Capitolo 23 - Seconda Parte
Il maestro mosse le dita della mano e dalla pietra uscì un flusso di energia che si allargò fino a formare uno scudo. I colpi si frantumarono a contatto della barriera. I soldati armati di spada scattarono su di lui. Una sagoma sbucò alle loro spalle, tra le fronde degli alberi.
Camiel balzò addosso a uno dei due assalitori. Era ricoperto da un'aura verde scuro, la lama trafisse il soldato da parte a parte, all'altezza della nuca.
«Anche l'hozmano!» ringhiò Vega. Camiel intercettò la spada di energia del kharzaniano che aveva di fronte.
Hyon avanzò di un passo. «Siete troppo avventati.»
«State attenti» ordinò il Capitano. «Tennar, Radoro! Continuate a sparare!»
Il maestro prese un altro pugno di energia. Aprì la mano e creò una sfera che lo inglobò.
Camiel scambiava fendenti ed evitava attacchi impetuosi. I suoi occhi erano divenuti simili a smeraldi luminescenti.
Cora, schiacciato contro la parete della grotta, assisteva inerme allo scontro, gli altri al suo fianco. «Camiel sta sanguinando dalle orecchie e dal naso» disse Aran.
«Sono sicuro che ce la farà» sussurrò Cora. Non ne era convinto, ma aveva bisogno di darsi coraggio. Dietro di loro, Elidana abbracciava Marmorel in preda al terrore.
Hyon accarezzò la Seorite e governò una piccola sfera azzurra. La strinse tra le dita e cinque fili di luce si mossero in traiettorie irregolari verso altrettanti soldati. I raggi perforarono gambali, avambracci e persino la spessa protezione sul torace. I soldati gridarono di dolore e tre di essi si accasciarono a terra.
Vega si avvicinò a uno dei suoi che si contorceva al suolo. Gli strappò il fucile dalle mani e marciò deciso verso il maestro. Una raffica di proiettili partì dall'arma.
A ogni colpo, la barriera perdeva consistenza. Hyon continuava a rinvigorire la parte più danneggiata, ma il colore azzurro e vivace iniziò a sbiadire. «Sparate... mirate sempre allo stesso punto» gridò Vega. I colpi si concentrarono su una piccola zona e lo scudo di luce divenne sempre più sottile.
«Hai capito come funziona» borbottò Hyon. Mosse il braccio libero come un forsennato in direzione della parete di energia. I movimenti sembravano affaticati, ma lui non accennava a rallentare. Formò un'altra sfera e la lanciò a mezz'aria; da essa si allungò una lunga spada di luce.
L'arma volteggiò in direzione di uno dei soldati più vicini al Capitano. Il primo passaggio della lama falciò via il braccio e il fucile. La spada azzurra deviò su Vega.
«Non ti arrendi!» urlò quest'ultimo, e schivò il fendente; il filo passò a un dito dal suo collo.
Nelson Vega infilò la mano nello scomparto della coscia e prese una palla di metallo grande quanto il palmo. L'energia viola che alimentava l'armatura passò su di essa. «Difenditi da questa» ringhiò.
Lanciò la sfera a terra, a un braccio dallo scudo di luce. Si udirono piccoli e rapidi segnali, poi, l'esplosione. L'impatto coinvolse il maestro e i soldati più vicini; sollevò una grande fetta di terreno che ricadde in una nuvola di polvere. Una parte dell'entrata della grotta crollò. Le armature kharzaniane vennero squarciate, come cartapesta. I corpi grondavano sangue.
Hyon impattò sulla cruda parete della gola. La sfera di energia che lo circondava attutì il colpo, ma andò in frantumi come vetro.
I ragazzi urlarono atterriti.
Aran scattò verso Elidana e Marmorel. «State bene?» chiese. Loro si guardarono tramortite.
Cora afferrò Fez per la toga e lo strattonò. «Dobbiamo fuggire da qui!» Ma quando guardò le sue braccia, avevano ripreso a riempirsi di luce. Il fastidio dei sistemi Cec arrivò tutto d'un colpo. «Non adesso...» disse.
La velocità delle movenze di Camiel diminuì. L'avversario approfittò dell'apertura e affondò la lama. L'hozmano si mosse d'istinto e schivò il colpo prima che raggiungesse la spalla destra.
Vega sghignazzò. «Cosa farai adesso, Sacerdote?» Si avvicinò a Hyon e scalciò lontano il bastone sacerdotale. L'elmo sparì e un'espressione invasata si fece strada sul volto pallido. «Voglio vederti soffrire!» gridò e schizzi di saliva partirono in ogni direzione. Spinse la canna del fucile sulla fronte di Hyon, con forza. Il maestro socchiuse gli occhi.
Un rintocco di campane rimbombò nell'aria. Nelson Vega indietreggiò e premette il grilletto. Dieci linee di luce stracciarono la toga di Hyon. La collana di corde su cui erano legati i piccoli cristalli di Seorite si sollevò dal torace e fuoriuscì dai vestiti. L'energia intercettò il proiettile e questo continuò a roteare fino ad arrestarsi. Vega sparò di nuovo e poi ancora, ma le fruste di luce pararono ogni colpo. Boccioli dai colori dell'arcobaleno riempirono la collana in rapida successione, e si alternavano a rintocchi sempre più pesanti. Hyon aprì le braccia e allargò le dita delle mani: l'energia divenne una rete che saltò addosso al nemico.
Vega balzò all'indietro e quasi inciampò su un masso. «Colpitelo, MALEDIZIONE!» urlò.
Un proiettile prese Hyon alla spalla. Le pietre si spensero. Adesso era solo un vecchio con una grossa ferita che gli bagnava il petto.
Cora si guardò attorno in cerca di Camiel. Lo trovò ai margini del boschetto, con una chiazza di sangue dalla coscia destra. Davanti a lui, il soldato kharzaniano che si preparava ad attaccare di nuovo. Il guerriero rimase in ginocchio. Digrignò i denti e alzò la spada sopra la testa con entrambe le mani appena in tempo per bloccare l'ennesimo colpo.
Cora serrò la bocca. Le budella gli si strinsero in corpo. Scattò in avanti, corse in mezzo alla radura agitando le braccia e lo scettro. Gli parve di sentire la voce di Aran dietro di sé, ma non gli diede retta, non poteva più restare nascosto a guardare. «Fermatevi! Vi prego, fermatevi!» gridò.
Gli altri uscirono allo scoperto e Hyon sbraitò tutto il suo disappunto.
«Eccoli qui i miei ragazzi» disse Vega. «Con il vecchio ho quasi finito... a breve verrò anche da voi.» Parlò con insensata euforia. Estrasse una pistola più piccola dalla coscia sinistra e la puntò addosso a Cora.
Il giovane tremò. Il suo gesto di coraggio era stato solo un inutile atto suicida.
Qualcosa tintinnò nell'armatura di Vega. «Cosa?» fece il kharzaniano. «Il rilevatore è impazzito?» Si diede una botta sull'elmo e controllò di nuovo, poi alzò lo sguardo sul ragazzo. «Sei tu?» domandò.
Cora si tratteneva a stento. Il frastuono dei sistemi Cec stava per annebbiargli la vista.
«È impossibile!» continuò Vega che lo fissava come se fosse la prima volta che lo vedeva davvero. «La Seorite, il carico... sei sempre stato tu a confondere i nostri rilevatori!» sospirò. «Oh... questa mi è nuova, ma di certo possiamo trovare un compromesso.» Abbassò l'arma e la indirizzò contro Hyon. «Cora Standford... ho fatto preparare i documenti per la tua richiesta.»
«Lasciali andare» fece Cora che si strinse il polso con forza. «Verrò con te... ma non fare del male a nessuno.»
Vega annuì. «Sono d'accordo... affare fatto...» La pistola tornò sul ragazzo. «Adesso avvicinati.»
Aran serrò le labbra e si mise davanti a Cora. Questi allungò la mano per tirarlo via, ma l'amico gli sfuggì. «Dovrai passare sul mio cadavere prima di toccarli» urlò.
