"Niente più Luke," confermò "te lo prometto" e si baciarono. Dopo mesi finalmente le loro labbra entrarono in contatto, e fu una sensazione così bella, paradisiaca, nuova e consapevole.
Stavolta Harry avrebbe fatto di tutto per mantenere quella promessa, per non passare altri mesi in assenza di Louis, senza i suoi sorrisi, i suoi occhi azzurri, il suo accento francese. Senza il suo buongiorno, le sue parole dolci che rendevano un po' dolce anche il suo animo. Si sarebbe messo la testa a posto, definitivamente, perché lui senza Louis non voleva più starci, e avrebbe fatto di tutto per avere una persona speciale come lui al suo fianco per tutto il tempo possibile.
FINE.
(stavolta davvero)
((Scusatemi se avete trovato degli errori e grazie ancora per aver seguito questa storia!))
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro