- Len... - Jasmine tentò più volte di tranquillizzarla. Eppure piangeva con una forza tale da sentire il dolore martellare nel petto a ritmo di ogni battito. Inutile. Inutile era il bruciore agli occhi. Inutile il conforto. Inutile il buio. Temeva perfino di vederlo il suo futuro, un futuro velato da un'ombra nera come la pece.
Amava disegnare, amava osservare, amava creare, amava vedere il mondo, amava contemplare quello che per lei era bellezza. Vedere era una forma di arte, le figure passano dagli occhi al cervello in un modo del tutto personale ed unico, mutandone perfino le forme, dove l'oggettivo diventava soggettivo, dove erano gli occhi che mutavano la forma e non la forma stessa a mutare. Amava contemplare ciò che per lei era bello, come i ragazzi con i capelli lunghi, il fisico asciutto e scolpito fare surf in spiaggia. Amava svegliarsi con la luce del sole per poi chiudere gli occhi e dormire ancora. Amava fotografare. Un brivido camminò lungo la sua schiena. Le ultime foto che aveva fatto erano del concerto. Quel maledetto concerto. Neanche le piaceva quella banda di scimmie che fingeva di saper cantare!! Finì per singhiozzare come una bambina che ha appena perso qualcosa. Ma ciò che lei rischiava di perdere era qualcosa che non avrebbe potuto ricomprare.
- Lo odio - ringhiò con rabbia tra le lacrime. Avrebbe voluto spaccare tutto, correre lontano da quell'incubo che la teneva prigioniera nei suoi labirintici cunicoli. Era in prigione e la sua si chiamava buio.