«Beh... un po' come ho fatto con i tuoi genitori» rispose il Capitano.
Le mani di Aran si strinsero in due pugni, ma Cora capì che non era terrore.
«Avresti dovuto vederla tua madre...» continuò Vega, «ha passato gli ultimi momenti che le restavano a piangere davanti al cadavere del marito! Oh, Ludvig Allet... che grand'uomo.»
Aran gridò di rabbia e corse verso di lui. Il Capitano fece partire un colpo, ma il proiettile non raggiunse l'obiettivo. Si perse in uno scudo di energia. Il maestro teneva a malapena su il braccio, la fronte sudata.
Vega fece una smorfia, mirò alla spalla sana di Hyon e premette il grilletto. «Fatti gli affari tuoi...» ringhiò.
«Camiel, a-aiuto!» sibilò Fez, lo sguardo inebetito rivolto al guerriero. Lui sembrava non sentirlo.
Cora lo sapeva: la Voce dell'Anima aveva preso tutta la sua consapevolezza.
«Fez, porta le ragazze lontano da qui, scappate!» esclamò.
Aran sfruttò quei secondi, afferrò il fucile ai suoi piedi e lo puntò su Vega: i due si ritrovarono in uno stallo dove ognuno aveva sotto tiro l'altro.
«Che coraggio. Sai almeno come funziona?» ridacchiò il Capitano kharzaniano.
«Vuoi rischiare?» controbatté Aran, la presa insicura sull'arma.
Marmorel, Fez ed Elidana corsero via. Nelson Vega cambiò bersaglio. Adesso mirava ai fuggitivi. «Io non credo che tu voglia assistere anche alla fine delle tue amiche.»
Le gambe di Aran tremarono, sembrava potesse crollare da un momento all'altro.
«Loro non c'entrano, punta me... PUNTA ME!» gridò con tutto il fiato che aveva in corpo. Si gettò in una corsa sfrenata contro il Capitano. Provò a premere il grilletto, ma il fucile non rispose.
«Aran!» urlò Cora. Lui non si fermò.
Ci fu uno sparo.
Marmorel, Elidana e Fez si voltarono atterriti.
Aran rallentò la corsa fino ad arrestarsi del tutto. Fece un ulteriore passo e cadde sulle ginocchia. Si voltò verso Cora che era rimasto immobile, fermo come una statua con lo scettro in mano.
«Cora...» disse tastandosi il petto. Scivolò a terra e ritornò su Vega. Si trascinò a forza verso di lui. «Non li toccare!» disse ancora. Sulla schiena, la stoffa bianca della toga si macchiò di sangue.
«No no no... ti prego, no!» Marmorel ritornò sui propri passi e si gettò su Aran, sotto lo sguardo soddisfatto di Nelson Vega. «No... no!» farfugliò tra le lacrime. Perlapelo uscì dalla tasca e si fermò sulla gamba del padrone. Marmorel adagiò il ragazzo sul grembo. Gli tenne la testa e accarezzò i capelli biondi, mentre un rivolo di sangue gli colava dalla bocca. «Non puoi lasciarmi, non così... non adesso.» Marmorel pianse. Le lacrime scesero come gocce di pioggia sul volto di Aran.
Cora fissò la scena senza muovere un passo. Non capiva. Alternò lo sguardo tra l'amico di sempre e il suo boia. La mente si svuotò di ogni pensiero.
Il kharzaniano sorrise colmo di compiacenza. «Mi è partito un colpo... scusate.» Puntò la pistola su Hyon. Qualcosa, però, lo fece voltare. Un forte vento si levò da terra.
La pietra rossa dello scettro di Cora avvampò. Il Sole di Aletar sulla schiena esplose in un cerchio di fiamme che bruciarono la parte superiore del vestito. Onde incandescenti si mossero come serpenti attorno al corpo.
«Che cosa...» mormorò Vega. Indietreggiò. Gli occhi fissi sul prodigio che si era manifestato a pochi passi.
Simboli in Lingua Perduta risalirono la superficie dello scettro fino alla pietra e si dispersero nella bolla di luce cremisi.
Cora osservò tutto intorno. Vedeva, ma non riusciva a sentire il clangore dei colpi di Camiel né il pianto di Marmorel o le urla di Fez ed Elidana. Persino le fronde degli alberi sotto la violenza del vento emettevano un fruscio. Ma lo stridio dei sistemi Cec era forte e chiaro, un prurito straziante in testa. Un ronzio che non accennava a fermarsi. La Seorite chiedeva aiuto. D'istinto, come se fosse la cosa più naturale da fare, strinse il pugno nella direzione del soldato che affrontava Camiel e l'armatura si arrestò. La spada energizzata si spense, come il resto delle strumentazioni.
L'energia che alimentava i sistemi Cec uscì dallo scomparto come acqua colorata e distrusse la parte anteriore della protezione metallica. Il liquido denso si mosse lungo la superficie e si riformò in cristalli di Seorite che ricoprirono il soldato come un mantello. In pochi attimi lo inglobarono e compressero l'armatura. L'uomo soffocò all'interno della pietra tra i gemiti di dolore.
Cora aprì la mano come a voler liberare una farfalla dalla sua presa e il kharzaniano andò in mille pezzi. L'energia si disperse in una nuvola densa di fumo dai riflessi dell'arcobaleno.
Una fine melodia, un crescendo di suoni armoniosi, fece tremare la terra.
I resti dei soldati vennero sollevati dal suolo, trascinati dalla stessa Seorite che alimentava i loro sistemi Cec. Anche loro divennero cristalli, anche loro si dissolsero come polvere.
Vega raggiunse Marmorel alle spalle, il ghigno fisso sul volto inerme di Aran. Il ponci fuggì per la boscaglia, rapido come una saetta.
«Cora...» mormorò Camiel preoccupato.
Gli occhi del giovane di Lud erano globi infuocati, le vene delle braccia fiumi incandescenti, visibili attraverso la carne. La sua attenzione, adesso, era per il Capitano.
Dall'armatura di Vega crebbero due ali di luce. Afferrò Marmorel e lei scalciò e lo colpì inutilmente alla gamba.
L'energia evaporata dalla distruzione dei soldati si condensò sulla punta dello scettro di Cora.
Vega si staccò da terra. «Ci rivedremo, Cora Standford... qualunque cosa tu sia.»
Cora gli scagliò il flutto di luce addosso, ma il soldato scansò il colpo che lo avrebbe distrutto. Marmorel venne colpita di striscio e perse i sensi tra le braccia del suo rapitore.
Cora prese di nuovo la mira, ma il kharzaniano era già fuori dalla sua portata. Si muoveva troppo rapido... un attimo dopo era già scomparso oltre la gola.
«Marmorel!» urlò Elidana. «Cora, basta!» Il ragazzo si voltò e se la ritrovò davanti, gli occhi carichi di paura e preoccupazione.
L'aura si affievolì. Il Sole di Aletar vorticante si spense come i lapilli che si levano in cielo da una fiamma. Cora stava per perdere i sensi, e crollò in ginocchio. Il respiro debole. Appoggiò le mani a terra e sollevò la testa.
Fez raggiunse Camiel e lo strattonò. «Devi andare a salvarla!» gli gridò disperato. «DEVI SALVARLA!» ripeté.
Camiel si appoggiò alla spada, ma Fez continuava a tirarlo e a ripetere quelle parole: «Devi salvarla.»
Cora scosse la testa. «Non c'è più nulla da salvare» mormorò.
«Aran!» Hyon fece forza sulle gambe per alzarsi.
Camiel zoppicò fino al corpo del ragazzo. Impotente, cercò con lo sguardo Elidana.
«No, non può essere! Hyon, fai qualcosa!» ululò lei
Fez si lasciò cadere all'indietro. Il volto pieno di terra e bagnato dalle lacrime.
Hyon si voltò verso Camiel. «È morto.»
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